Alfabeta - anno III - n. 21 - febbraio 1981

Cfr. Pietro Citati Vita breve di Katherine Mansfaeld Milano, Rizzoli, 1980 pp. 129, lire 6.500 La modernità impone le sue leggi. Tra queste la più ferrea e la più feroce è quella della cancellazione dell'io, nota anche nella sua variante freudiana come «decentramento dell'io,.. Tanto ferrea, questa legge, che sembra non risentire dell'usura che un'alta frequentazione dovrebbe, in teoria. provocare. Ma allora. senza l'io, o inseguendo un io irraggiungibile, come superare l'inevitabile· afasia (quella. appunto, che la mancanza di un io rischia di rendere invincibile) e come riacquistare la voce e con essa, subito dopo, la parola? Utilizzando quella che è stata definita «lingua morta> della poesia (e la poesia sarebbe dunque un fluido vitale che scaturisce dalla contraddizione tra la «lingua morta> e le persone vive del poeta e dei suoi lettori?) oppure appropriandosi di «persone> altrui, indossando una maschera? Pietro Citati. che gode fama di finissimo critico letterario, ha scelto questa seconda via, e ha indossato, come è noto, i panni di alcuni Grandi: Manzoni e Goethe, per esempio, e una volta si commentava: e scusate se è poco ... Il metodo di Citati è semplice, in apparenza: «descrivere» la maschera di Manzoni. Solo che in quel «descrivere> si apre un vuoto incolmabile: la «lingua morta» del Manzoni, la sua «esperienza della lettera>, per utilizzare una felice intuizione di Giorgio Agamben, era ed è. nei suoi lettori. viva. L'esperienza della lettera di Citati rimane esterna, cioè davvero morta. come in un museo delle cere, perché Citati non scrive ma de-scrive. Come ogni de-scrizione, fatalmente naturalistica. poco o nulla ha a che vedere con queHa critica della scri1tura che è l'indispensabile pertugio attraverso il quale si può entrare dentro la scrittura. il fiato vitale con cui si resuscita il cadavere della lettera. La dimostrazione che la de-scrittura di Citati è un vicolo cieco. una mimesi, un muro sordo. ci viene dalla sua ultima maschera, che si tinge tutta di rosa, tutta di letteratura rosa, voglio dire, riducendo la Mansfield nei panni di una trasparente signorina costretta, suo malgrado. a suscitare «pietà>. Antonio Porta lanti di egni di tullio Pericoli. Fermiamoci sul nono della collana. il Diario di Renard. edito postumo nel 1926 e qui offerto nella bella traduzione di Orio Vergani, a cura del figlio Guido. Di Renard tutti conoscono Poi/ de caro/le ( 1894) e parecchi sanno che fu tra i fondatori della nota rivista simbolista Mercure de France; ma non credo che molti abbiano letto questo Diario in cui Renard partendo da piccole cose quotidiane o da episodi rilevanti autobiografici. ha ogni tanto illuminazioni che sono degne della grande tradizione memorialistica Tao è la Via, una via che non conduce in nessun luogo, nella quale si può solo stare, scorrendo nel suo eterno flusso: «Io seguo la via che tiene l'acqua, e per me non fo nulla di contrario: questo è il mio modo di trattarla». Chi cerca illuminazioni mistiche sarà deluso, ancora più deluso sarà chi si illude di manipolare i segni di una cultura aliena per estrarne nuovi principi, nuove linee di demarcazione fra vero e falso, fra giusto e ingiusto, fra bene e male. É proprio contro questo modo di ordinare il mondo (che nel libro è impersonato dalla morale confuciana) che si esercita l'ironia corrosiva dei dialoghi e degli aneddoti di Ciuangzè che, ai grandi sistemi filosofici politici e religiosi, contrappone una pragmatica narrativa intessuta di piccoli spostamenti di senso, di imboscate linguistiche, di improvvisazioni poetiche. senza rifuggire da qualche volgarità popolaresca. 1-----------------l francese; eccolo alle prese coi propri Se l'edizione italiana propostaci in ristampa anastatica non risalisse a trent'anni fa, si potrebbe sospettare una operazione di travestimento «postmoderno» ·del testo originale. Ma se anche fosse avvenuto effettivamente così, la cosa non sarebbe dispiaciuta al quasi mitico autore. Jules Renard Per non scrivere un romanzo. Diario 1887-1910 Trad. di Orio Vergani, a cura di Guido Vergani Milano, Serra e Riva Editori. 1980 («Biblioteca del Minotauro,.) • pp. 357, lire 12.000 Questa «Biblioteca del Minotauro» degli Editori Serra e Riva va tenuta d'occhio con attenzione; fra i libri molto buoni in essa usciti si possono segnalare // libro di Monelle di Marce) Schwob, tradotto stupendamente da Rashida Agosti.// segreto e Lily Hart, due racconti di Charlotte Bronte, il barone di Nicastro di Ippolito Nievo a cura di Folco Portinari, Sulla scelta di un'amante di Benjamin Fran.klin a cura di Oaude Béguin con prefazione di Guido Almansi e tanti altri (la collana è al numero 13), tutti con stimovagabondaggi letterari o col potere dello stile o col senso del tempo. delle malattie, queste «grandi manovre della morte», della be~e~a che lo fa rabbrividire tanto è misteriosa o troppo uguale a-se stessa. 1,Jnlibro, insomma, che bisogna avere il pudore di non raccontare, anche se è quasi un romanzo. Maria Corti Ciuangzé Acque d'autunno Bari, Laterza, 1980. edizione anastatica (prima edizione, Bari 1949) pp. 193 lire 10.000 «Era prima del Cielo e della Terra e non è antico»: è uno degli enunciati con cui Ciuangzè affronta l'impresa disperata di dire l'indicibile, di descrivere il Tao. Ma non è il sapore amaro dell'ineffabile che rende ancora così vivo per noi il dire di un .pensiero che riaffiora dall'abisso della distanza storica, geografica ed etnica. La seduzione non nasce dal fascino esotico del mito ma dall'incredibile freschezza di una parola ironica, provocatoria, che non si esaurisce mai nell'enunciazione c. f Virginia Woolf Una stanza tutta per sé Introduzione di Marisa Bulgheroni Milano, il Saggiatore, 1980 W ediz. 1963) pp. VII- 107, lire 3.500 el 1928 Virginia Woolf tenne una ·serie di conferenze sul tema «le donne e il romanzo». Più tardi, sia il tema che le conferenze subiscono una metamorfosi (anzi, due, stante l'annotazione della Bulgheroni). Le conferenze si trasformano in libro e il tema diventa il titolo dalla cui crisalide escono a volteggiare nell'aria d'autunno quelle «farfalle color di zinco» che sono le foglie, tutt'altro che morte, di questo libro. Libro alato, e come nessun altro, di una «verità», ma sfugge sempre in ; un labirinto di metafore ambigue che sfidano la ricerca di un senso, di un referente ultimo. Anche il Tao «è unicamente una metafora, un modo figurato di dire>. sospeso tra cielo e terra, sabbia e sale. Onda. Per fare di una donna una scrittrice, dice v.w.; occorrono due cose: una rendita di 500 sterline e una stanza tutta per sé, con la serratura alla porta. Se si pensa che il «centro» della vita (e lascio stare gli attributi perché qui la intendo1u11a)vittoriana dell'ottocento era il tavolo da tè attorno a cui tutto doveva girare allora si può misurare la portata, simbolica e metaforica, di quella rivendicazione (non solo femminista) che tendeva a porre uno spartiacque, a tagliarla in due quella vita, bucando e lacerando uno spazio sino allora tenuto pieno dove la differenza tra la realtà e la fantasia, il giorno e la notte, la veglia e il sonno faceva tutt'uno, a impedire appunto che una donna divenisse scrittore o un fanciullo poeta. li resto è la Virginia che amiamo, il suo respiro, la sua grazia, la sua leggerezza. Ed è affascinante lasciarsi trasportare come per mano in questo libro, seguirla in silenzio mentre scioglie la domanda che ha mosso la sua penna, svolazzando con lei per le sale delle biblioteche del British Museum o per i corridoi di un colleggio per ragazze povere, nell'incontro con un bidello o guardando attraverso i vetri di una finestra. Senza sapere mai bene se è la storia che parla, o il romanzo; il concetto o la parola, il pensiero o il racconto. Sortilegio di una scrittura, linea d'ombra che separa e confonde, illumina e acceca. Sans doute. Vincenzo Bonazza Musica nel metro Milano, 15-19 Dicembre 1980, 12-16 Gennaio 1981 Che la festa dovesse essere cancellata dal nostro calendario, era fatale. Dopo aver scialacquato per tanto tempo, era giusto che ci si intristisse un po'. In fondo, non siamo dei picari, noi e di tristizia, si sa, non è mai morto nessuno. Senonché, anche i morti risorgono e non sempre per fare paura. Questa volta, per esempio, la festa sono i giovani a portarla e, quel che più conta, non dove tutti potevano aspettarsela. Musica nel metro, così hanno chiamato le performances da loro organizzate nelle stazioni della metropolitana di Milano e patrocinate dal Comune. La rassegna ha visto - pardon, sentito - avvicendarsi sul podio e alternarsi da una stazione all'altra un ventaglio assai nutrito delle «espressività» musicali contemporanee, dal piano (Bassi-Lo Vetere, Liguori) alla cantata popolare (Trincale) ai più agguerriti e interessanti gruppi punk e rock metropolitani (Bacador, HCN, Kaos Rock) con, in mezzo, qualche curiosità (i Flebo Asma Rock, ragazzini di 8 ann·i che, credetemi, ruggivano proprio così) e ·una rivelazione, la ventenne Jo Squillo Eletrix che offriva ai viaggiatori stralunati e sorpresi un rock aggressivo e dolce, provocatorio e divertito, tagliente e godibilissimo (alcuni titoli delle sue canzoni, confezionate da lei cioè, sono tutto un programma: «Orrore», «Fuggi, Fuggi», «Violentami sul metro», «Paranoia», ecc.). Dunque, si possono fare delle metropolitane un prolungamento delle piazze e un luogo d'incontro festoso, questo adesso lo sappiamo. Ma c'è anche un'altra cosa che ci sembra vada rilevata, ed è questa: i giovani, di nuovo, reinventono il politico che si voleva seppellito e con la loro musica. Infatti, emerge da questa occasione, pur minuta, ciò: l'impatto con un pubblico eteroclito e fugace (dalla massaia all'impiegato fermati dal «frastuono») e solitamente inafferrabile, abolisce il distacco generazionale e sposta le tensioni altrove, là dove debbono essere e cioè sulla superficie accidentata del quotidiano, nel tempo pieno della storia di tutti i giorni, ristabilendo, per questa via, la dimensione sotterranea (molecolare) del politico, il suo tratto appunto, di superficie urbana e metropolitana. Vincenzo Bonazza In libreria a fine febbraio Il piccolo Hans N.0 28 La psicoanalisi in Ungheria, oggi La prima documentazione diretta sulla psicoanalisi in un Paese socialista. Gli indirizzi di ricerca, l'attività clinica, gli esponenti del lavoro psicoanalitico quale si svolge in Ungheria. Scriui di: I. Hermann, A. Binét, E. Varga, S. Marasek Klaniczai, J. Székacs, L. Nemes, T. Rajka, I. Hardi, A. Barta, S. Geréi, M. Hubay, e di Sergio Finzi Dall'analisi di una serie di casi clinici, emergono temi come lo spazio, la musica, la voce, l'aggrappamento,cari alla ricerca teorica de li piccolo Hans. Una lettura nuova, più fascinosa e complessa, della scuola di Budapest. li piccolo Hans, rivista trimestrale diretta da Sergio Finzi. Edizioni Dedalo, Bari. Un fascicolo L. 4.000; abbonamento 1981, L. 14.000. c/c postale 11639705 intestato a Edizioni Dedalo. Bari. MENSILEDELLOSPETTACOLO Ognimese in edicola Dallafacilità concuilospirito sicontenta sipuòmisurare lagrandezza diciòche è perduto (G.W.F. Hegel) NALTBACO Mensile di informazione e cultura dell'ARCI inedicola il20diognimese ,.., -.

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