te, per poi costituire un collegamento con uno dei complessi conoscitivi specializzati. In questamaniera si potrebbe al massimo sostituire un tipo di unilateralità e un'astrazione con un'altra. Esistono dei paralleli al programma e alla prassi, falliti, del falso superamento anche negli ambiti della conoscenza teorica è della morale; solamente sono meno evidenti. Dai giovani hegeliani in poi si diffonde il termine di morte della filosofia; da Marx in avanti si è posta la questione del rapporto fra teoria e prassi. Qui veramente gli intellettuali si sono collegati con un movimento sociale ai cui soli bordi è possibile avere spazio per tentativi settari di svolgere il programma di morte della filoso fta, allo stesso modo in cui i surrealisti avevano messo in scena la morte dell'arte. Le conseguenze del dogmatismo e del rigorismo morale ci evidenziano lo stesso errore in un caso come nell'altro: una pratica quotidiana oggettivata alla quale non viene concesso un libero gioco combinato del cognitivo con il moral-pratico e con l'estetico-espressivo, non può essere guarita tramite il riferimento ad un solo ambito culturale stereotipo, ora aperto violentemente. Certamente in queste situazioni certe attività terroristiche possono avere un collegamento con la sovratensione di uno solo dei momenti culturali, cioè con l'inclinazione ad estetizzare lapoliticae asostituirla col rigorismo morale, oppure a piegarla sotto il dogmatismo di una dottrina. Questi collegamenti, difficilmente palpabili, non dovrebbero però indurre a diffamare le intenzioni del rigido Illuminismo come un prodotto di «pura ragiorl( terroristica». Chi ricollega il progetto moderno con il livello di coscienza e le azioni pubbliche-spettacolari di terroristi individuali è vittima dello stesso errore di semplificazione di colui che definirebbe il terrorismo dello Stato, ancora più continuativo e più complesso, che viene praticato negli oscuri sotterranei della polizia militare e dei servizi segreti, nei campi di concentramento e negli internamenti, come raison d'ètre dello stato moderno e del suo potere legale posiJivisticamente svuotato. E questo solamente perché esso si serve dei mezzi dell'apparato repressivo statale. Alternative Sono del parere che dovremmo piuttosto conoscere meglio le aberrazioni che hanno acCO(l'lpagnatoil progello moderno, e gli errori dei presuntuosi programmi del suo superamento, invece di dare per perso ilmoderno ed il suo progetto. Forsesi può almeno accennare ad una via di uscita dal['aporia della modernità culturale con l'esempio della ricezione artistica. L'arte borghese aveva fornito due indirizzi critici ai suoi destinatari: da un lato l'inesperto, il profano che gode dell'arte, doveva conformarsi a/l'esperto: dall'altro questi poteva comportarsi come conoscitore che ricollega le esperienze estetiche con i problemi di vita individuali. Forse questa seconda, apparentemente più innocua, modalità di ricezione ha perso la propria radicaliJà proprio perché concatenata in modo poco chiaro con la prima. La produzione artisticasi impoverisce semanticamente se non viene svolta come elaborazione specialisticadi problemi intrinseci, come affare di esperti senza riguardo per i bisogni esoterici. Tutti, anche il critico come ricettore specializzato, concordano sul fatto che iproblemi elaborati vengano selezionati in modo preciso sotto una astratta visione di valori. Questa delimitazione precisa, questa concentrazione esclusivasu una sola dimensione, si spezza nel momento in cui l'esperienza estetica viene incorporata in una storia individuale e in un modo di vivere. La ricezione del non-esperto, o piuttosto dell'esperto del quotidiano, prende una direzione diversa da quella del critico professionale. Albrecht Wellmer mi ha fallo notare come un'esperienza estetica che non viene trasformata primariamente in un giudizio estetico modifica la sua posizio,Jenella scala di valori: dal momento in cui viene usata per esplorare e chiarire una situazione di storia individuale e viene ricollegata a problemi di vita, entra in un ambito linguistico che non è più quello della critica estetica. Allora l'esperienza estetica non rinnova solamente le interpretazioni dei bisogni, alla cui luce percepiamo il mondo, ma essa penetra allo stesso tempo nelle interpretazioni cognitive e. nelle aspettative normative, e cambia il modo col quale tutti questi momenti si collegano tra loro. La ricezione, quale io la intendo, viene illustrata tramite il processo di acquisizione esposto da Peter Weiss nel primo volume della sua Estetica della resistenza, che rappresenta un gruppo di lavoratori politicamente motivati e desiderosi di imparare nella Berlino del 1937. Sono giovani che acquisiscono alla scuola serale i mezzi per capire la storia, anche la storia sociale della pittura europea, per staccare dalla dura roccia dello spirito oggettivo le schegge da assimilare, schegge che fanno poi entrare nel loro orizzonte di esperienze, assai lontano dalla tradizione formativa del regime esistente, e chepossono girare e rigirare fin tanto che esse non cominciano a brillare. Permezzo di questi esempi di appropriazione della cultura degli esperti a partire dall'ottica della vita quotidiana, qualche cosa delle intenzioni della disperata rivoluzione surrealista, e ancora di più delle considerazioni sperimentali di Brecht e anche di Benjamin sulla ricezìone di opere d'arte non-auratica, viene salvato. Un collegamento differenziato della cultura moderna con la prassi quotidiana dipendente dalle tradizioni di vita, ma impoverita da un semplice tradizionalismo, sarà possibile solo se anche la modernizzazione della società verràcondotta in nuove direzioni e se la realtàpotrà sviluppare°delle istituzioni che limitino la dinamica sistematica intrinseca del sistema di azione economico e amministrativo. Tre conservatorismi In questa direzione, se non mi sbaglio, non ci sono buone prospettive. Così che si è creato in quasi tulio il mondo occidentale, un clima che produce correnti di critica al modernismo. A queste, il disinganno per il programma incompiuLo della falsa morte di arte e filosofia serve come giustificazione per posizioni conservatrici. Lasciatemi fare subito una distinzione tra l'antimodernismo dei giovani-conservatori, il premodernismo dei vecchi conservatori, e.il posrmodernismo dei neo-conservatori. / giovani-conservatori assimilano l'esperienza base del modello esrerico, la scoperta della soggettività decentrala, liberata da tutti gli impera/ivi del lavoro e dell'utilità, e con essa evadono dal mondo moderno. Con un'atteggiamento modernista, essi derèrminano un antimodernismo intransigente. Essi spostano le forze spontanee dell'immaginazione, della propria conoscenza e dell'affellività, nel lontano e ne/l'arcaico, e contrappongono in modo manicheo alla ragione strumentale un principio aperto solo all'evocazione, sia essa la volontà di potenza, la sovranità, l'essere o una forza dionisiaca del poetico. In Francia questa linea va da Bataille, allraverso Foucau/t, fino a Derrida. / vecchi-conservatori non si lasciano inizialmente intaccaredal moderno culturale. Essi seguono con afflizione il decadimento della ragione sostanziale, la differenziazione di scienza, morale e arte, lamoderna visione conoscitiva del mondo, la razionalitàprocessuale, raccomandando un ritorno alle posizioni di prima del moderno. Uncerto successo ha soprattutto il neo-aristotelismo, che si lascia oggi stimolare verso un rinnovamento di un'etica cosmica della problematica ecologica. Su questa linea, che parte da Leo Strauss, si trovano ad esempio lavori interessanti di Hans Jonas e Rober Spaemann. / neo-conservatori infine accolgono bene lo sviluppo della scienza moderna, fino a che questa supera la propria sfera solo per accelerare il progresso tecnico, la creatività capitalistica e una amministrazione razionale. A parte questo, essi raccomandano una politica che disinneschi i contenuLiesplosivi della modernità _culturale. Una tesi dichiara che la scienza, se viene capita bene, è diventata in tulli i sensi senza importanza per un orienta- -- -- --- ;...z,,,. mento nella vita. Un'altra tesi dice che lapolitica deve rimanere libera da tulle le richiestedi giustificazione moral-pratica. Una terza tesi insiste sull'immanenza pura dell'arte e nega il suo contenuto utopistico, richiamandosi al suo carattere di apparenza per racchiudere l'esperienza estetica nel privato. Si potrebbero indicare come testimoni il primo Willgenstein, il Cari Schmill del suo periodo di mezzo, e il tardo Gollfried Benn. • Con la delimitazione definitiva della scienza, della morale e dell'arte a sfere autonome, distaccate dalla realtà e amministrate da specialisti, della modernità culturale rimane solamente ciò che si può ouenere dal moderno sacrificando il progetto moderno. Per il posto rimasto libero sono predisposte delle tradizioni che di conseguenza ora rimangono risparmiate dalle richieste di motivazione. Questa tipologia è come tale una semplificazione; ma forse non è del tutto inutilizzabile oggi l'analisi delle controversie spirituali e politiche. Come temevo, le idee del/'antimodernismo, con un pizzico di premodernismo, guadagnano terreno negli ambienti dei gruppi dei« verdi» e alternativi. Tramire i cambiamenri di coscienza dei partiti politici si evidenzia il successo della svolta di tendenza; cioè de/l'alleanza del posrmoderno col premoderno. Titolo originale «Die Moderne - ein unvollendetes Projekt» (Il moderno - un progetto incompiuto) «Post-moderno e moderno» A partire dal presente numero, «Postmoderno e moderno» è un tema di fondo di Alfabera (come già «Crisi della ragione?» e altri temi). Chiediamo pertanto ad alcuni intellettuali, attivi in questo ruolo di discussione, d'intervenire nel merito del testo di Habermas o dei motivi che esso pone, dai loro specifici punti di vista. E insieme cercheremo di contribuire per parte nostra alla chiarificazione pubblicando schede di orientamento sul termine e concetto di postmoderno nelle diverse aree, secondo gli sviluppi già compiuti del dibattito relativo. ., - ,
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