distributore di incentivi: le agevolazioni sono concesse un po' a tutti, imprese pubbliche e private indipendentemente dalla loro appartenenza a settori prioritari o non (solo nel caso delm chimica il Cipc fa una scelta a priori con riferimento al solo settore produttivo senza graduare gli incentivi in base ai parametri di solito utilizzati). D'altra parte, la struttura stessa del sistema di incentivazione mette in moto un meccanismo «perverso» che non consente di attuare attraverso il sistema delle agevolazioni una efficace politica settoriale con l'esclusione di determinati settori dalla concessione delle agevolazioni stesse. Il risultato è stato talvolta quello di incentivare capacità produttiva eccedentaria, sanzionando cosl in molti casi la tendenza a ritenere che l'agevolabilità sia condizione sufficiente a determinare validità e convenienza industriale di un investimento. La politica dei nuovi insediamenti industriali ed in particolare l'uso dei meccanismi agevolativi sono appunto la più chiara dimostrazione che il Cipe non è riuscito a fare un uso coerente di quell'unico strumento (il parere di conformità) che gli permetteva un controllo sulla distribuzione territoriale delle localizzazioni, e che d'altra parte l'obiettivo di una politica industriale a livello settoriale non è neppure lontanamente perseguibile con il sistema di incentivazione finora prevalente. 11 tema degli incentivi è l'oggetto principale del volume curato da Ferruccio Marzano che raccogliendo numerosi saggi - alcuni ormai • «classici» - in materia di incentivi e mezzogiorno cerca di individuare delle costanti che gli cosentano di pervenire alla formulazione «unitaria» di una «teoria generale» dell'incentivazione in aree arretrate. I saggi per il loro contenuto e per la collocazione nell'evoluzione storica del dibattito scandiscono lo snodarsi delle concrete politiche di intervento nel mezzogiorno. Mentre più o meno unanime è stato l'accordo sul fatto che nel modello di sviluppo un ruolo centrale doveva essere rappresentato da un intenso processo di industrializzazione, è sempre stato «aperto il dibattito sul tipo speciP iaccia o meno, il 714 è una data importante. Diradati i polveroni più spessi -l'accusa Moro e i co11nessi «teoremi calogeriani» -è possibile, un anno e mezzo dopo, coglierne con più chiarezza il significato. li più diretto, il più difficile da risolvere praticame11te,è il suo sig11ificatoper il movime1110. L 'estra11eità degli imputati rispetto ad effettivi rapporti organizzarivi - il loro essere esattame111e I' opposro di que/la sorta di comitato centrale delf'eversio11eche l'accusa iporizzava - ha probabilme111ede1erminato una sottovalutazione del senso de/l'operazione e dei suoi effetti reali. Ciò che si è voluto colpire il 7/4 è il diriuo e la possibilità stesse de/la espressione e de/la comunicazione di movime11to. No11il sequestro di avanguardie, che è cominciato benprima e che è co11ti1111daotpoo a ritmi acce/ermi. Ma il sequestro de/le possibilità date di dire, di parlare in prima persona, autonomamen1e - fuori da/l'area dei media normalizzati. Ma è l'altro Imo de/la ques1ione che i111eressaora: il ruolo complessivo del 714dal lato del po1ere. li 714è probabilmente la data d'inizio di un golpe s1risciante. U11golpe bianco, un golpe cemrista, ma al livelfo di una soc:età in HBNBI111CHAUX MISERABLE MIRACLE fico di industrializzazione cui tale modello doveva - ed in gran parte deve ancor oggi- uniformarsi» (p. 3). Proprio il «tipo» di struttura industriale che si è progressivamente affermato nel mezzogiorno si presenta come prodotto, risultato di un sistema di incentivazione tendente unicamente a massimizzare il risparmio nel capitale iniziale investito, senza fornire poi nessuno strumento per aiutare le imprese ad affermarsi sul mercato. Ma nello stesso tempo l'esistenza di questa struttura industriale «dualistica» - grandi imprese nazionali e piccole imprese a carattere locale - ha solleci- , tato, con le strategie dei grandi gruppi soprattutto pubblici, una progressiva revisione degli incentivi fino a farne un «sussidio» per le imprese a più intenso uso di capitale. La lettura, in una unica sequenza, di questi saggi, alcuni molto distanti tra loro non solo temporalment~ quanto nell'approccio adottato, mi pare permetta di inquadrare la legislazione degli incentivi per il mezzogiorno e la sua evoluzione negli a-nni più recenti da un punto di vista parzialmente diverso da quello tradizionalmente adottato. E cioè che i provvedimenti di incentivazione non possono essere interpretati come una lunga serie di «correzioni» e aggiustamenti nel tentativo di mettere in atto misure sempre più adeguate a sollecitare gli investimenti. La questione principale sembra invece quella di valutare la struttura industriale che si è creata soprattutto dal punto di vista dell'efficienza aziendale e della capacità delle imprese (incentivate) di stimolare la formazione di settori produttivi vitali e autonomi. Se il tipo di agevolazione prevalente (il contributo in conto capitale) è risultato adeguato, per le sue caratteristiche intrinseche, all'insediamento delle grandi imprese pubbliche o semipubbliche, un processo di industrializzazione del mezzogiorno che superi la dicotomia grande impresa- impresa locale richiede «un insieme di incentivi monetari e non monetari diretti a rimuovere difficoltà e carenze che si presentano proprio in merito a problemi di agibilità produttiva, organizzativa e commerciale». Perciò anche l'analisi deve essere estesa «ad un secondo gruppo di incentivi, quelli relativi al sostegno dell'attività corrente di produzione e di vendita dei prodotti, attività che - in ultima analisi-rappresenta il momento operativo finale del 'contributo' delle iniziative produttive allo sviluppo socio-economico delle aree destinatarie delle politiche di intervento> (p. 661). Ci si può chiedere a questo punto quale sia stato più in generale il ruolo degli incentivi nello sviluppo economico italiano. L'analisi condotta da Balli dà una risposta anche a tale domanda. Il processo di crescente apertura economica internazionale, iniziato fin dall'immediato dopogue'rra, ha interessato il nostro paese con modalità del tutto peculiari: una delle molte conseguenze è stata che la capacità concorrenziale del sistema produttivo italiano è stata mantenuta per tutti gli anni '60 ed oltre grazie ad una politica generale di incentivazione. Il sostegno pubblico ha favorito soprattutto le grandi imprese dei settori maggiormente esposti alla concorrenza estera. In sostanza «da un sistema protetto dalla concorrenza estera per mezzo delle barriere tariffarie, come era negli anni '50, si è passati ad un sistema Lapenapreventiva via di accelerata «americanizzazione». C'è una faccia «sociale», una «istituzionale» della faccenda che possono essere vis1e disti111ame111ea,nche se sono un tutt'uno. li 714apre una fase che vuol essere di generale rivincita su ttmo ciò che il '68 ha de1erminato in dieci anni nella composizione polilica del proletariato italiano. L'ossessione della governabilità la dice lunga in proposilo. li rapporto che non tiene più è quello tra operaio di fabbrica e nuovo operaio merropolitano -11011tiene proprio nella circolarilà continua, di insubordinazione e rigidilà, nella fabbrica sociale. li 7/4 è la premessa immediara dei 61 della Fia1ed entrambi della nuova forma di attacco che marura quest'anno. La foglia di fico della programmazione delle riforme 11011può più nascondereil fatto che l'unico modello di govemabililà sociale immediarame111epra1icabile è quello corporativo: gara11ziede/l'occupazione e dei «privilegi» di u11afascia di prolerariaro in cambio della sua disciplina sociale. Quesradinamica ha una sola possibile rraduzio11eistituzionale: una traduzione aworitaria, fino al limire del terrorismo di Stato. L'i111erosistema dei Luciano Ferrari Bravo CLEAN ASSHOLE POEMS Be SMILING EGETABLE SO GS partitiha«perso»,inmodoirreversibile, le ge11erazionisuccessive al '68. Restando cosi le cose, questa perdita è desti11ataad aggravarsi sempre di più. Se ques10 è il problema di fondo di tu/li i partili e della loro riproduzione come organi di potere, rischia di trasformarsi in una tragedia di proporzioni storiche per il movimento operaio e per il Pci in particolare e che pone fin da subito, lo si voglia o no, un problema di rifondazione complessiva dello stesso MO. Qui sia la radice della necessaria schizofrenia dei Pci. Che il Pci possa offrire, allo stesso sistema, un effeuivo comrollo sociale nel senJo della «trasformazione» è la grande menzogna e la grande illusione di ques1i anni. Tuuo quamo il Pci può garamire è il comrollo corpora1ivo di feue a11coraconsis1enti di classe operaia tradizionale. Al di fuori di questo l'unica prospeuiva reale del Pci è di essere risucchiato in un orizzome socialdemocra1ico alla tedesca (di qui i suoi furori verso l'ingombrame fronte socialista) cioè in uno spos1ame11toa destra complessivo del funzio11ame11to reale delle istituzio11i. La teoria e sopra/lutto la pratica degli opposti es1remismi è più che un semplice corollario di questeipotesi: è il suo unico reale comenuto. Ed è proprio nella ricostruzione del paradigma degli opposti estremismi che s'iscrive l'operazione del 7/4, nella doppia forzosa negazione del movimento degli anni '70, dapprima nella sua figura parziale e impazzi1a di terrorismo e in seguito (oggi) nella «indifferenza» di es1remismi di sinistra e di destra, contrari e uguali nel rapporto di estranei1àallo Stato e dunque nella protetto dallo stato attraverso i finanziamenti agevolati e attraverso l'aumento dei fondi di dotazione alle imprese pubbliche» (p. 59). Infatti se il processo di integrazione economica a livello internazionale ha avuto rilevanti effetti «modernizzanti» sulla struttura produttiva italiana. ha spinto però gli investimenti produttivi verso settori a più alta intensità di capitale limitando così l'impiego di lavoro in un momento in cui il sistema economico non aveva ancora raggiunto un sufficiente grado di maturità, adeguati livelli occupazionali né superato gli squilibri di fondo storicamente ereditati. L'ipotesi interpretativa formulata da Valli vede allora l'evoluzione del sistema economico italiano in gran parte come la «storia delle relazioni> tra alcuni elementi di rigidità e di conservazione, «statici>, in misura notevole eredità del passato (rigidità della distribuzione dei redditi sia territoriale che tra le famiglie; rigidità del divario stipendi - salari), e gli elementi di rottura, «dinamici», che hanno introdotto importanti mutamenti nella struttura economica (apertura economica internazionale; mutamenti neJle condizioni del mercato del lavoro con relativo aumento della forza contrattuale del sindacato). L'interazione tra questi due gruppi di elementi, con un particolare peso specifico degli ultimi due. a agito sulla struttura dell'economia italiana e deterrninato «il passaggio dagli anni dello sviluppo agli anni della crisi> (p. 88). Questi ultimi brevi cenni mostrano quanto sia problematico estrarre ed astrarre da queste analisi una prognosi per quanto riguarda le future tendenze della politica economica, le possibili trasformazioni istituzionali, il modificarsi degli strumenti di intervento. Cercare di fornire una risposta esauriente e sistematica darebbe forse soddisfazione ad una esigenza «rituale>. Quello che emerge, in fondo. sono ancora domande. La risposta potrebbe cominciare a delinearsi prestando maggiore attenzione ai processi di formazione delle scelte, alla struttura dei «reali» centri decisionali, alle valutazioni che essi danno dei criteri e delle variabili che le stesse decisioni determinano. esclusione dal/'ambito della sua legalità. Questa opinione non è frullo del «normale» funzionamemo della repressione ordinaria, ma è invece l'oggeuo di una decisione politica che forza, anche con i mezzi della provocazione e del 1errorismo di Stmo, la «messa fuori legge» dell'area politica che dì volia in volta s' imende colpire. Una delle dimensioni principali di ques1atorsione is1ituzionaledel sistema in atto è l'imroduzione e il consolidamemo di una giuridicità da gulag sul 1errenodella repressione penale. li processo 714è una delle esemplificazioni più significa1ive di ques1a tendenza. L 'orie111ame111è0 del tutto esplicito, ovviameme, espresso com'è dalla costruzione legislativa di un diritto penale speciale,cu/minato, per il momento, neldecretoantiterrosimodeldicembre scorso. La gius1ificazione formale di ques1a normativa - sospensione 1emporanea di una serie di principi costituzionali per l'area limi1a1adei reati di eversione -è peraltro del tutto illusoria. Non occorre essere conoscitori della storia delle forme di autorilarismo siatale di questo secolo per sapere che il diritto penale poli1ico (quello cioè volw a colpire «nemici dello Staio») è quan-
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