un triplice punto di vista: passare dalle forme di «incastamento» a forme di appropriazione propriamente delle, passare dalla guerra limitata allaguerra cosiddeua totale, e trasformare il rapporto del fine e dell'oggeuo. Ora, i fattori che fanno della guerra di Stato una guerra totale sono streuamente legati al capitalismo: si trai/a dell'investimento di capitale costante in materiale, indus~riaed economia di guerra, e del/'investime1110di capitale variabile in popolazione fisica e morale (sia che faccia la guerra, sia che la subisca). (5 ) In effeui, la guerra totale non è solamente la guerra di annientamento, ma appare quando /'a1111ie111ame1a1s1s0ume per «centro» 1101p1iù solamente l'esercito nemico, né lo Stato nemico, ma la popolazione intera e la sua economia. Che questo duplice i11vesti111e1110 11011possa farsi che nelle condizioni preliminari della guerra limitata, mostra il carauere irresistibile della tendenza capitalistica a sviluppare la guerra totale. (6) È dunque vero che la guerra totale resta subordinata ai fini politici di Stato, e realizza solamente il massimo delle condizioni de/l'appropriazione della macchina di guerra da parte dell'apparato statale. Ma è vero anche che quando l'oggetto della macchina di guerra appropriata diviene guerra totale, a questo livello di insieme di twte le condizioni, I' oggetto e il fine entrano in questi nuovi rapporti che possono andare fino alla contraddizione. Da qui l'esitazione di Clausewitz quando mostra sia che la guerra totale resta una guerra condizionata dal fine politico degli Stati, sia che essa tende ad effeuuare l'Idea della guerra incondizionata. In effeui, il fine resta essenzialmente politico, e determinato come tale dallo Stato, ma l'oggeuo stesso è divenwo illimitato. Si direbbe che l'appropriazione si è rovesciara, o piuuosto che gli Stati tendono a liberare, a ricostituire un'immensa macchina di guerra di cui essi non sono più le parti opponibili o applicate. Questa macchina di guerra mondiale che « fuori esce» in qualche sorta dagli Stati, presenta due figure successive: dapprima quella del fascismo, che faceva della guerra un movimento illimitato che non ha altro fine che se stesso; ma il fascismo non è che un'abbozw, e la figura post-fascista è quella di una macchina di guerra che prende dire11ame111lae pace per oggetto, come pace del Terrore o della Sopravvivenza. La macchina di guerra riforma uno spazio liscio che ora pretende controllare, circondando ruua la terra. La guerra rotale è essa stessa superata, verso una forma di pace ancora più terrificante. La macchina di guerra ha preso su di sé il fine, l'ordine mondiale, e gli Stati 1101s1ono più che oggeui o mezzi appropriati di questa nuova macchina. È qui che la formula di Clausewitz si rovescia effe11ivame111e;perché, per poter dire che la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi, non è sufficiente invertire le parole come se si potessero pronunciare in un senso o ne~'altro; bisogna seguire il movimento reale, del quale gli Stati, essendosi appropriati di una macchina di guerra, ed essendosela appropriata ai loro fini, restituiscono una macchina di guerra che si incarica del fine, si appropria degli Stati e assume sempre di più funzioni politiche. (') Senza dubbio, la situazione auua/e è disperante. Abbiamo visto là macchina di guerra mondiale costituirsi sempre più potente, come in un racconto di fantascienza; l'abbiamo visraassegnarsi come obieuivo una pace forse ancor più terrificante della morte fascista; l'abbiamo vistamantenere e suscirare le più terribili guerre locali come sue proprie parti; l'abbiamo visra fissare un nuovo ripo di nemico, che 1101e1ssendo più un altro Srato, e neanche un altro regime, è il «nemico qualsiasi»; l'abbiamo vista addesrrare i propri elemenri di conrro-guerriglia di modo che può lasciarsisorprendere 111w 1•0/ta. ma 11011 Ora, souo 1u11gi li aspeui che qui essa prende, guerra limitata, guerra totale, organizzazione mondiale, essa non rappresenta assolutame111e l'essenza supposta della macchina di guerra, ma solamente, qualunque ne sia la potenza, l'insieme delle condizioni souo le quali gli Stati si appropriano di questa macchina, pronti a proieuarla infine come l'orizzonte del mondo, o l'ordine dominante di cui gli Stati stessi non sono più che delle parti. L'altro polo ci uno spazio liscio di spostamento; in rapporto con un phylum. Non è il nomade che definisce quesro insieme di caraueri, è questo insieme che definisce il nomade, allo stesso tempo che l'essenza della macchina di guerra. Se la guerriglia, la guerra di minoranza, la guerra popolare e rivoluzionaria, sono conformi a/l'essenza, è perché esse assumono la guerra come un oggeuo 101110più necessario quanto più esso è solamente «supple111e111are»: non possoscono contro gli apparari che si appropriano della macchina, e che fanno della guerra il loro affare e il loro oggeuo: esse fanno valere delle connessioni, di frome alla grande congiunzione degli apparati di cauura o di dominazione. Note 1) Uno dei testi più importanti sulla guerriglia resta quello di T. E. Lawrence (I sene pilastridella saggeua, cap. XXIJI, e cl.a scienza della guerriglia», EnciclopediaBritannica) che si presenta come un canti i-----------------------------------------------------, Foch» ed elabora la nozione di non-battaA KEY TO THE ULYSSES OFJAMESJOYCE BY PAUL JORDAN SMITH due ... e co111wu1uel,e co11diziunis1ess<' della macchina di guerra di Srato o di Mondo, cioè il capirale costante (risorse e materiali) e il capitale variabile umano, non cessano di ricrearepossibilità di risposte inauese, di iniziarive imprevisre, che determinano macchine mutami, minoritarie, popolari, rivoluzionarie. Ne testimonia la definizione di «Nemico qualsiasi» ... «multiforme, manovriero e onnipresente (. ..), di ordine economico, sovversivo, politico, morale, ecc.», l'inafferrabile Sabotatore materiale o Disertore umano dalle forme più diverse. (8) Il primo elemento teorico importante sono i sensi molto vari della macchina di guerra, e giustamente perché la macchina di guerra ha un rapporto estremamente variabile con la guerra s1essa. La macchina di guerra 1101s1i definisce uniformememe, e comporta altro che quantità di forze in aume1110. Noi abbiamo te/1/ato di definire due poli della macchina di guerra: secondo l'uno, essa assume la gue"a per oggetto, e forma una linea di distruzione prolungabile fino ai limiti de/l'universo. St'111bra t'SSt'r<' qu<'llo del/"essen:11, quando la macchina di guerra, con «quanrità» infinitamente piccole, ha come oggeuo non la guerra ma il tracciato di una linea di fuga crearrice, la composizione di uno spazio liscio e del movimento degli uomini in questo spazio. Seguendo questo altro polo, la guerra è certo incontrata da questa macchina, ma come suo oggeuo sintetico e supplementare, allora direuo contro lo Swto e contro l'assiomatica mondiale espressa dagli Stati. Noi abbiamo creduto di trovare tra i nomadi una tale invenzione della macchina di guerra. Era solamente nel tentativo di dimostrare come storicamente fu inventata in quanto tale, anche se essa presentava fin dall'inizio 11111l'0equivoco che la faceva comporre con l'altro polo; egià oscillare verso di esso. Ma, conformeme111e a/l'essenza, non sono i nomadi che ne hanno il segreto: un movimento artistico, scientifico, «ideologico», può essere una macchina di guerra potenziale, precisameme nella misura in cui traccia un piano di consistenza, una linea di fuga creatrice, no fare la guo.:rra che a comlizioni di creare altro allo stesso tempo, non fosse che nuovi rapporri sociali non organici. C'è una grande differenza rra questi due poli, anche e specialmenre dal pun10di visra della morte: la linea di fuga che crea, o meglio che piega in linea di disrruzione; il piano di consistenza che si costiruisce, anche pezzo per pezzo, o meglio che piega in piano di organizzazione e di dominazione. Che ci sia comunicazione rra le due linee o i due piani, che ciascuno si nutra de~'altro, presti all'altro, ce ne accorgiamo continuamente: la peggiore macchina di guerra mondiale ricosriruisce uno spazio liscio per circondare e chiudere la terra. Ma la terra fa valere le proprie potenze di deterrirorializzazione, le sue linee di fuga, i suoi spazi lisci che vivono e che solcano il loro cammino per una nuova terra. La questione 11011 è quella delle qua111i1àm, a quella del carauere incommensurabile delle quamità, che si affromano nei due tipi di macchine di guerra, secondo le due polarità. Delle macchine di guerra si cosrituiglia. Ma la non-battaglia ha una storia che non dipende solamente dalla guerriglia: I) la distinzione tradizionale tra •battaglia» e •manovra» nella teoria della guerra (cfr. Raymond Aron, Penserla guerre, Clausewitz, Gallimard, 1.I, pp. 122-131); 2) la maniera in cui la guerra di movimento rimette in discussione il ruolo e l'importanza della battaglia (vedi il maresciallo de Saxe, e la questione controversa della battaglia nelle guerre napoleoniche); 3) e infine, più recentemente, la critica della battaglia in nome dell'armamento nucleare, giocando esso un ruolo dissuasivo, e le forze convenzionali non avendo più che un ruolo di «tesi» o di •manovra» (cfr. La concezione gollista della non-battaglia, e Guy Brossollet, Saggiosulla non-bauaglia). Il ritorno recente alla nozione di battaglia non si spiega solamente con fatti tecnici come lo sviluppo di armi nucleari tattiche, ma implica considerazioni politiche dalle quali dipende precisamente il ruolo attribuito alla battaglia (o alla non-battaglia) nella guerra. ') Sulle differenze fondamentali Tamerlano-Gengis Khan, cfr. René Grousset. L'empiredes sreppes, Payol, in particolare pp. 495-496. 1 ) Cfr. Armées et fiscalitédans le monde antique, ed. du C.N.R.S.: questo convegno studia specialmente l'aspetto fiscale, ma anche gli altri due. La questione dell'attribuzione di terre ai soldati o alle famiglie dei soldati si ritrova in tutti gli Stati, e gioca un ruolo essenziale. In una forma particolare, essa sarà alla base dei feudi e della feudalità. Ma essa è già alla base dei •falsi-feudi» dappertutto nel mondo e in particolare del Cléros e della Oerouquia nella civiltà greca (cfr. Oaire Préaux, L'economie royale des , Lagydes, Bruxelles, pp. 463 e segg.). 4 ) Oausewitz, Dellaguerra, specialmente libro VIII. E il commento di queste tre 1esi di Raymond Aron, Penserlaguerre,Clau- ·•ewitz, I. I (in particolare • Perché le guerre del secondo tipo?», pp. 139 e segg.). ') Ludendorff (La guerretotale, Aammarion) nota che l'evoluzione dà sempre più importanza al •popolo» e alla •politica interna» nella guerra, menue Oausewitz privilegiava ancora gli eserciti e la politica estera. Questa critica è globalmente vera, malgrado certi testi di Clausewitz. La si ritrova d'altronde in Lenin e nei marxisti (benché questi ultimi si facciano evidentemente del popolo e della politica interna una concezione ben diversa da Ludendorff). Certi autori hanno dimostrato approfonditamente che il proletariato era di origine militare, e in particolare marittimo, oltre che industriale: così Virilio, Vitesseet politique, pp. 50-51, 86-87. 6) Come mostra J. U. Nef, è durante il grande periodo di e guerra limitata» (16401740) che si produssero i fenomeni di concentrazione, di accumulazione e di inveSlimento che avrebbero deterrninato la •guerra totale»: cfr. La gue"e et leprogrà humain, ed. Alsatia. Il codice guerriero napoleonico rappresenta un tornante che farà precipitare gli elementi della guerra ! totale, mobilitazione, trasporto, investimento, informazione, ecc. 7) Su questo •superamento» del fascismo, e della guerra totale; e sul nuovo punto di inversione della forrnula di Oausewitz, cfr. tutta l'analisi di Virilio, L'insécuritédu territoire, soprattutto cap. I. 8) Guy Brossolel, Essaisur la non-barai/le, pp. 15-16. La nozione assiomatica di •nemico indifferenziato» è già molto elaborata nei testi ufficiali o ufficiosi di difesa nazionale di diritto internazionale e di spazio giudiziario poliziesco. Da Mille Plateaux di Gilles Deleuze. e Felix Guauari. Edirions de Mim.tir, I 980. Cap. I 2 - 1227 - Trattato di nomadologia: la macchina di guerra, pp. 518-527. Per gentile concessione degli autori e de~'editore.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==