tate (di cui faceva parte l'assunzione cruciale che i pianeti rimanenti erano sei). Qualche anno dopo si osserva che Urano devia sensibllmente dall'orbita prevista. Sapete già come reagì la comunità scientifica: ipotizzando appunto la esistenza di un ottavo pianeta, - Nettuno - i cui effetti gravitazionali perturbavano la traiettoria. Il problema iniziale era: MECCANICA NEWTONIANA LEGGE DI GRAVITAZIONE CONDIZIONI INIZIALI E AUSILIARI ORBITA DI URANO? Il nuovo problema consiste invece nel chiedersi: quale massa ed orbita avrebbe dovuto avere il pianeta «perturbatore» perché la traiettoria di Urano deviasse da quella prevista nel modo osservato? Ovvero: MECCANICA NEWTONIANA LEGGE DI GRAVITAZIONE CONDIZIONI INIZIALI E AUSILIARI? ORBITA DI URANO Da uno schema all'altro abbiamo semplicemente spostato un punto interrogativo! Eppure questo «cambiamento di punteggiatura» sottende uno sforzo notevole. Dopo tre anni di lavoro a tavolino, nel 1845, J. Adams inviò la sua previsione circa la posizione in cui si sarebbe dovuto osservare Nettuno a sir John Airy che - molto scettico delle capacità di un neolaureato - non prestò molta attenzione alla faccenda. Solo le rivalità nazionali lo risvegliarono. La pubblicazione, nel 1846, di una previsione molto vicina a quella di Adams da parte del matematico francese J. Leverrier lo spinsero a far puntare i telescopi nella zona prevista. Ma, ahimé, Nettuno non venne identificato. Eppure si trovava davvero in quella zona! Venne infatti identificato poco dopo dall'osservatorio di Berlino. E si trattò di un autentico colpo di fortuna: le approssimazioni usate da Adams e Leverrier per semplificare il calcolo della massa e dell'orbita - cioè per costruire un modello della nuova situazione problematica - non avrebbero consen~ito la sua identificazione, se accidentalmente, in quel periodo di tempo, Nettuno si fosse trovato molto più lontano da Urano. Il caso di Urano è stato indicato da Popper come «una delle migliori illustrazioni» del fatto che «è dunque il teorico a mostrare la strada allo sperimentatore» (Logica, tr. it. cit., p. 103 nota "4). Lo stesso caso mostrerebbe invece per alcuni critici, come Hilary Putnam, che nella ricerca «la pratica è primaria». Perché giudizi cosi radicalmente diversi? Qui giunge opportuna una distinzione tra teoria e modello. Se, per impiegare un criterio caro a Thom, «un modello pare adeguato solo quando fornisce una risposta soddisfacente alla domanda che ha motivato la modellizzazione», il modello dei sistema solare precedente alla modificazione suggerita da Adams è stato certo in-validato: esso però non è stato privo di interesse. « Le teorie sono reti, solo chi le butta pesca», per dirla con Novalis, che Popper cita all'inizio della sua Logica. Ma è una «smagliatura» nella reteun modello che non funziona - che motiva uno slittamento di problema cui si risponde con un modello adeguato. La «evidenza» invalida il primo modello (ma non necessariamente la legge di gravitazione o la meccanica newtoniana); il passaggio a un nuovo modello permette di reinterpretare la «evidenza» disponibile - favorendo un raffinamento delle osservazioni- in modo da rafforzare la teoria. Va notato che, in quel caso, vi fu anche chi, come il citato sir John Airy, spostava il punto di domanda sulla legge di gravitazione, proponendo che, seppur «lievemente», essa venisse «modificata». Dunque uno schema di questo genere: MECCANICA NEWTONIANA LEGGE DI GRAVITAZIONE? CONDIZIONI INIZIALI E AUSILIARI ORBITA DI URANO Ma sir John non ebbe fortuna. Un gioco analogo di slittamenti si ritrova nel caso di un altro «pianeta che si comporta male», Mercurio. Qui, invece, non si è osservato cosi facilmente un analogo pianeta perturbatore (Vulcano) e l'esito è stato infine l'abbandono del punto di vista newtoniano per quello della relatività generale. Dunque l'aver individuato questi schemi non significa aver trovato una ricetta buona per tutte le stagioni. Le ricostruzioni della pratica scientifica che le differenti filosofie della scienza offrono sono dunque un semplice «gioco delle perle di vetro», sostanzialmente estraneo all'impresa scientifica? È proprio il contrario: tali filosofie della scienza-dai neoempiristi a Popper, a Lakatos, a Putnam, ecc. - sono dei «generatori di modelli» di un tipo particolare, cioè di modelli di secondo livello, che muovono da situazioni problematiche concernenti il processo stesso di modellizzazione. Questa tesi può essere rafforzata osservando che anche a tale «secondo livello» l'invalidazione di un particolare modello non implica che la filosofia della scienza che l'abbia generato sia priva di interesse. Cl è un ultimo aspetto che mi pare particolarmente interessante se si assume un punto di vista che non solo sottolinea il ruolo progressivo del conflitto tra teorie ma anche tra modi di valutare le teorie. Si tratta della questione del confronto tra modelli provenienti da quadri concettuali radicalmente differenti ma competitivi. Ci farà da filo conduttore un'osserva- ' zione che troviamo in una interessante - anche se relativamente trascurata - opera di Hans Reichenbach, Relativitiitstheorie und Erkenntnis A priori (Springer, Berlin 1920, tr. inglese University of California Press., Berkeley & Los Angeles 1965). . Ivi (pp. 48-49) Reichenbach distingue due accezioni del concetto kantiano di apriori: «necessariamente vero> e «costitutivo del concetto di un oggetto», soggiungendo che «il secondo significato è quello più importante> e che la grande scoperta di Kant è consistita proprio «nel fatto che l'oggetto della conoscenza non è dato immediatamente ma è costruito, contiene elementi concettuali>. Ogni teoria affronta le situazioni problematiche che intende modellizzare introducendo termini specifici che non hanno riscontro nella costellazione delle teorie e dei linguaggi con cui la comunità scientifica formula d'abitudine le evidenze disponibili: di qui l'idea reichenbachiana di «principi costitutivi> che collegano questi due livelli e che vanno relativizzati ai vari programmi di ricerca, guardando soprattutto - come ha recentemente ribadito Clark Glymour-alla storia della scienza e alla pratica scientifica effettiva. Tali sono stati alcuni dei principi della meccanica newtoniana (in particolare la «legge» per cui forza = massa x accelerazione) ~ quelli della meccanica einsteiniana, ecc. quando hanno generato dei modelli dotati dello stesso tipo di legame teoria-evidenza per rispondere a una gamma di problemi magari variamente motivati e a prima vista eterogenei. Ma è possibile anche un passo ulteriore. Così esemplifica Reichenbach (pp. 69-70): «Quando Eotvos confermò sperimentalmente l'equivalenza della massa inerziale e di quella gravitazionale, egli dovette presupporre la validità della geometria euclidea per l'interpretazione delle sue osservazioni entro le dimensioni della sua bilancia di torsione. Non di meno il risultato delle sue induzioni doveva confermare la validità della geometria reimanniana in dimensione stellare. Le correzioni della teoria della relatività rispetto alle misurazioni della distanza e del tempo sono tutte di un tipo che possono venir trascurate nel caso delle condizioni sperimentali ordinarie. Quando un astronomo trasferisce da un tavolo ad un altro un orologio per le sue osservazioni delle stelle, non ha alcun bisogno di introdurre la correzione del tempo einsteiniana per orologi in movimento; eppure è grazie a questo strumento che riesce a stabilire una posizione di Mercurio che costituisce uno slittamento del perielio e cosi una conferma della teoria della relatività, ecc.>. È questa forse una delle migliori illustrazioni dello spirito critico entro l'impresa scientifica. J vecchi schemi vengono utilizzati per confermare quei nuovi schemi che sono destinati a scalzarli. Certamente un sostenitore della incommensurabilità radicale tra quadri concettuali rivali, come P.K. Feyerabend, potrebbe obbiettare che una risposta come quella su abbozzata ba un forte sapore strumentalista. Ma, per quanto suoni strumentalista, la lezione che si trae dal passo di Reichenbach è comunque una lezione di profonda onestà intellettuale. Essa mostra come la ragione scientifica sia capace di non rimanere prigioniera nei modelli che via via costruisce, ma di servirsene per andare oltre. È troppo auspicare che questo modo di procedere possa venir adottato in altre attività, per esempio nel disegno delle istituzioni o 'nel progetto politico? È troppo richiamare su di esso l'attenzione oggi, in un momento in cui la crisi di panico/ari programmi di ricerca viene spacciata da molti come «crisi della Ragione> senza qualificazioni e, inmodo tipicamente totalitario, l'atteggiamento critico viene messo da parte in nome di qualche nebulosa «nuova razionalità>? Relaz.ioneal convegno «li sapere come rete di modelli - La conoscenza oggi>,promosso dal Comune di Modena, 20-23 gennaio /98/ - rivista dall'awore. NOVITA MULTHIPLA DarioCalati TEORIA DEL LINGUAGGIO E PRASSIANALITICA IN JACQUES LACAN multhipb Nlizioni in libreria a fine marzo Giovanni Lista ARTE E POLITICA Il FUTURISMO DI SINISTRAIN ITALIA .. mullhiplo edizioni Multhipla Edizioni - Piazzale Martini, 3 - Milano - Te/. (02) 59.26.84.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==