Alfabeta - anno III - n. 23 - aprile 1981

rini lanciamissili a propulsione nucleare della marina americana di pattuglia nell'Atlantico o nel Mediterraneo, e le basi aeree di Torrej6n (vicino a Madrid), di Saragozza e di Mor6n de la Frontera (vicino a Siviglia). Gli Usa non sono, evidentemente, gli unici interessati. La Francia ha appena concluso contratti per la vendita di 72 Mirages, di sottomarini, elicotteri, della licenza per la produzione di carri AMX-30, di missili, ecc. La penisola iberica è un baluardo della civiltà occidentale. Il Portogallo è ancora in bilico dopo la rivoluzione dei garofani. Gli affari e le scelte ideologiche combaciano perfettamente. Vendere armi alla Spagna è si un affare, ma soprattutto è un'attività politica. Per la libertà, s'intende. Ben presto, l'agitazione sociale si estende a macchia d'olio. el settembre 1976 viene proclamato lo sciopero generale nel paese basco. I baschi chiedono che si ponga fine alle brutalità commesse dalla polizia e che vengano liberati i 200 esclusi dall'amnistia, quasi tutti baschi. La disattenzione a queste due sacrosante richieste spiegherà molte delle difficoltà nel risolvere successivamente il problema di Euzkadi. In verità, qualcuno ha insinuato che ilgoverno non ha mai voluto risolverlo per poterlo utilizzare a posteriori. I nostalgici del franchismo fondano Alleanza popolare nell'ottobre 1976, sotto la leadership di Manuel Fraga Iribarne. In novembre il primo sciopero generale blocca la Spagna. I sindacati chiedono la liberalizzazione dei partiti politici, in pratica la legalizzazione del Pc. L'anno 1976, prologo del nostro resoconto, si chiude con il referendum sulle istituzioni, in pratica con l'accettazione della monarchia. Votano il 77,4 percento degli aventi diritto e ilsì raggiunge il 94,2 per cento dei voti espressi. Anche formalmente la guerra civile è un capitolo chiuso - apparentemente. Gli intellettuali di sinistra hanno preconizzato l'asten ione, ma - si dice - cle masse non li hanno seguiti». Carrillo dice che il voto a favore della monarchia è una scelta tattica. GonzaIcsgli fa eco. Ma rimane il triste ricordo di una guerra - ora più inutile che mai - combattuta in nome della Repubblica. Forse in questo fatto si trova la chiave per capire l'apparente disaffezione degli spagnoli per le istituzioni del «nuovo» Stato spagnolo. Atto primo. Si apre con l'assassinio di 5 avvocati comunisti, il 24 gennaio 1977, e di 3 poliziotti il 28 dello stesso mese. Il governo compie una svolta a destra: Suarez sospende ogni manifestazione pubblica, riesuma il decretolegge di Franco sul terrorismo e lo lascia in vigore per un mese. La polizia scatena la caccia a sinistra, ma tutto fa capire che c'è in ballo un tentativo di golpe di destra. Gutierre~ Mellado deve farsi largo tra spintoni e insulti al funerale dei poliziotti. Il capo dello Stato Maggiore congiunto delle Forze Armate, Fernéndez Vallespin, dichiara: «Cè un piano golpista. asce qui, in Spagna, ma opera con forti appoggi dall'esterno. Ha come scopo di impedire la prosecuzione del processo di sviluppo democratico della Spagna» (El Pafs, 30 gennaio 1977). La rivista Cambio 16 scrive: cli golpe contava sull'appoggio della Nato» (31.1.1977). La stampa spagnola democratica è unanime nell'indicare nel generale Jaime Milan del Bosch, comandante della divisione corazzata Brunete, il capo della cospirazione. Tutta l'opposizione democratica chiede che la polizia venga sottoposta a controllo. La conclusione è unanime: in Spagna non c'è stata nessuna rottura col passato; l'apparato statale è ancora tutto in mano alle stesse forze politiche. Atto secondo. Il 10 aprile 1977 il Pce viene legalizzato. In verità, ciò si era reso necessario perché tutti gli altri partiti democratici si rifiutavano di partecipare alle prime elezioni legislative, fissate per il 15 giugno, senza i comunisti. Ma i militari non erano certamente d'accordo. Alcuni loro ministri rinunciano all'incarico. Il governo pubblica un comunicato nel quale si dice che il vertice militare aveva deciso di «accettare per patriottismo» il fatto compiuto della legalizzazione del Pc (12.4.1977). Il quotidiano di destra El Alcazar pubblica il testo integrale dei militari, mai smentito, che include due paragrafi omessi nelle dichiarazioni ufficiali: «l'esercito manifesta il suo disgusto vedendo come viene sporcata l'immagine del re per colpa del governo», e cin caso di necessità siamo pronti a risolvere il problema con altri mezzi». (El Alcazar 13.4.1977). Questa volta, c'era soltanto un profumo di golpe; ma la situazione si sarebbe messa meglio con le elezioni, dove l'Ucd, il partito di centro-destra formato in fretta e furia da Suarez, raggiungeva la maggioranza relativa con il 31 per cento e formava un governo minoritario. Tuttavia, i rischi erano ancora presenti perché il Psoe prendeva il 29 per cento dei voti. Il Pce, spauracchio franchista, arrivava al 9,8 per cento, uno score tutto sommato decoroso, ma non inquietante. La Federazione democristiana scompariva del tutto. Lo storico Hugh Thomas scrive sulla Repubblica (28 giugno 1977) che «le elezioni hanno legittimato il programma di riforma, hanno fatto di Adolfo Suarez un gro so personaggio politico con una sua forza autonoma (prima dipendeva dal re)», sebbene «l'alleanza di centro sia stata messa insieme durante l'ultimo anno, in maniera molto casuale, tra gente di provenienza diversa». «Che cos'è il centro? La risposta non è semplice, ma che la maggior parte di loro fossero uomini del regime è fuori di dubbio». Tuttavia, con tutti i loro limiti, le elezioni furono un passo importante nella democratizzazione della società spagnola. Atto terzo. Con la crisi economica aumentano i disoccupati e l'inflazione, sale quindi il termometro dello scontro sociale. Ritorna in primo piano il problema delle autonomie, un'altra delle cause mai risolte delle crisi spagnole. I catalani, i baschi, i galiziani, gli andalusi, non vogliono parlare castigliano, ma, soprattutto, non credono in uno Stato centralizzato e accentratore. Come nel '30, sentono un profondo disprezzo per la burocrazia di Madrid. Non è solo una questione nazionalistica, ma anche il riflesso di profonde differenze culturali ed economiche tra le regioni. I partiti, con la sola esclusione di Alleanza popolare, rispondono con il Patto della Moncloa (21.l 0.1977), una sorta di programma comune minimo per risolvere la crisi, ma questo non attenua i contrasti. el novembre 1978, viene fuori l'operazione Galassia: il capitano Tejero prepara un complotto che consiste nell'occupare la Moncloa, prendere Suarez come ostaggio e obbligarlo a formare un governo di «concentrazione nazionale». Viene scoperto in tempo. Era serio? Rispondono i fatti: i fascisti si «impadroniscono» dei funerali dell'ex presidente del tribunale speciale Francisco Mateu Canovas, assassinato dai terroristi, e li trasformano in una violenta manifestazione eversiva. Duecento guardie civili e duecento ufficiali confessano di essere stati «contattati» dai cospiratori. Succede di peggio a Cartagena, nell'arsenale della marina, dove un generale, Juan Afare Peiia, insulta il ministro della Difesa che è venuto a spiegare la nuova costituzione. Ad Alcalà di Henares c'è un tentativo di ribellione tra i paracadutisti. Malgrado tutto questo, la operazione Galassia viene presa sottogamba; si sarebbe trattato solo di una «buffonata». Dopo pochi giorni di carcere tutti i responsabili sono reintegrati nelle loro cariche. La verità è che la miscela terrorismo-controllo fascista delle forze armate porta diritto al golpe. li paese non è facilmente controllabile perché i problemi si aggravano. Nel 1978 le ore di sciopero in Spagna sono le più numerose in tutto l'Occidente. Dopo l'attentato dinamitardo che provoca 8 morti nella cafeteria «California 47» di Madrid (maggio 1979), si riparla di golpe. I rumori sono ancora più insistenti dopo lo sciopero generale nel paese basco del giugno 1979. Si chiude così il terzo atto. Atto quarto. È storia dei giorni nostri. Due elementi si coagulano: il terrorismo basco e le posizioni reazionarie della Chiesa. Il primo giustifica la militarizzazione crescente dello Stato. li secondo la nuova offensiva contro la democrazia stessa. La Chic,a ha avuto un ruolo nefasto per la Spagna. Dalla lnqui~izionc alla guerra civile non c'è episodio della storia spagnola in cui la Chiesa non abbia giocato il ruolo di principale alleato del potere e di elemento di punta dei settori più retrogradi, più reazionari, sempre pronta a lanciare crociate contro le forze democratiche. Questa volta, approfittando del vuoto di potere causato dalle dimissioni di Suarez del 30 gennaio 1981 (dimissioni presentate su esplicita richiesta dei militari e come garanzia definitiva della chiusura del processo di democratizzazione), la Chiesa esce allo scoperto. Il 4 febbraio l'episcopato spagnolo sfida la sovranità del parlamento con un durissimo attacco alla legge sul divorzio, gettando in campo un nuovo elemento i cui effetti destabilizzanti vanno al di là della semplice questione morale per incidere nel complesso del processo di democratizzazione. Effettivamente, si ottiene il risultato che si cerca: si approfondiranno la crisi di governo e la lacerazione all'interno dell'Ucd. Il 18 febbraio, mentre il partito di governo è riunito in congresso, El Alcazar pubblica su tutta la prima pagina una specie di manifesto del generale Fernando de Santiago y Dlaz de Mendici(intitolato«Situazionelimite>che chiama ad opporsi callo smembramento della Spagna>. e el nostro paese non si rispetta più nulla. on c'è autorità e quindi bisogna ristabilirla». li Congresso finisce con la candidatura di Calvo Sotelo alla carica di Primo ministro. I problemi sul tappeto sono sostanzialmente quattro: quale maggioranza di governo costituire, l'ingresso nella Nato, il terrorismo, il divorzio. Non è chiaro come venirne fuori e il Psoe pone la sua autorevole candidatura alla direzione del paese. Allora arriva il golpe. Lo scenario viene costruito con cura. La tecnica è identica a quella dell'Operazione Gala sia. Il perno è ancora una volta la guardia civile. I suoi capi sono gli stessi dei tentativi anteriori (Milan del Bosch, Tejero, la divisione Brunete, ecc.), ma si aggiungono altri grossi personaggi, il più importante dei quali è il vicecomandante di Stato Maggiore dell'esercito e tutore del re. generale Armada. Qucsta volta nessuno potrà ~minuirc rimportanza del tentativo. Il golpe si realizza il 23 febbraio e dopo alcune ore di precarietà (tra le 18,20 e le prime ore del giorno seguente) il re parla al paese dicendo che la situazione è sotto controllo ed elogiando il lealismo delle forze armate; esse non sono però rimaste fedeli alla costituzione, ma direttamente al sovrano, che diventa così il simbolo stesso della sopravvivenza della Spagna democratica. L'Europa tira un sospiro di sollievo e, sebbene alcuni giornalisti avvertano dei pericoli ancora incombenti sul paese, i giornali titolano «La democrazia ha vinto>. Pertini, Schmidt, Giscard ... fanno a gara per congratularsi con Juan Carlos e i giornali li seguono. Tutto a posto allora? In verità, la storia del golpe è tutta da scrivere. Si sa solo che i partecipanti - civili e militari - erano in gran numero e che il re non può indicare esattamente come passò quella notte. Tutte le ipotesi diventano buone, compresa quella del Quotidien de Paris (16 marzo) il quale scrive che «i socialisti erano dentro fino al collo», non con Tejero, ma con il complotto parallelo del generale Armada, per «un golpe alla turca»,appoggiatodal re, violentoma non troppo, con un ritorno del potere ai civilidopo la soluzione del problema basco. Molte ipotesi- più o meno fantasiose - possonoessere avanzate.Sostenerne una, in qualche modo, ci sembra quasi fuorviante, finché i faui non sono noti. Caliamo allora il telone per tirare, come in un cattivo teatro didattico, qualche conclusione. 1. La prima è questa: l'esercito condiziona, ha sempre condizionato, il cammino della Spagna post-franchista, e ogni soluzione politica dei problemi più acuti dipende - oggi più chiaramente di prima - dal benestare degli alti comandi delle forze armate. 2. I golpisti sono tutt'altro che isolati. Le 222 guardie civili che per 17 ore hanno tenuto il parlamento ed il governo sotto la minaccia dei mitra, sono state prosciolte da ogni accusa e ricevute festosamente nelle rispettive ·caserme. Da parte loro, gli ufficiali arrestati vivono in prigioni a «cinque stelle» e una vasta campagna è in corso per strappare un verdetto di clemenza alla corte marziale che dovrà giudicare gli ufficiali superiori accusati di «ribellione armata». 3. È vero che l'obiettivo massimo del golpismo sembra sia stato la presa direua del potere (sembra, perché la soluzione che Armada propose al re non era quella del governo militare, ma quella di far votare al Parlamento, sotto la pressione dei militari, un governo civile). Tuttavia, non è detto che l'obiettivo massimo fosse !'µnico e tanto meno che altri obiettivi, che per comodità definiremo minimi, non siano stati raggiunti. Di fatto, Calvo Sotelo è diventato primo ministro con una maggioranza assoluta, è comparsa ropposizione della sinistra all'ingresso nella ato, è tramontata l'ipotesi di un governo diverso a direzione socialista; il progetto divorzista è stato archiviato; in sintesi, tutte le richieste politiche immediate dei golpisti sono state accolte pienamente. 4. Il re si è reso garante della democrazia nei confronti dell'esercito, ma è anche diventato ilgarante dell'esercito nei confronti della democrazia. Ciò vuol dire che non potrà avallare un'inchiesta a fondo sulle rcspon abilità militari, molto più estese e ramificate di quanto si potrebbe credere dal numero di militari arrestati o sospesi. Dal nostro scenario risulta chiaro quanto sarebbe vitale per la democrazia spagnola un'indagine che vada alle radici del complotto. 5. Il re ha già cominciato a rispondere positivamente a una serie di richieste dell'esercito: leggi repressive antiterrorismo, riforma in senso autoritario della costituzione, restrizione del processo delle Autonomie, blocco del processo di decentralizzazione. 6. La sinistra è stata assente nella notte decisiva del sequestro dei parlamentari. Senza voler criticare la assenza di una reazionecallejera (di strada), il problema è quello di una mancanza di previsione e quindi di una politica che permetta di impedire l'invasione crescente della sfera politica da parte dei militari; compito sicuramente difficile ma imprescindibile. È proprio la mancanza di questa politica che ha reso possibile la superficialità dei cambiamenti avvenuti nelle forze annate e di pubblica sicurezza. Ma è anche vero che l'assenza di una risposta popolare immediata può incoraggiare in futuro le forze golpiste. 7. Ci sono altri interessati ad una involuzione a'ntidemocratica in Spagna. Il portavoce del governo Usa dichiarò la sera del 23 febbraio che il golpe era un problema interno degli spagnoli. Ma sono fatti pienamente accertati sia la perfetta conoscenza - in anticipo - che l'ambasciata americana a Madrid aveva del golpe, sia che quella sera l'ambasciata era chiusa e che tutti i suoi membri principali si trovavano «sotto protezione militare», più precisamente erano prudentemente alloggiati in una delle basi militari. Ma forse siamo troppo sospettosi. È necessario aggiungere che, risolta la cosa, il 15 marzo gli Usa hanno deciso 'di aumentare di un 25 per cento gli aiutimilitaridiretti. Forseora - effettivamente - la Spagna sarà «aiutata>. 8. Ci sono però alcuni elementi positivi. Il più importante è rappresentato dalla gigantesca mobilitazione di massa registrata il 27 febbraio, con le più grandi manifestazioni della storia della Spagna. È su questo profondo senso democratico degli spagnoli che si può costruire qualcosa.

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