Alfabeta - anno III - n. 21 - febbraio 1981

...... 00 O\ ...... -9 ~ .e, .e, ~ Blackout Blackout è una nuova rubrica di Alfabeta. Rubrica assai particolare e delicata, come il lettore si accorgerà. Essa è destinata a raccogliere interventi, documenti. informazioni che per varie ragioni (politiche, giuridiche, di mercato) subiscano una forma di silenzio stampa. Alfabeta non per questo condividerà necessariamente i contenuti dei testi pubblicati, anzi talora potrà essere in disaccordo con essi. Né Alfabeta sarà falsamente neutrale: gli scritti saranno frutto di una scelta e non di atteggiamento indiscriminato. Blackout conterrà infatti riflessioni e notizie coo le quali riteniamo giusto confrontarsi (aldilà delle singole opinioni) e ingiusto mantenere il silenzio. La libertà di espressione e la qualità dei contributi restano dunque i nostri criteri fondamentali. le ragioni stesse della nostra rivista. Il Terrorista Informatico Nel/'500 mezza Europa insorse co11tro il Papa e i traffica111idi paradiso. Allora /'i11dulgenzaaveva solo il potere di commutare le pene che le anime dei defu111idovevano patire i11purgatorio. Oggi i 11uovidispensatori di indulge11ze offrono perdo11i e salvaco11dotti quì e subito, con LIII salto di immoralità da far tremare i papi ladri e simo11iacidi allora. «Appe11ail soldin tocca il fondo della cassa l'anima del tuo congiu1110 sale in cielo». Così predicavano i frati appaltatori di indulgenze, «più grande l'elemosina, più veloce è l'ascesa», soggiu11gevanosottovoce. Lo dice anche il giudice torinese: a tradime11tieccezionali sconti eccezionali. Poi venne Lutero. Gli occhi sfuggenti leggermente inclinati da un lato, verso il basso, una barbetta da adolescente, le labbra serrate in un'espressione atona. Così è apparso sui giornali Marco Barbone, il terrorista pe111i10della «28 marzo», la formazione specializzata 11ell'attaccoai mass-media che rivendicò l'uccisione del giornalista Tobagi. Al centro delle i11dagi11fui fi11da subito il vola11tinodi rive11dicazione.In questo i11fatti,oltre a un breve profilo di Tobagi, era svolta u11'articolataanalisi sul sistema dell'informazione. Lo spessore e la compiutezza di quell'analisi, il linguaggio usato da chi l'aveva redatta, e tuuo ciò immaginiamo souoposto al giudizio di esperti coadiuvati nella loro indagine da sofisticati strumenti elettro11ici,fece maturare negli i11quirentila convinzione di 1rovarsidi fronte a persone molto addentro ai problemi dell'informazione, e più in generale alle tecnologie dei mass-media. Troppo addentro: si pensò a un giornalis1a o, quanto meno, a un tecnico operatore di quel mondo. Questa convinzione è crollata, ma forse non del tulio, solam.ente a seguito della confessione del Barbone. li vol1antino, egli afferma, è stato fallo a/l'interno del gruppo che ha partecipato materialmente ali'azione, forse da lui stesso, componendo un collage con pezzi di articoli pubblicati in riviste specializzate. Un'affermazione così puntuale, specialmente se falla da un terrorista pentito, non può essere messa in alcun modo in discussione, in particolare da chi si basa su tali dichiarazioni per arrestare, incriminare e condannare. Eppure, con un'intensità mai raggiunta in altre occasioni, carabinieri, uomini politici ed autorevoli esponenti del mondo dell'informazione hanno espresso la convinzione dell'esistenza di qualcuno che nell'ombra tirava le fila. li fa110interessante è che tali convinzioni, espresse anche dopo che le dichiarazioni del Barbone erano state rese pubbliche e acce11a1ecome vere, sono apparse a tu/li legi11imeda un par1icolarepunto di vista, che è poi quello egemone in 1u11aquesta vicenda: dal punto di vista dei mass-media. La comunicazione della notizia della scoperta e dell'arresto degli uccisori di Tobagi non può esaurirsi nelle scarne biografie di Marco Barbone e dei suoi presunti complici. Poniamo che la brigata «28 marzo» avesse à11u10 intenzione di uccidere Tobagi ma non vi fosse riuscita, per esempio mancandolo, o colpendolo in parti non vitali, o ancora meglio sbagliando persona, ecco sarebbe stato possibile i11 questo caso, comu11ica11dol'arresto dei suoi presunti espo11enti,souolineare la 11a1ura sponta11eae isolata della loro aggregazio11e. Ma la notizia della morte di Tobagi non può che essere data per ciò che effeuivamente significa a/l'interno e per il sistema dei mass-media. E cioè un auacco a tut/0 il sistema guidato da una logica simbolica. La capacità di i111p111azio1d1ie un agire simbolico è compatibile co11il sis1ema dell'informazione 11el/amisura in cui il suo carattere è esplici10 ed il soggeuo dell'agire è colloca10 nel sis1emas1esso. /11 altri 1ermi11li'intensità del messaggio prese111e11el/amorte di Tobagi richiede, per u11a1101alegge che guida l'elaborazione informatica, che sia LIII soggetto complesso ad averlo emesso e che tale soggeuo sia già acquisito, 11ellasua s1rut1ura, al linguaggio dell'informazio11e.Proviamo per ipotesi a fare 110stro il pu1110di visw dei mass-media. partiamo dallo sco11certoche si deve essere impadronito dei suoi operatori di fro111ealle dichiarazioni di Barbo11e sul carattere spontaneo e auto11omo della 11ebulosa «28 marzo» e delle azio11iche ha rive11dica10P. oniamo che per lo me110u110di questi operatori 11011 abbia accettato la facile scorciawia di imputare auraverso u110sco111a10ragionamento dietrologico la respo11sabilità di questa esperienza a Toni Negri. L'affermazione che la brigata è nata dalla sponta11eaaggregazione di poche perso11eche ha1111d0eciso in pie11aautonomia di uccidere Tobagi, non ha alcun valore informatico. Marco Barbone 1101è1un individuo elaborato nella forma del perso11aggiodai mass-media, nella sua biografia non c'è nulla che richiami l'oscura grandezza del criminale ideatore. Pur volendosi auenere a quel che si sa delle sue co11fessioni, la sua statura 1101s1i eleva oltre quella di un giovane scapestra10,s1rume111alizza10 come esecutore da circosta11ze più grandi di lui. Il suo profilo corrisponde alla figura ge11erica,già circuitata dai mass-media, del giovane ma11ifesta111e viole1110e insoddisfauo del movimento del '77. Eppure, a partire da questa anonimia da personaggio di contorno, Marco Barbo11eha seguito u11percorso di autovalorizzazione della propria immagine che oggi gli permette, senza avere avuto il ruolo di un Peci o la storia personale di un Fioroni, di essere un terrorista pentito. È evidente che se 1101a1vesse ucciso Tobagi e non l'avesse confessato, non sarebbe mai potu/0 diven1arlo. Cos'è che valorizza infaui la sua delazione sulla sua breve e periferica esperienza nel movimenlo milanese se non ciò che ha fallo, per sua stessa ammissione, in compi eia aulonomia da ques10 movimento? La singolarilà del personaggio va dunque ricerca/a nella sua uliima esperienza, nella s1oriadella «28 marzo». Ques1astoria ha inizio e ragione nell'irruzione dei carabinieri nella base genovese di via Fracchia e nel conseguen1e assassinio di quauro militanti delle Br. Ciò che sembra aver prodo110 la determinazione ad una tale esperienza non è tanto il fa110in sé, cioè l' uccisione a freddo operata dai carabinieri, bensì la notizia del fa1101rasmessa dai mass-media. È sicuramente vero che tu/li gli organi d'informazione hanno riporta/o la notizia dell'eccidio di via Fracchia a/lenendosi s1re11amentealla velina fa11acircolare dai CC, ma è singolare che un gruppo che decide spontaneamente di siglare le proprie azioni con la data de/l'eccidio, individui nel sistema dell'informazione /'obbie11ivo principale da colpire. Di che cosa è impwabile questo sistema in quel caso specifico? Certamente non gli si può impware il fauo di non aver assunto il punto di vista delle Br o del movimento comunista rivoluzionario che rivendica i propri cadwi. l mass-media, è noto, non trasmeuono i valori del movimento comunista, bensì li deformano per 1rasme11ereesa11ame111ei valori opposti. Rispeuo a quella vicenda c'è stato qualche giornalis1a particolarme/1/e abbruuito dalla professione che ha bu11a10fango sulla figura dei quauro militanti delle Br, e 1w1i, in modo più o meno enfatizzato, hanno plaudito all'operazione dei CC. Ma /'elemento comune che ha carauerizzaw tutto il circuito dei mass-media in questo caso, è stato la non elaborazione de/l'informazione. Questo vuo10ha due spiegazioni. La prima e la più ovvia è la comraddiltorietà del/' avve11ime111i011sé: l'esecuzione a freddo di quauro persone, anche se terroristi riconosciwi, o forse proprio per quesw, richiama troppo esplicitameme nell'opinione pubblica quella distorsione di valori allraverso cui è s1a1ae/aboraw i11formaticamente la figura del terrorista. Per questo sistema infalli il nemico è il 1erroris1ache dà la morte ma che 11011•1wlemorire. è colui che u11avolta scoperto si arrende e chiede piagnucolando il dono della vita ad un pOlere che lo risparmia. La seconda spiegazione conseguente alla prima è che lo scontro a morte Ira /'is1ituzione e i suoi nemici ha una valenza critica inaccellabile per l'ideologia dominan1e. Quanto avviene, casua/me/1/e o per necessità, il circui/0 dell'informazione non lo capta, è un inpw che farebbe saltare tulio il sistema dell'elaborazione informatica. Rispello a/l'eccidio di via Fracchia i mass-media sono dunque impwabili di omissione. L'esaltazione sfacciata dei carabinieri che fanno fuoco su degli inermi sarebbe più acce/labile del silenzio, poiché non è la morte che ripugna e indigna gridando vende11a, ma il fatto che questa morie non faccia nOlizia. Lo s1atwo dell'avvenime1110è una strullura integra/a con la sua elaborazione informa1ica e 1101h1a alcuna importanza che 1a/eelaborazione abbia un segno positivo o nega1ivo. È l'identità elaborata dai mass-media che lo garantisce della sua esis1enza e riproducibilità. I fauwri della «28 marzo» credono nella loua armala nella sua valenza informatica. Marco Barbone è nato probabilme111enel '77, l'anno che ha segnalo la w1ale i111egrazione del movimento e dei comportame111ia111agonis1icniel sis1ema dell'i11formazione. Quell'integrazione che significa vedere le proprie inizia1ive riportale sulle pagine dei giornali come su uno specchio deforma/I/e che rimanda una sorta di ide111itàparallela più forte dell'originaria, che diventa gradua/meme egemone sulla prima. Per Barbone, immaginiamo, il vuo/0 d'informazione è un allema/0 alla lolla armala più grave di qualsiasi attacco dei CC o della polizia. Vendicare i cadwi di via Fracchia vuol dire prima di tulio imporgli uno statU/o i11formatico. Non è la parola d'ordine «No11dime111icheremomai i nostri caduti», che si riferisce ad una separatezza non imegrabile nel sis1ema domi11a111deella memoria e dei valori rivoluzionari. È il voler riponare a/l'interno del circuito dei mass-media un eve1110che ne vie11e spulso perché portmore di una valenza critica i11sos1e11ibile per il sis1ema stesso; e volerlo fare attraverso la mediazione di una propria successiva inizia1iva che riconduce sì l'eve1110al/'i111ernodel sistema dell'informazio11e, ·;11aevirandolo della sua criticità origi11aria,che lo reimegra perché evirato. Proseguiamo 11el/'i11dagi11e,cerchiamo quale verità ci sia nelle dichiarazioni di Marco Barbo11e. Il sis1ema dell'i11formazio11eche 11011circuita il messaggio della morte è dunque il nemico da affrontare e colpire. Gli espo11e11d1eilla «28 marzo» iniziano un'indagine conoscitiva su questo sis1ema. Immaginiamo che a/l'inizio la ricerca sia staia impos1a1acon lo s1essomewdo , che i mass-media propagandano per le i11chies1ceo111roil terrorismo: la ricerca dei mandami, cioè dei soggeui a cui sia impwabile la « responsabilità» di una dinamica sis1emica. La prima scoperta ;/i Marco Barbone è s1atasicuramente la facilità di reperire i11formazio11isul fistema dell'informazione. li pri11cipaleoggello del sis1ema del- /'i11formazio11eè se s1esso: in una sorta di duplicazione awistica la televisione manda in 011da co111i11uame11p1reogrammi su se stessa e sul proprio funzionamemo, la fu11zio11edi un quo1idiano è /'argome1110che viene più spesso 1ra11a1d0ai quo1idiani, le rivis1esui mass-media si moliiplicano ad un ri1mo impressio11a111eL. 'integrazione del sis1ema è towle, die1ro di esso 11011c'è niente, il sis1emasi rigenera, si co111rolla, si corregge auraverso l'awoma1ici1à dei suoi meccanismi, 11011c'è alcuna possibili1à di impwazione di responsabilitii se 1101a1l sistema nel suo complesso, sarebbe meglio dire nella sua complessi1à. La seconda e fondame111alescoperta di Barbone nel corso dell'indagine è la logica simbolica. Per salvare il sistema dalla sua mortale immu1abilità c'è bisogno di ma111enereaperta la possibilità dell'impu1azione soggeuiva. l massmedia producono continuamente, nel- /' anonimia di un sis1ema sociale rappresenta/O come immutabile, il sogget10demoniaco a cui impware l'origine e la ragione della trasgressione. li nemico ha un nome e una ragione esogena al sistema, una ragione appena in1Uibile nell'oscura profondità della sua singolarità umana. La logica simbolica, la siessa che il sis1ema dell'informazione ha segui/O nella demonizzazione di Toni Negri, permei/e ora l'impwazione di responsabilità soggeuive all'interno del sis1emadell'informazione. È tu11'al1roche un capovolgimento: acceuando questa logica Barbone dive/I/a a tulli gli effeui un operatore informa1ico. l mass-media gli offro110 il discorso con cui gius1ificare la propria inizia1iva e, auraverso la logica simbolica, il me/odo da seguire. Qualsiasi giornalista in grado di richiamare auraverso il suo nome nella memoria del pubblico la ca1egoria dei giornalis1i, può essere scelw come obbieuivo. Barbone dichiara: «Abbiamo colpilo Tobagi perché era un obbi!!llivo facile da colpire». li meccanismo funziona in pieno: il partilo armato auacca il sistema de/l'informazione auraverso uno dei suoi uomini. Tobagi diventa l'arche1ipo del giornalis1a, la sua biografia riscaua l'agghiacciante ogge11ivi1à del funzioname1110 dei mass-media descriuo nel volantino che ne rivendica l'ucciso11e.Anche l'eccidio di via Fracchia ritorna sulle prime pagine dei giornali perché ha una valenza modifica1ae finalmeme 1rasme11ibile;die1ro i caduti di Genova 1101c1'è più l'irruzione dei carabinieri, bensì l'uccisione di Tobagi. Marco Barbone viene arres1aw, gli vengono impwa1i reati minori, in nessun modo, assicura /'avvoca10 Gemili, il suo nome viene accomunato a Tobagi. Rischia il carcere e l'anonima/O un giovane che 1101s1olo si è ide111ifica10 con l'arche1ipo del 1erroris1acos1rui10 dai mass-media, ma che dei mass-media ha scoper/0 il segre/0, al pumo di divemarne un opera1ore. li richio è mortale, il vuoto di ide111i1iànsoppor1abile. Per uscirne, appare111eme111cei sono due vie: rivendicare Tobagi e dichiararsi prigioniero di guerra o confessare Tobagi e assumere il ruolo del 1erroris1apelllito. Nel primo caso rischia di 1101e1ssere credulo o al massimo di essere rite11woun esecutore cieco e i11coscie111eN. el secondo caso sarà sicurame111e credwo e sarà ritenwo ugualmeme un esecwore cieco e incoscie111e,ma come pemiw il suo ruolo rimarrà cemrale e sarà lui s1esso a costruire i suoi mandami, sarà lui l'operatore informatico che wilizzerà il meccanismo di impwazione della logica simbolica. Marco Barbone ha un'informazione da 1rasmellere, è un dato che ha elaborato lui s1esso, e fin dall'inizio come dato informa1ico, e quindi deve 1rasme11erlo nel circui10. li cri1erio che segue è quello dei mass-media: la 1101izia ha un'eleva1a valenza informa1icase riesce co111es1ua/me11a1e1rasme11ereun messaggio cu/iura/e che risponde alle aspe11a1ivedel sistema dell'informazione s1esso, un messaggio cioè adegua10 al discorso culwrale domina/Ile. Un'informazione così elaborala, valorizza l'opera/ore che l'ha immessa nel circui10 dei mass-media nella misura della sua esclusivi1à. L'avvoca10 Gemili /iene a sollolineare la data precisa in cui il suo assis1i10ha inizialo la deposizione, si fa garame legale del/' awemici1à e del- /' esclusivi1à della fome. Barbone usa un'altra precauzione: prima che la nOlizia venga passata alla s1ampa chiede ed ouiene di inco111rareil padre, per altro 11010dirige111edi una casa ediwriale, a cui comunica in a111eprima il co111enwodelle sue deposizioni. Il giorno dopo la sua fo1ografia è su 1u11i giornali: gli occhi sfuggenti leggermente inclinali da un /aio, verso il basso, una barbe1ta da adolesceme, le labbra serrate in un'espressione atona_ Chi c'è die1ro Marco Barbone? li discorso si i111errompequì, il suo senso, se ne ha uno, è in ques1anecessi1àdi interromper/o. A noi oggi crediamo si imponga una straregia del silenzio, e dal fondo di questo vuoro informa1ico, appena perceuibile ma non cap1abile, l'inquietante brusio della comuni1à comunis1a che continua ilsuo corso. Noi siamo altro e nello schema informa1ico non c'è spazio per la separazione, per l'affermazione della nostra idenlità. La cri1icità del silenzio deve essere recuperara. li silenzio antico degli Albigesi e Valdesi, Anabauisti e An1itrini1ari,del grande Thomas Muenzer e dell'umile mugnaio friulano Menocchio. l papi dirollarono crociale contro gli Albigesi, i principi pro1estanti e cattolici fecero immondi matrimoni d'in1eresseco111rogli Anabauisti. Crociale, impera/Ori, concili e controriforme non son basiati. L'eretico ribelle, silenzioso e mobile, auraversa l'Europa, e in ogni posw è rivolta dove sembrava pace. Te Deum solenni di ringraziamento a Dio si celebrarono nel Palau.o Romano alla n01izia di ogni s1erminio. Ma Fra Dolcino e Margherita, Huss, Muenzer, Serve/O e fanti altri non sono morti. Andrea Leoni Paolo Pozzi Carcere di Fossombrone, 25,10,1980.

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