Alfabeta - anno III - n. 26/27 - lug.ago. 1981

M. McLuhan Gli strumenti del comunicare Milano, Garzanti, 1977 pp. 373, lire 3.500 Jean Baudrillard cD tattile e il digitale,. e «L'iperrealismo deUa simulazione,., in Lo scambio simbolico e la morte Milano, FeltrineUi, 1979 pp. 225, lire 10.000 Ftlippo Tommaso Marinetti cD tattilismo,., in Comoedia, gennaio 1921. ora in Marinetti e il futurismo Milano,Mondadori, 1973 pp. 482, lire 3.000 T empo fa avevo provato su queste pagine a riandare per una storia. La storia di quella sintesi dei sensi nonché delle arti che - nella prima e seconda accezione del termine estetico - va sotto il nome di sinestesia ( «Elettriche sinestesie,., inAlfabeta, gennaio 1981). Mi ero fermata allora sul capitolo diciamo penultimo di quella storia, la sinestesia nell'avanguardia storica. Mentre scrivevo quel capitolo mi succedeva però di pensare continuamente al capitolo dopo, cioè all'ultimo, a quello di adesso, di interrogarmi su quest'ultimo, su che legami intrattenesse con quel penultimo, o addirittura se in quello non fosse magari già bella iscritta anche la storia di questo. Dicevo l'altra volta del filo di questa storia che, dipanatosi anticamente nella realtà, da gran tempo era entrato nel sogno; e parlavo della sinestesia dei moderni come perdita, sogno, rifiuto o nostalgia. Rifiuto di un io «cogitante,. tutto mente, sensorialmente deprivato, astratto e diviso oltre che nel modo di lavorare anche in quello di percepire e sentire. E rifiuto della sua parola, quella gutenberghiana fredda e vuota, e poi persin manipolata e falsa quando diventa strumento privilegiato della prima comunicazione di massa. Sogno invece di una dimensione sensoriale profonda e totale, e di una comunicazione totale, che si avvalga non soltanto di segni da decifrare mentalmente. ma anche da percepire sensorialmente, visivi o tattili o acustici. Solo che proprio mentre scrivevo della sinestesia come della storia di un sogno, avevo la sensazione che di bel bello, senza che nessuno se ne accorgesse, il filo di quelJa storia avesse smesso da un pezw di snodarsi nel sogno per entrare di nuovo nella realtà, e che la sinestesia fosse di nuovo divenuta ampiamente reale. Se il moderno di ieri, ancora nel segno di Gutenberg e di Cartesio, sarà stato magari sensorialmente deprivato, l'ultramoderno di oggi proprio per niente, perché basta andare in giro, in discoteca o nei negozi per giovani per avere il sensorio bersagliatissimo otticamente, acusticamente da fantasmagorie multimediali suono-colore in movimento che il Suono giallo di Kandinsky è in confronto ben povera cosa. E la stessa informazione o comunicazione di massa ha tolto da un pezw l'esclusiva e anche il privilegio alla povera parola gutenberghiana statica, impoverita e astratta, per mimare piuttosto una iridescente e corposa comunicazione totale, non solo mentale e scritta, ma visiva, acustica, tattile, cinetica. Mi veniva anche un dubbio però. È proprio il filo di quella storia che è rientrato nella realtà, o non sarà per caso invece il filo di un'altra storia che viene a coincidere a un certo punto con questa e si diverte a simularla cosi bene? È quell'antico sogno realizzato, oppure questa nuova realtà sinestetica simula soltanto, in una perfetta contraffazione, quell'antichissima sinestesia dei primordi e quella del sogno per cui siamo andati? I nesperta in materia sono andata a vedere quel che ne dicono gli esperii. McLuhan in primis, naturalmente, e ho trovato un passo, probabilmente notissimo, che però val la pena di citare per intero: «La sinestesia, cioè l'unificazione dei sensi e una vita tempo ai poeti, ai pittori e in genere agli artisti occidentali un sogno irraggiungibile. Essi avevano constatato con dispiacere e con sgomento la frammentazione e l'impoverimento della vita immaginativa dell'uomo alfabeta occidentale a partire dal Settecento ... Ma non pensayano che i loro sogni potessero realizzarsi nella vita quotidiana attraverso l'azione estetica della radio e della televisione. Tuttavia queste massicce estensioni dei nostri sistemi nervosi centrali hanno fornito all'uomo occidentale una razione quotidiana di sinestesia ... Bene o male, l'immagine televisiva ha esercitato effetti unitari e sinestetici sulla vita sensoriale di queste popolazioni intensamente alfabete che non li subivano più da secoli,._ (Gli strumenti del comunicare, p. 327.) «Bene o male,. sembrerebbe dunque per McLuhan trattarsi proprio della realizzazione di quell'antichissimo sogno. Infatti se il mass-medium stampa è una comunicazione unilaterale fondamentalmente mentale, statica, fredda e distanziata, i nuovi massmedia radio e TV, estensioni elettriche totali del sensorio, attivano e coinvolgono tutti quanti i nostri sensi. Sono cioè media detti «tattili» poiché il tatto, che per sua natura si rivolge non alla mente ma al corpo, abolisce la distanza, tocca e avvicina, e perché per McLuhan il tatto, piuttosto che un semplice contatto della pelle e d'un oggetto, è un «modo di percepire totale, sinestetico e tale da coinvolgere tutti i sensi in un'interazione reciproca». Corpo totale dei media che attiva tutto il corpo. E sembra proprio che sul concetto di tattile si snodi oggi il discorso della sinestesia, i suoi pro e i suoi contro, i suoi dritti e i suoi rovesci. Il «tattile» viene infatti ripreso, in modo per la verità assai meno entusiasta e baldanzoso, da Baudrillard. Ilquale, pur rifacendosi ampiamente a McLuhan - oltre che all'altro acuto osservatore del tattile, il Benjamin dell'Opera d'arte 11ell'epocadella sua riproducibilità tec11ica - manifesta però maggiori perplessità. Del totale coinvolgimento «tattile» operato dai mass-media Baudrillard sembra sottolineare gli aspetti più che di caldo e franco contatto, di subdola e invadente penetrazione, manipolazione, suasione. L'utero avviluppante e fusionale dei mass-media con la sua stimolazione sinestetica diffusa e capillare, inaugurerebbe, eliminato lo spazio della repressione, lo spazio del controllo e del condizionamento totale. Poiché nella comunicazione tattile. diversamente che in quella gutenberghiana dove «la distanza è maggiore e la riflessione sempre possibile,., non c'è distanza, c'è contatto, invasione, coinvolgimento, o bombardamento, di tutti i sensi (Lo scambio simbolico e la morte: li tattile e il digitale). Si va verso «l'ambiente totale, fusionale, estetico». È l'avvento, secondo Baudrillard, della «grande Cultura della comunicazione tattile, sotto il segno dello spazio tecno-lumino-cinetico e del teatro totale spaziodinamico». E a questo punto Baudrillard annota pure: «Non si può che_pensare con humour nero al teatro totale di Arta ud, al suo teatro della crudeltà, di cui questa simulazione spaziodinamica è l'abietta caricatura» (Lo scambio simbolico e la morte: L'iperrealismo della simulazione). L'universo «tattile» di oggi, il mondo ridiventato iridescente di plurimi sensi, tutto «son e lumière» in movimento, non sarebbe quindi per Baudrillard la realizzazione, ma piuttosto !'«iperrealistica» simulazione o contraffazione di quell'antico sogno sinestetico. Di quel sogno che tanta suggestione ebbe anche su Arta ud (come già su Novalis o su Blake o su Rimbaud o su Baudelaire o su Kandinsky o su Lawrence) e tanta parte nella sua denuncia della parola vuota, nel suo tentativo di riempirla sensorialmente, fisicizzandola, tramutandola in vibrazione e «sortilegio», o nel suo desiderio di «teatro totale»; fatto di profonde stimolazioni multisensoriali, di colpi «crudeli» su «tutta la sensibilità nervosa disponibile». (Ma forse già Artaud a un certo punto si accorse dell'insidia, quando mollò tutto e negò la dimensione della rappresentazione e dello spettacolo.) Anche per Baudrillard dunque l'antichissimo ritorna nel moderno, ma solo in farsa o in deformata simulazione. E simulazione non soltanto nell'ovvia accezione di riproduzione tecnica artificiale, ma perché viene stravolto e deformato il senso stesso della sinestesia: dalla trasgressione all'organizzazione del consenso, dallo spaCola Petruccioli zio del desiderio a quello del potere, dalla liberazione alla manipolazione, dalla totalità del senso, insomma, alla totalità del con-senso. R ischi e insidie della totalità che, nasca come nasca, va sempre a morire nell'amministrazione totale? Oppure insidie del bombardamento tattile, dello shock, troppo intimamente connaturato alla civiltà tecnica (come aveva visto anche Benjamin) per poter essere usato contro di essa? Fatto si è che vengono in mente tante cose, di oggi ma anche di ieri. Soprattutto viene in mente l'altra metà della stori<!della sinestesia, quella che non porta la paternità di Nietzsche e Kandinsky, ma del fratello nemico, attaccato da ambedue: Richard Wagner. Accusato da Nietzsche di fare arte di massa (Nietzsche co111raWagner) e da Kandinsky di fare arte «esteriore» (Sulla composizione scenica) - il che, cambiato il gergo, voleva poi dire suppergiù la stessa cosa -, il teatro totale wagneriano, ricco di fasti e di evasioni, rappresenta l'altro versante della sintesi dei sensi e delle arti, quello della sinestesia non esotericaeversiva per pochi, avanguardistica, ma monumental-demagogica per molti, seduttrice e trascinatrice del «popolo» alias masse. Viene in mente quella recente, scintillante e geniale, ricostruzione del potere come spettacolo che sono i films di Syberberg, dove la spettacolarità wagneriana, che ha il pregio se non altro di disvelare in partenza alcuni meccanismi perché nasce chiaro e tondo come asservita al potere (nella fattispecie Luigi di Baviera, il Ludwig dell'omonimo film di Syberberg), diventa madre di tutte le spettacolarità di stato e dei mass-media stessi. Viene in mente anche la merce - spettacolo e le famose esposizioni universali, dove la merce, dato che per definizione deve vendersi, dava spettacolo di sè bersagliando ilsensorio del pubblico con le più svariate fantasmagorie sonore-luminose-cinetiche o con teatralizzazioni svariatissime per sedurre e invitare all'acquisto (si veda a tal proposito la descrizione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1900 in A. Abruzzese, Forme estetiche e società di massa, Marsilio, Padova, 1973). Perché il sistema, sempre più vorticosamente produttivo, richiede la formazione di quell'«uomo sociale» totalmente «socializzato» ovvero sotto controllo, condizionato, persuaso, consenziente, manovrabile e «partecipante», se no chi gli compra più i prodotti? E perché lo spettacolo, grande organizzatore di tal consenso, condiziona e persuade tanto più e tanto meglio se con mezzi tattili-sinestetici può investire tutto il corpo, toccare, sollecitare e coinvolgere a ogni livello sensoriale. E viene in mente il futurismo che, inglobando la sinestesia nella sua vocazione sintetica e simultaneista, nelle «compenetrazioni sumultanee della vita moderna», non la collocava - come il simbolismo, l'espressionismo e poi Arta ud-sul fronte del rifiuto della tecnica e dei mass-media, ma se mai sul fronte del rifiuto di un mass-medium «passatista» quale la stampa, a favore dei «futuri» mass-media allora agli albori quali radio e cinema, futuristicamente anticipando e accelerando l'avvento della comunicazione di massa non più prevalentemente gutenberghiana, ma sonora, cinetica, visiva, insomma sinestetica di oggi. E a proposito dell'ambiente totale fusionale e tattile di Baudrillard viene in mente quell'altro acuto lettore del post moderno che fu Marinetti, il quale diede l'anticipazione e metafora forse più grandiosa e perfetta di tutto questo utero multistimolo multisensoriale, questo spazio coinvolgente, avvolgente, suasivo, persuasivo di oggi nel suo scritto li Tattilismo, dove, insieme all'arte della pelle e del contatto, all'educazione del tatto, ai teatri tattili ecc., proclamava persino avviluppanti e solleticanti «camere tattili», con «pavimenti e muri formati da grande tavole tattili, valori tattili di specchi, acque correnti, pietre, metalli, spazzole, fili leggermente elettrizzanti, marmi, velluti, tappeti che daranno ai piedi nudi dei danzatori e delle danzatrici un piacere variato»! E c'è da dire che la differenza non solo c'è ma si vede: la sinestesia futurista sembra talvolta proprio una «simulazione» di quell'altra, sembra farle «iperrealisticamente» il verso buttandola, come butta tutto quanto, in pagliaccesco o buffonesco. Non è quella sinestesia antichissima che, esoterica e sacrale, passava dalla certezza di un Bohme al sogno di Rimbaud o di Baudelaire o di Arta ud, profonda e kandiskyanamenle «interiore», è piuttosto la sua versione farsesca, una sua simulazione deformata ed «esteriore». E forse proprio perché ne è la parodia modernista, la sinestesia futurista sottolinea tanto la tattilità, il «ti tocco, ti !aggiungo dovunque, ti avviluppo e li avvolgo dall'esterno». E il tono buffonesco-pagliaccesco spesso fastidioso nei futuristi è forse l'unico tono rigorosamente coerente al «futuro» universo sfrenatamente iperrealistico della simulazione e dell'artificio totale, che essi già preannunciavano.

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