Mensile di informazione culturale ovcmbre 1981 Numero 30 - Anno 3 Lire 2.500 Printcd in ltaly Movtmentpoacifista Culturarussa Contro l'Istruttoria Amato yYsockii NowaFala Johnson Anclèrlni Descamps Pemiola Illuminati Leonetti Galzigna Edizioni Cooperativa Intrapresa Via Caposik. ~ 20137 Milano G•U11QJ:a1;fAW Lamusica come scelta. .MCHIVIO llat Sergiu Celibidache Bruno Walter Clara Haskil Rudolf Serkin Benedetti Michelangeli S• ~ lfflOll1.111 Fiumanò Bocchi Porta RovaHi Malerba Bobbio Spinella C. $egre: Dinamica della cultura russa * G. Bocchi: L'arricchimento della natura M. Galzlgna: Il gioco delle perle di vetro * P.A. Rovatti: L..allhrlsmo degl Intellettuali M. Flumanò: Edipo e Narciso In USA * F. Leonettl: Biblloteconomia vissuta * M. Pemlola: Video-zen * Cfr A. Porta: I lettori senza voce * Blackout: Contro l'lstlvttoria Amalo Testo: La ~la che dice no * A. Fabom e G. Fuàle: I fabbricanti di universi A. Hlumlnatl: Il puro aitfflclale * F. Bolelli: Tempeste sulla pelle * L Minerva: GII occhiali dello sport P. Candlnas (a cura dQ: lo, Jean-Marie Straub * C. Descamps: Non sparate sulla Croce Rossa L Malerba: Vlagaiatori sedentari * G-E. Slmonettl: Il caso Careme * N. Bobblo: Dalla rocca • .Assisi L Andertlnl: Camminare co11ho·* R. Glovannoll: L'Innominato vampiro * M. Spinella: Con Aldo Capilinl Glomale del Glomall: Da Perugia a Bonn * Lettere * Immagini: Architeitura gastrono111lca Bibliot .... di .O 1a .Cv
B. campagna abbonamenti 1982 A chi si abbona entro il 31 Dicembre 1981 in omaggio il volume Per gli uccelli di John Cage (a cura di Daniel Charles) Edizioni Multhipla Abbonamento per un anno (11 numeri) Lire 25.000 inviare l'importo a: Cooperativa Intrapresa Via Caposile 2 • 20137 Milano Conto Corrente Postale 15431208 Collezione Alfabeta dal 11u111eroI al numero 20 rilegata con copertina in cartone e tela Lire 56.000 Collezione Alfabeta dal numero I al 11u111ero20 rilegata con copertina cartonata rivestita in carta Varese e tela Lire 66.000 Collezione Alfabeta dal numero I al nwnero 30 in confezione termoretraibile Lire 45.000 Intrapresa Mailing 1uL~L,;ag1noo.a Leimmagini diquestonumero Architettura gastronomica Le immagi11idi quesro 11umerosono rratte dal libro di Anronin Caréme, Le patissier pittoresquc, pubblicaro a Parigi nel I828 e oggi ristampato da lemme Lafitte. Ma di che immagini si tratta? Apparentemenre, sono architet- • ture. E apparenremenre seguono quel tipico gusto ottoce/1/esco,fiorito soprarrutto in Francia, e di derivazione settecenresca, per il «pittoresco» edilizio. Un gusto, si badi bene, che però 1101è1 solamenre indicazione per il cosrruire. Esso rrae le sue radici da un'idea u11ificata di rapprese111azionevisiva, da 1111 immaginario che si può a buon diritto chianwre «inrertestuale». Le architetture di Caréme sono infatti in sintonia con i trattati sull'imitazione di Quarremère de Quincy (e del resro il libro è precedwo da liii rrarraroscritto a partire dal Vigna/a sui «cinque ordini» de/l'architettura). Ma hanno anche il senso de/l'episodio e della descrizione fantastica, ma programmata, leggibile nella passeggiata che Gérard de Nerval inserisce nel suo romanzo Sylvie, passeggiara atrraverso il giardino di Ermenonville, rutto pieno di citazioni del Sommario Cesare Segre Dinamica della cultura russa (Poetica storica, di A.N. Vese/ovskij; La Cllitura nella tradizione russa del XIX e XX secolo, in Srrumenti criricin. 42-43; Mikltail Bakltrine, le principe dialogiqlle, di T. Todorov; /111ersezioni, 11. I, 1981) pagina 3 Gianluca Bocchi L'arricchimento della natura (La nuova allea11za - Co111rollo/re1roazione - F.nergia- Equilibrio/sq11ilibrio - /111erazione - Ordi11e/disordi11e - Organizzazione - Semplice/complesso - Sisrema - Soglia - voci Enciclopedia Einaudi, di I. Prigogine e I. Srengers) pagina 4 Mario Galzigna Il gioco delle perle di vetro (Il sapere e la storia, di M. Follcault; Sei[ orga11isatio11of Matte, all{/ The Evolwion of Biologica/ Macromo/ecules, di M. Eige11;Das spie/. Natur geserze sreuef/1de11Zufall, di M. Eigen - R. Winkler; La Nllova Alleanza, di I. Prigogi11ee I. S1e11gers) pagina 6 Blackout Contro l'Istruttoria Amato pagina 8 Marisa Fiumanò Edipo e Narciso in USA (/111roduzio11eal narcisismo, di S. Frelld; li seminario libro I, di J. Lacan; Narcisismo e analisi del sè - La guarigio11edel Sè, di H. Kohw; La rnltura del 11arcisismo, di C. Lasch; Ombre Rosse. n. 33; Psicorerapia e scie11ze 1lma11e, 1111. 2 e 3; Narcisses, NRP n. 13) pagina 9 Mario Perniola Video-zen (Lo zen e l'arte del/a 111a11111enziodnele- la morocic/etta, di R.M. Pirsig; Les rrois mondes. Pour u11ethéorie de l'aprés-crise, di J. Atta/i) pagina 10 Cfr. pagine 12-13 Testo La poesia che dice no pagine 15- I8 Comunicazione ai collaboratori di «Alfabeto» Le collaborazioni devono presentare i seguenti requisiti: a) che ogni articolo non sia più di una pagina del giornale. cioè al massimo di 7 cartelle di 2000 banutc. con un·accenabilità fino a 9-1 O cartelle (dovendo altrimenti procedere a tagli e rinvii prolungati); b) che il riferimento direno sui libri in- _,u passato, eseguire secondo il concetto del catalogo di «tipicità» paesistiche e edilizie a seconda di un catalogo delle situazioni. E come Nerval stesso suggeriva, quel gusto rimonra però anche alla pittura o all'arte dei giardini alla francese del sertecento. Watteau è il pittore da citare, a sua volta rimonwnre al rovinismo di un Poussin e di un Lorrain. Quanto ai giardini, basta un'occhiata al progetto stesso di Ermenonville fatto da Girardin, per capire lo stretto legame fra i più diversi tipi di rapprese111azionefigurativa secondo liii canone di ritorno alla classicità. Solo che quelle di Caréme non sono architetture. O meglio, lo sono: ma non nelle dimensioni de/l'edificio reale, e neppure nelle sue funzioni. Queste sono architeuure in miniatura, e sono architetture fatte per i sensi, del gusro, della vista, de/l'olfatto: so110architetture da gastronomia, e piLÌin particolare sono architetture per torte (di dimensioni tra i I00/140 cm. di altezza e i 60/80 di base). Così, i materiali diventano inrercambiabili, panna per il gesA. Fabozzi • G. Fucile I fabbricanti di universi (L'immagi11azio11erecnologica, di A. Fattori; Fa111ascie11ezaComw1ismo, di D. Gabutti; Un amore a Siddo - Fabbricami di universi; li mo11dodi Lava/ire, di P.J. Farmer; La pelle della macchina, di C. Forme/lii; Simulacri e fantascienza, di J. Baudrillard) pagina 19 Franco Bolelli Tempeste sulla pelle ·(Raiders of rhe Lost Ark, di S. Spie/- berg; Tlte Ma11wirh the Hofll, di M. Da vis; Mis1ake11Memories of Medioevo/ New York, di B. Eno) pagina 20 Luciano Minerva Gli occhiali dello sport (Musi/ w1d der sport, di U. Ba11r;Le spari, la mort, la violence, di B. lell; I giochi olimpici, di M. I. Finley e H. W. P/eket; La vie er /'oellvre pédagogique de P. de Co1lbertù1,di Y. P. Bolllogne) pagina 21 Pia Candinas (a cura di) lo, Jean-Marie Straub pagina 23 Renato Giovannoli L'innominato vampiro (I promessi sposi, di A. Manzoni; o;arnla, di B. Srocker; lllles Veflle, di M. Serres) pagina 25 Luigi Anderlini Camminare contro pagina 27 Giornale dei Giornali Da Perugia a Bonn A cllra di lndex - Archivio Cririco del- /' Informazione pagina 30 Finestre Pier Aldo Rovatti L'attivismo degli i111el/e1wali pagina 7 Francesco Leonetti Biblioreconomia visswa pagina 9 Antonio Porta I le11orisenza voce pagina 10 Augusto Illuminati Il pllrO artificiale pagina 19 Christian Descamps Non sparare Slllla Croce-Rossa pagina 23 dicati in apertura (con tuni i dati bibliografici. prezzo e pagine compresi) giunga a una sos1anzialc valutazione orienta1iva,insiemc agli apporti teorici e critici dell'autore dell'articolo sul tema; c) che. insieme alla piena leggibilità di tipo espositivo piuttosto che saggistico. sia dato dove è utile e possibile un cenno di spiegazione o di richiamo ai problemi e agli accertamenti anteriori sull'argomento o sul campo. La maggiore ampiezza dell'articolo o il suo carattere non recensivo sono sempre so, canditi per i mattoni, zucchero filato per gli srucchi, crema per l'inronaco. Secondo il principio che ciò che attrae l'attenzione è il curioso, l'improbabile (l'effimero?, no, per favore, lasciamo stare il post-moderno). Archiretture per l'occhio, opere da puro visibilismo. Archiretture sinesteriche, secondo i futuri principi de/l'avanguardia srorica, e perfino della postavanguardia. Archiretture da godere, secondo il principio dell'arte come gioco, e poi da disrruggere per rrarne llileriore godimemo (cannibalismo cullllra/e come forma dell'esrremo piacere). Un secolo e mezzo prima delle poesie da masricare, delle liriche sili/e scarole dei fiammiferi, dei versi sili/e brioches. o.e. Amonin Caréme, Le patissier pittoresque, Edizioni Jeànne Lafitte. Reprint dell'edizione de/ 1828, Marsiglia 1980. Lollis Rodi/, Antonin Caréme de Paris ( 1783-1833), Edizioni Jeanne Lafiue, Marsiglia I 980. Luigi Malerba Viaggia/ori sedemari pagina 24 Gianni Emilio Simonetti li caso Caréme pagina 25 Mario Spinella Con Aldo Capirini pagina 27 Norberto Bobbio Dalla rocca di Assisi pagina 28 Lettere pagina 29 Immagini Architettura g~tronomica alfabeta mensile di informat.ione culturale della cooperariva Alfabeto Comitato di direzione Nanni Balestrini, Omar Calabrese, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti, Antonio Porta, Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Redazione Vincenw Bona12;1, Maurizio Ferraris, Carlo Formenti, Marisa Giuffra (segretariadi redazione), Bruno Trombeni (grafico) An director Gianni Sassi Edit.ioni Intrapresa Cooperativa di promozione culturale Redazione e amminis1razion~ Via Caposile 2, 20137 Milano Telefono (02) 592684 Coordinatore ediroria/e Gigi Noia Composizione GDB fotocomposizione, via Tagliamento 4, Milano, Tel. 5392546 Tipografia S.A.G.E. S.p.A., via S. Acquisto 20037 Paderno Dugnano (Milano) Distribuzione Mes.saggerie Periodici Abbonamenro annuo L. 25.000 estero L. 30.000 (posta ordinaria) L. 35.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale a.r.1. via Caposile 2 20137 Milano Conto Corrente Postale 15431208 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 342 del 12.9.1981. Direttore responsabile Leo Paolazzi Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservali proposti direnamente dalla direzione del giornale, perché derivano da scelte di lavoro e non da motivi preferenziali o personali. Tutti gli articoli inviati alla redazione sono esaminati, ma la rivista si compone prevalentemente di collaborazioni su commissione. Il Comitato direnivo N.B. Gli anicoli devono essere inviati in triplice copia. L"autore deve indicare: indirizzo. numero di telefono e codice fiscale. ILVANGELO SECONDO GIUD\ (APOCRIFO) HENRYKPANAS L'autodifesa del "traditore•• attraverso un'avvincente • docu• mentata ricostruzione storica. Un autore polacco rivisita la storia di Gesù. edizionie/o Via Monte Altissimo, 7 Roma INFORMADI PAROLE LIBRO TERZO TOMO UNO Paolo &ttiolo Martin Buber André Chouraqui Chritien de Troye1 Sergio.Cordua1 Meiiter Edhm E1111gnPoanti&o Si/11anaGaravelli Hartmann f/OnAue fan À. Kome11Jkj Erminia Macola Lea Ritter Santini Armido Rizzi ]ean-Nòel Vuamet TOMO DUE Hannah Arendt Ma,r;o&/politi E.M. Cioran Jndro Candori Vita Fortunati Gio1111nnFaranci FrankR. LeaviI Le1fznidi Shiriiz Enzo Mandruzzalo Maurizio Mazzotti Antonio MeliI Ettore Perrella Mario A. Rigoni Gianroberto Scarcia I due tomi, (620 pagine), indivisibili, lire uedicimila VENDITAPERCORRISPONDENZA. CON PAGAMENTO CON11/ASSEGNO E SENZA SPESEPOSTALI - NEllJ: MJGUORJ UBRERIE DELLEPRINCIPALI C/1TÀ ITALIANE ED EUROPEE ELITROPI.A edizioni C2S. Post. 421 - 42100 Reggio Emilia
Dinamicdaellaculturarussa Cesare Segre Alexandr N. VeselO\,kij Poetici storica Prefazione di D.S.Avallc. Traduzione dal russo e note di C. Giustini Roma, Edizioni e/o, 1981 pp. 31,5, lire 20000 D.S. Avalle (a cura di) cLa cultura nella tradizione russa del XIX e XX secolo•, in Strumenti critici, n. 42-43 ottobre 1980, pp. 195-628 Tzvetan Todorov Mi.khail Bakhtine, le pcincipe dialogique, suivi de Ecrits du Cercle de Bakbtine Paris, Seui!, 1981, s. p. Intersezioni Rivista di storia delle idee Anno I, 1981, n. I, lire 5000. l a ricerca delle genealogie intellettuali qualche volta può essere scoraggiante: sembra che tulio sia già stato detto, e che anche le proposte più innovatrici non siano che riprese, magari rimasticature. Leggendo, nella traduzione di Claudia Giustini, i luminosi saggi di Veselovskij, capitoli di una cpoetica storica• mai portata a termine, il lettore rischia spesso di scivolare verso conclusioni di questo genere. Per esempio quando troverà enunciate, nel 1884, proposizioni di Propp che sembrarono rivoluzionarie nel 1928: cSe si suddividono in gruppi gli intrecci del mito, della fiaba, dei poemi epici medievali e delle byline russe ecc., ne risulterà un qualcosa di molto limitato, un materiale ben lungi dall'essere ricco; e 11,1ttaviaproprio da questo esiguo numero di gruppi trae origine tulla la sorprendente ricchezza delle fiabe, dovuta alla semplice combinazione degli intrecci elementari più comuni. Sarebbe interessante elaborare una morfologia della fiaba e seguirne lo sviluppo dai più semplici momenti narrativi sino alla loro combinazione più complessa» (p. 287); e Il problema dunque si riduce alla necessità di elaborare una morfologia della fiaba, il che fino ad ora nessuno ha ancora fatto» (p. 281; cfr. p. 201, sempre col termine morfologia). E si può persino trovare anticipato, nel 1893, il conceno lotmaniano della cultura come memoria storica: eia memoria della storia scarta i falli di poco conto, ritenendo solamente quelli importanti, carichi di ulteriori sviluppi( ...) Il progresso nel campo delle scienze mitologica e linguistica dipende dalla verifica dei sistemi, costruiti sulla base dei fatti storici passati, mediante l'analisi delle superstizioni e degli idiomi di oggi• (pp. 70-71). Scoperte cgenealogiche• di questo genere se ne possono fare in abbondanza nella postfazione, giustificativa e illustrativa, di D.S. Avalle al n. 42-43 di Strumenti critici, con oltre 500 pagine inedite in italiano di filologi e semiologi russi, da Veselovskij e Potebnja sino a Meletinskij e Lotman. Ques:a postfazione percorre la storia della culturologia russa sviluppando una tesi che ormai andrà considerata incontestabile: che le origini della semiologia sovietica, uno dei falli più importanti del dibanito culturale odierno, stanno soprattutto nella filologia e nell'etnografia ottocentesche di Veselovskij e Potebnja. Non conosco lavori che abbiano approfondito questo sviluppo teorico come la postfazione di Avalle. aturalmente ci si rende poi conto che-:mricipazic5ni e previsioni non sono realizzazioni né sviluppi, che la cultura di ogni epoca produce un surplus concelluale che rivelerà implicazioni e B -.J prospenive d'impiego solo in epoche successive, dotate di un clima metodologico più confacente. Quando per esempio Potebnja afferma che, in un enunciato, il soggetto si identifica con una doma11da e l'azione con una risposw (Str11me11c1ri tici, n. 42-43, p. 578), egli abbozza una concezione che rimase senza seguito, ma che troverà in tempi recenti uno sviluppo convergente nei concelli di tema e rema della scuola linguistica di Praga, di topic e commem dei linguisti americani. I nomi di Veselovskij e Potebnja non suoneranno nuov!_achi abbia seguito, come utente piu o meno entusiasta, la scoperta dei. Formalisti russi avvenuta negli anni Sessanta. Ma questi nomi erano citati sempre in forma polemica, quasi di rappresentanti di un sapere antiquato e accademico, entro un'opposizione già illustrata da Erlich nel suo cseminale• volume sui Formalisti (del 1954). In realtà si trattava di una ribellione contro i padri, anche se è indubbio che i Formalisti avevano raccolto solo una parte del loro messaggio, e lo avevano sviluppato in una direzione sensibilmente diver a. Ora, la scelta del n. 42-43 di Str11me111ciritici, tralasciando decisamente i Formalisti, fa intendere che i semiologi e i culturologi d'oggi ~ono i nipoti di quei filologi i cui figli rinnegarono il loro lascito. È un'interpretazione storiografica attendibile, come ogni interpretazione ben motivata. Sempre I[~ o~ o~ un'interpretazione. Ma anche le interpretazioni storiografiche vanno storicizzate, come invita a fare quella di Zirmunskij, scritta nel 1940 t: premessa opportunamente, con altrellanto opportuni cavea/ del prefatore Avalle, alla traduzione della Poetica storica di Veselovskij, che, con citazioni di Engels e di Marr, fa di Veselovskij un precursore del materialismo storico. on è questo il luogo per tale nuova storicizzazione. Dirò solo che a mio parere i nessi tra i due grandi dell'Ottocento e i semiologi odierni sono ben consistenti, e spiegano la ripresa di intonazioni e problemi di tipo postromantico da parte di questi ultimi. Esiste però anche un contatto più immediato con i Formalisti, e tra i Formalisti e i semiologi (in parte attraverso la persona e il pensiero di Jakobson), insomma una serie di convergenze e divergenze, che concretizzano un succedersi di posizioni teoriche e ideologiche. Con una semplificazione certo violenta, mi pare che mentre Potebnja prepara certe formulazioni dei semiologi d'oggi, Veselovskij, più empirico e descrittivo, e anche più versatile, ha potuto esercitare il suo influsso sui moderni già anraverso la mediazione dei suoi ingrati successori, i Formalisti. V'èil'altra parte un personaggio che ormai esige una posizione centrale in questa storia, Bachtin. Dopo il Rabelais e il Dostoevskij, dopo i saggi di Esteticae roma11zo, scritti tra il 1924 e il 1973, ma pubblicati solo pochi anni fa, dopo l'Esteticadella creazio11eletteraria, imminente anche in italiano, egli appare come uno dei maggiori critici e teorici di letteratuta del Novecento. Tenuto, come si sa, ai margini della cultura militante e lontano dall'Università, Bachtin ha esercitato un enorme influsso, attraverso l'opera sua e dei suoi amici Medvedev e Volosinov. Il volume che ora gli dedica Todorov riesce anzi a distinguere ciò che nell'opera degli «allievi» (ma entrambi più anziani di lui; Todorov parla opportunamente di «cerchia di Bachtin•) coincide o meno con le idee del maestro, e risolve il problema della presunta paternità bachtiana delle opere di Medvedev e Volosinov. Il chiarimento non è solo di ordine filologico, perchè giustifica il diverso qui la forza di Veselovskij (semiotica)• {p. 132). Del resto, sul nesso società-cul1urale11era1ura,che induce a superare ogni sociologismo ingenuo, Bachtin insiste anche nel luminoso articolo del 1970 tradotlo in Stru111e11c1ritici. n. 42-43; si veda pure l'acuto e ricco Dialogo co11Bac/11i11 di Vittorio Strada, sempre in /111ersezio11i, pp. 115-24, che può ampliare le indicazioni del volume citato di Todorov. impegno dei tre studiosi (massimo 111 G raz,e al n 42-43 d1 Strume111c1nVolosinov, minimo in Bachtin) per tic,, è possibile ora affrontare una le1tura comparata d1Veselovsk1J ,ff. (1838-1906)e Potebnja(l835-1891). Studiosi veramente an111e11c1n·el pri- / "~ mo, dice Avalle, una concezione , 'I~~• enc1cloped1cadella r.rb~ ,ir ~ (1 . ... ~ .. , •t ' 1-----.----..\ ! un'impostazione mrxista della linguistica e della critica. Todorov giunge anzi a connettere il «vero» Bachtin con l'esistenzialismo heideggeriano; ciò che non annulla, a mio avviso, la profondità in Bachtin dell'influsso marxista, anche se rielaborato inmodo autonomo e, dal punto clivista dogmatico, infedele: influsso che del resto è innegabile (e non era possibile non lo fosse in un paese così radicalmente trasformato dalla rivoluzione cli 0110bre) anche nei semiologi dell'ullima generazione, pur cosl sospelli alle autorità sovietiche. Proprio Bachtin, in un denso intervento del 1970-71 1raclo110nel primo numero della rivista /111ersezio11i (dirella da Ezio Raimoncli, Paolo Rossi ed Antonio Santucci) autorizza il collegamento dei filologi 011ocen1eschi con i semiologi, scrivendo: « Il legame degli studi le11erari con la storia della cultura (della cultura non come somma di fenomeni, ma come totalità). Sta cultura, per cui si privilegia il momento clell'ergo11, del prodo110; nel secondo una concezione dinamica, dove conta sopra11u110l'e11èrgeia, la produ11ivi1à.Lavorano negli stessi anni e sui medesimi problemi, per esempio l'origine del mito. Ma me111rePotebnja (su cui si veda anche la nota finale di Donatella FerrariBravo, eccellente sintesi teorica: ognuno degli autori antologizzati è fornito di analoga noia) cerca una genesi interiore, una descrizione dei processi cli tipo metaforico che si sedimentano in forma di mito, Veselovskij abbozza uno sviluppo storico, censendo i tipi cli rapporti storicamente realizzati tra fiaba, mito, epos. Potebnja ci conduce insomma nei meandri dei nostri procedimenti conoscii ivi ed espressivi, e si rivela come un grande linguista della linea humboldtiana, anzi come un protagonista (sinora completamente trascurato) del pensiero linguistico Ollocentesco. Veselovskij,un po' più conosciuto tra -- noi. anche come italianista- ricordo la sua edizione del Paradisodegli A/berti -, rinnova il fascino dei grandi storici postromanlici della cultura, dei Menéndez Pelayo e dei Paris, dei D'Ancona e dei Novati. È il fascino di una filologia che domina (o pare) tulle le lingue e le manifestazioni let1erarie ed etnografiche, che da un epiteto epico di Omero o da una tradizione documentata in un canto popolare russo spazia su testi slavi, germanici e romanzi per poi dilagare verso narrazioni indiane o africane, e far sosta sulla Clw11so1d1e Rola11d o su Shakespeare o su una lirica di Goethe. La catena delle connessioni è sempre, per Veselovskij, una conferma indiziale a un'ipotesi teorica; né Veselovskij è timido nel formulare nuove ipotesi, se ad esse lo indirizzino i suoi nuovi ritrovamenti. Così i suoi lavori, scaglionati in un lungo periodo, riproducono con noi gli entusiasmi e le svolte della ricerca. Oggi, grazie alla traduzione (forzatamente parziale, ma più che soddisfacente) cli saggi della Poetica storica, possiamo accompagnare il filologo, sia che studi la storia dell'epiteto epico e delle ripetizioni, sia che analizzi i rapporti tra motivi, fabule e intrecci, sia che caratterizzi la lingua della poesia e della prosa. Segnalo come esempio lo studio sul parallelismo, inteso come accostamento di enunciati relativi, rispettivamente, alla natura e alla vita umana («il parallelismo si basa sul confronto di un sogge110 e di un oggetto secondo la categoria del movimento, dell'azione, come segno clivita, dotala di una propria volontà», p. 149). Parallelismo non è solo, per Veselovskij, termine più generale di paragone e di simbolo, ma è anche indicazione di un'ipotesi genetica. Il paragone infa11ipresuppone la coscienza della diversità degli oggelli confrontati, e quando viene ulleriormenle codificato diventa simbolo; in origine invece i due termini del rapporto sarebbero stati messi semplicemente cli fianco, concordemente ad una concezione animistica del mondo. Si pensi alla diffusione moderna del concetto di parallelismo per lo studio dello stile poetico: risalendo alle teoriche di Veselovskij si scoprono tutte le implicazioni di questa prospettiva. Sia Veselovskij, sia Potebnja si rifanno al modello della linguistica. Veselovskij, naturalmente, pensa alla linguistica ricostruttiva («È ben noto», scrive, «quale rivoluzione nello studio e nella valutazione dei risultati ottenuti sia stata prodotta, nel campo della linguistica, dall'applicazione del metodo comparativo», p. 62); Potebnja insiste invece sui rapporti tra lingua e pensiero, e afferma: «La lingua è il più importante e archetipo strumento del pensiero mitico» (in Str11111e1c1r1itici, Il. 42-43, p. 281 ). on è dunque solo dei nostri tempi questo prestigio della linguistica (sono note le radici linguistiche dello strutturalismo: per esempio il nesso Jakobson-Lévi-Strauss). E non basta a spiegarlo l'elaborazione, da parte dei linguisti, cli metodologie e terminologie sofisticate e coerenti. I motivi sono quelli intuiti da Potebnja: la lingua sintetizza 1u11i procedimenti di elaborazione simbolica (o, più esattamente, semiotica), e custodisce perciò i segreti delle acquisizioni gnoseologiche dell'umanità nel tempo e nello spazio. D'altra parte questa consapevolezza linguistica dei fatti culturali è proprio ciò che ha permesso a Veselovskij e Potebnja di preparare una tradizione culturologica di tipo semiotico. "
N el prendere conoscenza di questo imponente fronte di ricerca, vanno tenuti presenti i rapporti disgiuntivi tra gli studiosi russi dell'Otto e Novecento da un lato, quelli occidentali dall'altro. Di fronte a una letteratura con pochi secoli di vita, e con incunaboli di lingua, e persino di scrittura, così diverse da essere pascolo per i soli filologi, la produzione popolare (dalle fiabe alle bylù,e) acquista un'importanza non solo quantitativa e di connotazione nazionale, ma storica, per le sue radici che raggiungono strati cronologici remoti anche se difficilmente misurabili. Se la Russia è da lungo tempo patria di grandi folcloristi e mitologi, è per il prestigio che questa produzione preletteraria vi conserva, oltre che per la ricchezza di documentazione. Si capisce allora meglio perchè molti contributori al n. 42-43 di Strumenti critici si rifacciano al modello del mito. Non solo Meletinskij, il maggiore etnosemiologo d'oggi, che affronta // "mitologismo" di Kafka, ma anche V.N. Toporov, nel suo articolo su La poetica di Dostoevskij e gli schemi arcaici del pensiero 111itologico, e V. V. lvanov, nello studiare. in un variegato panorama metodologico, Il "problema fondamenta/e" nella teoria dell'arte di S.M.Q. Ejzenstein. Dostoevskij, per esempio, non ha il minimo debole per folclore e popolarismi; ma la prospettiva mitologica permette d'interpretarne l'opera considerandolo come potenziale fondatore di miti o come utente di procedimenti ritenuti di solito propri del mito, per esempio le ripetizioni, il raddoppiamento, i «ritmi delle situazioni», gli svolgimenti paralleli, la rimotivazione etimologica dei nomi propri. Quanto a Kafka, scrive Meletinskij, nel corso di un avvincente confronto con Joyce: « Il carattere mitologico della fantasia artistica di Kafka si svela in tutta la sua simbologia (non si tratta cioè di un'allegoria diretta, sia essa religiosa, filosofica, politica o di altro tipo) nel fatto che la costruzione dell'intreccio si identifica con la ponderata costruzione diretta e chiaramente finalizzata di quel modello simbolico del mondo che costituisce il senso generale delle opere di Kafka» (p. 494). Per le connessioni tra letteratura antico-russa e letteratura moderna, può valere come esempio l'articolo del grande filologo russo contemporant:o D.S. Lichacev, La rivolta nel "mondo delle tenebre" (da leggere a fronte col successivo intervento di Lotman e Uspenskij). Riprendendo e rettificando, in ambito slavo e con documentazione meglio vagliata, certi spunti del Rabelais di Bachtin, Lichacev mostra la diversa funzione degli «antimodelli» del mondo prima e dopo la barriera del XVII secolo. Prima, la parodia, che è quasi sempre stilistica, stravolge imodelli formali burocratici, chiesastici e letterari, dando vita a un antimondo attribuito ai poveri, agli affamati e agli ubriachi; l'antimondo si oppone all'ordine e alla coerenza del mondo a scopo prevali.ntemente comico. Per contro, nella letteratura democratica del sec. XVII llya Prigogine l'antimondo si contrappone minacciosamente al mondo, il cui ordine apparente è ingiustizia e crudeltà; l'antimondo diventa una proposta di nuovi valori e di una migliore organizzazione. Additati questi segni, tra tanti altri, della «diversità» della cultura russa, di cui occorre tener conto nello studiarne esponenti in ambito letterario o critico, concluderemo con un accenno al magnifico contributo di Lotman e Uspenskij, Il molo dei modelli duali nella dinamica della cultura russa (fino alla fine del XVIII secolo), pp. 372416 del n. 42-43 di Strume111icritici, che di questa «diversità» dà un'interpretazione avvincente. Sin dal medio evo, la cultura russa tenderebbe alla polarità (antico-nuovo; Russia-Occidente; religione-paganesimo) privilegiando alternativamente l'uno o l'altro polo dell'opposizione, mentre mancherebbe di una fascia assiologicamente neutra, che favorisca e sdrammatizzi i cambi di polarizzazione. Ogni passaggio di fase si presenta dunque come ribaltamento della precedente: non esiste tendenza conservatrice, ma solo reazionaria o rivoluzionaria. Aggiungo che i rapporti anticonuovo, Russia-Occidente, religionepaganesimo o ateismo, non si muovono, secondo gli autori dell'articolo_ contemporaneamente tra i due estremi, ma anzi attuerebbero passaggi alternati di polarità, secondo una casistica che caratterizzerebbe precisamente delle fasi storiche. Chiudo con questo articolo perchè è doppiamente esemplare: come tentativo di interpretazione globale della cultura russa, e come applicazione originalissima della culturologia di matrice semiotica. Solo una postilla: gli ultimi decenni di regime sovietico non hanno forse consolidato quella fascia assiologicamente neutra, insomma conservatrice, la cui mancanza notano Lotman e Uspenskij nella storia della Russia? l'arricchimendteollanatura ..... 00 O\ I. Prigogine/1. Stengers La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza Torino, Einaudi, I98 I pp. 288, lire 20.000 I. Prigogine/I. Stengers Contributi all'Enciclopedia Einaudi: «Controllo retroazione» con Q. Nicolis) Voi. 3, Torino, 1978 pp. 1249, lire 60.000 «Energia» e «Equilibrio/squilibrio», ivi, Voi. 5, Torino, 1978 pp. 1115, lire 60.000 «Interazione», ivi, Voi. 7, Torino, 1979 pp. 1119, lire 60.000 «Ordine/disordine» e «Organizzazione», ivi, Voi. IO, Torino, 1980 pp. 1187, lire 60.000 «Semplice/complesso» e «Sistema», ivi Voi. 12, Torino, 1981 pp. 1099, lire 60.000 «Soglia», ivi, Voi. 13, Torino, 1981 pp. 994, lire 60.000 11 problema dell'unità complessiva dell'impresa scientifica, della possibilità e utilità dell'edificazione di una sua immagine sintetica accanto a quei processi analitici che si sono rivelati proficui per moltissimi ricercatori, è senz'altro uno dei problemi chiave che ha accompagnato la scienza moderna sin dal suo sorgere. AI giorno d'oggi esso appare ricevere importanti spostamenti e approfondimenti da parte di numerosi scienziati, di collocazione culturale e di competenze disciplinari differenti. Dinanzi ai processi di specializzazione sempre crescente, e di proliferazione quasi esponenziale dei campi da indagare e delle metodologie di indagine, che caratterizzano in maniera decisiva lo sviluppo dell'impresa scientifica almeno dai primi decenni dell'Ottocento, sembrava fino ad anni assai recenti che non si potesse fare a meno di affrontare un dilemma abbastanza semplice, ma dagli esiti indesiderabili. Si poteva negare l'importanza o comunque la centralità di una prospettiva unitaria e sintetica nel contesto scientifico, con tutti i rischi di indominabilità degli sviluppi della scienza e di disimpegno filosofico che ne derivavano. Oppure si rimaneva tenacemente legati all'idea dell'unità ricercando qualche principio, linguaggio o ordine (sufficientemente astratto, si intende) che potesse garantirla dietro la diversità dei processi storici: ma questi principi assomigliavano pericolosamente a delle coperte troppo corte, a dei canoni normalizzatori dannosi per la reale varietà dell'impresa scientifica. Su questo punto, ci se,mbra, sono naufragati i tentativi neopositivisti al proposito, che pure erano mossi da ragioni etiche e politiche certamente valide. Se si deve ora sintetizzare in brevissimo spazio che cosa rende la situazioB1bl1otecaginoo1anco Gianluca Bacchi ne comemporanea diversa da quella qui delineata, ritengo ci si possa così esprimere: la presenza, e la consapevolezza sempre crescente da parte di scienziati, filosofi, ecc. (non direi certo: da parte di tutti gli scienziati e i filosofi), di un principio di complessità irriducibile degli oggetti scientifici accompagnato da un principio di compleme111arità çlegli approcci teorici che ad essi si riferiscono. In altre parole: più aumenta la nostra conoscenza di un oggetto o di un sistema particolare, più aumentano le dimensioni rilevanti per una sua adeguata teorizzazione. Si rende imprati- • cabile la possibilità di una riduzione di tali dimensioni sulla base di una spiegazione del complesso a partire dal semplice, e l'unica strategia vincente si rivela la proliferazione di approcci teorici differenti relativi a un medesimo problema od oggetto, anche e sopra11ut10quando essi si trovano impegnati l'un contro l'altro in una serie di conflitti sul piano locale, senza che se ne dia un 'immediata possibilità di decisione e di sintesi sul piano globale. L'odiern'o contesto scientifico appare dunque caratterizzato da una serie di programmi, che si combattono, si soppiantano, si sintetizzano, coesistono a seconda dei casi, ove tale nozione esprime contemporaneamente la dichiarata parzialità di ogni approccio teorico, ma anche ilsuo sforzo per riferirsi in maniera adeguata a domini sempre differenti e, possibilmente, sempre più ampi. L'opera di llya Prigogine costituisce un'ottima illustrazione della compresenza in tali programmi di aspetti locali e globali, dato il suo progressivo spostamento da indagini analitiche e scientificamente delimitabili a domande di tipo sintetico e di natura filosofica e metafisica. Partito da problemi interni alla fisica e in particolare alla termodinamica, egli si è trovato a dover affrontare le questioni interdisciplinari di capitale importanza relative ai rapporti fra fisica e biologia, ovvero alle continuità e alle discontinuità intercorrenti fra vivente e non vivente, fra le leggi dell'inanimato e quelle dell'animato. Ciò ha posto in primo piano la questione di un'immagine sintetica del contesto scientifico nella quale risultassero riproponibili quelle domande che troppo spesso i processi di delimitazione dei settori disciplinari tendono ad occultare: in primo luogo quelle relative al posto dell'uomo nella natura, al rapporto fra le descrizioni fenomenologiche e macroscopiche degli eventi e le leggi fisiche che sembrano regolarli, al carattere più o meno razionale e motivato degli schemi ai quali tentiamo di sottoporre il perenne fluire dei processi storici. Nella sua investigazione della natura il programma di Prigogine ha così sviluppato una forte componente autorijlessiva. Si è cioè interrogato sui caratteri e la portata della sua obiettività, sullo spazio che può occupare nei processi di conoscenza contemporanei, sulle sue radici vicine e lontane: in J) breve, ha fatto della filosofia della scienza, nel senso più tecnico ma anche più significativo del termine. I f attività propriamente filosofica di I. Prigogine, condotta in stretta collaborazione con Isabelle Stengers, si è volta negli ultimi anni sia a un'analisi di campi problematici e aggregazioni concettuali particolari (di cui testimoniano i numerosi contributi all'Enciclopedia Einaudi) sia ad un ripensamento sull'evoluzione della fisica e della scienza moderna in generale (La nuova alleanza, di cui è appena uscita la traduzione italiana). Il tema centrale ed unificatore è la convinzione che la scienza contemporanea, novecentesca, abbia realizzato e stia tuttora realizzando una rivoluzione nell'immagine della natura comparabile, per profondità ed estensione, a quella fondante la nostra tradizione scienùfica, quella seicentesca, galileiana. Esiste cioè un deciso riorientamento delle prospettive scientifiche: «Sia a livello macroscopico che a livello microscopico le scienze della natura si sono liberate da una conce.zione ristretta della realtà oggettiva che pretendeva dover negare nei suoi principi la novità e la diversità in nome di una legge universale immutabile. Esse si sono liberate dalla fascinazione per cui la razionalità era dipinta come qualcosa di chiuso e la conoscenza descritta come se fosse in via di un adempimento finale. Esse si sono ormai aperte all'imprevedibilità; l'inaspettato non ha più il segno di una conoscenza imperfetta o di un controllo insufficiente. Esse si sono aperte al dialogo con la natura che non può più essere dominata con un colpo d'occhio teorico, ma soltanto esplorata; al dialogo con un
mondo aperto al quale noi s1essi appaneniamo, alla cos1ruzione del quale partecipiamo» (La nuova alleanza, p. 271). La rivoluzione scienlifica novecenlesca è anzilullo una rivoluzione epistemologica, nella quale convergono e si intrecciano (non si sinte1izzano nel senso della hegeliana Aufhebung) numerosi itinerari rivoluzionari locali. anche differenti e divergenti. Anzi tu Ilo esistono cerio come sfondo quelle rivoluzioni scientifiche ormai considerate come tali, che costituiscono dei punti «classici• di riferimento nella qualificazione della scienza novecentesca: le rivoluzioni relativ1sttca e quanust1ca in fisica, quella molecolare in biologia, quella fondamentalmente transdisciplinare solidificatasi allorno alle ricerche cibernetiche, il processo di decentrazione del soggello psicologico originatosi a partire dalle opere di Freud e di Piaget. Ma uno degli aspelli più interessanti dell'opera di Prigogine e di ~tengers è che essa mostra come nella seconda metà del nostro secolo questo processo di riorientamento della nostra tradizione scientifica non si è affatto rallentato (come certe immagini frettolose parrebbero far credere), ma si è anzi accelerato. Soprattullo, esso ha toccato delle questioni soltanto raramente problematizzate in precedenza, come quella del rapporto fra il cara11ereirriducibilmente contingeme dei singoli eventi e la possibilità di un loro (maggiore o minore) dominabilità sulla base di leggi generali. E soprattutto, il moto odierno della scienza viene considerato come un processo di progressivo arricchimemo, nel senso della conquista all'indagine dettagliata di aspetti della natura in precedenza non considerati degni, o possibili, di una trattazione scientifica (come ad esempio le stru/lure dissipative, fenomeni creati e mantenuti dal non equilibrio in quell'ambito della fisica in cui pareva che l'idea di equilibrio dominasse incontrastata). La situazione contemporanea appare quindi estremamente diversa dalla rivoluzione scientifica seicentesca, galileiana. Allora, dinanzi a un 'incontrollata proliferazione di approcci e di fenomeni che aveva carallerizzato il ebbe anche la nascila di una 1radizione epis1emologica che. nata da una scelta vincente, tendeva sempre più a obliare i caratteri di con1ingenza e di s1oricità insili nella sua origine e a cristallizzarsi come criterio a1emporale e legi11imatore di ogni prassi scientifica. L'immagine del mondo della scienza «clas ica• è un diretlo risuhato di tali opzioni epistemologiche: «il paradosso della scienza classica consiste nello stupefacente risultato che fu la nascita di una nuova razionalità, che ci dava la chiave dell'intelligibilità della natura. La scienza ha iniziato un dialogo frulluoso con la natura. ma lo sbocco di questo dialogo è stato dei più sorprendenti. Esso ha rivelato all'uomo una natura passiva e morta, una natura che si comporta come un automa, che, una volta programmato, segue eternamente le regole scrille sul suo programma. In questo senso il dialogo con la natura ha isolato l'uomo dalla natura, piullosto di mellerlo a più stretto contallo con essa• (La nuova alleanza, p. 8). Di conseguenza la prospe11iva della «vecchia alleanza• non teneva in gran conto l'autonomia delle singole discipline e dei singoli livelli di realtà. Si trallava invece del tentativo di progressiva estensione di schermi rivelatisi fecondi per determinati settori (l'astronomia e la scienza fisica della dinamica) a reahà diverse che sul piano fenomenologico apparivano nettamente distinte: tipica in questo senso fu la storia del meccanismo biologico. Buona parte della storia della scienza, soprattullo 011ocentesca, può essere letta come uno scontro fra i tentativi, perahro assai diffusi, di estensione del rigido paradigma determinista e una proliferazione di fenomeni indicanti realtà di tipo nuovo (probabilistiche, ccc.) che nemmeno a forza rientravano negli schemi classici, e questo già nel campo della stessa fisica. Il vero punto di rollura fu dato dall'irruzione nella scienza del fa11ore tempo come aspetto realmente formatore e non già come parametro di riferimento: la teoria dell'evoluzione biologica fu forse il caso più clamoroso, ma di lì a poco l'importanza dei fenomeni irreversibili e dotati di spessore temporale entrò a pieno diri110,con la termodinamica. all'interno della scienza fisica. Sono qui le radici più lontane della nuova prospelliva contemporanea. L'allargamento dei fenomeni oggetto di trallazione scientifica ha mostrato una natura assai diversa dalla natura passiva della concezione classica: «la natura inorganica non conosce solamente evoluzioni progressive verso il disordine e l'indifferenza, ma anche metamorfosi brusche. trasformazioni discontinue: cristallizzazione - l'ordine emerge dal disordine, il liquido si 'rapprende' di colpo, il soluto 'precipita' - fusione, sublimazione. (...) Nelle 'transizioni di fase' , la natura si afferma come potenza di trasformazione, in grado non solo di lasciarsi scivolare nel disordine e nell'indifferenza, ma anche di far sorgere l'ordine, la differenza• (Ordine, pp. 96-97). È il trattamento dei fenomeni di discontinuità a far risaltare in maniera decisiva la diversità di impostazione fra la «vecchia» e la «nuova• alleanza. Men1re nel quadro classico tali fenomeni o venivano spinti ai margini oppure erano subordinali a meccanismi conlinui «più profondi• in grado di spiegarli, la ricerca di s1rumen1i (matematici e concettuali) sempre più aderenti ai loro tratti anche più specifici è diventata una delle imprese più interessanli della scienza conlemporanea. periodo rinascimentale e non era più L a trattazione dirella da parte della controllabile dal paradigma aristoteli- scienza contemporanea (e non co, il problema era di qualificare i fe- solo da parte di Prigogine, ma nomeni passibili di tra11azione scienti- anche di numerosi matematici e biolofica e i metodi con i quali a11uarla. gi: Thom e Waddington, per fare due Si ebbe in un certo senso un restrin- nomi) dei fenomeni di discontinuità, gimento dell'orizzonte scientifico, delle «transizioni di fase• ha contriaccompagnato-da quella sistematizza- buito a porre di nuovo in primo piano zione matematica e sperimentale che un diballito di lunga tradizione filosotanti frutti ha dato a quel tempo e nei fica. Si tratta cioè del problema delsecoli successivi. on si ebbero soltan- l'emergenza, della possibilità di creat1jj3nQo iéer~t conosobsi a zioèoeali novità a partire da sistemi già autonomamente organizzati in quanto contrapposta a una visione del mondo di tipo più o meno preformista che spesso ben si adattava ai procedimenti~ agli in1eressi della scienza classica. Dinanzi a sis1emi discontinui in maniera radicale (come il vivente e il non vivente. o la mente e il corpo) le strategie più diffuse nei vari sviluppi della scienza moderna erano o di tipo r I ! j -·---- monista o di tipo dualista. Nel primo caso la discon1inui1à si riduceva sos1anzialmente ad un epifenomeno. e la spiegazione del sistema più complesso sulla base di un 'articolazione più o meno complicata cli elementi semplici voleva garantire l'unità di un'immagine della natura fondala dovunque sulle stesse leggi certe cd immutabili. In quesla prospettiva novità vere e proprie non si pongono: date le leggi di fondo e le condizioni iniziali sarebbe sempre possibile ricostruire eventi e sistemi qualsivoglia complessi in maniera deduttiva. e solo la fallacia delle capaci1à intellettive umane impedisce la realizzazione compiuia in un 1ale programma. Diversamente vanno evidentemente le cose nel caso di spiegazioni di 1ipo dualista. In tal caso le discontinuità sono sl sentile come reali. ma nel senso di veri e propri iati metafisici che non possono essere colmai i da alcuna indagine scientifica. Per i vitalisti il problema dell'origine dei sistemi complessi non si pone: la vita è un fatto assiomatico e come tale deve essere studiata, in piena auionomia ma anche in completo isolamento rispetto alle leggi e ai fenomeni che la natura inanimata ci propone. Rispello a una discontinuità da sempre cruciale per la scienza e per la filosofia, quella fra inanimato e animato, fra fisica e biologia, Prigogine ha contribuito a mos1rare- insieme a una vasta schiera di biofisici, primi fra tutti i biologi Needham e Haldane negli anni Trenta - come nessuno dei due 1ipi di spiegazione risuha conforme allo spirito della scienza conlemporanea. Anzitutto il presunto iato incolmabile, la «terra di nessuno», fra natura inorganica e na1ura organica si è trovala a poco a poco riempita di strutlure in1ermedie (virus, ccc.) e soprattutto di fenomeni fisici e chimici che mostrano caratteris1iche proprie dei sistemi biologici (o sociali), quali la presenza di improvvise instabilità, o la produzione di processi organizzatori spontanei. L'organico si è accostato all'inorganico secondo una direzione esa11amentc opposta a quella ipotizzata dalla filosofia classica: non è stato l'organico a rivelarsi semplice, bensl l'inorganico a rivelarsi complesso. D'altra parte questa stessa proliferazione di sistemi complessi ha portato la ricerca scientifica a interrogarsi sulla logica dei sistemi viven1i e sulla loro coerenza interna. È apparsa allora l'altra faccia della medaglia: la piena autonomia dei sistemi viventi e l'imprevedibilità delle loro cara/leristichespecifiche sulle basi di leggi generali fisiche, qualsivoglia allargate. Questo pcrchè i sistemi viven1isono il prodot10di un divenire storico non meno che cli condizioni e di vincoli originari, e perchè gli siessi eventi storici non subilLll l&IISSIBll PITTORESQ UE, COMPOSÉ ET DESSlNÉ far m. 2lntonin €arimt, ~e- .!t1arwJ COXTZR'AXT C1t1'T VllfGT-CllfQ PLAlfCBE.S GtA.vizs AU TllAlT, DO!fT Clt1'T DIX ar.,aiSZ1'Tt.lfT UKE VAllliTi D& •oniLES or. PAVILL01'S, DE llOTOJlfDZS, UP. TF.MPLES, DE llUJlfr.S, DE TOUllS, D7. aztviniau, OP. FO&TS, O& CASCADZ.S, Dt. PON'TUlfES, DE K,USOlifS DE PLAIS.llfCE, DE CBAUMIÌ:.tlES, nr. XOUL11'S !.T D•EIUUTACE.S; ,aicioÉ D'u" Tnité des cinq ordns d'Arcbjtecture, ,eloo V1GR'OLa; auquel oo a joint ·.:J délails des ordres CariatiJe, Prestum, Égy~tieo, Chinois et Gothique ; tirel de l'Ouvnge de M. DuaAJll'DP, anllèle des Moounaeot.santiqnes et moderne. 3" tfbition, rt1111t d au_gmrnttt. PARIS. IMPRIMERIE DE FIRMIN DIDOT, JMPI\Dl'".U1' nu llOt, ntrP. JAr.on, w 0 2./ 1 . 182!1. scono sempre in maniera passiva ques1e condizioni e vincoli ma possono. nel corso del processo cvolu1ivo. crearne di nuovi che superano il quadro delle possibili1à iniziali. Il concetto di novità non viene più paragonato, per contrapporlo. a quello di preformazione bensl si sin1e1izza naturalmenle con quello di invariante: ogni evento, ogni comportamento individuale risuha sempre condizionato da un sistema di leggi invarianti. ma ques1e agiscono nel senso di determinare un contesto di possibili1à entro le quali si verificherà una scelta, e non già quale scelta specifica verrà alluata. Al proposito il contributo originale di Prigogine è a concetto di f/uttuazio: ni. Queste, nell'ambito di ogni sistema complesso. si riferiscono alla varietà e all'irriducibilità dei comportamenti individuali degli elementi suoi componenti. Nelle condizioni abituali le flultuazioni si smorzano l'una con l'altra. dando origine al comportamento medio del sistema e all'illusione che questo venga determinato direttamente, univocamente e atemporalmente dalle leggi che lo regolano. Sulla base di considerazioni fisiche, chimiche e biologiche che qui non seguiremo, si nota però che in determinate condizioni una fluttuazione può ampliarsi, invadendo il sistema ( o suoi sollosistemi) e contribuendo in maniera decisiva alla determinazione di un nuovo comportamento medio, spesso assai diverso da quello originario. È proprio questa la logica de/l'evoluzione: un sistema crea nel suo ambito le possibilità della novità, che poi si afferma e diventa norma essa stessa. creando a sua volta un nuovo insieme di possibilità non direttamente determinabili sulla base dell'insieme di partenza. La «nuova alleanza» propone quindi una profonda riconsiderazione del ruolo delle leggi nella storia (intesa anzitullo in senso generale, come «s1oria della natura•). È radicale nel rifiutare ogni determinismo assoluto, e quindi ogni possibilità di previsione univoca e di adeguazione perfetta del progetto iniziale allo stato finale del sistema. D'altra parte non vuole nemmeno considerare la storia come il regno della pura contingenza e irrazionalità. Anzi, ritiene che una delle sfide più interessanti che la scienza con1emporanea deve raccogliere sia quella di capire i fenomeni storici: ma capirli a fondo significa considerare loro pane integrante anche degli elementi di contingenza, imprevedibilità e «irrazionalità». Certo la comprensione realmente adeguata dei processi storici è possibile soltanto a posteriori. Ma ciò non significa che bisogna allora ignorare la dimensione della progettuali1à: cosi facendo la si rende anzi più agguerrita perchè si cessa di considerarla fondata su astrazioni o rigide gerarchizzazioni dei vari fattori del divenire storico, ma si tenta di studiare quanto più possibile in profondità le modalità complesse delle loro interazioni. Quesli temi devono essere meditati attentamente da ogni scienza dell'uomo. Fino a tempi assai recenti la psicologia, anche dopo e spesso proprio a causa delle sue rivoluzioni fondamentali (Freud e Piage1), è rimasta impigliata nell'equivoco fondamen1ale di ricercare le leggi del comportamento alla maniera della fisica classica, cioè cercando di determinare delle uniformità di comportamento che fondassero un'idea standard del soggetto, invece di ricercare i meccanismi più profondi invarianti e formali sulla cui base derivare la varietà dei comportamenti individuali. t'. ques10 punto che deve essere oggi di piena attualità anche per le scienze sociali, e in particolare per le teorie del mu1amcnto di esse parte in1egranti. È ancora tutta eiasviluppare una «nuova alleanza» fra uomo e storia, nella quale l'uomo cessi di essere o il portatore di una razionalità immu1abile o un oggetto in balia di cieche forze, per diventare attore e protagonis1a proprio perché conscio dei limiti e dei vincoli pos1i alla sua iniziativa, ma anche della propria capaci1à creativa.
llya Prigogine Ilgiocodelleperledivetro I. Prigoginc - I. Stcngcrs La Nouvelle A.lliance Paris, Gallinard, 1980 (trad. it. Einaudi. Torino 1981) M. Eigcn «Self organisation of Mattcr and the Evolution of Biologica IMacromolcculcs». in Die Naturwissenschaften, n. 58, 1971. pp.465-523 M. Eigen - R. Winkler Das Spiel. Nalurgesetze steuem den Zufall • • Piper-Verlag, Miinchen, I 975 (in traduzione presso Adelphi) M. Foucault Il sapere e la storia. Due risposte sull'epistemologia A cura di Maurizio Ciampa Roma, Savclli, 1979 L a costruzione di una nuova fisica della vita è l'orizzonte còmune ai due recenti libri di Manfred Eigen e di Ilya Prigogine; la posta in gioco di questi testi è senza dubbio molto importante: ci si propone dl riscrivere la scienza del vivente sulla base di un sofistìcato intreccio tra discipline fisiche differenti, capaci di funzionare come congegni di una stessa macchina teorica; al tempo stesso, si ~erca di situare la nuova proposta teorica all'interno di una riflessione filosofica più generale sulle scienze dell'uomo, sui suoi destini e sulla sua condizione. 1. Una genealogia possibile Prendendo le mosse da una lettura tr~sversale, necessa;iamente. ·episodica e frammentaria, di questi autori, sarà forse possibile- in un futuw non lontano- cominciare ad interrogare la nuova scienza del vivente sotto il duplice profilo del suo statuto epistemologico e dei suoi effe/li di potere; ìn. altre parole, sarà forse possibile sperimentare, sopra un campo teorico ad elevata soglia di formalizzazione, la fecondità di quell'approccio «genealogico» che finora ha funzionato solo per discipline dal profilo epistemologico «debole» come la medicina, la psichiatria e la psicanalisi. 1 Lo smontaggio genealogico, proponendosi di collegare, al di fuori di una . -teoria della determinazione, l'evento discorsivo ad eventi di natura non discorsiva, dovrà coinvolgere, entro l'orizzonte dei «saperi», anche le scierize: e non soltanto, come ha fatto Foucault, quelle che possiedono, tra i loro requisiti fondamentali e costitutivi, l'appartenenza ad una pratica istituzionale, ma anche quelle che vengono caratterizzate da una soglia elevata di formalizzazione, e per le quali l'intreccio con le pratiche può sembrare meno immediato ed evidente. Penso alle tradizionali scienze esatte. Ma penso soprattutto a quell'insieme di discipline, più o meno recenti, che costituiscono, nel loro assieme, una sorta di nuova fisica della vita, della quale i libri di Eigen e di Prigogine rappresentano, per così dire, due manifesti costitutivi. All'interno di questo percorso, l'analisi del rapporto tra scienza e ideologia cessa di assumere un ruolo centrale e privilegiato. Già alcuni anni or sono, del resto, quando il lavoro epistemologico e la ricerca storica si interrogavano sulla natura di tale rapporto, era emersa 2 , in contrasto con la vulgata althusseriana, l'ipotesi che l'ideologia può rappresentare una parte costitutiva dei regimi di verità di un determinato .sapere scientifico. Già allora, a ben guardare, essa veniva considerata come una pista molto utile all'individuazione dei nessi che collcganù la struttura delle verità scientifiche. le condizioni della loro produzione. i loro effetti di potere. Renderla autonoma dalla scienza. sign.ifica. nei fatti. comprendere meno facilmente tali connessioni. a tutto beneficio di un esito idealistico pressochè inevitabile. Qualche primo passo nella direzione di una «genealogia» delle scienze esatte è stato in ogni caso già compiuto: spesso. e felicemente- basti pensare ad una rivista come Testi e Col/lesti - fuori dall'influenza diretta di _Foucault. senza il peso di una cauzione filosofica, ma anche senza le rigide premesse di un 'opzione politica determinata. Si è finalmente capito che i percorsi della verità scientifica e le relazioni di potere non sono legati da un rapporto di determinazione, ma non sono neppure pensabili come dimensioni separate cd autonome. Verità scientifica e potere, nella cultura occidentale. si compenetrano incessantemente, costruendo trame composite ed intrecci spesso indissolubili. che una nuova critica della scienza dovrà cercare di comprendere e di descrivere. Lo sterile sociologismo, che ha tentato di ridurre il sapere scientifico alle sue determinanti economico-politiche 3 , può essere sostituito da un'analitica positiva e puntigliosa, che colga di volta in volta, in tutta·la lot'ù complessità. le giunzioni tra lastruuura delle teorie scientifiche, la «formazione discorsiva» (M. Foucault, 1979, pp. 55-64) di cui fanno parte, il campo di pratiche a cui sono inerenti. CredO'che lavori come ·quelli di Eigen e di Prigogine facilitino questa prospettiva di ricerca. Essi ci forniscono direttamente una chiave di lettura delle trasformazioni scientifiche, inserendole sempre nel grande gioco dei mutamenti culturali' e delle osmosi interdisciplinari: o o o o o o o o L'ambizione alla sintesi, qui, è tutt'altro che utopica; si innesta, al contrario, sulla trama concreta degli «specialismi» 4 , senza delegare ad una astratta ed improbabile missione del «Politico» il riconoscimento di questa complessità e pluralità di linguaggi. li gioco regolato della vita, illustrato da Eigen, e la scienza del singolare, dell'aleatorio e dell'irreversibile, tematizzata da Prigogine, sembrano collocarsi nell'ottica di un governo positivo dei saperi regionali e del loro funzionamento integrato: un «bon usage de la science et de la technique», per dirla con Prigogine, dal quale l'avvenire e «la gestion de nos sociétés» dipendono sempre più strettamente. 11 funzionamento integrato degli specialismi viene quindi analizzato nella prospettiva ottimistica, già cara al positivismo, di un «buon governo» della scienza, considerato possibile e praticabile, ma proiettato in un futuro che assegnerà agli scienziati un ruolo attivo e protagonista. L'innegabile fascino di questa impostazione, che prospetta l'avvento di una felice continuità tra gli specialismi, le loro sintesi aggregative e le loro utilizzazioni politiche, maschera tuttavia abilmente l'astuzia di una ragione scientifica capace di occultare, nel momento in cui interroga se stessa ed il Bibl1otecaginoo1anco Mario Ga/zigna proprio passato. le valenze di potere che la caratterizzano. Per portare a termine questa operazione. era necessario ignorare Foucault. cancellare - sotto il segno di una lettura «irrazionalista» delle tesi di Heidegger («Ics thèses plus que dangereuses de Heidegger». p. 38)-qualsiasi possibilità di un'analisi positiva dei rapporti tra scienza e potere, ed infine surrogare la necessità di questa analisi con un frettoloso e rassicurante tante terreno di una storia delle idee. Su questo piano. vengono scoperte e tematizzate le più ardite correlazioni: dalla termodinamica del non-equilibrio alla filosofia rizomatica di Deleuze. Ciò che emerge da tale scelta, è la cancellazione sistematica di qualsiasi riferimento possibile al campo di pratiche entro cui il sapere scientifico trova la sua iscrizione. Cancellazione vistosa. soprattutto se rapportata al tema centrale di tutto il libro: l'emerriferimento ad una teoria sociologica. gere della termodinamica del nonche ci promette di far luce sulle finaliz- equilibrio. creatura del ventesimo se- '"''"',; della '"'"~ '"p<Uoa;bòsog,bolo -~ ·1 /l ~·- (( \ ----· ---·--···-i y/.,,,,.u/4 , 1/4,r/l✓; ed alle esigenze di una non meglio precisata collettività («elle - s'intende la scienza - ne reste pas etrangère aux besoins et aux exigences collectifs», p. 27). L'attacco a Heidegger, risolto in poche pagine, assume. entro l'economia del libro scritto da Prigogine e dalla sociologa Isabella Stengers, un rilievo strategico fondamentale: il filosofo tedesco diventa l'emblema di una posizione irrazionalista e riduzionista. in base alla quale il progetto scientifico dell'Occidente non è che il compimento di una vo/0111àdi potenza da sempre sottesa ad ogni tipo di razionalità. La semplificazione polemica del pensiero di Heidegger si accompagna ad un movimento di pensiero raffinato ed insieme contraddittorio: nonostante la convinta affermazione di un'apertura effettiva della scienza all'ambiente in cui si sviluppa (p.25), il gioco delle interazioni messe in evidenzij dagli autori non si discosta mai dal confarQuando si parla, ad esempio, di Onsager. a cui risale la prima formulazione termodinamica adeguata di processi di tipo irreversibile ( I931 ), si di111e111ica di rilevare che lo stesso Onsager, durante la seconda guerra mondiale, applicò questo strumento teorico allo stuciio di un metodo di diffusione per separare l'uranio-235, utilizzabile per la costruzione della bomba atomica, dal più comune uranio -238 5 . Si dimentica di sottolineare come l'evento epistemologico che segna il massimo sviluppo di una termodinamica dei processi irreversibili-e cioè la fusione tra la vC'cchiatermodinamica e la cinetica chimica- sia parallelo alla congiuntura bellica ed alla conseguente necessità di utilizzare una tecnologia delle reazioni rapide (si pensi all'uso dei metodi oscilloscopici). Tra quell'evento epistemologico e questi eventi di natura tecnica e politica si è costruita storicamente una trama di correlazioni che dovrebbe, quantomeno. essere interrogata criticamente. al di fuori di qualsiasi restaurazione di una dogmatica della determinazione. A questo livello, credo- e cioè al punto di intersezione tra i saperi e le pratiche - può trovare spazio e legittimità la proposta di un approccio genealogico. 2. D gioco della vita Anche nel lavoro di Manfred Eigen assume un ruolo centrale la sintesi, entro un quadro teorico unitario, di diversi «specialismi• che, fino ad una fase determinata del loro sviluppo, sonc rimasti estranei ed indipendenti. La costruzion.: di una teoria dell'autoorganizzazione riferita a sistemi macromolecolari - ambizioso traguardo dello scienziato tedesco- richiede infatti l'apporto di una complessa strumentazione formale: chimica, fisica e matematica non vengono trattati come apparati di sapere già definiti e conclusi, alle cui leggi si tratterebbe dirid11rre la complessità e la specificità del fenomeno vivente. li procedimento, se così si può dire, viene ribaltato: le scienze esatte si «biologizzano•; per spiegare la vita e le sue tre caratteristiche fondamentali - l'autoriproduzione, la selezione e l'evoluzione-esse si rinnovano e producono, al tempo stesso, nuovi livelli di integrazione disciplinare. In questa prospettiva, Eigen studia-i processi evolutivi dell'organizzazione molecolare prebiotica attraverso cinque griglie differenti combinate tra loro: I) La 1er111odi11amicdaei sistemi aperti: nata pei rendere pos~ibile l'analisi dei processi irreversibili, fornisce una teoria delle transizioni di energia in un sistema aperto (non isolato dal proprio ambiente). 2) La cinetica chimica: studia le «reazioni•, che sono fenomeni a decorso temporale. e fornisce una teoria delle velocità di reazione. 3) La termodinamica classica: studia sistemi senza tempo e fornisce quindi una teoria delle transizioni di energia in un sistema chiuso. Giova ripetere che I~ scissione tra termodinamica e cinetica è durata, in pratica, finò alla seconda guerra mc,ndiale. 4) La meccanica statistica: studia le proprietà meccaniche medie di un insieme di corpi materiali che risponde alle leggi dei grandi numeri (cioè a leggi probabilistiche). 5) La teoria stocastica:collega la meccanica statistica alla cinetica chimica; estende perciò la teoria probabilistica a problemi dinamici: fornisce, in altri termini, una teoria della probabilità nel tempo. La portata epistemologica di questo intreccio disciplinare - sviluppato da Eigen sia nel lavoro del '71 che nel saggi,:,del '75- non è ancora stata sufficientemente sottolineata: non si è cercato di ;idurre la biologia alla fisica, ma di «chiudere il gap• tra le due discipline, derivando «il principio di Darwin da proprietà note della materia» (Eigen, 1971,p.469). Tutto l'edificio sembra poggiare su una concezione dualistica della materia. di sapore buffon iano: un particolare tipo di molecole possiede la proprietà dell'autocatalisi. Il processo autocatalitico, in particolari condizioni ambientali, rende possibile il passaggio dalla materia inerte alla materia vivente, e quindi da una fase prebiotica ad una fase caratteri7.zatadalla presenza di sistemi aworeplicamisi. Questa transi~ione di fase fa emergere i primi livelli di autoorganizza7ione della materia. L'autoorganiu_azione dipende perciò da proprietà interne della materia e dall'ambiente.
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