Alfabeta - anno III - n. 22 - marzo 1981

nel romanro, sia la ricerca scientifica di un Galileo o di un Keplero. E ancora, l'esigenza che l'individuo avverte in tutte le fasi della sua esistenza di «crearsi un secondo mondo» nel quale «raddoppiare la sua vita, farla propria a livello emozionale, etico conoscitivo» (Testo e Contesto, p.150) è un motivo ricorrente in tutta l'opera di Lotman. Quello che il semiologo sovietico mette in evidenza è il profondo significato, etico, conoscitivo, liberatorio di un'esperienza di cui è protagonista la forza creativa dell'immaginazione. Il bisogno di «arricchire la propria vita» realizzando un'altra più libera dimensione di esistenza nella creatività letteraria, nel teatro, nel gioco, nella sfera tutta mentale delle proprie fantasie è secondo Lotman un'esigenza presente in ogni uomo e capace, se portata alle estreme conseguenze, di raggiungere esiti di antitetico valore: la chiusura in un mondo fittizio, l'estraneità dal reale, ma anche la «scoperta sotto la superficie dell'as- :;enza vera delle cose», di un'ottica nuova, di soluzioni alternative. - Proprio su questo meccanismo, sulla potente e polivalente carica liberatoria dell'immaginario, si basa il complesso equilibrio di un genere come quello fantastico e poi fantascientifico, alla comprensione del quale Lotman, Bachtin, Vygotskij danno con le loro riflessioni un contributo indiretto ma secondo me fondamentale. Rispetto agli studiosi sovietici, i filosofi anglosassoni che abbiamo ricordato si muovono in un campo molto diverso, che non riguarda l'essenza profonda dell'individuo, il suo orientamento nella realtà che lo circonda, la creatività artistica, ma le teorie scientifiche e il loro sviluppo. Ora, per comprendere il significato e l'importanza nell'esercizio dell'immaginazione nell'ambito scientifico, ma anche nell'elaborazione di un racconto fantastico, appaiono molto significativi due lavori del filosofo Max Black: Metaphor del 1954 e Models and Archetips del 1958, ripubblicati in Models and Metaphors e ripresi successivamente da Mary Hesse in Modelli e analogie nella scienza. Distinguendo le metafore di sostituzione e di comparizione da quelle interattive e dedicando la sua analisi soprattutto a queste ultime, Black sostiene che una buona metafora ha il potere di mettere in relazione conoscitiva e emozionale due domini separati, usando il linguaggio appropriato per l'uno come lente di ingrandimento per vedere l'altro. Si attua cosi un processo che consente di scoprire nuove connessioni, mettendo in evidenza aspetti che altrimenti non sarebbe possibile cogliere. Se si considera un esempio fra i più semplici-l'affermazione «l'uomo è un lupo» - la metafora del lupo porta secondo Black a selezionare, accentuare, sopprimere, organizzare le caratteristiche del soggetto principale, attribuendo ad esso affermazioni che di solito si applicano al soggetto sussidiario. Verrà cosl ad essere riorganizzata da un lato la nostra visione dell'uomo, che apparirà «sotto una luce speciale», dall'altro quella del lupo che si presenterà più umano di quanto generalmente non appaia. O, ancora, se si considera un caso diverso - la descrizione di una battaglia attraverso espressioni e vocaboli presi a prestito dal gioco degli scacchila terminologia che si è scelto di usare funzionerà da filtro, consentendo non solo di selezionare ma anche di mettere in evidenza aspetti della battaglia che non si sarebbero potuti vedere se non attraverso questo mezro. Le metafore interattive sono secondo Black estremamente importanti nell'ambito filosofico perché «usare un soggetto sussidiario per penetrare in un soggetto principale è un'operazione intellettuale peculiare», operazione che ha secondo me una notevole importanza anche nell'elaborazione e nella fruizione di un testo fantastico o fantascientifico. Essa richiede la consapevolezza simultanea di entrambi i soggetti e non è riducibile ad una comparazione fra i due. In questo caso la parafrasi letterale comporta sempre una perdita nel contenuto conoscitivo: quello che le manca è appunto la forza interattiva che la metafora possiede. A ffine a quello delle metafore è l'uso dei modelli nella scienza, «analoghi aperti», «sistemi costruiti, visualizzati o immaginati», «dotati della proprietà di rendere predittiva una teoria», secondo la definizione di Mary Hesse (cit. pp.42-55) ovvero - nell'accezione più restrittiva di Max Black che individua una sostanziale affinità soltanto fra le metafore e i modelli teoretici - sistemi isomorfi al dominio di applicazione, descritti ma non necessariamente costruiti, la cui efficacia non consiste nella possibilità di essere visualizzati ma nell'appartenere ad un dominio meno problematico, più familiare e conosciuto rispetto a quello di applicazione. Se, come sostiene Black, l'uso dei modelli teoretici consiste nell'introdurre un nuovo linguaggio suggerito da una teoria familiare ed esteso ad un nuovo dominio di applicazione-ovvero in un «analogica) transfer of avocabulary» - le relazioni fra modelli e metafore sono chiaramente evidenti. Come avviene con le metafore, il servirsi di un modello - ad esempio di quello costituito da un insieme di palle di biliardo in moto casuale per studiare la teoria cinetica dei gas o da quello di un immaginario fluido incompressibile in movimento per indagare le proprietà di un campo elettrico- può limitarsi a fornire una descrizione artificiosa di un dominio già sufficientemente noto attraverso l'uso di altri strumenti. Essa può essere utile tuttavia come mezzo per evidenziare ciò che in un altro modo non si sarebbe notato e individuare cosi, attraverso un'operazione intellettuale peculiare, nuove connessioni. Per Max Black, come più tardi per Mary Hesse, i modelli, grazie alla loro appartenenza ad un campo più familiare rispetto a quello in esame e alla loro capacità interattiva, hanno una funzione dinamica e propulsiva importantissima per lo sviluppo delle teorie, considerate «nel loro contesto scientifico non immobili pezzi da museo, ma qualcosa che viene continuamente esteso e modificato per rendere conto di nuovi fenomeni» (Hesse, p.45). Secondo Black, tutte le ricerche fanno affidamento sull'esercizio dell'immaginazione, che fornisce così un terreno comune agli studi scientifici e a quelli umanistici. «Science, like the humanities, like literature - scrive a conclusione del suo lavoro-is an affair of the immagination» (cit., p.243). Ora, un processo per molti aspetti affine a quello esaminato dai due studiosi americani nei loro lavori sui modelli scientifici si verifica quando un autore scrive un racconto fantastico o più semplicemente quando l'individuo si abbandona ad un processo immaginativo. Come è stato messo in evidenza da Lotman nella Struttura del testo poetico (Milano, Mursia, 1972, p.329) e prima di lui da Vygotskij (cit., pp.27-29), il punto di partenza per le creazioni dell'immaginazione è sempre il materiale fornito dalla realtà, che viene rielaborato eliminando limiti spazio-temporali, trasferendo i personaggi o se stessi in situazioni inaccessibili all'esperienza quotidiana, introducendo fenomeni e elementi anomali rispetto a questa. Viene così a crearsi un rapporto - esplicito o implicito ma comunque sempre presente - fra il secondo mondo {fantastico) e quello dell'esistenza quotidiana da cui si parte e rispetto al quale si sviluppa un doppio processo: di evasione - sia pure momentanea e provvisoria - e insieme di approfondimento conoscitivo. È proprio in virtù di questo rapporto che la sfera dell'esistenza quotidiana può acquistare infatti nuovi e più ricchi significati. Le contraddizioni del mondo reale, grazie all'eccezionalità della situazione in cui vengono a trovarsi i personaggi di un'opera fantastica, si presentano con evidenza macroscopica al lettore da una nuova angolazione che, rispetto all'angustia del mondo reale, consente una visione più ampia, più libera, più ricca di possibilità e alternative. È come se il mondo quotidiano e l'antimondo fantastico - per usare un'espressione cara a Bachtin - entrassero fra loro in rapporto dialogico. Ed è appunto il dialogo che può produrre un mutamento e un arricchimento profondo, fino a consentire in certi casi una riorganizzazione della propria visione della realtà. (È questo il processo al quale, come abbiamo visto, accenna anche Lotman a proposito del libero gioco dell'immaginazione attraverso il quale l'individuo «duplica la sua vita».) R iprendendo un concetto di Max Black e la sua terminologia, possiamo dire che questi due mondi entrano in un rapporto di interazione attraverso una peculiare operazione conoscitiva, fondamentale per i processi dinamici e creativi del pensiero umano. Rispetto a quello che avviene nel campo scientifico il racconto fantastico funziona però alla rovescia. In questo caso non si parte da un dominio più familiare e conosciuto per spiegarne uno meno noto come avviene quando si usa un modello scientifico. Al contrario è la dimensione insolita e fantastica ad agire come filtro, ad accentuare o sopprimere dettagli, a consentire nuove connessioni, a mettere in luce- per usare la già ricordata frase di Hanson - «in ciò che è familiare e sotto gli occhi di tutti quello che nessun altro vi aveva visto prima». In questo caso la riorganizzazione e il superamento dei vecchi modelli non riguarderà le teorie scientifiche, ma l'essenza dell'individuo, il contesto sociale, etico, culturale in cui vive, il suo orientamento all'interno di esso. La letteratura fantastica e oggi ·in particolare la fantascienza, capace di attrarre una grande massa di pubblico, rispondono dunque ad esigenze profonde più o meno latenti e possono offrire al lettore una chiave per sviluppare una particolare forma di approfondimento conoscitivo che in altro modo non sarebbe possibile realizzare. Il problema di fondo, soprattutto per la fantascienza contemporanea condizionata da un'industria editoriale che mette ogni settimana sul mercato opere nuove, è se a prevalere sia la tensione conoscitiva o invece l'evasione. A stimolare la creatività degli autori è la costruzione stessa di una dimensione diversa con una sua logica interna ed un sistema di regole non preesistenti. La possibilità di attingere dagli sterotipi creati dai romanzi precedenti offre tuttavia schemi già pronti e ripetutamente collaudati, spesso graditi ad un grosso numero di lettori, proprio perché garantiscono all'interno del fantastico la presenza del prevedibile e dell'imprevedibile: lo scarto dalla norma e dalla monotonia della vita quotidiana ma anche una rassicurante routine. Le esigenze e la voracità dell'industria editoriale sembrano oggi favorire la rottura del difficile equilibrio a vantaggio dell'evasione. La crisi delle verità monologiche, del dogmatismo, della stessa monosignificanza del reale, rendono tuttavia ancora più profondo che nel passsato il bisogno dell'immaginario, che può essere uno strumento per fuggire da una realtà in cui è sempre più difficile orientarsi, ma anche una componente essenziale per -un approccio più libero e creativo alla conoscenza del mondo, di se stessi, dei rapporti fra gli uomini. !t., ..... ,.,, .... _11 ,__bW~lloobl-• .......,._..,_.__

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