Alfabeta - anno III - n. 26/27 - lug.ago. 1981

Giornale dei Giornali Telegiornaeliquotidiani U na delle carenze di questa rubrica è di occuparsi quasi esclusivamente dell'informazione stampata, tralasciando quella radiotelevisiva. In questo numero tenteremo di ridurre questa lacuna e di proporre un confronto tra telegiornali e quotidiani. Tenteremo una lettura dell'universo dell'informazione quotidiana in Italia attraverso l'analisi di un campione significativo di testate. Gli strumenti che rendono possibile questo discorso sono offerti da due recenti ricerche realizzate, per conto del servizio Verifica Programmi della RAI, rispettivamente dalla Fintesa-Centro per la ricerca applicata e dall'lndex-Archivio Critico dell'Informazione. Non ci addentreremo nelle caratteristiche metodologiche delle due ricerche, che hanno alcuni punti di contatto, ma anche notevoli diversità, nè tenteremo una sintesi della massa enorme di dati emersi dalle indagini, ma cercheremo di utilizzare alcuni dei risultati più significativi per ricav,lre qualche osservazione di ordine più generale. Selettività e completezza La «completezza» è uno dei mostri sacri del discorso corrente sull'informazione, sia a livello specialistico sia a livello «popolare». È vero, non appena citata, questa nozione-chiave viene fatta seguire subito da una valanga di «precisazioni», «limitazioni», «contestualizzazioni», tanto è evidente la insostenibilità cli una sua applicazione in termini assoluti. A ogni mezzo di informazione di massa corrisponde un processo di selezione/produzione delle notizie: si può dire che ogni processo produttivo di informazione è un modello di organizzazione dell'incompletezza, un modello per ritagliare il «notiziabile» dal «non-notiziabile» (cfr. Mauro Wolf, «La notiziabilità», in Alfabeta n. 25). In effetti, quando si parla di completezza si intende, tacitamente, un tipo di completezza che potremmo dire interna al sistema stesso della comunicazione; in altri termini, un certo giornale, una certa testata dovrebbe risultare «completa» rispetto alle notizie pubblicate dagli altri giornali e dalle altre testate. È già un grosso slittamento. che lascia inconfessato il modello di «notiziabilità» comune ai diversi canali di comunicazione di massa. Paradossalmente, con questo criterio, l'omissione sistematica (conseguente a una deliberata censura o più semplicemente al funzionamento implicito del modello di «notiziabilità») viene rimossa e cancellata. Qui si aprirebbe un altro ramo di discorso, ma vogliamo stare al gioco e andare a verificare l'applicabilità della nozione di completezza interna. E proprio su questo punto le due ricerche propongono dati precisi e rivelatori.· Nella ricerca Fintesa è stato ricostruito un universo quotidiano delle notizie formato dall'insieme delle notizie véicolate dai tre giornali-radio. dai tre telegiornali, da tre quotidiani (Corriere della Sera, La Repubblica. La Stampa) e dall'agenzia nazionale di informazione Ansa. La posizione di quest'ultima, in effetti, è un po' diversa poiché rispetto agli altri canali, si pone come una fonte e non costituisce essa stessa un canale di diffusione di massa; tuttavia fornisce un utile paradigma per la valutazione della completezza informativa. La ricerca mostra che i telegiornali «coprono», insieme, A cura di Index-Archivio Critico de/l'Informazione solo il 21 per cento dell'universo quotidiano delle notizie, i giornali-radio il 25 per cento, i tre quotidiani citati il 45 per cento. Si tratta di valori medi ricavati dalla rilevazione di cinque giorni, ma sono senz'altro significativi. Questi valori scendono ulteriormente se si considerano-come sembra più opportuno - le singole testate. Le testate RAI «maggiori» (TGJ, TG2, GRI, GR2) mostrano ciascuna un livello di copertura compreso fra il 14 per cento e il 16 per cento; per il TG3 (edizione nazionale) e il GR3 si scende addirittura al di sotto del 10 per cento. Ciò significa che il fruitore di uno di questi canali «perde» circa l'85 per cento dell'universo informativo e almeno due -terzi delle notizie pubblicate dai tre quotidiani in questione. La tavola I permette di confrontare il grado medio di copertura di ogni testata in alcuni dei principali «settori» informativi. Da un punto cli vista «conservatore», si potrebbe obiettare che questi dati sono utili per confrontare i livelli di completezza fra le diverse testate a/l'interno di uno stesso mezzo, ma che è incauto trarre inferenze di carattere più generale. Un universo quotidiano di circa 300 notizie o «temi» è di per sè troppo vasto: un giornale stampato può trattare solo un centinaio di «notizie» al giorno (cronaca locale esclusa) e un giornale radiotelevisivo un numero ancora inferiore, pur disponendo di diverse edizioni (infatti il notiziario può ruotare solo parzialmente fra la prima edizione e l'ultima, dovendo ripetere comunque le notizie più importanti). Queste obiezioni sono fon- •date solo se si accetta come presupposto il modello struuurale che ogni mezzo (stampa, radio, tv) è venuto consolidando storicamente. Tale modello stabilisce tra l'altro un certo equilibrio fra completezza estensiva (numero di notizie trattate) e completezza i111ensiva (quantità di informazione erogata su ogni singola «notizia»). Ciò impone un «tetto» abbastanza rigido al numero di notizie trattabili. Ma, anche accettando i limiti opera- -.:,.:. ', >........... lQANIIÌU J-IOLPENÌVS t ~~ JYffV.f Jff"JCS!AT t •• '· /-fans Hulbei11 tivi imposti da questo «modello del mezw», la nozione di completezza si dimostra sfuggente. Vedremo fra poco i risultati della ricerca lndex, che è stata impostata proprio per non incorrere in questo tipo di obiezioni. Da parte sua, la ricerca Fintesa ha mostrato che larghissimi margini di incom·ptetezza informativa sussistono anche all'imerno della singola «notizia», disaggregando cioè le informazioni «atomiche» che compongono la notizia «molecolare». L'analisi di 16 notizie «rilevanti> di diverso tipo ha infatti indicato che, in media, ogni testata reca meno del 50 per cento dell'informazione complessivamente veicolata dalle testate in esame. Escludendo il TG3 e il GR3 i cui valori sono molto inferiori alla media, si va da un minimo del 37 per cento circa per il GR2 a un massimo del 51 per cento per il Corriere della Sera (si badi bene che questi indici si riferiscono al semplice «resoconto degli eventi» o «diegesi generale»). Se ne può inferire che il modello invalso, • pur limitando pesantemente la completezza estensiva, non riesce a portare la completezza imensiva di ciascuna testata al di là del 50 per cento dell'informazione complessivamente disponibile nelle altre testate. Uno dei risultati più sorprendenti della ricerca lndex è che anche all'interno di una dimensione molto ridotta del «notiziabile» (scontando cioè il modello storicamente adottato daciascun mezzo) la nozione di completezza (in senso «estensivo») si dimostra sostanzialmente evanescente. La ricerca parte infatti da una defil\izione dell'universo-notizie orientati in senso più «qualitativo>. Assumendo come termini di confronto le edizioni serali TG 1e TG2 da una parte e cinque quotidiani dall'altra ( Corrieredella Sera, li Giornale, li Giorno, La Repubblica, La Stampa), l'analisi si focalizza sulle notizie veicolate dai TG e dalla prima pagina dei quotidiani. Si è così ottenuto di isolare le notizie che i media stessi propongono come notizie «importanti> e di evitare un confronto troppo disomogeneo fra 4uotidiani e telegiornali. Con questa procedura, l'universo quotidiano delle notizie - rilevato su quattro settimane - è risultato composto in media da circa 40 unità o «temi-notizia> al giorno. Ebbene, anche all'interno di questo universo si è potuto constatare che meno del 26 per cemo delle notizie è presente in tutte le serretestate. Quasi tre quarti delle notizie possono mancare in una o più di esse. Un margine di «discrezionalità> così alto all'interno e.liun universo limitato e «qualificato> e.linotizie è tale da rimettere radicalmente in discussione la nozione stessa e.li «completezza». Quando su una 4uarantina di notizie « importanti> solo poco più di dieci sono riconosciute come tali dall'insieme dei principali TG e dai principali quotidiani «indipendenti», mentre le altre trenta possono essere omesse, bisogna conci udere che la «completezza> è l'eccezione, la «discrezionalità» è la regola. Ma non basta. Ci si potrebbe aspet1are che almeno una parte cospicua delle dieci notizie «riconosciute> in modo unanime sia presente in tutte le prime pagine. Invece solo 2,7 notizie al giorno, in media, sono presenti sia nei due TG sia nella prima pagina dei cinque quotidiani. Ciò significa che, anche all'interno del campo di «notiziabilità» comune a tutte le testate, i margini di discrezionalità nello stabilire la rilevanza delle notizie sono molto ampi. A riprova di quest'ultima affermazione, la ricerca lndex offre una ulteriore serie di dati. Sono stati isolati inciascuna testata i temi «dominanti> - sia in base a criter,i di spazio, sia in base a criteri di collocazione della notizia stessa_ Con que- ,1a griglia sono stati rilevati ogni giorno circa 7 temi dominanti in ogni TG e 5 in ogni quotidiano. Nell'arco di quattro settimane, solo 43 notizie sono ri- -<ultate dominanti in tulle le testate del rnmpione (temi «assoluti>). Ciò equivale a una media quotidiana di 1,5 notizie «assolute>. Su questa «notizia e mezza> si scarica gran parte dell'attenzione. I temi «assoluti> infatti assorbono mediamente il40 per cento della durata di un f"Ge il 59 per cento della prima pagina e.li un quotidiano. Poiché abbiamo identificato anche nei TG uno spazio equivalente alla prima pagina dei quotidiani, è possibile stimare che il 54 per

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