Alfabeta - anno III - n. 20 - gennaio 1981

Lamacchindaiguerranomade Assioma lii: La macchina di guerra nomade è come la forma di espressione, di cui la metallmgia itinerante sarebbe la forma di contenuto correlativo. P roposizione IX: La guerra non ha necessariamente per ogge110 la ba11aglia,e specialmente la macchina di guerra non ha necessariamente per ogge110la guerra, benché la guerra e la baltaglia possano discenderne necessariamente (a certe condizioni). Noi incontriamo successivamente tre problemi: la ba11agliaè l' «oggello» della gue"a? Ma anche: la guerra è l' «oggetto>della macchina di guerra? E infine, in quale misura la macchina di guerra è «ogge110»dell'apparato statale? L'ambiguità dei due primi problemi deriva cenamente dal termine oggetto, ma implica la loro dipendenza in rapporto al terzo. É pertanto progressivamente che si devono considerare questi problemi, anche se si è costrelli a moltiplicare i casi. La prima questione, quella della ba11aglia,comporta in effe11ila distinzione immediata di due casi, quello in cui la ba11agliaviene cercata, e quello in cui essa è essenzialmente evitata dalla macchina di guerra. Questi due casi non coincidono assolutamente con offensiva e difensiva. Ma la guerra, a parlare correllamente (secondo una concezione che culmina con Foch), sembra avereper ogge110 la ba11aglia,mentre la guerriglia si propone esplicitamente la non battaglia. Tuttavia, lo sviluppo della guerra in guerra di movimento, in guerra totale, me/le anche in questione la nozione di battaglia, tanto dal punto di vista dell'offensiva che della difensiva: la non ba11agliasembra poter esprimere la velocità di un a/lacco-lampo, o meglio la contro-velocità di una risposta immediata. (') Inversamente, d'altro lato, lo sviluppo della guerriglia implica unmomento e delle forme sollo le quali la battaglia deve essere effe11ivamentericercata, in rappono con dei «punti d'appoggio», esterni ed interni. Ed è vero che guerriglia e guerra non cessano di prestarsi dei metodi, sia in un senso che ne~'altro (per esempio, si è insistito spesso sull'ispirazione che la guerriglia su terra prenderebbe dalla guerra marillima). Si può dunque dire solamente che battaglia e non ba11agliasono il doppio ogge110della guerra, secondo un criterio che non coincide con l'offensiva e la difensiva, e neanche con la guerra di gue"a e la guerra di guerriglia. E per questo, respingendo la questione, ci si chiede se la guerra stessa è l'ogge110della macchina di guerra. Ciò non è del tulio evidente. Nella misura in cui la guerra (con o senza battaglia) si propone l'annientamento o la resa di forze nemiche, la macchina di guerra non ha necessariamente per ogge110la guerra (per esempio, la razzia sarebbe un altro oggetto, piu11ostoche una forma particolare di guerra). Ma, più in generale, abbiamo visto che lamacchina di guerra era invenzione nomade, perché essa era nella sua essenza l'elemento costitutivo dello spazio liscio, dell'occupazione di questo spazio, del movimento in questo spazio e della dislocazione corrispondente degli uomini: è qui il suo solo e vero ogge110positivo (nomos). Far crescere il deserto, la steppa, non spopolarli, ma esa11amenteil contrario. Se la guerra ne discende necessariamente, è perché la macchina di guerra incontra Stati e ci11à,come forze (striate) che si oppongono all'oggetto positivo: da allora lamacchina di guerra ha per nemico lo Stato, la ci11ài,l fenomeno statale e urbano e assume l'obiellivo di annientarli. É qui che essa diventa guerra: annientare le forze dello Stato, distruggere la forma-Stato. Il caso di A11ila,o di Gengis Khan dimostra bene questa successione dell'ogge110positivo e dell'ogge110 negativo. Per parlare come Aristotele, si direbbe che la guerra non è né la condizione né I'ogge110della macchina di guerra, ma l'accompagna o la completa necessariamente;per parlare come Derrida, si direbbe che la Sostanza Forma guerra è il «supplemento» della macchina di guerra. Può anche succedere che questa supplementarità sia presa da una rivelazione progressiva angosciosa. Sarebbe questa per esempio il caso di Mosé: uscendo dallo Stato egiziano, lanciandosi nel deserto, egli comincia a formare una macchina di guerra, sollo l'ispirazione di un vecchio passato degli Ebrei nomadi, e per consiglio del suocero che viene dai nomadi. É la macchina dei Giusti, già macchina di guerra, ma che non ha ancora la guerra per oggello. Ora Mosè si accorge apoco a poco, e per tappe, che laguerra è il supplemento necessario di questa macchina, perché essa incontra o deve a/traversare ciuà e Stati, perché essa deve da subito mandarvi delle spie ( osservazione armata), e poi forse giungere agli estremi (guerra di annientamento}. Allora, il popolo ebreo conosce il dubbio e teme di non essere abbastanza forte; ma anche Mosé dubita, indietreggia davanti alla rivelazione di un tale supplemento. Ed è Giosuè che sarà incaricato dalla guerra, non Mosé. Per parlare infine come Kant, si dirà che il rapporto della guerra con la macchina di guerra è necessario, ma «sintetico» (occorre Javèh per fare la sintesi). La questione della guerra si trova dunque a sua volta contrastata e si subordina ai rapporti macchina di guerra -apparato statale. All'inizio non sono gli Stati che fanno la guerra: certo, essa non è un fenomeno che si ritroverebbe nell'universalità della natura, in quanto violenza indifferenziata. Ma la guerra non è l'ogge110degli Stati, sarebbe piuttosto il contrario. Gli Stati più arcaici non sembrano neanche avere macchine di guerra, e vedremo che la loro dominazione si basa su altre istanze (che comportano al contrario polizia e prigione). Si può supporre che, tra le ragio11i misteriose del brusco annientamento degli Stati arcaici, pertanto potenti, ci sia precisamente l'intervento di una macchina di guerra estrinseca o nomade, che li a11accae li distrugge. Ma lo Stato comprende presto. Una delle più importantiquestionidalpunto di visra della storia universale sarà: come lo Stato si approprierà della macchina di guerra, cioè come ne costituirà una, conforme alla sua misura, alla sua dominazione e ai suoi fini? E con quali rischi? (Si chiama istituzione militare o esercitonon lamacchina di guerra in se stessa, ma la forma so110la quale essa viene appropriata dallo Stato). Per comprendere il cara11ereparaGilles Deleuze e Felix Guattari dossale di una tale iniziativa, bisogna ricapitolare l'insieme dell'ipotesi: i) la macchina di guerra è invenzione nomade e non ha la guerra come ogge110 primo, ma come obieuivo secondo, supplementare o sintetico, nel senso che essa è determinata a distruggere la forma-Stato e la forma-ci/là con le quali si scontra; 2) quando lo Stato si appropria della macchina di guerra essa cambia evidentemente di natura e di funzione poiché è direi/a allora contro i nomadi e tu/li i disrruuori di Stato, o meglio esprime delle relazioni tra gli Stati, in quanto uno Stato prete11desolamente distruggerne un altro o imporCONTENUTO Spazio bucato (phylum macchinico o materia-flusso) Metallurgia itinerante ne i suoi fi11i;3) ma, giustamente, è quando la macchina di guerra viene così appropriata dallo Stato che essa tende ad assumere laguerra per ogge110 dire/lo e primo, per ogge110«analitico» (e che la guerra tende ad assumere la bauaglia per ogge110).In breve, è nello stesso tempo in cui l'apparato statale si appropria di una macchina di guerra, che la macchina di guerra assume la guerra per ogge110,e che la guerra diviene subordinaw ai fini dello Stato. Questa questione de/l'appropriazione è storicamente così variache è necessario distinguere numerosi tipi di problemi. Il primo concerne la possibilità dell'operazione: è giustamente perché la guerra non era che I'ogge110supplementare o sintetico della macchina di guerra nomade che essa incontra l'esitazione che le sarà fatale, e che l'apparato statale al contrario potrà impadronirsi della guerra, e quindi rivolgere la macchi11adi guerra contro i nomadi. L'esirazio11edel nomade è stata spesso presentata i11 maniera leggendaria: che fare delle terre conquistate e a/traversare?Renderle al deserto, alla steppa, ai grandi pascoli? O lasciar sussistere un appara10sraralecapace di sfruttarle direttamente, promi a divenire più o meno a lunga scadenza una semplice nuova dinastia di questo apparato? La scadenza è più o meno lunga, perché per esempio i Gengiskanidi hanno potuto tenere a lungo integrandosi parzialmente agli imperi conquistati, ma anche mantenendo rutto uno spazio liscio di steppe che subordinava i centri imperiali. Questo fu il loro genio, Pax mongolica. Resta che l'integrazione dei nomadi agli imperi conquistati è stato uno dei più potenti fattori de~'appropriazione della macchina di guerra da parte del- /' apparato statale: l'inevitabile pericolo cui i nomadi hanno finito per soccombere. Ma c'è anche l'altro pericolo, quello che minaccia lo Stato quando esso si appropria della macchina di guerra (tutti gli Stati hanno sentito il peso di questo pericolo e i rischi che loro faceva correre questa appropriazione). Tamerlano sarebbe l'esempio estremo, e non il successore, ma l'esatto contrario di Gengis Khan: è TamerlaESPRESSIONE Spazio liscio Macchina di guerra nomade no che costruisce una fantastica macchina di guerra rivolta contro i nomadi ma che, per questo stesso fatto, deve erigere un apparato starale tanto più pesante e improduuivo in quanto esso non esiste che come la forma vuota di appropriazione di questa macchina. (2 ) Rivolgere lamacchina di guerra contro i nomadi può far correre allo Stato un rischio altrettanto grande di quello dei nomadi che dirigono la macchina di guerra contro gli Stati. Un secondo tipo di problemi concerne le forme concrete sotto le quali av- •·iene l'appropriazione della macchina di guerra: mercenarie o territoriali? Lsercito di mestiere o esercito di costri- ;ione? Corpi speciali o reclutamento nazionale? Non solamente queste for11111n/eon si equivalgono, ma si hanno lll{{igli incroci possibili tra di esse. La distinzione più pertinente, o più generale. sarebbe forse: c'è solamente «incawamento» di una macchina di guerra o anche «appropriazione» propriamente eletta? La cattura della macchina di guerra da parte dell'apparato statale avviene in effetti secondo due vie, incaware una società di guerrieri (venuti da .fiwri o usciti da dentro), o al contrario costituirla secondo delle regole che corrispondono a/l'intera società civile. E ancora, passaggio e transizione da una .fimnula all'altra... li terzo tipo di problemi concerne infine i mezzi de/l'appropriazione. Da questo punto di vista bisognerebbe considerare i diversi elementi che costituiscono gli aspetti fondamentali dell'apparato statale: la territorialità, il lavoro o i lavori pubblici e la fiscalità. La costituzione di una istituzione militare o di un esercito implica necessariamente una territorializzazione della macchina di guerra, cioè concessioni di terre «coloniali» o interne che possono assumere forme molto varie. Ma di colpo, nuovi regimi fiscali determinano e la natura dei servizi e delle imposte che i beneficiari guerrieri devono pagare, e specialmente il genere di imposta civile al quale al contrario tutta o una frazione dellasocietà èsottomessa per il mantenimento de/l'esercito. E allo stesso tempo, l'iniziativa statale dei lavori pubblicideveriorganizzarsin funzione di una «sistemazione del territorio» in cui l'esercito gioca 1111 ruolo determinante, non solamente con le fortezze e le piazzeforti, ma con le comunicazioni strategiche, la struttura logistica, l'infrastruttura industriale, ecc. (Ruolo e funzione de~'Ingegnere in questa forma de/l'appropriazione). (3) Ci si permetta di confrontare l'insieme di questa ipotesi con la formula di Clausewitz: « La gue"a è la prosecuzione delle relazioni politiche con l'utilizzo di altrimezzi». Si sa che questa formula è a sua volta estrattada un insieme teorico e pratico, storico e metastorico, i cui elementi sono legati tra di loro: I) C'è un puro concetto della guerra come guerra assoluta, incondizionata, Idea non data nell'esperienza (abbattere o «rovesciare il nemico» supposto di non avere alcun'altra determinazione, senza considerazioni politiche, economiche o sociali); 2) Ciò che è dato, sono le guerre reali, in quanto sottomesse ai fini degli Stati, i quali sono più o meno buoni «conduttori» in rapporto alla guerra assoluta, e in ogni modo ne condizionano la realizzazione nell'esperienza; 3) Le guerre reali oscillano tra due poli, tutti e due sottomessi allapolitica di Stato: guerra di annientamento, che può andare sino alla guerra totale (secondo gli obiettivi su cui si basa l'annientamento) e rendead avvicinarsi al concetto inco11dizio11atoper ascensione agli estremi; guerra limitata, che non è «meno» guerra, ma che opera una discesa più prossima delle condizioni limitative, e p~ò andare sino a 1111a semplice «osservazione armata». (4 ) In primo luogo, questa distinzione di una guerra assoluta come Idea, e di guerre reali, ci sembra di grande importanza, ma ci mostra anche lapossibilità di un criterio altro da quello di C/ausewitz. L'Idea pura non sarebbe quella di un'eliminazione astratta de~'avversario, ma quella di una macchina di guerra che giustamente non ha la guerra per oggetto, e che non intrattiene con la guerra che un rapporto sintetico potenziale e supplementare. Sebbene la macchina di guerra nomade non ci sembri, come in C/ausewitz, un caso di guerra realetra le altre,mà al contraio il contenuto adeguato all'Idea, l'invenzione dell'Idea, con i suoi oggetti propri, spazio e composizione del nomos. Perwnto, è comunque una Idea, e bisogna mantenere il concetto di Idea pura per quanto questa macchina di guerra sia stata realizzata dai nomadi. Sono i nomadi piuttosto che restano un'astrazione, una Idea, qualcosa di realee non attuale, per moire ragioni: in primo luogo perché, come abbiamo visto, i dari del nomadismo si mescolano in effetti coi dati di migrazione, di itineranza e di transumanza, che non turbano la purezza del concetto, ma introducono degli oggetti sempre misti, o delle combinazioni di spazio e di collocazione che reagiscono già sulla macchina di guerra. In secondo luogo, anche nella purezza del suo concetto, la macchina di guerra nomade effettua necessariamente il suo rapporto sintetico con la guerra come supplemento, scoperto e sviluppato contro la formaStato, che si tratta di distruggere. Ma giustamente, essa 11011effettua questo oggetto supplemellfare o questo rapporto sintetico senza che lo Staro, dal suo lato, 11011 vi trovi l'occasione di appropriarsi della macchina di guerra, _eil mezzo di fare della guerra l'oggetto diretto di questa macchina ;ivoltata (di cui l'integrazione del nomade allo Stato è un vettore che traversa il nomadismo fin dall'inizio,fin dal primo auo di guerra comro lo Stato). La questione è dunque meno quella della realizzazione della guerra e più quella dell'appropriazione della macchina di guerra. É quando l'apparato statale si appropria della macchina di guerra, che la subordina a dei fini «politici», e le dà per oggetto diretto la guerra. Ed è una stessa tendenza storica che porta gli Stati a evolvere secondo

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