..... oO °' Prometeo istituisce il primo sacrificio viene invece interpretato come fondazione della differenza assoluta fra divino ed umano. Il mondo pagano è sl caratterizzato da una comunità fra uomini e dei, ma non si tratta di una comunità fondata sull'unità e sull'armonia, bensì sulla differenza, spesso sulla lotta e sulla rivalità; esso richiede quindi continue mediazioni, non meno del mondo cristiano. Chi oppone alla logica astratta, di tipo discorsivo, la mitopoiesi come forma di conoscenza im-mediata, è costretto ad occultare proprio questi compiti di mediazione del mito, che lo pongono in stretta relazione col linguaggio, e quindi con funzioni di tipo logico-conoscitivo. L'intreccio indissolubile di Jogos e mito può tuttavia essere fatto valere non solo contro le esaltazioni strumentali del mito, ma anche contro l'opposta tendenza della cultura secolarizzata e «laica» a rimuovere_le sue radici teologiche. Nell'articolo di Filippini non mancano accenni - che restano purtroppo tali- in questa direzione: in particolare c'è un importante richiamo alla «insorgenza pagana» del nazismo ed al dubbio che «il paganesimo potrebbe essere il 'rimosso' del monoteismo». Per approfondire quest'ultima ipotesi occorre indagare su ciò che gli studiosi di storia delle religioni chiamano il «processo di desacralizzazione» promosso dal cristianesimo. È noto come l'allontanamento della parusia (la caduta delle profezie escatologiche sull'imminenza di un nuovo avvento del Cristo) abbia rafforzato l'istituzione ecclesiastica, esaltandone il ruolo di custode della memoria dell'evento di fondazione, e come, da questa primitiva valorizzazione «storica» della chiesa in quanto comunità umana (valorizzazione che ha dischiuso la prospettiva temporale moderna: la temporalità lineare) si sia progressivamente sviluppata una concezione che «diluisce» la manifestazione del sacro, distribuendola in tutti gli aspetti della vita quotidiana: «emerge la convinzione che la vita spirituale possa progredire e perfezionarsi in questo mondo e che la storia possa essere trasfigurata; o, detto altrimenti, che l'esistenza storica è in grado di raggiungere la perfezione e la beatitudine del Regno di Dio» (Eliade, S1oria delle credenze e delle idee religiose, cfr. anche De Martino, La fine del mondo, Einaudi). Da una parte, la divinità assume un carattere sempre più astratto (a mano a mano che la sua epifania sfuma nello spazio e nel tempo, fino a ridursi ad un punto geometrico che segna l'inizio della storia); dall'altro si sviluppa una circolazione di massa dei segni del sacro: tutto è sacro niente lo è più. M algrado questo scenario, la demitizzazione totale è sempre rimasta una utopia del «progetto illuminista»: l'espulsione del mitico dalla religione ha semplicemente determinato il suo trasferimento in altri aspetti della vita sociale. È questo potenziale mitico fluttuante che ha spesso sollevato il terrore della cultura illuminista e marxista; paura del potere di seduzione che il mitico sembra esercitare periodicamente sulle masse, trasformandosi in un'arma terribile nelle mani della reazione. Paura da cui è nata un'immagine eccessiva, quasi demoniaca, della capacità di evocazione mitica da parte della cultura di destra, tale da far scambiare l'uso strumentale- e tutt'altro che «irrazionale» -di immagini mitiche per creatività mitopoietica; e, soprattutto, da far chiudere gli occhi di fronte al fatto che, se poche e rozze immagini hanno potuto affascinare grandi masse già politicamente formate e organizzate dalla sinistra, ciò è potuto avvenire solo perché esisteva un potenziale mitico «di sinistra» elaborato del tutto inconsciamente. La «rimozione» si produce quando una cultura non è più capace di riconoscere i mitologemi che lei stessa genera. Mitologema è una nozione che Kerenyi usa per mettere in evidenza l'intreccio dimyihos elogos (cfr. Miii e mis1eri, cit.), e che si riferisce ad una costellazione diegetica, un insieme di narrazioni che, pur nell'ampia varietà di forme, restano accomunate da una o più figure paradigmatiche. Forme e contenuto, logos e mythos, si rispecchiano a vicenda, essi stanno all'origine stessa del linguaggio umano e delle sue trasformazioni. Cosa accade ai «contenuti», a quelle figure che Kerenyi chiama - mutuando il termine da Jung - «archetipi», se la relazione fra mitologemi e linguaggio ,i ,pc11a·. 1 Lavinia Fontana Quando perdono contatto con la superficie linguistica, gli archetipi affondano nell'inconscio collettivo, perdono la funzione di strumento conoscitivo e si evolvono «autonomamente», trasformandosi per riemergere come ombre ambiguamente cariche di orrore e di fascino. Credo si potrebbe dimostrare che storicamente è avvenuto che il fascismo si sia affermato in situazioni in cui il movimento marxista sembrava ancora forte e capace di resistenza, ma era del tutto ignaro del fatto che una larga percentuale di questa forza era fondata sulla riattivazione di grand_i temi mitici più che sui meriti di una QUADERNI DELLA FENICE teoria e di una prassi politiche. Tanto ignaro da lasciare nelle mani degli avversari il potenziale da esso stesso evocato. Alcuni potrebbero profetizzare esiti analoghi a conclusione di una stagione di lotte particolarmente sospetta di una rielaborazione del marxismo non esente da vocazioni messianiche ed escatologiche. Credo invece che oggi si sia di fronte ad una serie di conseguenze positive dell'intreccio fra politica e mitopoiesi. In primo luogo perché il potenziale mitico che si è liberato sotto l'impulso di grandi esperienze politiche di massa non è rimasto «fluttuante», ma ha investito un po' tutti gli aspetti della vita sociale. distribuendoGiuva1111iBagliune si e venendo rielaborato in varie forme; secondariamente perché in tal modo esso ha potuto avere nuovamente accesso al linguaggio, o meglio, ai linguaggi (dalla comunicazione quotidiana alla musica, dalle forme di letteratura popolare alla nuova spettacolarità, ecc.); infine perché non ha influito esclusivamente sulle forme di sapere popolari, «basse», ma anche sulla elaborazione teorica di nuovi paradigmi di razionalità. Quest'ultima as- • serzione è verificabile soprattutto in relazione alla rivalutazione dell'uso di immagini e di forme narrative nella produzione e nella trasmissione del sapere, alla ricerca di nuovi modelli di BIBLIOTECA DELLA FE ICE rappresentazione dell'esperienza storica (rifiuto della temporalità lineare), alla critica delle tradizionali nozioni di soggettività e identità individuali e sociali, in breve: a tutti quegli elementi che caratterizzano il «postmodernismo» in filosofia e in altri campi del sapere. Nella misura in cui le ombre hanno ripreso a circolare liberamente, ad essere riconosciute ed usate come uno strumento conoscitivo fra gli altri, esse sollevano sempre meno il terrore di esserne «posseduti». Le immagini archetipiche non sono solo dominatrici - come appaiono nella concezione junghiana - segni del destino che ci impone una condizione di «gettati nel mondo»; possono anche essere maschere - cosl le concepiva piuttosto Kerenyi-che l'uomo può nuovamente imparare ad usare per sperimentare uno stato di «fusione> col mondo (in questo senso mi sembra si possa interpretare tutta la tematica che si è recentemente sviluppata attorno al concetto di simulacro). R itengo perciò vi siano ottime ragioni per dubitare dell'antidoto suggerito da Sheehan contro la ideologia della «nuova destra»: una demitizzazione radicale, che consisterebbe nell'accettare la «condanna» umana alla mediazione infinita della conoscenza discorsiva; un invito perché l'uomo impari a cvivere il terrore della storia», a trascinare la sua ricerca nel circolo ermeneutico, avvicinamento asintotico ad una verità che sempre si sottrae. Indicare l'unica via di salvezza in uno storicismo di ispirazione metafisica è un modo per favorire un irrigidimento dogmatico della tradizione riformista-illuminista, legata alla concezione cristiano-borghese della storia come illimitato progresso economico, sociale e morale, come sviluppo di un essere umano sempre più adeguato al suo esistere storico nell'epoca del Regno (sia esso il regno del Cristo o quello dei Lumi). È partendo da questa concezione che si tende ad attribuire una connota- /ione politica di destra e violenta ad ogni critica «pagana>. Anche in questo senso troviamo delle conferme nell'articolo di Sheehan. Analizzando le idee di de Benoist, Sheehan ne mette in luce il tentativo di fondazione di una «ontologia del caos>: la storia non ha -.cnso né direzioni, solo la volontà umana dà senso all'universo, attraver- ,o l'azione che coglie la compresenza di passato e futuro inogni momento. È un modello che si differenzia da quello della vecchia destra (Evola}, ispirato piuttosto da una sorta di anamnesi neoplatonica, dalla riscoperta ciclica di verità eterne, ma che ne condivide la filosofia sociale e politica: razzismo; autoritarismo, apologia dell'azione , iolenta contrapposta all'intelletto discorsivo. In sostanza, seguendo l'articolo si trae la conclusione che ogni pensiero che neghi la mediazione storica sia cnaturalmente> reazionario e violento. Affermare che la violenza nasce dal pensiero mitico serve solo a nascondere le conseguenze della separazione fra logos e mito, della espulsione del mito dai processi di formazione della coscienza collettiva. La destra riesce ad appropriarsi della creatività dell'immaginario sociale e ad indirizzarla in senso reazionario quando può contare su uno stato di schizofrenia culturale delle masse: politicizzate e culturalizzate ca sinistra> (con forti elementi di dogmatismo e immobilismo teorico) negli strati superficiali, calli>, delle loro relazioni col sapere; sede di una mitopoiesi inconscia negli strati profondi, cbassi», della loro esperienza, legati ai saperi della vita quotidiana. Anche dai brevi richiami fatti, è evidente che le posizioni della nuova destra sfruttano temi e motivi diffusi ben al di là di un ambito culturale cdi destra>. Se ciò dovesse divenire motivo di crociate contro l'cirrazionalismo» dilagante; se per esempio si cominciasse a considerare il cpaganesimo> di Lyotard, il cnomadismo» di Deleuze, la «seduzione> di Baudrillard (solo per citare alcuni fra gli eretici più noti e chiaccherati) come potenziali cavalli di Troia dei ccamerati pagani> in seno alla cultura di sinistra, forse la nuova destra potrebbe assumere un respiro ed una pericolosità oggi francamente poco credibili. PROSACONTEMPORANEA EZRAPOUND PROVEE FRAMMENTI (DRAFfS & FRAGME TS OF CANTOS CX-CXVII) TITUSBURCKHARDT ALCHIMIA CHRISTOPHERISHERWOOD UN UOMOSOLO pagin, 116. /,r, 7.000 TRA0l'710Nl DI CARLO ALBERTO CORSI E MICIIELANGELOCOVIELLO CON UNA NOTA INTROOUTTl\'A 1)1GIOVAN I RABONI pagine 96. lire 5.500 GUANDA SIGNIFICATO E VISIONE DEL MONDO A CURA DI FERDl'-ANOO 8Rli O pagine 191. lire IJ.000 GUANDA I n,lla sussa ~oliano WERNER HERZOG. SENTIERI EL GHIACCIO UGO LEONZIO. IL CIELO E LA TERRA GEORGES PEREC. UN UOMO CHE DORME ANTONIO DEBENEDETTI. ANCORA UN BACIO PETER HANDKE. IL PESO DEL MONDO ANTONIO PORTA. SE FOSSE TUTTO UN TRADIMENTO GUANDA
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