Alfabeta - anno III - n. 21 - febbraio 1981

~ ..... ..... oO °' ..... tere acquista un doppio passo; da un lato getta luce sulla matrice decisionale che genera ciò che si chiama sapere: quando tutte le spiegazioni sono state attraversate si giunge, per così dire, a quel luogo remoto in cui solo l'azione, l'operazione, un modo di vivere e agire rendono conto dellestrutture del nostro sapere. Ma, da un altro lato, _questamedesima analisi scopre l'opacità del potere e della decisione; scopre l'opposizione che ad una visione perspicua e alla libertà intellettuale viene esercitata dalla strutturazione costrittiva e meccanicistica del sapere ad opera di certe funzioni del potere e del comando. Avevamo scoperto nell'azione, nel potere della decisione una limpida polla sorgiva che ci liberava da uno schema univoco e invariante di verità, a cui ci aveva incatenato la tradizione; avevamo scoperto una fabbricazione di alternative intellettuali in quel centro della nostra vita di cui nulla si può dire perché è da quel vuoto che scaturisce l'azione; azione che non è l'azione da dire o da raccontare perché, al contrario, è essa l'azione che dice o che racconta. Ma abbiamq anche scoperto che potere, decisione, comando per un altro verso sono scivolati insieme in uno scenario oscuro della nostra viw in cui hanno cessato di essere le figure responsabili e garanti di luce, di perspicuità, di possibilità alternative. Per questa ragione nel pensiero filosofico e nella letteraturache hanno testimoniato la vicenda di questa profonda trasformazione, la cultura della crisi si è intrecciataad un'analisi della civiltà, della Zivilisation. (. ..) La cultura e la letteratura della crisi sono complessivamente una presa di posizione comro l'invadenza dei procedimenti meccanici e del modello causalistico che so110 i comrassegni distintivi della Zivilisation. L'aspirazione s1re11ual recupero di significati si ma11ifestanella ricerca, anzitutto, di motivazione dei propri comportamenti, di quella motivazione che no11 è ritrovabile nelle concatenazioni causali così della vita quotidiana come delle tecniche intellettuali proprie della Zivilisation: perciò Musi/ introduce quella che è l'ultima regola rimastagli, la regolaetica del passo motivato (motivierten Schritte): tale regola prescrive il rifiuto di qualsiasi azione causale, di tutto ciò che è meccanico. « Nel centro -scrive Musi/ -sta qualcosa che io ho chiamato motivazione. Nella vita Methode ist kein Vehikel, um irgendwohin zu kommen). All'automatismo delle prove matematiche Wittge11s1ei1so1stituisce la nozione di prova come visione perspicua (iibersichtliche Darstellung), come una costellazione di simboli che noi abbracciamo con lo sguardo, come una figura armoniosa della quale afferriamo un significato perspicuo e dalla quale usciamo convinti. In effetti noi 11011accettiamo una dimostrazione matematica per ragio11iche non vediamo, ma al contrario per ragio11iche vediamo e percepiamo entro un alone di perspicuità. Ecco perché Wittgenstei11dirà che nella dimostrazione matematica la causalità1101h1a parte alcuna. Musi/, per parte sua, rifiuta insieme all'interpretazio11e causalistica la nozione stessa di sistema teorico e dirige tutto il suo sforzo nella direzione della scoperta e della visione di nuove possibilità, di nuovi significati alternativi: «io ho rinunciato allafilosofia, e così è venuto meno il fo11damento della giustificazione. Rimangono solo: illuminazioni» (Es bleiben nur: Einfalle ). 8a questi atteggiamenti intellettuali nascono i movimenti più originali degli esponenti della cultura della crisi eanzitutto il privilegiamelllo dellapossibilità rispetto alla realtà. In Musi/ e in Wittgenstein, per esempio, è delineato con insistenza il confronto tra gli uomini che hanno il senso e il talento del possibile e gli uomini che, come i detectives. si limitano ad accertare quello che c'è. Questi ultimi rappresentano quello che Musi/ definisce come l'uomo o l'animale razioide il quale, ossessionato da bisogni di sicurezza, colloca ogni cosa entro un modello univoco, invariante e, diciamo, un po' codardo di verità. Anziché perlustrare il campo delle verità più significative, l'uomo razioide mette ordine tra le cose esistenti, ripete indefi11itamente uno schema angusto e monotono di verità. L'uomo razioide rappresenta agli occhi di Musi/ e di Wittgenstein la ragione borghese statizzata. Attaccando il super-ordine dei super-concetti propri di una razionali1à univoca e costrittiva, Musi/, Wittgenstein e altri hanno aperto il nuovo orizzone delle possibilità alternative, della molteplicità dei paradigmi, delle Einstellungen, secondo cui guardare alle cose, alla vita e al linguaggio. Come dice Musi/, l'uomo che ha il senso del possibile «segre1amente odia a morte tutto ciò che si dà l'aria di esseres1abilicomune noi agiamo non secondo mOli- to per sempre, i grandi ideali, le leggi e vazione bensì in una concmenazione di la loro piccola impronta pie1rificata, il cause e di effetti». carattere pacifico. Non considera ferQuando Wittgenslein dichiara che la ma nessuna cosa, nessun lo, nessun cultura è una forma di vita egli intende ordine; poiché le 11os1rneozioni possodire, per esempio, che la linea aerodi- no mutare ogni. giorno, non crede ai namica è passata dai velivoli alle car- legami, e lutto possiede il valore che ha rozzelle dei bambini; e allo siesso modo soltanto fino al prossimo atto della la moda della meccanicizzazione è pas- creazione, come un volto al quale si sata dalla civiltà alla matematica pro- parla mentre cambia a ogni parola». muovendo lo stile dell'assiomatizza- In questo orizzonte tramonta qllora il zione come un dispositivo formale che pregiudizio di una varietà esclusiva ed genera automaticamente teoremi. Witt- emergono paradigmi di verità diverse e· genstein ha elaborato la sua topologia alternative; esistono delle verità, ma deglistiliintelle11ualcih, esi dirigonoal non esistela verità («es gibt Wahrheicentro, nell'àmbito della filosofia della ten, aber keine Wahrheit»). matematica: anche qui si tratta di resi- Va preso sul serio questo tema della stere alla tendenza al movimento della possibilità e va assunto sullo sfondo -9 concatenazione causale, ali'automati- dell'atteggiamento della letteratura de/- E! .Q smo dei dispositivi meccanici; pertanto la crisi nei confronti della Zivilisation t egli rifiuta la nozione di prova materna- Se è divenuta impraticabile una nozio- ;;:; tica come un meccanismo che conduce, ne esclusiva e invariante di verità, quale s:: al pari di un veicolo, alla proposizione descrizione di significati precostituiti, la ~ che si vuole dimostrare. No, il metodo verità non è più un'appendice attaccata .Q della prova matematica non è un veico- per un lembo alle cose, a delle presenze ✓ ~-•· • lp ,pt;r,a1Jja.5~(jp.,q,uq}c;fi[!1i 4rtf! (Die.~ .,s9 tar,..ia.lim, a, f!SSII, dii;ie;;,eu. n.,rratto, della comunicazione tra gli uomtm, una figura che si dirime, si rischiara nell'alone della nostra vita. Non è casuale che nella letteratura della crisi sia evocato quello che vorrei chiamare il tema delle due luci; dirà Wittgenstein: « La luce del lavoro è una bella luce,. ma soltanto allora essa risplende in maniera veramente bella, quando viene illuminata da un'altra luce»; «Il fatto che certi scrittori che sono stati effettivamente qualcosa risultino invecchiati dipende dal fatto che i loro scritti era110 integrati da tutto l'ambiente del loro 1empo, che essi hanno parlato agli uomi11ie che senza ques1a integrazione essi muoiono, derubmi per così dire della luce che dava ad essi i colori. È da ciò io credo, che dipende la bellezza delle dimos1razioni matematiche, quale fu percepita da Pascal. 111questa visio11edel mondo partendo da questo i11genuopresupposto allo scrittore resterebbe il compito di i11dagarel'i11essenzialec, ioè qppunto le co11seguenze di sentimenti lasciati inesplorati, lasciando perciò indeterminato ciò che è veramente essenziale, e cioè il compito di perlus1rarecon nuovi s1rumenti analitici la corrente delle emozioni che attraversano la vi1aumana. Ai suoi detrattori, che lo accusavano di avere poca «forza descrittiva» (Schilderungskraft), Musi/ rispo11deva pertanto di avere poca « intenzione descrittiva» (Schilderungsabsicht). Dalla cultura della crisi, che ha messo in discussio'!e l'identificazione di ragione e natura, emerge la letteratura non solo come manifes1azione o specificazione di nuovi significati della razionalità, ma addiriuura come ricerca di significali che soppianta110il modello 1radizionaledella ragione. Significati che dirigono lungo sentieri imprevisti, verso zone di frontiera in cui si incontrano realtà e possibilità, scienza e arte; logicae metafora, emozione e intelletto, razionali1à e paradosso. Vorrei dire: la cultura della crisi ha prodotto u11asvolta nel se11soa11chedi ridistribuire e sovvertire i rapporti già esistenti tra le diverse forme dell'auività intellettuale che ve11iva1110e11weseparate. Qua11doWittge11stei1d1iceva che la scienza no11ha grandi problemi, che sono invecerintracciabili nell'arte e nel- /' a11alisico11cettuale,egli pensava conlemporaneamente ad u11a forma di espressio11e in cui confluiscono gli s1rume11tidella limpidezza logica e la corrente delle emozioni, degli istinti primitivi di quella animalità che è sempre ali'origine dell'arte. Non diversamellte Musi/ diceva che 110nè questio11eche nella nostra epoca vi sia troppo imelletto e troppo poco anima, bensì troppo poco intelletto nelle questioni dell'anima. (...) La realtà non è certo negata come tale contro og11ievide11za,ma vie11eora trasposta e iscritta i11 u11orizzonte di possibilità alternative; e la semplice circosta11zadi trovarsi a fianco di queste possibilità alternative sottrae alla realtà e ai poteri istituiti lapretesa di costituire una presenza perentoria e inesorabile. La cultura e la letteratura scaturite dalla crisi della razio11alitàtradizionale espri111011u0n'attitudine di fronte alla realtà a lasciarsi sprofondare continuamente in un abisso senza peraltro finire a fondo, senza lasciarsi morire. Questa cultura ha connesso le procedure e le auività intellettuali alle forme della vita umana, coruiderandole in questo legame. Di qui uno dei tratti più salienti della Seco 11dig/it,110 letteratura della crisi, particolarmente in evidenza in Musi/, e cioè l'elaboraqueste dimostrazioni avevano la loro zione leueraria in termini di metafore bellezza». delle stesse strutture concettuali e teoriPer parte sua Musi/ esprime un che più astratte. commento analogo: «Un giovane in Anche delle conformazioni simbolifase di attività mentale ... irradia conti- che proprie della scienza, della logica, nuamente idee in tutte le direzioni. Ma della matematica e delle altre discipline solo quelle che incontrano- risonanza questa lelleratura ha scoperto dunque nell'ambiente gli vengono rinviate e si una seconda storia, quella che lega consolidano, mentre tutte. le altre si numeri, teoremi, concetti formali agli sparpagliano nello spazio e vanno per- atteggiamenti emozionali degli uomini, dure». allaparte che tali entità giuoca~o entro Ma qual è il significato della crisi la vita umana. della razionalità tradizionale, del rifiu- Così i numeri immaginari dal terreno to di ogni ordine definitivo e, per con- originario dellamatematica sconfinano tra, dell'affermazione insistente dello negli abissi dell'anima del giovane Tòrspirito come «grande fabbricante di less. Non prende11doun numero come alternative» per la lelleratura? Per se fosse soltanto un numero o un teoMusil il rifiwo del modello causalistico rema come se fosse solo un teorema, implica i1 rigetto di quella che egli ma configurando numeri e teoremi nei chiama la leggenda dei grandi senti- termini dei significati che vanno ad menti dei quali gli scrittori dovrebbero occupare nelle situazioni della vita qe.rt:dv.er~l.r &0/1$.egt/enze.g, li. e_ffetti; , , t<miwa4 /p t:UltJ."1d1el~acrisi.hadischiu- , so un nuovo orizzonte della letteratura. Per questa via, la letteratura scopre una molteplicità di nuovi significati laddove una morfologia più angusta, di tipo razioide, ne supponeva una soltanto o comunque un numero ristretto. La metafora ha, infatti, la facoltà di mettere in questione l'inesorabilità che un potere attribuisce alle forme del linguaggio e della conoscenza. Assumendo i costrutti concettuali, le conformazioni più astra/le del nostro linguaggio entro il dispositivo della metafora ed entro la corrente delle emozioni, la letteratura della crisi dischiude una nuova strategia di movimenti più liberi e fino allora imprevisti dei nostri atteggiamenti intellettuali rispetto a tutte le situazioni e istituzioni che costellano la nostra vita. Così anche di fronte alle espressioni più astratte e formali del nostro linguaggio attraverso la letteraturasi ridesta l'animale selvaggio addomesticato al quale, in ultima istanza, è sempre rimessa l'intrapresa dell'opera letteraria e dell'arte. Noi ci troviamo nel corso dell'esistenza di fronte allestrutture abbaglianti di una cultura, dei suoi linguaggi e delle sue istituzioni; possiamo identificarci senza residuo in esse eperderci nel loro alone. Ma possiamo anche avvertire in modo sufficientemente forte e sensibile che solo una superficie di noi riesce ad entrarvi e che molto di ciò che noi siamo ne resta fuori. Per conseguenza dobbiamo scolorire la dignità di quelle s1rw1ure, dobbiamo vincere la paura con la quale ci soggiogavano e attenuarne il bagliore per portare alla luce altri aspetti. Quello che non c'è ancora -si potrebbe anche dire a tutta prima il volgare per antonomasia -comincia a pretendere i suoi diritti alla realtà e allora una nuova opera letteraria si mette al suo servi"l:io. La vita allora continua, ma anche si riprende e ricomincia il percorso di questi e di ulteriori dislivelli e discontinuità. La letteratura sorta dalla crisi della ragione classica ha scoperto un modo nuovo di considerare la stessa cultura; un modo che è direttamente implicato e coinvolto in uno stile leuerario nel quale esattezza intellettuale, rigore logico e impegno scientifico sono stati impiegati nella direzione di un'analisi lucida delle emozioni e anche dei bisogni dello spiriUJ, se vogliamo concederciquesragonfia espressione. Ma proprio l'impiego di quella procedura analitica entro la letteratura ha prodotto una trasfigurazione imponente degli stessi oggeui intelleuuali, degli stessi strumenti con i quali parliamo e scriviamo, perché ora anch'essi entrano in giuoco al pari di qualsiasi altri tratti della nostra vita. La letteraturadella crisi ha raggiunto quel luogo sperduto, quel luogo remoto nel quale, come diceva Musi/, si può non essere scientifici senza per questo essere degli sciocchi. Un luogo sperduto, vorrei aggiungere, collocandosi nel quale la legalità inesorabile dellascienza ritorna ad apparire essa·stessa come un evento, come un possibile evento ed anchecomeuncaso.Ritrovare il sapere come evento è ritrovare attraverso una figura letteraria, sospesa tra logica e metafora, quel centro di sé, della propria vita in cui recuperiamo la chiarezza dei significati e il senso della nostra motivazione. .,. I •.., I • • I t •• •

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