so riguarda gli agemi di cus10dia. L'impegno della commissione giustizia della Camera dei depurati di affrontarne la riforma è sca<lutoda oltre tre armi. In questa legislatura giacciono quattro proposte di legge d'iniziativa parlamentare, si ignora quando verranno esaminare, il governo si guarda bene dal manrfestare anche solo un proprio indiri..;'.o.Ed è un circolo vi;:.ìoso:la sensazione d'abbandono, sempre ere- .sceme fra gli agenti, 11eaumema la demotivazione, la qualùà delle mansioni e le difficoltà d'arruolamemo 11e abbassano il grado complessivo di cultura. La spinra che ne 1•ienerischia d'essere sempre più confu.sa,più carica di vizi corporatù•i, affeua da separatezw: plrfino antagonisr.a nei confronti della riforma generale dell'istituzione penitenziaria. In una situazione cosi deteriorata il ministro Sani. prepara, l'ha dichiarato esplicitamente, una consultazione referendaria degli age111siulla loro smilirarizzazio11e:proprio adesso, no11rre anni fa. Per me/lerci una pierra sopra, ei•idememente. Secondo un merodo che privilegia la corporazione sutristifllzione; e con quali garanzie di libero transi/Oper le opinioni (quelle sgradire al ministro)? La contraddizione sra qui. Non si passsa che traverso la smilitarizzazione, perché non e'è Iute/a di diriui che 1101s1ia awo1wela, 1101c1'è scuola diversa dalla democrazia, altro rimedio alla separarezza che la ricomposizione sociale. Ma auroturela, democrazia, ricomposizione sociale, e quindi.smilirarizzm:.ione, 11011vengono regalare, si conquisrr1110.Gli agemi di cusrodia, nella loro siluazio11earmale, col carico dei loro vincoli esisrenziali, culwrali, politici che ne rendono tanro urgente l'affrancazione, sono capaci di muoversi per conquistarle? Riescono a comprendere che per la difesa delle loro ragioni 1101c1·è allro mezzo che il collegame1110con le ragioni dei de1e1111ti. con le ragioni dell'intera colle11ività, il rifi1110d'essere solo «piante» e «chiavi», la logica unitaria della riforma del carcere? L 'interrogarivo probabilmente è retorico, non è il caso di illudersi: ma è certo che la colpa dell'isolame11to degli agenti di cusrodia 11011 è solo loro. Co11clusio11iin qualche modo analoghe si raggiungono a proposito delle ~,ru1111r1e11a1erialiU. na proposta articola1a, non generica, 1111programma d'imervemi dipendono dalla ricognizione dei bisogni: presuppongono cioè il possesso di conoscen~e che solo l'esercizio effeui1•0 della dire::Jonepoliticapuò far raggiungere. A parte poi che ogni carcere che si costruisce è la forma d'un 'idea pe11i1e11ziariad,'una ipotesi concrew, praticabile, di trauamento. Occorre allora a11e11der1e11m1 inistero della sinis1ra? li di!.oriemm11e111c0rescei/le fra gli age111idi custodia, la ma11ca11::d.a'un piano del govemo _per l'edilizia penitenziaria sono ftwi cui ci si deve rassegnare, in a/lesa d'un progresso del quadro politico generale? Ma come si realizza questo progresso? La realtà è che ·la separarezza è bilaterale. nei due casi de11igli agenti vengono lasciali soli, dentro la loro rrappola, e la pressione sul govemo non è quella che dovrebbe. L'eccesso di economicismo, di ri.speuo per il livello medio di acquisizioni wlturali, impedisce di domandarsi che fabbrica sia il carcere, che cosa davvero produca. La chiave probabilmente è solo quesr.a:la forma~ione d'una coscienza di massa del problema, della sua dimensione politica; e quindi l'uso, per esso, dei mezzi della politica. Giacché ritardo e arretratezza sono nella specie propri anche delle forze democratiche. • , . ,· .. I . Solo così, cercando di far politica, coin t>olgendo ii, una generale azione otitica la- sve111ur(l/ai.stitu::.ioneed i uoi sogge11i, anche ciò che se ne è • chiamato il «self» è suscettibile, forse, di camhimnento. Può acquistare senso per esempio la parola fm,oro pe11ite11- ::.iario,se emi locali e sindacato se ne fa11110carico, al fine della spartizione della scarsa tona occ11pazionale: ed allora si introd11co110modifiche co11Seguenti alla legge, in gestazione, sul collocamento, si provt>ede ad w1 regime particolare degli oneri sociali. Può pronunciarsi .1e11-zm.aorrificazione perfino una parola ambigua, e a volte 111rpe,come 1ra11a•nento. Una parola che poggia su altre rincora più equivoche, come normalità e deviazione. Ma davvero si crede che la grande e varia moltitudine di persone che ogni anno pmsa per il carcere sia 11111a «_anormale»e «deviame»? Che varcare «quei cancelli» sia crisma di diversi1à? In tal modo si omelie la cautela elementare di impedire, prima di parlare di «rieducazione», che gli effe11i ::omutori del circuito penitenziario si ripercuotano su quella moltitudine (e meno male se essa è do1ata di qualche sua propria capacità di resistenza). Ma 1101s1i traila solo d'una protezione esterna. Piaccia o 1101p1iaccia, i reclusi sono llllli soggeui politici: qualunque scelta essi facciano o, per chi 1101v1ede, 1101f1acciano. I vuoti politici del carcere sono solo apparemi. Non ci si riferisce solo alla presenza dei terroristi, con i quali comunque è vano tentare di fare i comi solo in 1ermini di separazione, di barriere materiali (certo, anche con quesre): giacché la proposta del terrorismo, dell'ins11rrezione annata. wh•olta si insinua. proprio in carcere, con l'aria che si respira; come in altri co111es1iè, 1111d{lfo oggeuivo, ambienwle. I vuo1i politici sono appal"<'fllpi erché per trmniri reali, continuomenle, p05Sano ideologiè, «scale di valori.»,al di là di quellepur rilevantidel terrorismo, e improntano prassi, «scel1edi vira». A queste «politiche» 1101s1i possono dare che risposte politiche: con tu/lo ciò che il 1ermi11ecomporta anche di appello alle sogge11ivi1à,dei detenuti come degli agemi di custodia, di loro aggregazione e mobilitazione auomo ad obi~uivi che concem quelle date condizioni «di vita», ne propongono il rnutamemo; e in w1 disegno di mutamento generale, e II le alleanze sociali conseguenti. Se per la• «com1111itteìsterna» è importa/Ile l' indicazione: cambiare il carcere per cambiare.il mondo, per la «comunità» redusa. de1enuri ed agenti di custodia, vale anche l'inversa: cambiare il rnon- • do per cambiare il carcere; e per 11mi: cambiare il carcere, cambiare il 111011do perché meno uomini siano rinchiusi in carcere. Ci sono rischi? Innegabile che ci sono rischi, specie in rapporto ad una silua;,ione abbastanza not((, nella quale le Brigme rosse già si rivolgono al «Proletarimo Prigioniero». Ma proprio questa loro iniziativa. e le iniziative di do111iniodel carcere da parte della mafia, della gmnde delinquenza. della crùninalittì violenta, ne rendono indispensabili altre opposte, diffuse, della sinistra; nel/'i11erziqe 11el ìiisses10della gestione ufficiale esi.sÌi!,,,/e; mentre si preannuncia una comroriforma. Dete11urie agenti sono già coinvolti: si rraua di lavorare per modificare il segno del loro coinvolgimemo. E di pensare a realizzare s1r11me11i1stiituzionali idonei a questo scopo. I rischi sono fra quelli che ogni giorno la democrazia corre per essere se stessa. Si può, si deve cercare di ridurli al minimo, con ada11ame111ailla specificità delle condizioni. Non è dato invece sacrificare la sostanza dell'obiettivo all'esigenza di evilare rischi; anche perché sarebbe inwile: an:i, dentro un co111es1s0empre più aggredito dalle co111raddizio11ci,rescerebhe l'ingovemabilità del carcere.
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