zione di valore ma dalla pura attività, dalla potenza appropriativa, appare ancora più astratta. Tuttavia a mano a mano che Negri prosegue il suo lavoro di scavo dalla fase utopistico-rinascimentale del pensiero spinoziano («Dio è tutto») alla «disutopia» della maturità («tutto è Dio>), emergono i connotati materialistici di questa sostanza soggettiva: la potenza appropriativa non è mistico attributo dell'uomo ma potenza materiale dell'essere sociale, fisica dei comportamenti collettivi. L'orizzonte del progetto costitutivo dell'essere è l'orizzonte della modalità, della molteplicità; esso è completamente costruito dal concreto operare umano e dalla necessità della libertà ed autodeterminazione di tale operare. Negri indica il livello più alto del progetto nelle parti più schiettamente politiche dell'opera di Spinoza, in quella peculiare concezione «repubblicana» che nega la trascendenza dello Stato nei confronti della società civile. Se la società costruisce al suo interno delle funzioni di comando, ciò non significa che esse siano scindibili dallo sviluppo della forza produttiva, anzi: il potere- la rappresentazione simbolica dell'unità del corpo sociale nella figura del sovrano - è subordinato alla potenza sociale, all'operare concreto della «multitudo» che detiene tutta la progettualità costitutiva del reale, del mondo (e quindi anche tutta la progettualità costituzionale). Potenza versus potere quindi, e tentativo di modificare il concetto stesso di politico: non dominio ma immaginazione e costituzione («il politico è la metafisica dell'immaginazione, è la metafisica della costituzione umana del reale, del mondo»). Costituzione politica e processo costitutivo del sociale coincidono; filosofia politica «anomala» perché fonda la costituzione sulla pragmatica del conflitto sociale, sull'antagonismo dei soggetti sociali. Anomalia «selvaggia» perché l'opposizione potere/potenza - forma/ elementi costitutivi del rapporto sociale, diviene assoluta nel momento in cui il potere si trasforma da pura contingenza in trascendenza, in dominio sulla potenza. Se l'anomalia spinoziana può apparire almeno in parte riconducibile alla peculiarità del Seicento olandese (cfr. Cap. 1°, L'anomalia olandese), ciò che la rende selvaggia, che la proietta in una dimensione di assoluta inattualità, è la scelta di un pensiero che, del tutto isolato nell'orizzonte di un secolo che viene costruendo l'ideologia delle grandi funzioni di mediazione del mercato e dello Stato assoluto, costruisce una metafisica dell'unità e della pienezza del reale. L'inattualità, il carattere di «filosofia dell'avvenire», sembra essere l'attributo paradossale dei sistemi di pensiero nati da uno sforzo di determinazione immediata del reale, mentre i grandi sistemi idealistici si attualizzano proprio attraverso la mediazione trascendentale, la rimozione del reale. In questo senso Negri pone questo paradosso dell'inattualità come frontiera fra i materialisti Machiavelli, Spinoza, Marx e gli idealisti Hobbes, Rousseau, Hegel. Non è questa la sede più adatta per svolgere delle considerazioni critiche sulla possibilità di operare una separazione così netta fra materialismo e idealismo nel pensiero moderno. Nell'operarla, Negri, com'è suo costume, sollecita i suoi lettori a «prendere posizione», a schierarsi (e, per parte sua, si schiera, rivendicando l'appartenenza ad un filone di pensiero che ha sempre rifiutato di accettare la contingenza del potere). Di fronte a tale sollecitazione, mi limito qui a mettere in luce come essa abbia senso solo se si presuppone una continuità fra storia moderna e scenario postmoderno, premessa che concludendo il suo libro Negri formula esplicitamente come necessità di «riconoscere che lo sviluppo della cultura borghese non abbia completamente deturpato la storia delle sue origini». Credo che il dibattito sul progetto teorico di Negri vada aperto proprio a partire dalla tenuta, oggi a mio parere problematica, di questo presupposto. LadonnadiAdriennRe ich Adrienne Rich Esplorando il relitto (trad. it. Liana Borghi) Roma, Savelli, 1979 pp. 121, lire 3.500 ato di donna (1976) Milano, Garzanti, 1978 1be Dream of a Common Language: Poems 1974-1977 New York, Norton, 1978 On Ues, Seaets and Silence: Selected Prose 1966-1978 New York, Norton, 1979 Donne, poesia, cultura. Intervista a Adrienne Rich Nuova DWF, nn. 10-11, 1979 N ato di donna, il saggio che ha reso nota Adrienne Rich in Italia, merita un posto di primo piano alJ'internodella riflessione avviata dal movimento femminista sui modi di trasformazione radicale e complessiva della società (non solo quella occidentale), compromessa da troppe esclusioni, quella della donna innanzitutto. Partendo dalla propria traumatica esperienza di donna americana, modellata profondamente dalla «mistica della femminilità>, la Rich mette a nudo i meccanismi storici e ideologici con cui l'istituzione patriarcale della famiglia e del maternage ha sottratto alle donne l'essenza creativa della maternità, minandone l'identità fisica, psicologica e sociale. Il suo scopo finale non è comunque quello di restituire alle donne la «maternità> o di fare del maternage esteso agli uomini la linea politica di una trasformazione complessiva. Piuttosto ella invita le donne ad approfondire la conoscenza del proprio corpo (la cui capacità di generare è solo una delle potenzialità) e procedere parallelamente a una autonoma elaborazione di cultura e di politica. Queste iniziative, unite alla conquista di spazi all'interno dell'attuale sistema, permetteranno di sviluppare il patrimonio culturale delle donne, salvandolo dal ciclico oblio che ha finora costretto ogni risorgente movimento femminista a costruire sul vuoto. Se, come dice Lotman in La tipologùi della cultura, la cultura non è altro che un sistema di segni attraverso cui si tramanda l'informazione non genetica; se l'acquisizione dell'informazione è una delle condizioni essenziali dell'esistenza, la relativa appropriazione deve divenire, come suggerisce la Rich, il punto di partenza per la riconquista di un ruolo attivo nella società. Contro la marginalizzazione, il ritorno alla primitiva, mitica Grande madre, o all'inconscio e al silenzio, quali modalità «naturali» del femminile, la sua proposta fa i conti con la situazione attuale e da questa parte per trasformarla dall'interno senza idealistici salti indietro o aUineamenti. La definizione di saggio mal si adatta comunque a Nato di donna. Adrienne Rich intreccia difatti generi diversi come il diario, l'autobiografia, la riflessione antropologica e psicologica, adattandoli a un preciso disegno comunicativo. Nella scrittura, l'emotiMarina Camboni vità dei generi autobiografici, prodotta da uno stile giocato sull'iterazione di parole e di frasi è controllata - come nella frase che segue - da un processo discorsivo di progressiva generalizzazione e concett.ualizzazione che su di esso si innesta. «Le mie sofferenze individuali di madre - scrive la Rich - apparentemente private, le sofferenze individuali e apparentemente private delle madri attorno a me e prima di me (...) la regolamentazione del potere riproduttivo delle donne fatte dagli uomini in ogni potere totalitario e in ogni rivoluzione socialista; il controllo tecnico e legale che gli uomini hanno sulla contraccezione, sulla fertilità, sull'aborto (...) - tutte sono essenziali al sistema patriarcale». Il parallelismo delle frasi nominali, riprese e riassunte dal «tutte» dell'unica frase compiuta che funge da sintesi e da conclusione, provoca la partecipazione emotiva di chi legge, costruendo nel contempo un quadro e una valutazione della situazione. In questo modo la Rich unisce l'esperienza personale a quella di tutte le altre donne e trasforma il privato in politico. Nella prosa di Nato di donna riconosciamo infine l'uso di alcune tecniche poetiche che ribadiscono l'abilità e la vocazione della Rich poetessa. Anche in questo testo ella conferma la sua «volontà di cambiare», la tensione costante volta al superamento dei limiti già raggiunti che ha segnato il processo interno ai suoi nove volumi di poesie. Settimo della serie, Esplorando il re/iuo (Diving into the Wreck) le ha valso il National Book Award, riconoscimento dell'importanza storica oltre che intrinseca di questa raccolta in cui ella tenta di «rifare/ questa cosa di maglia che si trascina, questo tessuto d'oscurità/ questo indumento di donna, tentando di salvarne la matassa» (Quando noi morte ci sveglieremo). Le poesie, come il filo di ragno che spesso compare, simbolo della donna che tesse se stessa, devono divenire lo strumento per la costruzione dell'identità delle donne, i tessuti di una nuova cultura. In Esplorando il reli110, la poesia che dà il titolo alla raccolta, la sommozzatrice - come in un filmato delle imprese di Cousteau-si immerge nel mondo acqueo e cavernoso del femminile per ritrovare «il relitto e non la storia del relitto/ la cosa e non il mito», la realtà della donna quindi, libera dal mito che gli uomini le hanno costruito, quel misto di ansia che anima la loro im_maginazione e li spinge a sopraffarla. In fondo all'oceano il soggetto poetico raggiunge la propria identità: l'unità androginica originaria «io sono lei: io sono lui», unione che per la donna significa riconquista della propria metà maschile, repressa per aderire al ruolo femminile. La sequenza dei testi registra in seguito una trasformazione radicale dell'atteggiamento della Rich che con La fenomenologia della rabbia esce dalla .. ricerca nell'interiorità, per cfenunciare apertamente la distruzione operata dall'uomo, la dannosità del patriarcato che, attribuendo a un solo sesso la proprietà del linguaggio e della cultura ha distorto la realtà e defraudato la coscienza sociale di una sua parte. Il «perché» isolato con cui si conclude l'ultima poesia, Meditazione per un bambino selvaggio, sintetizza infine il distacco e la diffidenza che la porterà già con Nato di donna a rifiutare l'androginia e a uscire dalla fase di esplorazione del passato, dell'inconscio e della storia alla ricerca della donna che l'uomo ha nascosto. e on Sogno di una Lingua comune ella supera definitivamente la dimensione psicologica e ideologica per proiettarsi nella materialità ineludibile dei segni dell'essere, nel mondo dell'esistenza. Nelle poesie il deserto si sostituisce all'acqua, la linea orizzontale della superficie, a quella verticale dell'immersione nel profondo, «le regole si rompono come un termometro/ il mercurio si spande at-
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