Alfabeta - anno III - n. 22 - marzo 1981

I. Se ciavessi un matarino se ciavessi un ma/arino me ne saressi giandato via di questa ci/là inzaffardata schiumogena che appena dici oh subito trac e la quarta parete addove sta incomprensibile città-cimice tutta oh come mi sento bene a giù a pesce nell'acquaccia del naviglio sol/ostante (intanto è un gioco) fuori testaingiù dal quinto piano o in cantina ciondoloni a sedici anni (e non per amore) e intanto friii friiiiii friiiiiiiii i fresatori i montatori i pressatori i commendatori (quelli a parte) con moglie tipo vacca-pullana trovata nell'obliquità infinitesimale della prateria sottostante casa mia (zum zum) e il duomo smargiasso (porcheva) scivoloso di bignè a mezzodl (din don): tutti in piazza (che roba gioiellosa la nostra piasa) cin cin oh signora oh dutur ma te vist cu/a là che cii eh' al gà - anduma a vegh l'intero 'I milan ma 'ndi da via al cii 'o pitturiello 'e notte ciciniello ciciniello confessione-perdifiato imbianchino e pittore amalgamato pulcinella stralunato la chitarra spaccata il gatto morto sotto il letto la statua della sua donna di gesso le sue madonne incazzate la magia nera i chierichetti che pisciano o dovrebbero pisciare in bocca al prete e giù una mano di bianco sul verde e giù una mano di verde sul bianco un mischiane rosso-celeste-neroper far sognare di nuovo pareti intaccate e stuccare e fischiare sul ponte di legno e pensare a tutt'altro magari a spiagge oro-zecchino distesamente artista bilingue cosmopolita aereo e via e addio brodaglie e addio a tutti i pirla di questa città Questo mano pazzo mazzo questo marzo-pazzo-mazzo di anemoni rugiadosi ha preparato una marmellata di sguardi affilati un concistoro di io come sono e tu come sei qualche gita immaginifica (tutto compreso) con tanto di preludi prologhi antefa11i sul pelo dei temporali in equilibrio tra pioppi violacei e linee orizzontali di un fiume appena accennato il tutto sprofondato nelle palpitazioni di una primavera in rirtardo un continuo scontro frontale: Stendhal portatelo all'ospedale Hesse è davvero banale Novalis dev'essere un anormale pér Char c'è l'impronta digitale Sanguine/i ha perso un occhiale e Zanzotto gli infila lo stivale cuori infiammati da un complesso primario calcificato a destra per complicazioni post-operatorie un andirivieni di spettri sclerotizzati sul tapis roulant dei pro-memoria un tanfo ottocentesco di porcellane paralumi merletti préludes mimose suicidi fanciulle e bocciuoli titolo: serate anemiche per due figure fragili in sol diesis minore conclusione: c'è del marcio in Lomellina! Totentanz notte altissima un civettare azzurro rimorsi sulla cima dei cipressi nel buio cipressino le donne tedesche imitano il mare col ritmico ciondolare del seno allodola a gara nel precipitare scacchiera dopo scacchiera recital di procellarie sul polistirolo espanso dell'allegria ba/Ione del marciume maciullato baltaglia d'elefanti sul crostone campo bianco di lacrimuccia perspicace stella di mare stella elementare fiore di peronospora sul pelo biondo filo dell'intestino ricucito 00 taglio cesareo sboltonato ";; vecchie bambole al mercurio .5 gambe falciamiti ~ travagliare di ciglia -. oO °' -. agglomerate sul fronte del ricamo in trasparenza novembre grigione claudicante mare ingessato scompisciato strip-tease di fogliame nell'autunno <i annoveroso di fantasmi S! ., .e:, ~ <l VitoGiuliana Microcosmo scorticato dagli aut aut indebolito dagli amorini affondo nella piroetta del saltimbanco-stambecco stuzzico il pregio delle marine innamorate baci telecomandati a distanza pullulano tra la neve vergognosa e lo sbraitare del cieco (l'ogiva nel tripudio diserta lo scopo) lo stillicidio nel parapiglia liquido stellare è sangue verde di farfalla mora[ a lieto fine polvere e grumi di costellazioni spruzzato enigma del forestiero nel cadavere flella penisola (la linea ostacola il sentiero) acquitrini tropicali soli invenduti rinsecchito proverbio del bilancio annuale il castoro annaspa nell'intrigo del capelvenere il cervo volante attanaglia il mignolo nella piccola sera fosfato di lumi (la primavera è una collezione di coleotteri) tartine e cristalli miscelati al fonografo salti e brandelli del rendez-vous la pipa falcia il trifoglio invaso il bombo bastonato acquista posizioni al vento cardine di mani ingabbiate al fandango al gran ballo delle polacche l'amaranto del cielo prosciuga la sera la firma scolpita sul parallelepipedo del cow-boy (intanto nonnine preparano marmellata di cotogne per il prossimo inverno) tu e la felce preistorica nel rullo della panna un sacco di palline nel sacco di lamponi al giaciglio al pulpito il vespro corre carico di scommesse al precipizio inatteso l'orrido fa cascate con l'obolo tartaglia il mezzogiorno sulle cime (non so più racimolare sentori) sui contorni del piede il rancido indietreggia fino alla scorza ferrea del re del lago per la pelle si scopre la battaglia ibernata la meridiana sepolta nel latino delle comari qualcuno ali'alba sveglia ancora il gallo sale fulmineo il tuono al sughero la notte secerne mercurio scolora la fune alla morte del gatto resta il fuoco incrociato il ronzìo interrotto di libellule bruciate (il bambino serafico sogna orchestra evaporabili) florestano Florestano ascoltami il rosso è vivo e qualcuno ci spia foresta di buchi nella flora dell'ano fiore di pecora sull'abisso di Oristano ore di cartapesta sulla cieca mano Florida nera perduta nel metano Florestano ascoltami il rosso è morto e qualcuno ci spia Florestano ascoltami è un po' una sfortuna un figlio poeta Serpensiero sguardo on/goloso nel parco delle rimembranze la luna è un puff viola oh esacerbato dolore blocco intestinale giallognola è la notte movimento rotatorio del serpensiero lunamente sul chiaromare immarmellata presenza d'occhipinti valzer di pelledoca nell'umidità marina un gran trasporto un viavai di pennellate ad hoc (in fondo a destra è sempre festa) tenera consumazione sbirulenta domenicale e solescente discesa epidermica slacciata giarrettiera (slurp slurp gnam gnam) sognatamente a lungo lungo odori dirimpettai dal pozzo dei piedi al tempio della testa nevosità cangiante delle stelle so11opelle e via col vento Slittamento città-logaritmo city-canovaccio ville-débacle urbe-congestionata murcillaginosa ipertrofica di fumo vento dispersione desertica intergalattica fumetti estemporaneamente allogenano su bocca-cuore di fanciulla-ruotante sul tapis roulant sottoponici su bocca-culo di commenda-mortadella su buocca-bignè di signora-tacchino in permanente fluttuazione agitazionale verde ondulatorio di marcite leonardesche bambini in primestate vanno giù rotoloni fin dentro gli occhi del fagiano campionario di paesaggi-ombra infra extra sensibilità vegetale di pioppi-corde di liuto per concerti sull'erba soli vellutati avvicendati tra ottobri e settembri sopore primigenio menestrelliano attenti a boschi erpetologici a profumi Swann a nebbia-zucchero filato filo spinato tempo depauperato in catenamacchina un boomerang di aironi groggy in surplace becchi d'orizzonte tra verde paludoso-vischioso-smeraldo e livido blu di cielo enfatico di grovigli barocchi e nubiloqui merlettati d'oro scritture indecifrabili di celesti cerulei tipo codici rinascimentali madrigali d'anonimi persi e ritrovati arazzi miniaturizzati miniature arazzizzate eleganti colpi di fiorino-fioretto Ludovico gran signore ondeggiante sul destriero nero sul materasso rossodoro di paggi paggetti dame damine damene falchi cavalieri levrieri e consiglieri per cacciare colpoferire-morire il cinghiale dai lunghi canini i"iverenti Diario di un lago tu/la la luce degli occhi addormentata sul lago un lago bianco da riscrivere da colorare il bianco mi chiama per nome il lago è un ladro e nel lago muoiono i gatti come fiori troppo pesanti l'acquarello della fine del giorno tulio il Giappone rosa lacustre i cadaveri gonfi del colore sul lago 365 mattine sul lago 365 crava11estrangolate nel blu del collo nel blu del lago 365 lune masticate nel rosso del labbro nel rosso del lago tulle le rondini de~'oriente bruciate nel verde del lago Fuga lunghi topi incuneati a zeta mitragliano la pianura superstite mi arrampico spaurito sull'ultimo promontorio a nord-est di Odessa scarmigliato tra nuovi venti inebriato il fustagno della fuga si raggela sul crepaccio la giacca morde il fianco mi raggomitolo incespicando in riflessione sublimando mi concentro sulla palla del mare miraggio orizzontale schiuma crepitante sulla fronte diagonale trema la spiaggia sulle sedie vuote si fa convessa allo spiraglio la palpebra ossidata cresce la fanghiglia sul versante roccioso i ventagli cinesi volano stracciati lambiscono i mirti s'allontanano divaricati

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