Alfabeta - anno III - n. 21 - febbraio 1981

R. Grousset L'empire des steppes Paris, Payot, 1948 AA.VV. Cause Commune 1975, (Nomades et vagabonds) Paris, 1975 Brian Eno Music for Airports I. Spazio magico Il Guarda, guarda, c'è il treno!»: '' il bambino rivolge lo sguardo in direzione dello strano oggello in movimento, e: straordinariamente, sosta in uno spazio percepito come il- come se fossero branchi di antilopi o Civiltà nomadi civiltà arresrate dice il suo pianto isterico si placa (magari in limitato; i secondi ad aspettare che cervi; e la velocità e la silenziosità che il Toynbee. «immobilizzate dopo e in misura direttamente proporzionale al passi il tempo della semina ed arrivi... il cavallo e la freccia garantiscono, conseguenza di un tour de force»; e numero dei vagoni che transitano). il tempo della mietitura; permettono alle armate nomadi di ar- infalli esse vivono. prosperano anche. Frase magica allora, che ci dà la pos- Qui ci si radica nell'allesa, lì sempli- ticolare una semplicissima eppur ma non sopravvivono a se stesse; posibilità di avanzare una ipotesi. non cemente si diviene; al nomade che co- straordinaria tattica militare tutta ba- che tracce restano perché «.. .le tracce troppo stramba: che lo spazio (in struisce la sua potenza sul vento il se- sala sulla sorpresa e sull'ubiquità: degli accampamenti si cancellano faquanto «estensione da percorrere») dentario risponde accumulando ed «Non che egli affronti frequentemente ciimente, come quelle dei morti privati sia facilmente apparentabile alla fan- erigendosi sul proprio letame. E se il nemico, anzi tutto il contrario perché di tomba» (Cause Commune ). tasmagoria e alla magia; mentre il l'uomo sedentario sedimenta e si in- subito dopo averlo assalito di sorpresa. Al riparo della loro chiusura territotempo (in quanto «movimento che ci nalza, il nomade gratuitamente di- (il nomade) sparisce, riappare. si acca- riale. le civiltà edentarie, invece. percorre») rimanda inesorabilmente strugge; cavalca ... e distrugge. Cavallo nisce su di lui, senza lasciarsi avvicina- magari distrutte o rase al suolo, coalla statica e alla ragione. freccia e tenda: così si presentano le re. lo incalza, lo spossa e alla fine lo munque sopravvivono: sui vecchi ciProviamo: Ulisse, Aguirre e l'Eldo- terribili armate di Gengis Kan («fla- abbatte, come un cervo sfinito» miteri sorgono le nuove città, perché i rado, Marco Polo e il Gran Kan, vi- gello dell'umanità>) nel saccheggio (Grousset). « Veloci, silenziosi, impo- frutti del seme sedentario non vadano chinghi e corsari, cavalieri erranti e • ..-(_spe_s_s_o_d_i_si_n_t_er_e_s_s_a_to_)_d_i_u_n_i_n_te_r_o _ n_e_in__,ta v v_is ta_t_o_il_n_e_m_ic_o_s_i_a_v_v_ic_i_n_a_n_o _ d_is_p_e_r s_i _a lv e_n_to_. (N_e_ll_a_D_i_v,_·11_a_C_o_n_1_--, picari spagnoli, le Crociate la « ave dei folli» e I' «On the road» della beat generation; memoria storica e mito, reale ed immaginario, tutto lascia credere che esista una Magia del/nel Movimento, in quel'esperienza del Divenire cioè, di cui è lo spazio ad essere milieu determinante. Corpo cinetico contro corpo statico, spazio magico contro tempo ragionevole. dunque, quasi a rendere la rea/là geografica più «fantastica» della realtà storica. Ancora, spazio e movimento sono le coordinate che individuano il territorio dell' «homo velox»: dagli arcieri a cavallo ai semplici passeggieri di un jumbo jet ci si schiude l'esperienza magica della velocità e delle diverse mediazioni veicolari dello spazio. omadismo, viaggi immaginari, velocità: da sempre. utopia e realtà. metafisica e conoscenza affondano le radici in questo «Universo Veicolare». Calarcisi dentro, anche solo per una rapida ricognizione, è pur sempre un bel viaggio. 2. L'impero delle steppe «li pensiero si imborghesiscenella ragione. Noi ci insediamo, ci sia,no radicati: non comprendiamopiù il nomade e rinchiudiamo i vagabondi. Ma il nomadismo è un essere, uno stato. È allo stesso tempo I' «Impero delle steppe», la traslazionedelle cose altraversolo spazio, l'avvemuradegli uomini che si trasformanonel viaggio . Noi abbiamopercepiloe iscriltolanostravilanel tempo e nella storia. Abbiamo messo da pane l'immensaesperienzadelpercorsonella estensione» ( omades et vagabondes ). Civiltà nomadi e civiltà sedentarie, l'impero delle steppe e le città: due mondi radicalmente diversi semplicemente a partire da una opposta connessione spazio-temporale. Nell'universo nomade, mondo dell'eterno divenire, un tempo che è continuamente costrello a spazializ.z.arsi.un passato e un futuro che cedono il posto all'altrove, un presente che diventa qui; nelle civiltà stabili irrvece. la «chiusura orizzontale» tutto immerge in uno spazio che è «spazio della ripetizione ereditaria degli stessi gesti», prigionieri di un tempo che si accumula e che spinge ad accumulare. «Nonostante incursioni occasionali nel campo degli eventi storici. quella nomade è essenzialmente una società senza storia» (A. Toynbee, Le civiltà nella storia. Torino. Einaudi). Impossibile infatti definirne esattamente collocazione etnica o provenienza; solo coordinate geografiche per rintracciare brandelli di cono cenza: «I Mongoli... nomadiz.z.avanonel ord-Est dell'attuale Mongolia inferiore, tra l'Onan e il Kerulen» (R. Grousset); una buffa sintassi. sintassi di movimento, perché ci sono solo linee da seguire e geografie da ricostruire, niente punti fissi con cui fare la storia. Nomadi e sedentari, pastori contro agricoltori: i primi a transitare senza Ilmondoin 80 giorni Reggio Emilia, dicembre 1980 - marzo /98/: «Il giro del mo11do in 80 giorni». Il Dipartimento Cultura, Scuola, Giovani del Comune e gli Assessorati Cultura e Scuola dell'Amministrazione Provinciale, in collaborazione con Alfabeta, propongono «a tutti coloro che amano viaggiare» questa occasione di riflessione (e divertimento) sul «viaggio come e/mento della cultura». L'iniziativa comprende: un ciclo di spettacoli teatrali, due cicli cinematografici («Il road-movie: la fuga impossibile» e «Viaggio e avventura»), tre mostre fotografiche («Atlante», «Viaggio in treno» e «Il viaggio oniricontinente. Secondo lo storico latino Ammiano Marcellino « ... è a cavallo che essi passano la loro vita, a cavalcioni o seduti di fianco, alla maniera delle donne. Qui tengono le loro assemblee, qui comprano e vendono, qui mangiano e bevono, qui anche dormono, piegati sul collo delle loro cavalcature». Figura fondamentale del divenire nomade (v. Deleuze-Parnet. Conversazioni, Milano, Feltrinelli), il cavallo rappresenta, assieme alla freccia, l'ingranaggio chiave nella «macchina da guerra» nomade. Figlio della steppa, nato perciò a cavallo ed arciere fin dall'infanzia, il nomade combatte gli eserciti nemici Le nuove soluzioni urbanistiche co»), un ciclo di conferenze (Marco Videtta, Be11iami110Placido, Massimo Quai11i,Ellis Do11da,Alberto Abruzzese), una mostra spettacolo e w1 seminario co11clusivo sul sig11ificatodel viaggio oggi. /111erverra111o10sono intervenwi: Paolo Fabbri, Gia11fra11coBettetini, Ambrogio Fogar, Maurizio Grande, Reinhold Mes11er,Bruno Restuccia, Achille Pisa111i.Sono previsti anche cataloghi sui singoli cicli e schede i11formative su viaggi e viaggiatori, reali e immaginari, dal '700 (a cura di Isabella Pezzini, Renato Giova,1110/ie Herodote Italia). Lo spettatore potrà rivedere i classici del road-movie, come «Due/» o «Nel al piccolo trotto. in un silenzio impressionante. Poi tutto ad un tratto. al momento della carica. tutta questa cavalleria si precipita con degli urli di inferno» (Grousset). Straordinaria arte. grazie a cui l'arciere a cavallo della steppa ha regnato sull'Eurasia per ben tredici secoli; e se questa supremazia è cessata, se almeno a partire da1 sedicesimo secolo i nomadi non hanno più dettato legge ai sedentari è soprattutto perché da allora gli apparati statali hanno opposto ai nomadi l'artiglieria: le cannonate con cui Ivan il Terribile disperde gli ultimi eredi dell'Orda d'Oro marcano perciò la fine-di un periodo nella storia del mondo. corso del tempo», partecipare a 1111 quiz e eve11tualme11tevi11cereun viaggio per due persone a Mosca e Suzdal (offerto dal C. T.V. Pla11etario), ma anche seguire i fili di un discorso molteplice (forse già u11dibattito: scientifico, spettacolare, politico e filosofico) che ha 11elviaggio un nucleo tematico di valore 1101s1olta1110metaforico. Alfabcta che ha già dato qualche contributo (si vedano gli articoli di Rivière, Giovannoli, Pezzini, Crovetto nei 11n.14-17, nonché, nel numero del mese scorso, la parziale traduzione del «Trattato di 11omadologia» di Deleuze e Guauari), coglie l'occasio11eper continuare il discorso. media non verrà forse declassato al Purgatorio quel Manfredi le cui ossa vennero abbandonate «all'insulto degli elementi»? E la diaspora ebrea non sarà forse considerata una terribile dannazione divina?) Mondi incomunicabili allora, inconciliabili. quello nomade e quello sedentario? Certo diverso è il sistema di conoscenza, diverse le forme assunte dalla vita e dalla morte; eppure non si può parlare di una vera e propria successione cronologica. di un prima e di un dopo, cioè, nell'arco storico delle esperienze umane, tra nomadismo e sedentarietà; né. come pure si sarebbe tentati, possiamo vederci una semplice relazione binaria tra fisso e mobile, dinamico e statico. Sembra invece «...come se l'esperienza comune degli uomini abbia esitato tra l'impero delle steppe e le città, tra il nomadismo e la fissazione in un luogo dove si accumulano il tempo, i segni. i vivi. i morti» (Cause Commune ); una sorta di fluidità di cui non è difficile recuperare i reperti storici, ad esempio nella società medioevale del dopo Anno Mille. Precarietà delle condizioni d'esistenza, senso della vita ed evoluzione della spiritualità, tutto ciò concorre a delineare quel!' «estrema. sconcertante mobilità» (Le Goff) di una parte degli uomini del Medioevo: al Medioevo «locale e sedentario» del popolo dei campi e ~ei borghi. sempre chino sull'eterno lavoro, si contrappone infatti un Medioevo «nomade ed europeo» della vagatio dell'instabilità e della peregrinazione. È il mondo magico dei cavalieri erranti e delle Crociate; un mondo in cui masse ingenti di individui (comprese le «élites») sono impegnate a muoversi a circolare a spostarsi: corrieri cursori venditori ambulanti monaci questuanti poeti cortigiani e cantastorie, eretici predicatori medicastri e guaritori. istri ni bari e giocolieri, pellegrini soldati ladri e malfattori fuggiaschi affamati e disoccupati. un vero e proprio universo affetto da «currendi libido» o «pestiferre vagationis» (li libro dei vagabondi. Torino. Einaudi). Ma è anche il mondo che un po' più tardi partorirà il Mercante, e nella genesi di questa figura possiamo rintracciare quella nuova connessione spazio-temporale che fonda la nostra stessa civiltà moderna. 3. 11tempo del mercante e il nomadismo delle merci Pur girovago e ambulante, il mercante è solo apparentemente un nomade; in quanto organizzatore della «tra !azione delle cose», egli è in realtà uno stratega dello spazio, e perciò un falso nomade. Il mercante percorre lo spazio perché solo lo spazio può legittimare il suo ruolo determinando la differenza di prezzo tra il luogo di produzione e il luogo di consumo delle merci che egli trasporta e vende. E sarànsempre il mercante, esplorando in questo modo lo spazio, a fondare la dimensione del tempo: egli scopre infatti il «prezzo del tempo» nel momento stesso in cui riconosce l'importanza cruciale (naturalmente in termini di profitto) della Durata di un tragitto. (Le Goffi Tempo della chiesa e tempo del mercante. Torino, Einaudi). Attorno a questa nuova dimensione (la Durata) si costituisce un nuovo mondo: se il tempo è denaro, lo spazio va allora padroneggiato e stabilizzato, e la geografia deve permettere una razionale e proficua strategia dello spostamento delle merci. Alla erranza nomade si sostituisce cosl una logica delle vie di traffico: per direzionare lo spazio, una possente rete commerciale si organizza. parallelamente alle nuove erezioni territoriali (città, fiere. nuove fortificazioni). Radicale rovesciamento: dal tempo costretto a spazializarsi ad uno spazio che viene invece incessantemente temporalizzato. Tempo del mercante adesso: non tempo meteorologico-evenemenziale, tempo delle feste e dei cataclismi, bensì tempo mi urabile, orientato perciò e prevedibile, «una rete cronologica che inquadra racchiude e stringe la vita urbana» (Le Goff). Dal nomadismo dei popoli alla traslazione delle merci. E dell'impero delle steppe cosa resta? Si avanza l'ipotesi (Cause Commune) che le società sedentarie abbiano organizzato la traslazione delle merci relegando il nomadismo nell'immaginario. come se, impossibilitate a giocarsi qualsiasi transfert nello spazio reale, subiscano ancora il fascino e le esigenze del nomadismo, ma solo nell'immaginario: da qui il successo della dimensione mitica del viaggio iniziatico o della dimensione letteraria del romanzo d'avventure. Ma forse norfbasta ricordarsi che il Milione è un parto dei mer- ' ' ' • ~ \ l-~1 ,, .., lo, , J,'.r. I t ,"'G'..,•-:; ..,•1,'1t"I 1 ,,. - "' ~ e:,_ - Oo °' e ·.; ... ..e:, ..e:, ~ - "' " s, .; ..e:, ~ s, 1

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