Alfabeta - anno III - n. 23 - aprile 1981

Cfr. Giovanni Faldella Zibaldone edizione a cura di Claudio Marazzini Torino, Centro Studi Piemontesi, 1980, pp. XXVIII + 245, s.i.p. . Nel giro di un ventennio, a partire dal 1864, Giovanni Faldella-lo scapigliato di Saluggia - aveva messo insieme un suo archivio lessicale ad uso privato, prontuario linguistico e insieme repertorio antologico di brevi passi da autori diversi, annotati come esempi di sviluppi tematici. Questa pratica artigianale di tesaurizzazione delle parole, e insieme di ciò di cui le parole sono segni, ha esempi illustri (e tuttora - ma si spera per poco - inediti) nella nostra storia letteraria, dal secentista Daniello Bartoli a Cesare Pavese, e si tratta sempre di autori non toscani e di lavori fatti non per essere pubblicati. Libri, come osserva Claudio Marazzini nel dare alle stampe lo Zibaldone faldelliano, che non sono nati per gir in fra la gente, ma sono talvolta «condizione indispensabile dell'esistenza degli altri». Libri che catturano l'attenzione, sia pure un poco indiscreta, di chi voglia andare oltre l'immagine resa pubblica dei prodotti dell'attività scrittoria, servendosi del supporto di materiali utilizzabili come indizi e testimonianze di cavantesti». Con ciò non si tratta certo di fare una «caccia alle fonti», ma, avverte ancora Marazzini, « di avere il quadro oompleto dei riferimenti intertestuali»; che, nel caso di Faldella, è importante per chiarire le ragioni di una scrittura mistilingue, impasto di elementi lessicali arcaici, moderni e dialettali, sorprendente manifestazione di quella che Contini ha chiamato eia funzione Gadda» in letteratura, e d'altra parte frutto di un e rapporto difficile» con la tradizione. Come per altri scrittori periferici anche per Faldella la conquista della lingua passava attraverso una frequentazione caparbia dei modelli letterari e un'anatomia delle risorse del vocabolario; il risultato era talvolta la scoperta di inaspettate convergenze fra il toscano e il proprio dialetto d'origine. Questo libro singolarissimo, di cui Contini aveva supposto l'esistenza prima ancora che ne avesse la «dimostrazione documentaria», ha visto ora la luce di un 'edizione rigorosa, fornita di un apparato eccellente, di indici, di una nota al testo che risolve, tra l'altro, i problemi della datazione e di una elegante e utilissima introduzione. L'introduzione orienta con eleganza il lettore nel recupero dell'unità testuale di un insieme composito, costituzionalmente tributario di testi eterogenei, costruito con materiali di riporto, oggetto post-letterario, dunque, ma funzionante nello stesso tempo come «pre-letteratura» (lo Zibaldone, infatti, venne utilizzato dall'autore per romanzi e novelle dal '64 al1'86): come inventario di possibili realizzazioni testuali. Bice Monara Garavelli I Eduard Goldstiicker Da Praga a Danzica (Intervista di Franco Benone) Roma, Editori Riuniti, 1981 pp. 150, lire 3.800 Eduard Goldstiicker, che oggi, in esilio, insegna letteratura comparata all'università britannica del Sussex, è stato una delle personalità più autorevoli della critica cecoslovacca di questo dopoguerra: ordinario di letteratura tedesca e successivamente pro-rettore all'Università di Praga, è autore, tra l'altro, di una serie di studi su Kafka. Goldstiicker è stato in pari tempo uno degli esponenti culturali del partito comunista cecoslovacco, e - dopo un lungo periodo di persecuzioni e di detenzione tra il 1951 e il 1955 - uno degli artefici della «Primavera di Praga» e segretario della Unione degli Scrittori. Dopo l'invasione del suo Paese ad opera delle truppe del patto di Varsavia non gli rimane che rifugiarsi all'estero: dapprima in Italia, ora in Inghilterra. ell'intervista rilasciata a Franco Benone l'anno scorso. Goldstiicker non soltanto rievoca le mostruose vicende del suo arresto, del suo processo, della sua prigionia - e quelle, quasi altrettanto allucinanti per la loro casualità - della liberazione, ma compie un'ampia analisi del quadro politico cecoslovacco e delle sue vicende dalla crisi europea dell'anteguerra ino ad oggi. Un'analisi che per lui- militante comuniMa e comunista ancora oggi - tende soprattutto a penetrare le cagioni esterne (leggi pressioni da parte dell'Urss) dell'involversi e del crollo della democrazia cecoslovacca e delle stesse tradizioni del partito comunista di quello Stato. Più che sottolineare ancora una volta l'atmosfera di un incubo persecutorio entro il quale fu costretto a vivere una pane rilevante della sua vita, Goldstiicker tiene a salvaguardare l'idea del socialismo da tali forme di degenerazione; leggiamo (a pag. 20): «Credo, cioè, che alla fine abbiano prevalso considerazioni che sono statali e militari insieme, che nulla hanno a che vedere con il socialismo ma tutto hanno a che vedere con gli interessi di potenza dell'Unione Sovietica. Si è trattato, a mio avviso, di un puro fallo di potenza, grazie al quale l'Urss ha risolto il problema che considerava fondamentale: garantirsi con l'occupazione militare la stabilità dell'inserimento cecoslovacco nel sistema imperiale sovietico. Punto e basta. Il socialismo non c'entra niente». Mario Spinella AA.VV. L'immaginazione tecnologica a cura di Adolfo Fat1ori Napoli, Liguori, I 980 pp. 189, lire 7500 li libro è una antologia di venti sette estralli da libri, articoli e saggi di vari autori, dedicati al fenomeno fantascienza. Introdotla da una prefazione di Alberto Abruzzese e conclusa da un saggio del Curatore, la raccolta ci offre uno spaccato di vent'anni (dal 1960 ad oggi) di riflessioni critiche, atlraversando diversi approcci disciplinari e definizioni del campo: genealogia e storia del genere, paradigmi let1erari, valenze ideologiche e statuto immaginario. Il dubbio sul possibile effet10 dispersivo di un ventaglio temporale e tematico così ampio scompare leggendo il libro tulio d'un fiato: è proprio la grande varietà di interessi ed atteggiamenti critici a far emergere il «nocciolo duro» di un genere let1erario che non è tale e che poco si presta ad una riduzione di complessità. Tu lii i tentativi di definizione e classificazione sembrano lasciare un residuo, alimentando il sospetto che ciò che sfugge sia il più importante. Ne deriva una sensazione di scacco progressivo della critica di fronte ad una strullura mobile dell'immaginario che, nata come topos letterario, diviene sempre più «buco nero», coinvolgendo-come sot1olinea Abruzzese-tutti gli aspelli di un vissuto quotidiano in cui appare ormai arduo riconoscere il confine fra corpi e macchine. el complesso sembra di poter cogliere un duplice movimento: se in una prima fase la fantascienza si presenta come una forma laicizzata del mito - una sorta di residuo socio-culturale che si riproduce sviluppando un contro-investimento magico delle pratiche scientifiche -, l'immaginario tecnologico si rivela successivamente un mezzo di potenziamento e di mobilizzazione del simbolico di tale efficacia da riuscire effet1ivamente a invertire la tendenza: gli sviluppi tecnico-scientificinon sono ormai estranei alle suggestioni e alle anticipazioni della fiction. c.f Metafora a cura di Giuseppe Conte Readings Feltrinelli, I 981 pp. 250, lire 13.000 Esce or ora nei Readi11gs della Feltrinelli (la collana diretla da S. Veca, con intenti compresi tra la divulgazione specialistica e l'aggiornamento scientifico) un volume dalla veste primaverile bianco-rosa-lilla e dal titolo altrellanto leggiadro ancorché lapidario di Metafora, curatore Giuseppe Conte, più noto forse ai più come uno dei poeti che contano degli anni '70 che come retore. L'occhio goloso di novità retoriche corre all'indice e sc,opre che il volume contiene, oltra a un'introduzione del curatore (da intendersi, nello spirito della collana, come autonomo), una rassegna antologica di dieci saggi, cioè nell'ordine: «Metafora e retorica» (dal Tra11ato dell'argome111azio11e) di Perelman e della Olbrechts-Tyteca; «Metafora e filosofia della retorica» (dalla Filosofia della retorica) di I.A. Richards; «La metafora» (da The Strucwure of Complex Words) di W. Empson; «Due aspetti del linguaggio e due tipi di afasie» (dai Saggi di linguistica generale) di R. Jakobson; «La metafora nella scienza» (da Modellj e analogie nella scienza) di Mary B. Hesse; «Metafora e ermeneutica» di P. Ricoeur; Retorica visivo/verbale di G. Bonsiepe; «Metafora al quadrato. Su G6ngora» (da Barroco) di S. Sarduy; «La mitologia bianca. La metafora nel testo filosofico» di J. Derrida, e la Re10rica ristre11a (da Figure lii) di G. Genette. Perplessità (e delusione): su dieci saggi, solo tre titoli: quello di Empson (tratto da una monografia di trent'anni fa); quello di Ricoeur e quello di Derrida (del quale ultimo avremo però un doppione, nella traduzione che sta per offrire Adelphi dei Marges de la philosophie) sono degli inediti in italiano; gli altri (a parte il discorso pionieristico ma teoricamente caotico di Bonsiepe apparso su Marcatré nel '65) sono tutti già esistenti, ciclati e riciclati, in traduzione e in citazioni bibliografiche di prima, seconda, terza mano. I contributi di Perelman e di Jakobson, in particolare, hanno già ricevuto l'onore di varie ristampe (essendo i testi originali vecchi di 23 e 25 anni rispettivamente). Che il «grosso pubblico» possa beneficiarne, è- in linea di massima - da escludere (si veda, oltre al «taglio» accademico della collana, il prezzo di copertina di questo Readi11g ). Gli altri saggi, estrapolati da traduzioni più recenti (come quelli della Hesse, di Sarduy e l'altro, già diffusamente «peptonizzato» dai neo-retori nostrani, di Genette), pur in sé interessanti, non sono tali da rendere giustizia al fervore degli attuali studi «metaforici» ·presso i linguisti (soprattutto d'indirizzo pragmatico-testuale, qui totalmente obliati), i semiologi (di formazione vuoi antropo-filosofica vuoi filologica), gli psicologi e i sociologi del linguaggio (la metafora del linguaggio ordinario, infantile o adulto, certamente non ovvia né «banale», non è neppure segnalata in nota, così come mancano del tulio gli studi oggi fiorenti di retorica della comunicazione e dell'enunciazione). Quanto all'introduzione, essa ripercorre nella prima parte i tragilli già elegantemente disegnati da Conte ne La me1afora barocca (Mursia, 1972), da Aristotele a Tesauro, mentre nella seconda parte sono citati frettolosamente dei nomi in odore di «tecnicismo» (Henry, Cohen, Genelle, Eco, qualcun altro), e si dialoga invece a lungo, sinuosamente (e perché no) con Lyotard. ulla da eccepire sulle idiosincrasie e predilezioni soggettive (e sacrosante) di Conte, estetologo e sec centista raffinato. Ma da un'antologia che vuole includere anche gli approcci contemporanei alla metafora (introd., p. 28) ci si aspetterebbe un 'operazione editoriale meno ridondante. Flavia Ravazzoli VUOI FARE UN COLPO? /□ ,_il\ ••1nedlcola ~,,, DLI lprlma MENSILEDI EDITORIA Informarsi per capire meglio l'informazione In edicola a metà mese Abbonamento: 27.500 (undici numeri); estero 55mila. Indirizzare assegno sbarrato intestato a Nuova Società s.r.l. via Boccaccio 35 - 20123 Milano oppure servirsi del conto corrente postale n. 38329207 intestato a Prima Comunicazione via Boccaccio 35 20123 Milano nuova serie autaut 180-181 Gennaio-febbraio 1981 STORIA, SAPERI, STRATEGIE GINZBURG • L'alto e il basso; POGA TSCHNIG - Costruzioni nella storia; FOUCAULT - La polvere e la nuvola; FOUCAULT - Perché la prigione?; VEYNE - Foucault e la storia; PRO CACCI - Rivendicazione d'infanzia; DONZELOT - Prima di Keynes e di Taylor DAL LAGO - Fine dell'immaginario rivoluzionario?; ROVATII - Contro la sepvazione COMOLLI, FARASSINO • Barthes e la fotografia

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