Alfabeta - anno III - n. 20 - gennaio 1981

Cfr. Lewis Carroll Viaggio in Russia Alice nel bagaglio del reverendo Dodgson. Trad. it. di Lia Guerra, con un saggio di Tomaso Kemeny e dodici disegni di Luciana Morpurgo Milano, Erba Voglio, 1980 pp.121, lire 8.000 Questo Viaggio in Russia che l'auto- , re della famosa «Alice» redasse in ' forma diaristica, parallelamente al ' «viaggio-missione» da lui fatto assie- • me all'amico reverendo Harry Liddon , nell'estate 1865, subì uno strano destino - una doppia «deviazione» - • come a testimoniare- raddoppiare?- quella stessa a cui dobbiamo l'opera «meraviglia» che tutti conosciamo, e che ha dato a battesimo, né più né meno, che la letteratura moderna. Il ritardo della pubblicazione del Viaggio è risultato dapprima legato al ritardo della pubblicazione dei Diari (da cui a torto non veniva staccato), per le paventate «sconvenienze» che avrebbero potuto - stante gli eredi - macchiare il buon nome delle famiglie di quelle bambine con le quali il reverendo C.L. Dodgson aveva un tempo «giocato» (e, in verità, solo giocato, dato che non ebbe mai esperienze sessuali o rapporti sentimentali con le sue giovinette, «tutte rigorosamente sotto i dodici anni di età»); e poi perché ritenuto «noioso». Cosicché fu tenuto «nascosto» (come in ogni buona famiglia si nasconde il mostro) per un secolo (in Inghilterra fu pubblicato solo nel 1965), o quasi (in America fu pubblicato nel 1935). Ci viene ora proposto, in questo anno di grazia appena trascorso, e in veste raffinatissima, dalle edizioni l'Erba voglio, con una «decisiva» nota di lettura di Tomaso Kemeny, che ne è anche il curatore, e dodici disegni a matita di Luciana Morpurgo. In verità, lungi dall'essere un testo «noioso>, il Viaggio in Russia del reverendo Dodgson - la descrizione-collezione degli eventi - è costantemente attraversato dai «lampi», dai «frammenti» della scrittura di Carroll che, improvvisamente, spostano il testo «secondo i movimenti di uno humour eccentrico che fa risaltare il viaggio stesso come un sogno a occhi aperti, composto diii' cascami del possibile 'quotidiano'>, come annota mirabilmente Kemeny. Lampi e frammenti che fanno di questo Viaggio un qualcosa di asssolutamente «diverso», nel suo genere, una cosa tutta carrolliana. Vincenzo Bonazza Georges Perec Un uomo che donne Milano, Guanda, 1980 pp. 96, lire 6.000 George Perec, nato a Parigi, dove vive, nel 1936 da una famiglia ebrea di origine polacca, ha esordito nella narrativa col romanzo Les Choses (trad. .it. Le Cose, Editore Mondadori, 1966), Da allora ha pubblicato una decina di opere tra cui questo Un homme qui dort uscito nel 1967 da Denoel Editore (ne ha tratto anche un film che gli è valso il Prix Vigo 1974). Perec potrebbe sembrare, in questo breve, intenso, romanzo, prigioniero dell'école du régard, quasi tenuto in ostaggio da Alain Robbe-Grillet. Nulla di più ingannevole. Con la mediazione del romanzo filosofico, cioè di Sartre, Perec si mette in salvo rovesciando la situazione dello sguardo: la «cosa» osservata dall'interno è qui la non-vita di un uomo che, come suggerisce il titolo, preferisce «dormire» piuttosto che vivere inserito in una società monotona e imbecille. Non è più questione di alienazione e di liberazione: niente sembra possibile, trattandosi della semplice vita, in un universo umano dove tutto accade per inerzia. L'uomo «che dorme» può essere definito, con le parole dell'ultimo brano del romanzo, «padrone anonimo del mondo» e può cominciare a ridefinirsi quando risente lapaura, aspettando, a piace Clichy, «che la pioggia smetta di cadere». La narrazione di Perec sfugge all'indifferenza proprio perché è sorretta come da un fiume sotterraneo che, nonostante ogni ostacolo, indirizza l'uomo a una foce, a una navigazione, dopo che «ogni navigazione è cessata», come ha scritto Beckett. D'altra parte sarebbe davvero paradossale scrivere pe?it?ì!P.;c~. cioè per non vivere, e Perec non cane·nella trappola della tautologia proprio perché il corCesare Viviani Papà linguaggio. Mamma paura I primi passi dello sviluppo psicologico nelle storie inventate dai bambini di scuola materna Milano, Emme Edizioni, 1980 pp.76, lire 3.500 «L'uccellino andava a volare, nella sua casetta, il nido, e faceva le uova e dopo andava a cercare la mamma. È andato a casa e dopo la mamma, il bambino andavano a cercare il papà ma però era a casa. Poi veniva il cacciatore e mazzava il bambino, non quello che cammina ma quello che vola». È una delle «storie» raccontate dai bambini delle scuole materne dell'hinterland milanese amorevolmente trascritte, per gli adulti, dal poeta Cesare Viviani che, in quell' «inferno», come lo chiama, vi svolge la sua attività di psicologo e di pedagogo. Accanto a una lettura «politica» di queste storie o, più precisamente, di questi brandelli di storie, come denuncia di una devastazione storico-antropologica di una cultura, quella dell'immigrazione, a cui una politica cieca e violenta di assimilazione-integrazione ha condotto (e che Viviani articola in modo puntuale), è possibile anche una lettura, diciamo così «letteraria», di puro godimento artistico, con sorprese tutte da rischiare. Infatti, in questo limbo del prediscorsivo, la forza del Verbo si coglie nel suo stato direi aurorale, di sprofondamento e di fondazione. L'afasia che taglia e deforma la parola fa esplodere ad un tempo le coordinate cartesiane del discorso e quelle aristoteliche del racconto, disegnando uno spazio scenico in cui la pulsione racconta, per Nessuno, la sua favola o, dopo Freud, il suo mito. Vincenzo Bonazza po in letargo dello scrittore che si dc- 1------.:::::....__::.:..:.:'---~---J scrive non è chiuso a speranze vitali. Come a suggerire: intanto ricominciamo coi sentimenti elementari, per esempio la paura, poi vedremo che cosa saremo capaci di fare, come agiremo. Così un libro che potrebbe sembrare «noioso» si legge d'un fiato. Basterebbe un'opera come questa per giustificare la nuova collana di Guanda «Prosa contemporanea», diretta da Franco Cordelli ma anche gli altri titoli sono di grande livello e se ne riparlerà. Antonio Porta Musica Futurista Antologia sonora a cura di Daniele Lombardi Testo introduttivo di Luigi Rognoni Cramps Records/Collana Multhipla È ben vero che le musiche futuriste di Francesco Balilla Pratella, estensore del Manifesto dei musicisti futuristi ( 1911) deludono perché sono ancora molto «passatiste», e che la sezione musicale del futurismo è stata la più debole, perfino ignorante di quanto stava invece succedendo in Europa, a Parigi, negli stessi anni. Tuttavia questi due dischi sono un documento importante: I) perché mettono a nudo certi errori delle avanguardie quando si presentano alla ribalta urlanti e sprovvedute, debolissime dal punto di vista teorico e fragilissime nei risultati; 2) perché rivela alcuni momenti meno fragili e altri decisamente positivi. sia pure piuttosto tardi, come le Cinque sintesi radiofoniche di F.T. Marinetti che hanno però una data «bassa», 1933. Tra i semi-risultati, proprio come semi-lavorati,va ascoltata la musica-rumore di Luigi Russolo, di cui si può continuare a ammirare l'intuizione di fondo del «tutto può essere musica». Ammirevole anche la ricostruzione degli intonarumori compiuta da M. Abbate e P. Verardo per gli ASAC/ Biennale di Venezia in occasione della mostra su L. Russolo curata da G.F. Maffina ( 1977). Per quanto riguarda la ormai famosa incisione della Bauaglia di Adrianopoli di F.T. Marinetti, proveniente dalla collezione di Maurizio Tiberi, si può constatare che il Marinetti «fine dicitore» è ancora tutto ottocentesco e che la sua «poesia» è soltanto verista, onomatopeica, naturalistica, paesaggistica: il peggio del peggio. Ha scritto nel 1960 Pierre Francaste) in occasione della Mostra retrospettiva del Futurismo, allestita a Venezia, che «la loro posizione, più che di assoluti' precursori, è stata quella di lucidi interpreti di una situazione». A me sembra proprio così, che i futuristi hanno creduto di cavalcare la modernità mentre erano mosche cocchiere e la modernità aututentica, quella che ancora ci serve, ere-~ sceva altrove. Nella musica ciò risulta evidente fino alla condanna più crudele. In altre parole: Erik Satie è lontano qualche anno luce. a.p. ~J;ft Giovanni Pascoli Opere, tomo I Antologia a cura di Maurizio Perugi Milan·o-Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1980 pp. 1224, lire 40.000 Spero di poterci tornare sopra al più presto e a lungo, intanto s~nto il dovere di segnalare come avvenimento tra quelli da classificare come «capitali» per la poesia dei nostri giorni (mi sia perdonata l'enfasi non retorica) la lettura della poesia pascoliana che Maurizio Perugi ha portato a termine per la Ricciardj. Pascoli viene prima di tutto liberato dai nauseabondi fronzoli che la nauseante scuola italiana gli ha appiccicato addosso e che continua a appiccicare addosso ai nostri bambini semi-innocenti; ma questo sarebbe quasi niente (va ricordato almeno Luciano Anceschi che aveva già intuito in Pascoli il poeta moderno, novecentesco) se non si scoprisse per merito della lettura di Perugi, allievo di Contini, e a me pare quasi più bravo del maestro, l'estensione sbalorditiva del mondo che sta dietro l'opera maggiore del Pascoli poeta e critico. Da una parte viene messa in risalto l'importanza dell'antologista latino e italiano ( Epos, Sul limitare, Fior da fiore) come necessario retroterra del suo teorizzare la poesia; dall'altra si rivela fondamentale la rivalutazione della sua lectio dantis (Minerva oscura, Solto il velame). Consiglierei il lettore di cominciare dal commento che Perugi ha scritto . per li ritorno a San Mauro (dai Canti di Castelìlecchio ). Si tratta di 15 fittissime pagine che aprono un moiido;·{juelludel senso anagogico che emana dalla «musichetta» pascoliana. Anagogico non significa riscatto religioso e soprannaturale, come in Dante, ma sovrasenso non metafisico; in parole diverse: la poesia comincia là dove s'intravede la possibilità di riscattare la vita e la morte senza alcun tipo di mediazione trascendentale. E non è neppure neo-umanesimo, v'è una troppo forte utilizzazione dell'ironia, dell'autoironia, della parodia di sé e del fare poesia; ma non per imboccare la direzione crepuscolare, tutta medio-borghese, invece per tentare una via tutta nuova di recupero di un io non diviso proprio perché consapevole e critico di sé, dentro e per mezzo del linguaggio della poesia. Pascoli poeta dell'avanguardia? Cesare Garboli aveva intuito un sì, in risposta. Qui e ora ne sarei quasi sicuro. A11tonio Porta rivistadi • estetica LuigiPareyson,LucianoAnceschi, RosarioAssunto,RenatoBarilli, GilioDorfles,FrancoFanizza, MarioPerniola,GianniVattimo morteo tramontodell'arte;NewYork; sul concettodi "bello";Adorno-Stravinsky; avanguardiae contestazione;Pirandello; rappresentazione realismonellafotografia; perun'esteticapost-moderna; Strindberge l'esteticadel caso; riflessionisullamortedell'arte; Prouste il riscattoestetico dell'ambiente urbano;l'oggettopre-modernoJ; ung. (l.tSCICO4b 5 6. 19801 .Jl>òon.lmenlo1961 1Nt20000 Rosenbefg & ~ [drto" ,n TorlllO.VII A ()()r,a 14 CCP 1157] 106. S()K~,U,t "rMSQ o, tstetoca" 1981 ~ Rosenber&g.Sellie..r..;;.. r..... lìA\.,.O DICE,. (.'[ QUALlOCSAHf, CAMBIAIT,AL-0ù,l.l CUMAV,N'A1MO>H:.f-A NUOVAPuZZADI M~RDACl1-10 onro, fuò DIRL0,0-IE. No~ '>ONOMlC.\AJl.vBIMBO nuova serie autaut 179-180 Settembre-dicembre 1980 SULL'IMMAGINE POSTMODERNA DAL LAGO - Metamorfosi del sociale e strategie di assoggettamento; CASTEL - La società psichiatrica avanzata- GOZZI - La distruzione del legame sociale; FORMENTI - L'immaginario scientifico di Lyotard; CASELLA - «La nuova alleanza» di llya Prigogine; COMBONI - Sul «Rapporto» Nora-Mine; PREZO - L'altrove della seduzione BERTI-- RiYoluziunc.Jt.. ,.1-_ _ POGATSCHNIG - Il gesto e il corpo operaio AGAMBEN - La parola e il sapere BO ELLA -11tempo elastico di Bloch DAL LAGO - Una nota su Bateson Il piccolo Hans n° 27 luglio-settembre 1980 Un testo di Ludwig Wittgenstein inedito in Italia L'esperie11zaprivata e inoltre: SergioFinzi:Silhouet1es Aldo Gargani: Scienze fisico-matematiche formedi viia MaryTiles: Il privatoe l'autonomiadel mentale VirginiaFinziGhisi: Storiadi un significante PaoloBollini:Un appunto (sull'aletheiain questione) Raccontidi Carlo C. Delforno. Poesie di GiulianoGramigna. Scrit1idi FulvioPapi, Ermanno Krurnrn, MarioSpinella. Direttore: SergioFinzi.Fascicolo L. 3.000. Abbonamentoannuo (4 numeri) per il 1981, L. 14.000.e.e. postale 11639705intestatoa EdizioniDedalo, cas. postale362. Bari.

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