Metaforae"Pfu,,ncicloped Pier Marco Bertinetto «Metafora co (n) testo intertesto. Per una caratterizzazione della metafora poetica>, in AA. VV., Simbolo AllelC)ria Metalont Padova, ed. Liviana, 1980 pp. 288, lire 16.000 Umberto Eco «Metafora>, in Enciclopedia, IX Torino, Einaudi, 1980 pp. 1027, lire 60.000 Samuel Levin The semantics of metaphor Baltimore, The Johns Hopkins University Press, 1977 e bi ha sempre vissuto le classificazioni della retorica in modo simile a quelle della botanica e cioè con un misto di ammirazione e noia, si rallegri: mentre i lussureggianti nomi delle Caladiums, dell' Alocasia Metallica, dell'Anthurium e delle Cypripediums potranno estasiare ancora negli anni i Des Esseints, la retorica sembra avviarsi a una drastica riduzione delle sue specie. Umberto Eco, nella voce «Metafora> scritta per l'Enciclopedia Einaud~ sostiene infatti che molte delle minuziose classificazioni stratificate nei secoli in ambito retorico anziché costituire un patrimonio d'analisi hanno gettato fumo negli occhi soprattutto per quanto riguarda proprio la metafora. Si è sempre fatta distinzione ad esempio fra sineddoche del tipo ~ (o concettuale) e sineddoche del tipo 1t(o materiale): nella prima si sostituisce un termine più generale a quello più particolare o viceversa («arma» per pugnale o «betulla> per albero); nella seconda invece una parte sostituisce il tutto o viceversa («lama> per pugnale o «battello> per timone). La metonimia è invece definita sulla base di una relazione di contiguità che il Gruppo µ chiama coappartenenza a una totalità materiale: «A titolo esemplificativo analizziamo la frase Prendete il vostro Cesare detta, da un professore che propone ai suoi allievi di continuare lo studio del Del Bello Gallico. Il termine intermedio sarà la totalità spazio-temporale comprendente la vita di Cesare, i suoi amori, le sue opere letterarie, le sue guerre, la sua epoca, la sua città. In questa totalità del tipo x, Cesare e il suo libro sono contigui>. (1) Ora, Eco fonda una specie di «imperialismo metonimico> riducendo anche le relazioni sineddochiche, che abbiamo visto, a questa coappartenenZll a una totalitàmateriale. Non bisogna lasciarsi fuorviare dal termine, tuttavia: questa totalità materiale non è il mondo, non pretende cioè di rappresentare fedelmente relazioni ontologiche ma è l'encicwpedia, l'insieme delle nozioni, convinzioni ecc. che una data cultura condivide. Eco propone cioè di considerare qualsiasi tipo di proprietà o relazione come un caso di contiguità: dal mondo reale presupposto, ad un modello semantico o-dimensionale, basato su un processo di semiosi illimitata.( 2 ) Non ci sono più, in altri termini, relazioni semantiche privilegiate o percllf più astratte o perché,virevena, più concrete, più vicine all'esperienza percettiva. Una volta pertinentizzato l'oggetto, è ugualmente importante la sua forma, il suo colore, la sua funzione, la sua causa, la materia di cui è fatto ecc. Dice Eco: «Se si registra tutto il sapere enciclopedico intorno a una data unità culturale, non esistono nozioni fuori dal contenuto concettuale. La foglia è un sema del semema albero tanto quanto lo è il seme, anche se la prima vi appare come componente morfologica e il secondo come causa e origine> E la metafora? In un certo senso anche la metafora è «una metonimia che ignora se stessa». Infatti si ha metafora quando si sostituisce un semema con un altro semema sulla base di una o più prop_rietà comuni ad entrambi, mentre si ha metonimia quando si sostituisce il sema col semema o viceversa. Ma un'enciclopedia esaustiva «dovrebbe registrare anche che il semema x ha la proprietà di avere una proprietà uguale al semema y». Se per secoli, insomma, si dice che le guance di una fanciulla sono come le rose, la rappresentazione semantica di tali guance comprenderà la proprietà «come di rosa» e la sostituzione diventerà del tipo sema/semema, cioè metonimica. e on questa concezione di tipo pragmatico contrasta il tentativo di Levin di rendere conto di una semantica della metafora espellendo invece completamente, per consapevole scelta metodologica, qualsiasi elemento che non appartenga al contenuto concettuale di un termine ed escludendo cosi ogni conoscenza di tipo fattuale, enciclopedico come la relazione pars pro toto e tutte le proprietà che un termine acquista in ogni suo possibile contesto. Una teoria semantica di questo tipo sa rendere conto dunque solo di figure basate sulla relazione genere/specie lasciando fuori le sineddochi in n e soprattutto quella che è forse la modalità più completa del meccanismo metaforico, l'analogia o metafora del IV tipo (come ad esempio: /scudo di Dioniso/=/coppa di Ares/). L'autore critica Chomsky, Ziff e Katz perché creano delle regole suppletive allo scopo di escludere le frasi semanticamente devianti dalla grammatica invece di potenziare l'apparato grammaticale rendendolo capace di fornire un'interpretazione anche a queste frasi. Sulla strada, già tracciata da Weinrich (3)delle Transfer Rules, Levin elabora una teoria semantica (T) in grado di dare un'interpretazione a espressioni devianti come ad esempio /th"e stone diedi. Noi non lo seguiremo in tutti i complessi passaggi previsti da (T). Si impongono piuttosto due osservazioni: per prima cosa, Levin afferma di non avere nessuna stima per una teoria semantica che non sappia rendere conto del linguaggio poetico ma non si vede come possa pensare a colmare questa lacuna sulla base delle sole voci di dizionario; in secondo luogo, l'esclusione da (T) della metafora . vera e propria non fa che confermare indirettamente la natura enciclopedica di questa figura. E infatti; come si è visto, Eco predispone per la trattazione della metafora •un modello semantico enciclopedico. Ma non lo ritiene ancora sufficiente. Quando una metafora si trova nel suo contesto dovremo individuarne un tema o topic, scegliere un percorso d'interpretazione o isotopia e far riferimento a frames o sceneggiature intertestuali che permettano di dare una direzione previsionale al discorso. ( 4) In altri termini, la metafora è trattata come un vero e proprio testo e alla semantica componenziale si aggiungono gli strumenti della teoria testuale. Diciamo di più: è trattata come un testo narrativo o suscettibile di sviluppi narrativi: alcune metafore non possono essere capite senza una semantica dei casi che preveda un soggetto, un oggetto, un contragente ecc. ovvero una teoria simile a quella greimasiana degli atlanti. L'esempio già citato dello scudo di Dioniso e della coppa di Ares implica che si conoscano le attitudini dei due personaggi mitologici, i loro scopi, gli strumenti che usano. Una rappresentazione di tipo narrativo, dice Eco, è ottenibile anche per i sostantivi se li si considera risultato di un'operazione produttiva che comporta un soggetto agente, un fine, una materia da manipolare. Nella rappresentazione di un sostantivo /x(entrano cosi le quattro cause aristoteliche: efficiente (A chi produce x); formale (F aspetto dix); materiale (Mdi che cosa è fatto x); finale (P a cosa serve x). D i gradino in gradino l'ambito della metafora si è cosi allargato. Per poterla interpretare sono necessari gli stessi strumenti necessari all'interpretazione di un vero e proprio testo e questo perché, pur consistendo solitamente di poche parole, la metafora condensa di fatto una serie di operazioni semiotiche cosi complesse da equivalere a quelle di un lungo testo. Eco paragona il lavoro metaforico a quello del sogno e del motto di spirito che spesso si avvalgono di una breve o brevissima espressione per veicolare contenuti molto complessi. In particolare Eco paragona il lavoro metaforico a quello di condensazione e spostamento e alcuni passi dell'Interpretazione dei sogni sembrerebbero dar credito a questo parallelo: «Gli spostamenti che abbiamo presi in considerazione si sono rivelati sostituzioni di una determinata rappresentazione con un'altra, in qualche modo contigua ad essa da un punto di vista associativo, e sono stati posti al servizio della condensazione, perché in questo modo al posto di due elementi viene accolto nel sogno un elemento comune intermedio». (S) Anche Fornari nel suo / fondamenti psicanalitici del linguaggio in cui tenta di gettare un ponte fra i risultati della linguistica e quelli della psicoanalisi freudiana, dice che «la metafora nel suo costituirsi mette in atto processi di condensazione e spostamento, nel senso che riduce ad una relazione tra un significante e un significato una relazione fra quattro sigr.ificanti e quattro significati». ( 6) Tuttavia il rapporto fra termine metaforizzante e termine metaforizzato è diverso da quello fra contenuto manifesto e contenuto latente. Schematizziamo nel modo seguente la relazione metaforica, secondo un suggerimento di H. Weinrich (7) e di Eco stesso: «A è per così dire B»: dalla contiguità semantica che li caratterizza in un contesto dato, il termine metaforizzato e quello metaforizzante derivano un'attrazione semantica reciproca, un'interdipendenza «gravitazionale» che è poi il significato ultimo, completo della metafora. Nel sogno e nel motto di spirito invece questa confusione semica è solo un incidente, risolvibile, sulla strada della corretta interpretazione. Inoltre il sogno non funziona come un'allegoria o come una metafora continuata in cui un'isotopia di copertura si organizzi coerentemente a un'isotopia soggiacente. Lo spostamento onirico tradisce la censura proprio tradendo l'ordine delle topicalizzazioni, organizza cioè un'allegoria sfasata, ingannatrice: «Ciò che nei pensieri del sogno è palesemente contenuto essenziale» - dice Freud - «non viene necessariamente rappresentato nel sogno. Il sogno è per così dire diversamente centrato: il suo contenuto è imperniato su altri elementi, diversi dai pensieri del sogno». (8) Un 'ultima serie di osservazioni sulla I metafora nel testo letterario prenderà spunto da un saggio di Bertinetto che fa parte degli atti del convegno di Bressanone recentemente pubblicati. Questo lavoro appare particolarmente omogeneo a quello di Eco poiché affronta il problema della metafora partendo dal suo inserimento nel testo. Bertinetto fa notare che una metafora del discorso quotidiano non differisce in sé da una metafora letteraria ma solo per lo sfondo testuale in cui si colloca. li carattere autoriflessivo del discorso letterario rende intrinsecamente definibili i termini che contiene: in altre parole, il significato di ogni segno dipenderà più strettamente dai segni contigui, dal cootesto e dall'intertesto che non nel discorso normale o in quello scientifico (che avrà all'opposto il massimo grado di esodefinibilità). Nei termini usati da Eco potremmo dire che le nozioni necessarie per comprendere una metafora in letteratura sono molto più numerose di quelle che occorrono nel discorso non letterario. L'aumento di correlazioni strettamente personali, inerenti cioè a quello che con un termine forse un po' antiquato si può chiamare «il mito personale dell'autore», obbliga a un lavoro di lettura di tutto il corpus delle opere per poter ricavare, come nell'analisi del mito di Lévi-Strauss, dice Bertinetto, delle linee trasversali di significazione che scorrono attraverso le varie opere. Anche la maggior importanza dell'elemento intertestuale obbliga a una ricognizione più vasta, direi sconfinata, d·elle varie influenze di autori su altri autori. Tanto più che accanto alla tradizione letteraria in senso lato vi è una specifica tradizione metaforica che si estende anche al discorso normale e che struttura prevalentemente in campi me,taforici. H. Weinrich ( 9) fa l'esempio della lunga serie di metafore che hanno legato dall'antichità fino ad oggi il mondo finanziario e quello letterario (si pensi solo all'espression_e «coniare una parola»). Questa prospettiva riduce l'illusione dell'assoluta creatività del poeta collocando la singola metafora in un ambito secolare di convenzioni alle quali ogni autore soggiace con gradi diversi di consapevolezza. I nfine la struttura stessa del testo letterario, che ammette letture su più piani, anche in contraddizione logiéa fra loro, rende più densa la metafora che spesso, proprio per il suo carattere sintetico, si fa nodo di isotopie differenti, multiple, con modi diversi di interdipendenza, siano esse intrecciate (ricordiamo i connettori di isotopie greimasiani) o sovrapposta, come nelle metafore continuate, secondo un ordine gerarchico. Bertinetto mostra come la dinamica «letterale vs metaforico» si verifichi con continua inversione di segno in poesia. Porta come esempio «Scalpitìo», di Giovanni Pascoli, in cui c'è la descrizione di un cavaliere che galoppa. Questa corsa è sì misteriosa, poiché non si sa di chi si tratta, ma è ambientata naturalisticamente: la pianura deserta che viene attrayersata, gli uccelli che fuggono impauriti ecc. Solo all'ultimo verso si viene a sapere che lo sconosciuto cavaliere è la morte equesto ci costringe a rileggere anche i versi precedenti in chiave metaforica. «Qualunque testo» - dice Bertinetto- «anche di natura prettamente utilitaria, può sfruttare siffatti procedimenti allegorici, es-ibendo la propria
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