Alfabeta - anno III - n. 21 - febbraio 1981

canti di Venezia o che Flatlandia appartiene alla società del capitale. Perché proprio la società del capitale si presenta all'inizio e alla fine di questo percorso, lo afferma eppure contemporaneamente lo nega. Quale immagine infatti essa ci offre? Da una parte I' «immane raccolta di merci» che circolano incessantemente, la traslazione delle cose spinta al parossismo, in una società di uomini che immobilizzano accumulano e sedimentano senza tregua; dall'altra però, con il prodigioso sviluppo dei mezzi di comunicazione e di trasporto, si fonda la possibilità, in parte già realtà, di un nomadismo planetario e fantascientifico. O ll)eglio l'età dell'imperialismo, l'epoca della colonizzazione dello spazio e della «spartizione definitiva della terra», è forse negazione definitiva del nomadismo ma contemporaneamente è anche moltiplicazione dell' «Universo Veicolare». Certo Gagarin non è Gengis Kan, né Armstrong è Tamerlano; ma se eliminiamo il tempo ci ritroviamo in presenza di figure tutte interne all'universo veicolare. A caratterizzarle, unica e fondamentale differenza, la diversa «mediazione veicolare dello spazio»: qui l'astronave, Il il cavallo. Sempre l'homo velox, ma due mondi diversi per due diverse velocità. 4. La mediazione veicolare e la fabbrica della velocità Camminare a piedi per i campi o attraversarli in macchina non è certo la stessa cosa: magari il risultato non cambia;ma l'oggetto e lo spazio dell'esperienza mutano radicalmente. Nel primo caso possiamo, a ragione, parlare di campo, perché direttamente lo sperimentiamo; nel secondo caso, invece, i campi si animano, si fanno realtà cinetica, e nulla potrà confondere queste «sequenze» con la loro realtà geografica. La velocità funzionale cioè come vera e propria «lanterna magica», (v. C. Pichois, Vitesse et vision du monde, La Baconnière'77). «La visione a gran velocità provoca in me uno stato speciale, simile a quello in cui si scivola e ci si scioglie con delizia - troppo raramente ohime! e per un tempo troppo breve - fino a un certo grado di leggera ubriacatura. Mollemente seduto nel mio cantuccio io fisso gli sfondi che lentamente si modificano, i campi e gli alberi che fuggono ... Lo stordimento mi immerge subito in una sorta di trance. Fuori dal tempo, in una passività quasi da sonno, io contemplo uno spettacolo che assume la qualità nello stesso tempo irreale e intensa di un sogno. In pieno riposo, ho un'illusione di piena attività. Profondamente solitario, sono installato in piena fantasmagoria» (A. Huxley) La «magia» del movimento viene cosi a connettersi direttamente con la mediazione veicolare, con il veicolo cioè in quanto produttore di velocità. Il pedone infatti si presenta come un veicolo metabolico, corpo cinetico vivo dotato di una propria velocità organica; con la mediazione veicolare, invece, la velocità assume uno spessore autonomo, si costituisce anzi come un vero e proprio mondo a sé. In quanto aderisce al territorio attraversato, il pedone mantiene, nella sua immanenza, l'esperienza dell'attraversamento spaziale; mentre la m.::diazione veicolare, funzionando come trasfiguratore-autocommutatore delle immagini reali, non può che dissolverla. Come con le tecniche cinematografiche, la mediazione veicolare dello spazio (auto,treno, aereo ...) organizza una sorta di defilamento di quella realtà primaria che era oggetto e spazio dell'esperienza; nel continente della velocità è come se i fatti venissero dis-fatti e non rimanesse nessun punto di riferimento all'infuori di noi. Certo con il cavallo (cammello, elefante) siè pur sempre in presenza di un accoppiamento tra due diversi metabolismi, eppure lo scarto qualitativo è già presente: i grandi, i potenti erano sempre raffigurati a cavallo, ed il cavallo, non dimentichiamolo, ha funzionato un tempo come moneta. Ma con l'applicazione della tecnica alla mediazione veicolare l'effetto è straordinariamente diverso, ed un Continente della Velocità sorge a dissolvere e decimare il popolo dei Grandi Camminatori/Cavalieri. (Ricordate lo stupore il disprezzo e l'indignazione degli Indiani d'America nei confronti del «cavallo di ferro»? E sarà sempre il treno, dice Toynbee, a spazzar via gli ultimi nomadi dalle steppe siberiane) Lo sviluppo dell'universo veicolare non sfugge alle leggi dell'accumulazione capitalistica. Se l'alba del capitale vede il mercante scoprire il prezzo del tempo e fondare il dominio della Durata, nella civiltà industrfale pienamente dispiegata, è proprio la durata del tragitto, ovverosia il tempo di circolazione delle merci, a presentarsi beffardamente come «limite negativo» allo sviluppo ed alla riproduzione allargata del capitale (v. Marx, Grundrisse). • Contrapposto al tempo di lavoro, che, solo, crea valore, il tempo di circolazione non fa che sottrarre valore al capitale, perché esso è «tempo morto di produzione», tempo cioè che rimanda e ritarda la riproduzione del capitale produttivo. La tendenza del capitale è perciò quella di una circolazione delle merci senza tempo di circolazione; azzerare il tempo di circblazione è la sua parola d'ordine e la sua utopia; costruire una «fabbrica di velocità»! È questa la sfida con cui l'intelligenza del capitale si applica alla mediazione veicolare dello spazio. 5. Polo contro Pbileas Fogg Viaggi: messer Marco Polo, audace mercante veneziano, arriva il) Asia e qui viaggia in lungo e in largo, guarda ascolta conosce impara vive e rischia la morte nei suoi 26 anni di permanenza alla corte del Gran Kan. Certo per lui l'avventura nello spazio è talmente ricca e straordinaria che ben vengano le lunghe e faticose giornate di cammino, tra rischi e pericoli d'ogni specie, se tutto ciò che gli compare davanti è degno di stupore e meravglia. Viaggi: Phileas Fogg, eccentrico gentleman inglese, decide per scommessa di compiere il giro del mondo in soli 80 giorni; ci riesce, ma vive il suo, pur straordinario viaggio tutto immerso nelle sue tabelle di marcia: egli «...non viaggiava. Descriveva una circonferenza. Era un grave che percorreva un'orbita intorno al globo terrestre seguendo le leggi della matematica razionale» (ed. B.U.R. pag. 79); nel XIV capitolo si narra addirittura «...di Phileas Fogg (che) scende giù per tutta la meravigliosa valle del Gange senza neppure sognarsi di guardarla>; in realtà egli vede ma non guarda; solo attende, parte, arriva. Marco Polo contro Phileas Fogg. Al mercante veneziano che viaggia e si avventura, il gentleman inglese risponde con una semplice strategia dello spostamento, quasi un progetto di pura traslazione; se il primo ha davanti a sé la sterminata Asia del Gran Kan, al secondo basta una specie di orario ferroviario. Perché se l'uno è figlio del seminomadismo feudale, l'altro è un legittimo parto della Rivoluzione Industriale, e quindi registra-prefigura nell'immaginario ciò che l'applicazione del vapore consentirà realmente: quella fabbrica della velocità che, sola, può azzerare il tempo di circolazione, una gigantesca mediazione veicolare dello spazio ad organizzare lo sterminio del- _la Durata. 6. Uno skateboard per Gengis Ka.n Doppiezza delle carte geografiche: allo spazio dell'universo fisico reale si sovrappone, offuscandolo, l'imperioso universo dei segni preposti alla regolamentazione della circolazione planetaria (rotte aeree e navali, reticoli stradali, tracciati ferroviari ...); una impeccabile geometria che delinea i contorni dell'universo geodetico della velocità, perché la carta geografica possa permettere l'esercizio della strategia dello spostamento. Se ancora ai tempi di Phileas Fogg «...il tracciato del treno obbediva ai capricci della Sierra ...La ferrovia contornava il fianco della montagna senza cercare nella linea retta la distanza più breve tra un punto e l'altro e senza violentare la natura ...> (pag. 203), con la generazione dei veicoli tecnologici la rettificazione è ormai totale, perché nessuna curva possa rallentare la velocità. Quel viaggio di Phileas Fogg (Londra-Parigi-Suez-Bombay-CalcuttaHong Kong-Tokio-San FranciscoNew York-Londra) diventa ormai questione di pochi giorni, tranquillamente seduti nella comoda poltrona di un aereo (magari con la possibilità di far scalo e di comprare i souvenir); il mezzo di trasporto è fine, e lo spazio non può che farsi sempre più aleatorio quando viaggiare significa spostarsi semplicemente nel non-luogo della velocità. E se la velocità abolisce la durata, nessuna relazione spaziale ha più ragione di esistere: i dieci minuti a piedi rendono Piazza Maggiore più lontana delle rive del lago Titicaca (solo mezz'ora d'aereo). Se la tendenza all'infinito è rappresentata dall'istantaneità, e istantaneamente si può essere dappertutto, allora non avremo più motivo di attendere per arrivare, non ci allontaneremo da nulla e a niente arriveremo. Perché la terra è comunque rotonda, e dunque qualsiasi spostamento ci ricondurrà a noi stessi ...magari istantaneamente. Viaggi immobili forse, e non come Xavier de Maistre attorno alla nostra camera: un biglietto d'aereo da Bologna a...Bologna ...e ritorno, grazie!! Una sorta di nomadismo planetario come «vagabondaggio nell'accelerazione• (Cause Commune). celerità sans phrase: nessuna differenza più tra il qui e l'altrove perché tanto ogni luogo, ogni città sarà solo un luogo di transito e l'unica musica possibile sarà la Music for Airports. Music for Ambients, Music for Airports: Brian Eno e le sue ubiquità sonore; vertiginose spazialità che si aprono, magari da percorrere su uno skateboard o su dei pattini a rotelle, per infrangere l'ordine e il senso della circolazione dominanti, contro la dittatura della Velocità, più veloci della Velocità. Mensile di informazione culturale della cooperativa Alfabeta in edicola il 10 di ogni mese Per riceverlo in privato abbonatevi per un anno (11 numeri) inviando Lire 20.000 a: Intrapresa Cooperativa di promozione culturale A.r.l. 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