Alfabeta - anno III - n. 26/27 - lug.ago. 1981

una realtà fortemente alternativa alla presente. A ben guardare questa tentazione non è molto diversa, in sostanza, dalla tentazione utopistica. D. Nel caso specifico del «progetto moderno» credo che la tentazione utopistica abbia giocato, e continua a giocare, un ruolo determinante. Ma questa, diciamo, legittimazione sul piano culturale non basta; soprattutto quando si tiene conto di alcuni clamorosi risultati deludenti del « progetto moderno». R. Ti do pienamente ragione. La questione dei «clamorosi risultati deludenti» è fondamentale nello sforzo dianalisi, che deve essere fatto, per rifondare il proge110moderno. A tale proposito può essere decisivo confrontarsi con alcuni problemi teorici epratici collegati a tali risultati. Ad esempio, sul piano politico, con quelli relativi al «socialismo realizzato» e, sul piano architellonico e urbanistico, con la realtà delle periferie urbane, delle città dormitorio, eccetera. Tuttavia, questa analisi critica non deve condurre, come sta accadendo oggi, alla ricerca affannosa di alternative di ispirazione «revivalistica», di alternative cioè rivolte al passato. Tanto per fare degli esempi: la riproposta del liberismo utilitaristico in politica economica o del ritorno alle forme stilistiche del passato in architellura. D. Tu hai parlato un momento fa del socialismo come parte del «progetto moderno». li che fa pensare ad una sorta di identità fra socialismo e modernità. È cosi? R. Personalmente sono de/l'opinione che le critiche rivolte al socialismo realizzato siano critiche che, in ultima analisi, vanno rivolte precisamente alla mancanza di modernità di quel socialismo. Certo che vedo un nesso fra modernità e socialismo: ma nel senso che per me la parte fondamentale del progetto moderno presuppone il costante arricchimento della condizione umana in tulle le sue possibilità. Arricchimento che passa attraverso una continua conflittualità culturale e sociale, tale da garantire la dinamica innovativa della società stessa. Del resto, anche le critiche che di solito si fanno al Movimento Moderno in architellura sono tutto sommato critiche che denunciano principalmente le sue inconseguenze. In altri termini: tali critiche - in parte molto giustificate -sono dovute al fatto che il Movimento Moderno spesso non ha saputo accettare l'artico/azione e la ricchezza di elementi innovativi presenti nei suoi stessi programmi. D.Prima hai accennato al sottile rapporto fra progetto e utopia. Ma tu non vedi nei cosiddetti postmoderni anche una forma di protesta e di di rifiuto dell'irrazionalità del tardo capitalismo? R. Credo che in alcuni casi ciò sia vero. E certamente qui andrebbe fatta una Postmoderno/Moderno (10) distinzione nena fra le proposte dei postmoderni in architellura e il postmodernismo in generale. Fra l'altro, anche nel campo del postmodernismo in orchite/tura sarebbe necessario mettere in luce le molte mistificazioni pubblicitarie operate sulla pelle di due o tre personalità di indiscutibile qualità culturale. Ma, per mia comodità, voglio concedere che il cosidde110postmodernismo in orchite/tura sia tulio coerente, e che le personalità che lo esprimono siano tutte da prendersi sul serio (ciò che non è vero). Voglio anche ipotizzare d'altronde (ciò che è ovviamente una indebita semplificazione) che tutti propugnino un ritorno, come già dello, alle forme stilistiche del passato. Ebbene, questa procedura ha naturalmente una componente di conjlillualità (e pertanto di utopistica conftittuali1à)con ilpresente. Tuttavia si tratta di una protes1a assai debole, soprattu/lo se si pensa che essa non riescead andare oltre l'aspetto puramente figurativo, e che lascia intatti gli aspetti sostanziali della vita quotidiana nella società industriale - pardon! postindustriale. D. Appunto, hai parlato adesso ironicamente di società postindustriale, argomento che è al centro del discorso postmodemista, come ad esempio in Lyotard. Vuoi precisare meglio il tuo pensiero? R. Ebbene, questa è la pane più contraddittoriadi !Uttoil discorso. In fondo, per me il tema del postindustrialismo come viene teorizzato soprattutto da una certa cultura americana di destra fa leva su una visione dello sviluppo del sistema sociale che sarà fortemente segnato dalla crescita dell'informatica distribuita. A ben guardare non c'è in questa visione nessuna componente di revival culturale, e quindi la connessione col postmodernismo in architettura appare veramente arbitraria. A cura di Omar Calabrese Controltlotalee liberazione 'O "' William Burroughs The cities of the red night New York, 1981 Le Job (entretiens avec Daniel Odier) Paris 1968 The invisible generation (tr. it. «La Rivoluzione elettronica», in È arrivato Ah Pook Milano, 1980 The aked Lunch Trad. it., li pasto nudo Milano, Sugar J.F. Lyotard La condizione post-moderna Milano, Feltrinelli, 1980 pp. 142, lire 4.000 Paul Virilio Vitesse et politique Paris, Galilée, 1977, sip. Esthetique de la disparition Paris, Balland, 1980, sip. Alvin Toffler The Third wave New York, 1980 Alain Medam New York Terminal Il pesce solubile Bologna, 1981 Ogni discorso sull'opera di William Burroughs ci porta al tema della post-modernità. Per il momento si tratta di trovare le linee per una definizione del post-moderno. Possiamo parlare di società informatizzata· (come fa J.F. Lyotard ne La condition post-moderne) o di società elettronica (come dice Alvin Toffler in The Third Have) - comunque rischiamo di coglierne solo alcuni aspetti, non ancora l'intero quadro. Quello che ci sembra comunque necessario è liberarci (inevitabilmente con un gesto di fastidio) del cretinismo degli antiquari del Moderno (à la Cacgj:, ciari, per intenderci): professori che e:,. non riescono a parlare del dopo se non ...... oO °' ~ in termini di nostalgia del prima, che non riescono a parlare della realtà diffusiva se non in termini di crisi della ~ realtà monolitica e centrica, che non o riescono a parlare del penisero mitico- } elettronico se non in termini di crisi della Ragione e via rimemorando. Certo però, le definizioni del postmoderno che riescono ad uscire dal punto di vista totalizzante ed unitario colgono finora solo alcuni aspetti - non ancora l'intero quadro di funzionamento. E non vi è contraddizione fra l'affermazione preliminare del venir meno di meccanismi di totalizzazione e l'intenzione teorica di una teoria complessiva del funzionamento del molteplice. È la logica delle Differenze che richiede di esser teorizzata e tematizzata: il principio di concatenazione degli irriducibili, il principio di funzionamento di un sistema di sistemi fra loro incommensurabili, e - letteralmente - ingovernabili. Lo sforzo che ci proponiamo - non nel breve spazio di questo articolo, ma nel lungo percorso di una ricerca da svolgere. La molteplicità di direzioni del discorso di William Burroughs sembra presentarsi come una introduzione al fitto intreccio che definisce il post-moderno. Cerchiamo di seguire questo intreccio. «Uno stato di polizia funzionante non ha bisogno di polizia», dice Burroughs. Una società compiutamente totalitaria - una società totalitaria nel senso del totalitarismo post-politico e post-moderno che si instaura sotto i nostri occhi - non ha bisogno di una funzione separata di dominio, di imposizione. JI dominio si incorpora, si intreccia nelle socialità esistenti, si fa modalità di assiomatizzazione, modo di funzionamento del corpo e del cervello degli individui esistenti e delle socialità esistenti. Burroughs parla di questa incarnazione del Dominio nel cervello e nel corpo della società partendo ad esempio dal discorso sulle droghe. «L'eroina è la quintessenza del monopolio e del possesso... il prodotto ideale, la merce ultima. Non occorre nessun discorso di propaganda per la vendita. li cliente prega di poter comprare ... Il mercante di ero non vende il prodotto al consumatore. ma vende il consumaAnnibale Carracà Franco Berardi Bifo tore al suo prodotto ... Egli non migliora o semplifica la sua merce. Egli degrada e semplifica il suo cliente. L'ero costituisce la formula fondamentale del virus del 'male': l'Algebra del bisogno. La faccia del male è sempre la faccia del bisogno totale» (W. Burroughs, Il pasto nudo). Eccoci di fronte al paradigma di un funzionamento perfettamente totalitario del sociale: una società in cui il potere si assenta, si toglie come Governo esplicito e dichiarato, in cui il potere non governa, non parla, non propone leggi- in cui la politica come pratica del Dominio non è più né utile né necessaria - perché è il corpo stesso, il cervello stesso ad essere percorso da questo flusso che è la assuefazione, la dipendenza. L'algebra del bisogno è la forma del Dominio reale fattosi carne e sangue della socialità esistente. Come si verifica questo processo, questa instaurazione del totalitarismo post-politico che costituisce la forma post-moderna del potere? L'opera di Burroughs è un discorso sul controllo totale. Questo suo discorso ci pare dispiegarsi su due direttrici fondamentali - che sono le direttrici che ci interessano: le sostanze che introducono il bisogno, che producono dipendenza nel corpo e nel cervello. E le tecnologie comunicative che costituiscono le condizioni della percezione, dell'interazione comunicativa e pratica, che costituiscono la rete linguistica ineludibile del dominio. Che costituiscono la rete di percezione dominante della Realtà, e dunque costituiscono la Realtà ste_ssa,almeno, la Realtà esistente che si pretende unica. Body contro! - Mind contro!. Il controllo sulla socialità si istituisce attraverso una predisposizione delle condizioni di interazione, di comunicazione e di sopravvivenza, che costituiscono le condizioni di percezione del reale. li idea di William Burroughs è che il Dominio sia incorporato e diffuso da un virus, non da apparati. Il virus che si installa nel corpo stesso 'degli individui e che costituisce la condizione di socializzazione. Virus che vivono in simbiosi con gli individui • socializzati, costituendone la condizione di percezione e di autopercezione quindi di sopravvivenza. Cioè virus che producono una mutazione biologica (biochimica, neurofisiologica. quindi comportamentale) del corpo e del cervello degli individui socializzati. Indichiamo qui un'altra direzione del discorso sul post-moderno. li rapporto fra militare e civile. La tesi che si avanza (ad esempio da parte di Virilio) è che il passaggio a cui stiamo assistendo veda una presa di potere del militare sul civile fino ad una vera e propria eliminazione del civile da parte del militare. Attenzione. Non dobbiamo però più pensare al Militare come qualcosa di esterno - come una funzione del Politico, del Governo-, ma come ad una modalità di organizzazione, di strutturazione della società esistente, del suo corpo, del suo cervello, delle sue reti di comunicazione e delle sue forme di reattività e di percezione. In questo modo cominciamo a capire in che senso l'informatizzazione del sociale rende possibile l'instaurazione di un totalitarismo che non ha più nulla a che fare con il Governo Politico, con la sovrapposizione di una razionalità politica che dirige dall'esterno e dall'alto-ma che è invece innervarsi di un flusso che circola nelle vene del sociale (come l'eroina nelle vene del tossicodipendente) costituendone insieme le modalità di autopercezione e di semiotizzazione,le condizioni di comunicazione e di intersezione e le forme di comportamento e di attività. L'algebra del bisogno è il sistema di funzionamento di questa dipendenza da un sistema ripetitivo ed ossessivo del reale- è la dipendenza dalla forma esistente del reale, è l'autogestione del modo di produzione e riproduzione da parte di individui ossessionati dal bisogno di ripetere e di ritrovare continuamente la stessa costellazione di segni per potervisi orientare verso il ritrovamento della sostanza semiotizzante dalla quale dipendono, dalla quale sono intossicati. Non ha nessuna importanza che gli individui «obbediscano» a leggi scritte o rispettino autorità formali. o rico!1oAmonie Van Dyck scano o partecipino ai rituali del Governo Politico. Tutto questo viene meno; resta una farsa (a cui l'imbecillità dei politici e la viltà degli intellettuali, per esempio italiani, corre dietro per non aver nulla da fare, o per mettersi al riparo dalla realtà). Ma la società può sfasciarsi, dissolversi, disgregarsi, decomporsi, per quel che riguarda il suo corpo concreto, la sua materialità. Questo in effetti accade: vedi l'aspetto sempre più decomposto e fatiscente delle grandi metropoli postmoderne in cui la vita quotidiana appare sempre più deriva senza direzione ed in cui le interconnessioni concrete fra gli uomini, le relazioni umane concrete sono sempre più aleatorie ed improbabili - in cui il corpo concreto, il corpo erotico di ur. individuo diviene sempre più intercambiabile, in cui l'incontro, l'appuntamento viene sostituito dall'intersecarsi casuale di corpi senza significato identificabile. Nessun problema per il dominio. L'importante -'!che il funzionamento astratto, le nonne di semiotizzazione e le condizioni di percezione-interazione siano - in sé - algoritmi di un Dominio che si materializza poi attraverso flussi di dipendenza. La sottomissione del civile al militare è quindi realizzata attraverso una militarizzazione crescente delle condizioni di semiotizzazione della realtà sociale. Militarizzazione della ricerca e della comunicazione - militarizzazione dei circuiti di informazione e di scambio, militarizzazione dei trasporti e dei nodi di intersecazione, militarizzazione delle fonti di energia. Non occorre che gli individui obbediscano alle leggi. Semplicemente, le condizioni di socializzazione passano attraverso nodi ineludibili che organizzano la percezione del reale e l'interazione secondo regole astratte di militarizzazione. In questo senso la velocità, la velocificazione di ogni circuito di scambio (dai trasporti all'informazione, alla circolazione finanziaria) su cui Virilio ha scritto le cose più interessanti, costituisce uno dei principali mezzi di sottomissione e di militarizzazione. I corpi concreti si muovono con lentezza umana: le lotte operaie si diffondono con lentezza, l'informazione concreta si diffonde con lentezza, la conoscenza umana procede con lentezza, l'erotismo richiede il lungo tempo delle carezze e degli sguardi. Tutto questo è abolito, cancellato, oppure sottomesso, de-potenziato, privato di consistenza reale dalla velocità della comunicazione telematica,

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