Quella che segue è la trascrizione di parte di un colloquio avuto col famoso linguista americano Noam Chomsky nel febbraio del 1979 a Pisa, p~esso la Scuola Normale Superiore ( 1). L'intervista è incentrata sui principali aspetti - filosofici ed epistemologici, oltre che linguistici stricto sensu - della teoria generativo-trasformazionale e prende l'avvio dal confronto fra un articolo di Chomsky del 1955 e uno dei passi centrali diAspeui della teoria della sintassi, messi a loro volta in relazione con la costruzione camapiana di lingue artificiali. In un suo articolo del 1955 (2) lei ha affermato che una lingua artificiale - come, p. es., quelle studiate da Camap nel suo laboratorio logico - non può essere confrontata con le lingue reali, poiché « una lingua anificiale ha qualsiasi proprietà il suo creatore decida che abbia». Tu11avia,io penso che nessuno possa negare che la grammatica generativo-trasformazionale (GGT) abbia una natura molto « formale» o, per lo meno, astratta. Infatti, uno dei principali postulati della sua teoria linguistica è quello espresso, p.es., in Aspetti della teoria della sintassi: «La teoria linguistica si occupa principalmente di un parlante-ascoltatore ideale, in una comunità linguistica completamente omogenea, il quale conosce perfettamente la sua lingua e non è influenzato da condizioni grammatica/mente irrilevanti quali le limùazwni di memoria, le distrazioni, i cambiamenti di attenzione e di interesse egli errori (casuali o caratteristici) nell'applicazione della propria conoscenza della lingua nel corso dell'esecuzwne effettiva» (3). Non le sembra, dunque, che una grammatica di questo tipo -e la lingua da essa generata -sia molto vicina alle lingue artificiali di Camap? cPenso che sia meglio fare un'analogia per cercare di chiarire la differenza. Supponiamo, p. es., che nel XVII sec. i fisici volessero studiare i moti dei corpi celesti, dei pianeti. ewton, p. es., avrebbe assunto che ogni pianeta, che ogni stella fosse un punto, un punto-massa; naturalmente non si tratta davvero di un punto, si tratta di un qualche oggetto dalla forma strana più o meno simile a una sfera, ma, al fine di studiare la meccanica celeste, era una ragionevole idealizzazione assumere che i pianeti fossero punti-massa. Oppure, Gali.leo, studiando una biglia rotolante lungo un piano inclinato, poteva assumere che non ci fosse attrito; naturalmente l'attrito c'era, ma là sua teoria era creata per un sistema in cui non ci fosse nessun attrito. Oppure, se uno studia un gas, studia un gas ideale, facendo cioè astrazione da proprietà irrilevanti. «Cosi, p. es., studiando un sistema meccanico, trascureremmo le forze elettromagnetiche, o trascureremmo un possibile intervento umano che potrebbe cambiare le proprietà del sistema. Generalmente, nelle scienze naturali, ci si occupa sempre di esse con una idealizzazione che elimina fattori considerati insignificanti per lo scopo in questione. Ora, studiando quelle idealizzazioni, si studia la realtà; le reali proprietà del mondo appaiononell'idealizzazionel,eleggireali della natura vengono scoperte nell'idealizzazione. Pertanto, in ogni parte delle scienze naturali, e invero in ogni parte delle scienze umane, si cerca di scartare, di separare fattori che sono cruciali per il problema in questione da altri che non lo sono, e si fanno delle idealizzazioni in cui si spera di scoprire le leggi fondamentali. «Parimenti avviene nello studio del linguaggio. Qualsiasi lingua reale - diciamo il mio inglese o il suo italiano - è una complessa combinazione di molti dialetti (dialecrs) e di molti stili, e ha a che fare anche con fatti della nostra storia personale e forse perfino con fatti della nostra costituzione genetica. Infatti, se lei ha un fratello gemello cresciuto nella sua stessa famiglia, egli possiederà probabilmente una lingua un po' diversa dalla sua e una diversa gamma di dialetti e stili, forse un diverso vocabolario, ecc., solo accidentalmente. Ora, per studiare le reali proprietà linguistiche, cioè la proprietà della mente che consente a una persona di acquisire una lingua in base all'esperienza, bisogna cominciare con lo scartare molti fattori: la varietà dell'esperienza, p. es., dev'essere eliminata, e dobbiamo immaginare cosa accadrebbe se una persona avesse un'esperienza completamente . uniforme. Ma se studiamo in questo modo una reale proprietà della mente - ossia quella proprietà della mente che consentirebbe a una persona di acquisire la conoscenza di una lingua in un ambiente completamente omogeneo -, questa è una idealizzazione molto naturale e pertinente, e se non la si fa, non c'è nessun modo di scoprire le reali proprietà della mente. «Le lingue artificiali di Carnap o quelle di chiunque altro sono create con scopi diversi: lo scopo di Carnap non era di scoprire la proprietà della mente che consente a una persona di acquisire la capacità di usare l'italiano ponendosi di fronte all'esperienza; il suo scopo era, p. es., la formalizzazione dell'inferenza e per questo scopo è irrilevante quali siano le proprietà della lingua naturale. Egli poteva creare un sistema che potesse avere delle proprietà adatte ai suoi scopi e potrebbe risultare - e infatti, entro certi limiti, è risultato - che lo studio delle lingue artificiali abbia gettato un po' di luce sulla lingua naturale, proprio come, p. es., la creazione di universi artificiali (ammesso che qualcuno costruisca un universo artificiale per qualche motivo) potrebbe darci qualche idea dell'universo reale». Parliamo degli universali linguistici. In Linguistica cartesiana lei scrive: « La srrutturaprofonda, che esprime il significaro, è comune a rutte le lingue, così almeno si sostiene, in quanro è un semplice riflesso delleforme del pensiero. Le regole rrasformarive, che con verrono le srru11ureprofonde in srrutture superficiali, possono differire da una lingua ali'altra. Namralmenre, la srrur: /Ura superficiale risultante da quesre trasformazioni non esprime direrramenre le relazioni di significaro delle parole, tranneneicasipiùsemp/ici. É la srruttura profonda sottostanre a//'enunciaro effettivo - una scruuura puopinione; questa è più o meno l'opinione di una certa classe di teorie linguistiche tradizionali; per esempio, la grammatica di Port-Royal è più o meno di questo tipo. Non penso che sia esattamente corretta, penso che sia un passo verso qualcosa di corretto. «Nello studio del linguaggio, a partire da Aristotele, si pensa molto semplicemente che ci siano dei significati e dei suoni e che ci siano delle regole che correlano i significati e i suoni. La lingua è qualcosa che ha un suono e ha un significato, nella definizione di Aristotele, e nella grammatica di Port-Royal c'è forse per la prima volta un serio -_:- 1'(RNI& .,_, 6/AWJJ' ,.~v.,_,,~.,. ~ OIJ/A,'JGy, r- ""I ramenre menrale - che è portarrice del comenuto semanrico della frase. Questasrrurturaprofonda, turravia,è correlata con le frasi efferrive in quanto ciascuna delle sue proposizioni astrarre componenri (...) porrebbe essere realizzaradire11amenrecome giudizio proposizionale elementare» (4 ). A mio avviso - ammesso che questi concerrisiano giusri e accerrabili -, per affermare quanro lei scrive, si dovrebbe sroricizzare l'imera quesrione (cioè i farrilinguisrici)eperciò considerare l' esecuzione, che invece non concerne il suo ripo di grammatica. «Innanzitutto. questa non è la mia sforzo di dar peso a quella formula, sviluppando qualche idea di ciò che nella mente esprime il significato e di ciò che nel corpo esprime il suono e del tipo di regole che potrebbero correlare tutto ciò. Effettivamente ritengo che questo quadro sia troppo semplice, che ciò probabilmente non sia il modo in cui è costruito il linguaggio; questa è un'opinione semplice e naturale e anche molto attraente, ma probabilmente non è proprio vera. «Ciò che forse si avvicina di più alla verità è che la mente possiede un ricco sistema computazionale che implica tutti i generi di rappresentazioni mentali, rappresentazioni astratte dei vari tipi di strutture, e questo sistema computazionale crea la possibilità d'espressione, crea un'infinità di forme che sono possibili espressioni di una lingua; quindi, la mente contiene, forse, anche qualcosa che si potrebbe chiamare un sistema concettuale, un sistema che organizza la conoscenza, le credenze, i rapporti fra i significati, .:cc. Quando questi due sistemi si connettono - il che non avviene necessariamenteal livellodella struttura profonda (SP), e probabilmente non avviene al livello della SP-, si ha la possibilità di esprimere ampiamente il pensiero usando i dispositivi formali del sistema computazionale che consentono di esprimere elementi composti delle parti derivate dal sistema concettuale. «Quanto agli universali, penso che ci sia stata una tendenza- che considero un errore - a identificare gli universali con la SP; ciò non è necessariamente vero, potrebbero esserci perfettamente degli universali della struttura superficiale (SS) (infatti ci sono gli universali fonetici, gli universali meglio conosciuti). Fino a pochissimo tempo fa, diciamo fino agli ultimi 20-25 anni, la maggior parte dell'attività linguistica interessata agli universali aveva a che fare, effettivamente, con gli universali del sistema fonetico». Certo, gli universali esisrono, ma penso che siano un prodotto srorico, un prodotto dell'uomo; altrimenti non riesco aspiegarmi perché gli animali siano diversi dagli esseri umani. « o, non penso che sia un buon modo di considerare il problema. Invero, gli animali differiscono fra di loro e l'uomo è solo un altro animale e, proprio come qualsiasi altro animale ha le sue specifiche proprietà basate • sulla propria costituzione biologica, noi abbiamo le nostre specifiche proprietà basate sulla nostra costituzione biologica. Una parte della nostra costituzione biologica chiamiamola, dunque, 'facoltà di linguaggio'. La si potrebbe immaginare proprio come un organo del corpo: è un organo del corpo che manca in ogni altro animale. Proprio come noi non abbiamo le ali, le scimmie non hanno la facoltà di linguaggio: i loro cervelli sono diversi, la storia evolutiva è diversa e di conseguenza gli organi mentali (le strutture della mente che sono solo riflessi delle strutture fisiche) sono semplicemente diversi, e la costituzione genetica degli esseri umani include gli universali linguistici, cioè include le proprietà del sistema computazionale. «Penso che gli universali linguistici non vadano ricercati nella storia - ciò non ha senso-, bensì nella nostra costituzione biologica. Infatti, si può dimostrare che ciò non ha niente a che fare con la storia. Prendiamo un bambino che cresca a Pisa, per esempio; egli imparerà a parlare l'italiano. Questo bambino non sa nulla della storia dell'italiano, non ha nessuna informazione sulla storia linguistica, sulla storia delle istituzioni. Sa solo che ci sono delle cose· che accadono nel suo ambiente, e in base a questi fatti che accadono nel suo ambiente, egli è capace, la sua mente è capace di ricostruire questa ricchissima struttura che gli permette di esprimersi liberamente su un'a vasta gamma di possibilità che superano, che oltrepassano ampiamente qualsiasi sùa esperienza. Ciò, dunque, non può avvenire sulla base di alcuno sviluppo storico verificatosi, ma deve avvenire sulla base della sua costituzione biologica. «Se questo stesso bambino fosse stato portato, p. es., in Papua (Nuova Guinea), avrebbe parlato il papuano con pari facilità: ciò significa che le proprietà- qualunque esse siano- che gli consentono di far sviluppare alla mente questa struttura, in·base a una piccola quantità d'esperienza, sono ; proprietà comuni a tutti gli uomini, esse cioè sono semplicemente radicate ·t nel nostro comune patrimoniobiolo~ - gico umano e sono alla pari col fatto ~ che abbiamo una visione binoculare, o che camminiamo invece di volare, ecc.». Sono d'accordo con lei, ma credo che le cararreris1ichebiologiche sono caratterisrichestoriche. «É difficile saperr,.. J~., <;ignifichci iò ~ esattair. • •. Pre1 dian,·. ur '\ tr"bù del- ~ l'età d ·, ,-,iet .1, u11a trìb . che viva "s;
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==