Alfabeta - anno III - n. 26/27 - lug.ago. 1981

cento di tale spazio sia assorbito dai temi cassoluti,.. Se si considera che i 43 temi cassoluti,., rilevati giorno per giorno, sono riconducibili, nell'arco di poco meno di un mese, a circa una dcuina di temi e narrativi,. ( ad es.: crisi di governo, scandalo dei petroli, visita della Regina Elisabetta in Italia, elezioni in Germania Federale, etc.) si può concludere che su questi e racconti,. si concentra gran parte dello spazio cnotiziabile,. comune alle diverse testate. Completezza e obiettività dell'informazione escono da queste indagini come fantasmi che non hanno quasi alcun significato operativo per i nostri mezzi di informazione quotidiana. Nè questi concetti possono aver un significato maggiore per il lettore o per l'ascoltatore che non sia preso dalla strana perversione di mettersi a confrontare telegiornali e quotidiani. L'acquisto di un quotidiano, in Italia, è di per sè un comportamento abbastanza e aristocratico,., dovendo giudicare dai cinque milioni di copie vendute giornalmente. L'acquisto di due giornali è sicuramente un comportamento elitario. Il confronto fra diversi giornali radiotelevisivi ovvero fra un giornale stampato e un giornale radiotelevisivo è possibile solo attraverso una performance mnemonica o attraverso l'uso di mezzi di registrazione. Anche questi non sono comportamenti molto cpopolari,.. Forse qui troviamo uno dei motivi per cui si continua a parlare di completezza e di obiettività dell'informazione: ben pochi hanno una precisa cognizione della drammatica vacuità di questi termini. D'altra parte, essi hanno una tale carica di connotazione valoristica - e rispondono a cideali,. cosi largamente diffusi - da renderne il cvalore di scambio,. tanto più elevato quanto più è miserando l'effettivo valore d'uso. Per contro, si è visto quanto sia ampia l'incidenza dei cgrandi temi,. con caratteristiche cnarrative,.. Inafferrabili nella loro funzione di informatori ccompleti,., telegiornali e quotidiani si dedicano intensamente alla funzione di caffabulatori,. della storia del giorno. Su questo aspetto, i telegiornali si mostrano più cvulnerabili,. (e più cvulneranti,.) dei quotidiani. Abbiamo visto che i temi cassoluti,. occupano il 54-59 per cento della cprima pagina,. sia nei telegiornali sia nei quotidiani. Ma i quotidiani hanno molte pagine dietro la prima. Secondo la ricerca Index, sia nel TG l sia nel TG2 la cprima pagina,. occupa il 73 per cento circa della durata complessiva. Ciò significa che, dietro alla cprima pagina,., i TG hanno ben poco; una volta esaurite le cstorie del giorno,. lo spazio che rimane è scarso e frammentario. Il pericolo di esaltare la funzione cfabulatoria,. è perciò molto maggiore nei telegiornali che nei quotidiani. Il telegiornale deve diventare un semplice e bollettino di notizie,. che mira alla copertura più ampia possibile degli avvenimenti? Oppure una cprima pagina,. sempre più spettacolare e concentrata sulle cstorie del giorno,.? Nell'incertezza, i telegiornali rimangono a mezza via, èon il TG 1 più incline alla prima soluzione e il TG2 più incline alla seconda. Ma il puntochiave della ccompletezza,. dei telegiornali giace in buona parte fuori di essi. Il modello cbollettino di notizie,. implicherebbe che le notizie vengano approfondite altrove, nel corso della programmazione; il modello cprima pagina,. implicherebbe che le caltre,. pagine siano dislocate in altri spazi. Ma la normale programmazione di rete, a sua volta, è sempre più carica di esigenze di cspettacolo,. indotte da una malintesa concorrenzialità con le reti private e dalla incapacità di uscire dalla classificazione canonica dei cgeneri,. televisivi. La morale della favola è che la durata media dei telegiornali serali tende ad allungarsi nel tentativo di coprire tutte le esigenze (ha già superato abbondantemente la mezz'ora). Nonostante ciò, chi vuole avere un'informazione più ccompletu farà meglio a comprarsi un giornale. A suo rischio e pericolo, naturalmente. Chi parlanei grandimezzi di informazione? Una parte della ricerca lndex è dedicata a una cstrana,. domanda, che viene posta raramente: chi parla nei giornali e nei telegiornali? Nella magmati nei quotidiani, invito in studio nei telegiornali). In generale, si può dire che la presenza del «discorso diretto» nella grande informazione quotidiana è limitata a un piccolo numero di soggetti. In media, gli cintervenuti» - i soggetti ammessi a parlare direttamente in questa o quella forma -sono 3 al gior- «intervenuti> al giorno) e il Corriere della Sera ( 4,3), le meno «aperte» Il Giornale (2,6) e Il Giorno (2,8). TGl e TG2 si collocano sostanzialmente sulla stessa linea della Stampa (3 intervenuti circa). Quali sono i soggetti ammessi al «discorso diretto»? I soggetti stranieri intervengono con una frequenza piutTAV. 1 - Grado di copertura dell'universo di notizie Corriere Repubblica Stampa TGl TG2 GRl GR2 Politica interna 26,9 24,5 26,0 13,9 16,6 18,7 18,1 Politica estera 13,8 13,8 21,5 16,8 12,6 17,3 12,4 Terrorismo 32,4 25,0 32,4 27,8 26,8 32,4 19,4 Cronaca nera 23,7 19,3 24,2 14,0 17,7 16,1 18,3 Soggetti sociali 14,1 12,5 18,7 7,8 9,4 6,2 6,2 Cronaca bianca 17,5 8,7 25,0 13,7 10,0 6,2 12,5 Economia 31,4 29,5 36,2 7,0 5,9 8,1 8,1 FONTE: Fintesa La definizione dell'universo di notizie è descritta nell'articolo. TAV. 2 - Incidenza di alcune categorie sociali negli «intervenuti» italiani TGl TG2 Corriere Giornale Giorno Repubblica Stampa Esponenti dei partiti 14,8 24,4 10,1 11,3 5,8 20,8 16,0 Esponenti di governo 17,8 8,1 5,0 - 3,3 5,1 5,1 Imprenditori 12,7 10,4 13,4 19,2 4,1 13,0 21,2 Sindacalisti 11,2 3,0 1,1 6,1 3,3 7,3 10,9 Ricercatori scientifici e docenti universitari 3,0 5,2 26,8 38,3 3,3 5,1 10,9 Operatori dello spettacolo FONìE: lndex gior parte dell'informazione il discorso dei protagonisti degli avvenimenti è presentato solo in forma mediata, come cdiscorso indiretto,.. In alcuni casi, però, i protagonisti sono ammessi a parlare direttamente, attraverso la forma dell'intervista o attraverso forme ancora più immediate (articoli firRembra11d1 14,8 5,2 20,7 14,8 42,1 18,5 22,6 Per la definizione di «intervenuti» si veda il testo dell'articolo. no in un telegiornale serale e 3,6 in un quotidiano. Considerando che i quotidiani dispongono di uno «spazio» maggiore, si deve ritenere che i telegiornali siano, relativamente, più «aperti» al discorso diretto dei soggetti esterni. In termini assoluti, le testate più «aperte» sono La Repubblica (5, I tosto bassa: in media, un intervento ogni due giorni; solo nella Repubblica e nel Corrieredella Sera si raggiunge la frequenza di un «intervenuto» straniero al giorno. Fra i soggetti italiani un posto particolare spetta ai soggetti delle aree «sport» e «spettacolo». Le pagine sportive dei quotidiani non sono state incluse nell'indagine - come del resto quelle di cronaca locale - per la difficoltà di trovare termini di confronto nei telegiornali. Ma è facile constatare che le pagine sportive pullulano di «interventi diretti», in particolare di interviste a calciatori, allenatori, dirigenti sportivi, etc. Le pagine dello spettacolo presentano anch'esse un tasso elevato di «intervenuti». I soggetti dello spettacolo nei quotidiani coprono da soli il 20 per cento circa degli «intervenuti» italiani, con una punta del 42 per cento nel Giorno. Nei telegiornali l'incidenza è invece più modesta (15 per cento nel TG 1, 5 per cento nel TG2). Fa riflettere il fatto che, in un contesto così avaro di «aperture» ai soggetti esterni all'apparato giornalistico, le aree in cui i quotidiani mostrano una maggiore accessibilità siano proprio quelle dello sport e dello spettacolo. Se prescindiamo dall'area dello spettacolo, gli «intervenuti» italiani fanno registrare un livello molto simile in tutte le testate campionate. I valori )i discostano poco dalla media di 2-2,5 «intervenuti» al giorno, con una punta superiore di 3,2 nella Repubblica e una punta inferiore di 1,2 nel Giorrro. Questi dati ci restituiscono l'immagine di un'informazione. rinchiusa in se stessa, di un·processo produttivo delle notizie «senza porte nè finestre», in cui l'espressione diretta dei protagonisti degli avvenimenti e delle realtà sociali è una componente subordinata ed «eccezionale». I gruppi, le organizzazioni, i movimenti in cui si articola la società italiar;ia debbono passare per un «collo di bottiglia» vero e proprio: ogni testata ammette a parlare direttamente solo un paio di soggetti al giorno. È l'immagine di una società muta o ventriloqua, la cui espressione è interamente mediata dall'apparato giornalistico. In occasione del terremoto che ha colpito le regioni meridionali abbiamo potuto osservare i limiti «economici» di questo apparato nel cogliere i processi sociali al di là delle punte catastrofiche che disegnano il profilo della «notiziabilità». Ora constatiamo che, accanto ai limiti dell'informazione «mediata», esistono stretti limiti anche all'informazione «diretta». Sommandosi, tali limiti determinano i confini entro cui trovano applicazione la «completezza» e il «pluralismo», finché rimangono inalterati gli attuali modelli di produzione delle notizie. Le considerazioni precedenti acquistano una forza maggiore se osserviamo che buona parte delle «aperture» al discorso diretto, già ristrette, si concentrano su poche categorie privilegiate. Nella tavola 2 sono registrate le incidenze percentuali conseguite, in ogni testata, dalle principali categorie di soggetti «intervenuti». Oltre al fenomeno già descritto della forte presenza di operatori dello spettacolo nei quotidiani, si possono fare alcune osservazioni: a) Nei telegiornali tendono a prevalere gli esponenti dei partiti o del governo; nei quotidiani la presenza degli imprenditori tende a uguagliare o superare quella degli esponenti di partito; b}Se si fa astrazione dell'area dello spettacolo, gli esponenti politici e gli imprenditori coprono da soli il 40 per cento degli «intervenuti» nei quotidiani e il 47 per cento nei telegiornali; c) La forte incidenza di «ricercatori scientifici» in alcuni quotidiani è dovuta in gran parte agli articoli delle pagine speciali della scienza, della medicina, etc.; se aggiungiamo questa voce ai politici e agli imprenditori, nei quotidiani si ottiene una percentuale del 60 per cento. Ciò significa che lavoratori, sindacalisti, funzionari pubblici, esponenti religiosi, gruppi sociali e culturali di natura diversa si debbono dividere una metà dell'esiguo «accesso» che l'informazione quotidiana riserva ai soggetti della vita sociale italiana; vale a dire circa un «intervenuto» al giorno in ogni testata. Uno alla volta per carità, potrebbe essere il motto di questo modello di «pluralismo».

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