Alfabeta - anno III - n. 23 - aprile 1981

Giornale dei Giornali SpagnaU: ngolpefallito? I I Forza del/'auacco m_inac_ciato._ È '' sempre un vantaggio mmacc1are qualcosa, ma tali minacce si debbono mettere in effetto solo se c'è da guadagnare qualcosa subito. Poiché il tenere sospesa la minaccia obbliga l'avversario a provvedere nei riguardi dell'esecuzione della minaccia stessa ed a tenere pronto del materiale per opporvisi; così può passargli inosservato più facilmente (o non essere in grado di pararlo) un attacco in un altro punto», Josè Raul Capablanca, / fondamenti degli scacchi (Aldo Martello Editore, Milano, 1971). È vero che nella notte fra il 23 e il 24 febbraio è stato tentato un golpe militare e che il tentativo è fallito? È vero che il golpe è fallito perché il Re e l'esercito si sono schierati dalla parte del governo legale? È vero che la Spagna ha superato la prova e ha sconfitto i golpisti? Oppure è vero il contrario, che gran parte dell'esercito era dalla parte dei golpisti, che il rischio non è passato e che il tentativo golpista di febbraio era solo la punta di un iceberg sommerso, una prova generale? Le frasi che abbiamo riportato, aggiungendovi un punto di domanda, si ritrovano tutte nei titoli dei quotidiani italiani dei giorni successivi all'occupazione del Parlamento da parte degli uomini comandati dal colonnello Tejero. Spesso affermazioni di tenore opposto si ritrovano nello stesso giornale. Noi, ovviamente, non abbiamo nessuna pretesa di poter stabilire la verità su quanto è accaduto in Spagna. Ma vorremmo porre alcuni interrogativi che nascono dalla contraddittorietà delle informazioni e vorremmo rimettere in discussione la versione un po' trionfalistica e schematica che si è affermata nei grandi mezzi di comunicazione all'indomani del tentativo golpista. È vero che con il passare dei giorni il trionfalismo ha lasciato nella stampa il posto ai dubbi; ma - come spesso accade - i dubbi e le informazioni più precise sono giunti quando il tema Spagna non era più al centro dell'attenzione, nei titoli di testa e magari era già in qualche pagina interna. Rischia così di restare nella memoria la prima immagine, quella di un golpe un po' folkloristico, guidato da un personaggio da operetta, sconfitto da un recoraggioso e tenacemente legato ad una democrazia che sta mettendo radici. Quell'immagine è sicuramente fasulla, anche se è stata accreditata «a caldo» dai mass-media e se contiene qualche fettina di verità. Noi non siamo esperti delle cose spagnole, né abbiamo voluto improvvisarci tali. Così accanto all'analisi dei principali flussi informativi nei grandi quotidiani abbiamo deciso di ospitare l'intervento di Andrea Rivas, direttore del CESPI (') e attento osservatore delle vicende del mondo di lingua spagnola. Il suo è soprattutto un contributo di sintesi che serve a collocare i recenti avvenimenti in un quadro più esatto, depurato dagli stereotipi e dagli esotismi che abbiamo visto riaffiorare. Qual è stata l'immagine degli avvenimenti proiettata dalla stampa nei giorni immediatamente successivi all'irruzione degli uomini di Tejero nell'aula del Parlamento spagnolo? Il titolo di testa a nove colonne che il Corriere della Sera pubblicava il mattino del 24, mentre i deputati erano ancora prigionieri dei golpisti, condensa tutta l'ambiguità del rapporto fra gli eventi e i mezzi di informazione: FaUito golpe in Spagna. Può darsi che sul piano strettamente giorna_listico A cura di Index-Archivio Critico de/l'Informazione questo titolo sia corretto, indicando che in Spagna i militari non avevano preso il potere, non almeno in termini di controllo diretto. Ma era questo l'obiettivo reale? È possibile sostenere che l'azione dei vertici militari-se non quella del signor Tejero-siafallita? Ci sono buoni motivi per dubitarne, ma il titolo del Corriere è perentorio, non lascia adito a dubbi. Gli altri giornali si mostrano più cauti, e magari proprio per questo meno «efficaci» sul piano giornalistico. La Repubblica si avventurava in una distinzione che faceva passare in blocco l'esercito fra i difensori della democrazia: Tentato golpe a Madrid I La Guardia civil invade il Parlamento ma il re e l'esercito si schierano col governo. Più generici i titoli di testa degli altri giornali. // Giorno parla di Spagna sull'orlo dell'abisso e La Stampa di Ore incerte e drammatiche. Di un certo interesse anche i titoli degli articoli di commento. L'Unità parla di Una minaccia per tutti; per il Popolo è Un'ora grave per l'Europa. Ma c'è qualcuno che ha un chiodo fisso, e infatti al Giornale non viene in mente nulla di meglio che definire il golpe Un regalo ai terroristi. 1125la situazione si è ormai chiarita. li Corriere è sempre ottimista e titola a nove colonne Così la Spagna ha sconfitto i golpMi. /1 Giornale è ancora più perentorio e invita a voltar pagina sull'episodio: La Spagna ha superato la prova I Oggi nell'aula del golpe si vota per Calvo Sotelo. Troviamo uniti Il Giorno e La Repubblica nel sottolineare il ruolo assunto dal re: per il primo, semplicemente Ha vinto il re; per il secondo Il re ha salvato la Spagna. La Repubblica aggiunge però una nota di cautela: Resta il mistero sui veri autori del golpe. E il titolo del commento, affidato a Baget Bozzo, parla di un golpe che per ora è fallito. Sulla linea trionfale marciano a nove colonne anche Il Tempo con Ha vinto la democrazia e I/ Messaggero con Ha vinto la nuova Spagna. Interessanti le sfumature fra i titoli dei quotidiani di partito. Per Il Popolo, La democrazia ha sconfitto i golpisti, per l'Avanti la democrazia ha retto e per L'Unità ha resistito. Come si può vedere, vi sono ben poche incrinature nell'immagine fornita dai titoli di testa: golpe sconfitto, vittoria del re, della Spagna, della democrazia. Non mancano gli accenni folkloristici e le minimizzazioni demenziali. In un titolo di prima pagina del Corriere si legge: La moglie di Tejero: «Era uscito senza dirmi che faceva il golpe» (non è poca cosa neppure per il giornale che ha lanciato il «ritorno al privato»). Nell'occhiello si insiste: «Il colonnello non è nuovo ai colpi di testa». Sembra che in via Solferino regni una confusione fra «colpi di testa» e «colpi di Stato» poco consona alle tradizioni della testata. Stupisce meno che Il Giornale, nel titolo dell'articolo di fondo, definisca l'accaduto Una bravata, sia pure da non sottovalutare. Cominciano però a serpeggiare i primi dubbi, come abbiamo già visto nella Repubblica. Anche l'Avanti parla di Retroscena allarmanti ancora da chiarire e persino Il Tempo definisce Tejero e il generale Del Bosch punte di un iceberg sommerso. Il più deciso è però I/ Manifesto che titola: Il golpista si arrende con l'onore delle armi. La Spagna ritorna alla «normalità» con i militari ( e il re) più forti di prima. Emerge qui per la prima volta il dubbio che i veri golpisti siano rimasti nell'ombra e che ora, al riparo di un golpe ufficialmente fallito grazie al loro lealismo, siano più potenti di prima. Tejero ovvero la forza del!' «attacco minacciato», come ci ricorda Capablanca, campione del mondo di scacchi fra le due guerre e grande antagonista di Alechin. Il giorno 26 il titolo di testa del Corrieredella Sera è su quattro colonne. In compenso mescola l'ottimismo dei giorni precedenti con qualche preoccupazione: La Spagna uscita dall'emergenza scopre vaste radici del complotto. I/ Giorno è ancora in preda agli entusiasmi per Juan Carlos di Borbone: «Passerete sul mio cadavere» disse il re ai golpisti. Come per un processo di identificazione, gli fa eco dalla prima pagina di Repubblica, Bettino Craxi: « on temo il golpe ma la lenta agonia di questa repubblica». Più in basso, l'articolo di Saverio Tutino da Madrid: Molti militari proteggevano Tejero I La destra militare sta frenando l'epurazione. Impegnato nella medesima manovra appare I/ Giornale che parla di Drastica epurazione nei comandi spagnoli in un titolo di testa a sei colonne, seguito più in basso da un eloquente Nessuno vuole la caccia alle streghe. L'Unità titola a sei colonne Il complotto era moltc:ipiù vasto e quindi Ci si chiede chi doveva assumere il potere. Il Popolo ci ricorda intanto che in Spagna: per Sotelo maggioranza assoluta. Il 27 la Spagna abbandona i titoli di testa. A metà della pagina il Corriere informa che è stato Arrestato anche il vice capo dell'esercito che era stato istruttore di re Juan Carlos. Si· tratta del generale Armada, fedelissimo del re, che ha fatto da «mediatore» fra il re e le forze armate golpiste nella lunga notte del 23 febbraio. I/ Giornale pesa i pro e i contro: Sempre più misterioso il ruolo di Armada accusato dai politici, difeso dai generali. Il Messaggero informa che Juan Carlos chiede mano leggera per i militari golpisti. Per Il Tempo Sempre più chiaro il disegno golpista I ma Juan Carlos esorta alla moderazione. Nessuno si azzarda più a parlare dei «colpi di testa» e di «bravate». L'Avanti titola: on emerge in Spagna l'iceberg delle estese .complicità golpiste. In una pagina interna di Repubblica si legge ora che Mezzo esercito era per il golpe. Il Ma-· nifesto giunge a definire Solo una prova generale il golpe del colonnello Tejero. Dunque un «attacco minacciato», più che un tentativo di golpe. L'attacco a fondo rimaneva di riserva. Il 28 le notizie dalla Spagna fanno un altro passo indietro. Ma a Madrid hanno manifestato un milione e mezzo di persone ( Corriere della Sera) sfidando le bombe piazzate dai fascisti. Intanto sl apprende che Dovevano essere 2-i golpe (Messaggero). Dalla «bravata» si è passati al golpe con testata multipla_:di cui una è rimasta inesplosa. A pagina 1O, La Repubblica informa che Gli alti comandi militari erano contro Suarez e Mellado. Hanno ottenuto ciò che volevano; sul Messaggero si legge: Calvo Sotelo presenta il nuovo governo a tempo di record. Dopo la cattiva prova fornita in occasione del colpo di Stato (riuscito) in Turchia, la stampa non ha fatto molto per riscattarsi in occasione del golpe (fallito?) in Spagna. Forse faranno meglio la prossima volta. (') Centro studi problemi internazionali di Milano Sulla Spagna Andrea Rivas Sicuramente perché fa più colore, ma forse anche perché lo si crede, è comune nei nostri giornali parlare della Spagna come di qualcosa di esotico. In fin dei conti, è la «madre patria> delle banana-repub/ics: la quantità di «pronunciamentos> militari è stata enorme (150 nell'ultimo secolo). Gli spagnoli sono di volta in volta «individualisti esacerbati», «miscredenti», «bestemmiatori professionisti», «bigotti». Quando si scontrano in politica, l'immagine a cui si ricorre, spesso, è quella della corrida: il Psoe mette le banderillas al governo dell'Ucd che a sua volta «carica a testa bassa» contro Felipe e i suoi «gitanos»; il No pasaran della Pasionaria più che il simbolo di una eroica resistenza diventa il resoconto· del volontarismo spagnolo, il resoconto di una tesi sputtanata. Quando si vuole parlare di una sconfitta diciamo ironicamente« o pasaran» e cioè passeranno senz'altro. Cattiva coscienza? ecessità di rimuovere le proprie responsabilità storiche sul milione e mezzo di morti che la guerra civile causò e che sono le testimonianze della tragica serietà spagnola? Oppure semplicemente ignoranza? Per alcuni. il tentativo di colpo di Stato del febbraio scorso è stato «una sorpresa», per altri «era scontato», per altri «normale», per altri ancora «roba da pazzi», roba da tenenti - appunto - spagnoli, amanti dei gesti storici e - tutto sommato - banali. Appena rientrata la fase spettacolare, la Spagna è scomparsa dalle prime pagine e, salvo poche eccezioni, gli sforzi per capire la vera portata dei fatti diTejero and Co. sono stati scarsi. Aleggia forse una domanda: volevano colpire altri? Era forse un avvertimento per il Pci? Per l'Europa? Dunque. Mettiamo alcuni pezzi del mosaico al loro posto e poi proviamo a immaginare qualche possibile scenario. I personaggi. Il 22 luglio 1969, Juan Carlos di Borbon viene nominato futuro re di Spagna. Franco lo presenta così: «L'instaurazione della monarchia assicurerà la continuità del regime e libererà la Spagna dai dubbi e dalle vacillazioni al momento della mia scomparsa». Tutto ciò avverrà «in con- • formità con gli alti ideali del Movimento nazionale e con la dottrina morale e sociale della Chiesa». Il personaggio è poco noto agli spagnoli, ma tutto sommato importa poco. Farà la parte del primo attore nel dramma ma, fin dall'inizio, avrà un tutore, l'ammiraglio Carrero Bianco. Carrero Bianco è il duro dellapièce. Primo ministro, numero due del regime, eminenza grigia del franchismo, è il vero garante della continuità franchista, ma verrà eliminato dall'ET A nel dicembre 1973. L'«Operazione Ogro» farà saltare non solo l'automobile del premier ma, soprattutto, manderà all'aria tutti i piani del Generalissimo. Così, il dramma acquista una suspense impensata. Adolfo Suarez è un altro personaggio sconosciuto ai più. Ministro, segretario generale del «Movimento», cioè del partito franchista, diventerà primo ministro il 3 luglio 1976. Sarà l'incaricato della transizione dal franchismo • alla d·emocrazia. Gli siederanno accanto due personaggi affatto minori: il primo, Leopoldo Calvo Sotelo, è figlio d'arte; suo padre, José Calvo Sotelo, capo del partito monarchico, era stato assassinato dai militari nel giugno 1936 e la sua morte fu la causa immediata dell'alzamienco che 5 giorni dopo Francisco Franco diresse a Melilla, dando inizio alla guerra civile. Leopoldo diventerà ministro dell'Economia. Il secondo, il generale Gutierrez Mellado, lealista, il più aperto fra i generali spagnoli, diyenterà vice primo ministro. Felipe Gonzales è un avvocato sivigliano, manco a dirlo sconosciuto; assumerà il timone del Partito Socialista Operaio Spagnolo al comando della «mafia sivigliana> che porterà il partito a diventare la principale forza di opposizione. Santiago Carrillo è invece una vecchia conoscenza. Segretario generale del Pce, esule a Parigi fin dal I 939, anno in cui si chiude il capitolo guerra civile. Eurocomunista convinto, porterà il suo partito ad assumere posizioni di sempre più netta rottura con l'Urss e il socialismo reale, operazione attuata con coerenza e che gli causerà però non pochi problemi interni: troveranno il loro sbocco, ancora parziale. nella mozione del Psuc catalano del gennaio 1981 che suonerà come una condanna della linea politica del partito. Questi personaggi domineranno la scena politica del dopo-Franco. Ad essi va aggiunto un personaggio collettivo: il terrorismo basco, che servirà da detonatore per tutti gli sviluppi futuri. Il soggetto dell'opera. Il paese vuole passare dalla dittatura alla democrazia, darsi un'istituzionalità democratica, integrarsi netrEuropa, promuovere il proprio sviluppo economico; il tutto, evitando le numerose insidie che minacciano la transizione. Perché è comunque di transizione che si tratta, sebbene le sue forme e i suoi ritmi non siano affatto entusiasmanti, procedano lenti e quasi impercettibili, non suscitino né l'entusiasmo interno né un deciso appoggio internazionale. Nemmeno !"Europa, che pure ha bisogno di una Spagna democratica, è disponibile ad appoggiare fino in fondo questo processo. L'ultima prova di tale disaffezione - quasi un tradimento - viene nel 1980 con la presa di posizione di Giscard che, con l'appoggio del Pcf, rimanda alle calende greche l'ingresso della Spagna nell'Europa comunitaria per qualche arancia in più, per qualche ettolitro di vino in meno, per una concezione (sulle olive!) che sovverte gli interessi ben più vitali della pace e della democrazia continentali. Prologo. Franco è morto nel novembre 1975. Suarez è al governo, il re negli Usa. Siamo a fine luglio 1976. È stata decretata un'amnistia per i prigionieri politici che avrà una larga applicazione, escludendo-!"o/o i terroristi baschi. Parla il professor Henry Kissinger: e La Spagna dovrebbe scegliere un modello di democrazia simile a quello della Germania Occidentale, un modello cioè che escluda i comunisti, e non un modello sud-europeo». «Gli Usa aiuteranno economicamente la Spagna nel caso in cui la scelta di un corso moderato, che escluda i comunisti, ritardi il suo ingresso nel Mec e nella Nato>. «Un modello di democrazia sud-europeo potrebbe ponare ad un'alleanza fra comunisti e socialisti e costituire una minaccia non solo per la sopravvivenza della monarchia ma anche per la solidità dei legami tra la Spagna e le potenze occidentali>. (Resoconto del Washington Post, 29.7.1976). Gli Stati Uniti sono, infatti, molto interessati alla Spagna. Nel paese ci sono 4 basi militari: Rota, base navale vicino a Cadice che accoglie i sottoma-

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