Alfabeta - anno III - n. 20 - gennaio 1981

- oc, °' oggi al livello tecnologico dell'età della pietra (e tali tribù esistono): i suoi membri - per quanto ne sappiamo - hanno esattamente la stessa capacità linguistica che abbiamo noi. Pertanto, se una persona, se un bambino di una tribù dell'età della pietra venisse messo a New York City alla nascita, imparerebbe l'inglese esattamente come mio figlio, il che significa che ha la stessa biologia, che tutto ciò che è accaduto nella storia umana dall'età della pietra in poi è stato irrilevante per lo sviluppo di questa capacità biologica. Ora, non sappiamo a quando dobbiamo far risalire ciò, semplicemente perché non abbiamo nessuna testimonianza, ma - per quel che sappiamo - questa capacità si sviluppò a uno stadio molto remoto dell'evoluzione umana (probabilmente centinaia di migliaia di anni fa) e, da allora in poi, è stata attiva e assume diverse forme che dipendono solo dalle esperienze». li mutamento linguistico è un problema fondamentale della linguistica. Le chiedo: se la GGT 1101è1un modello di un par/a111e-ascoltatore, ma una grammatica della competenza, come può occuparsi diacronicamente dei murame111ilinguistici? Mi spiego meglio. Ad esempio, Coseriu distingue il «sistema» dalla «norma»: il sistema ci appare come un sistema di possibilità, è un insieme di libertà (Gesamtheit von Freiheiten); la norma, invece, può essere considerata co,ne un sistema di realizzazioni obbligatorie, di imposizioni ( Auflagen) socio-culturali, e dipende dall'estensione e dalla natura della comunità. Questa distinzione fra norma e sistema è importantissima, perché può o potrebbe spiegare il processo del mutamento linguistico. Infatti, - dice Coseriu - l'originalità espressiva di un uomo, che 1101c1onosce o 11011 ubbidisce alla norma, può venir presa a modello da un altro uomo, può venir imitata e, quindi, può dive111arenorma. li par/a111e,dunque, è il punto di partenza dei mutamenti linguistici. (5 ) Come può una GGT affro111arequesti problemi? Ruwet scrive: «On entrevoit (. ..) la possibilité d'applications de la grammaire générative à la diachronie: e11principe, c'est seulement quand /es structures abstraites des phrases appartenant à deux états de langue successifs 0111 été dégagées qu'i/ devient possible d'étudier réelleme111le cha11geme11tq,ui, dans ce cas-ci, représe111edonc une véritable réorganismio11de la structure symaxique sousjaceme». (6) Concorda con Ruwet? «Ciò che Ruwet dice è assolutamente corretto e infatti è accettato da tutti i linguisti storici. Essi possono non accettare quella terminologia, ma essa è certamente corretta e invero è pressoché tautologica: non potrebbe essere sbagliata. Penso che la descrizione di Coseriu sia piuttosto vaga e metaforica, ma, se fosse espressa in modo più chiaro e preciso, sarebbe solo un'altra formulazione delle stesse concezioni che hanno tutti. «Una realtà è un individuo parlante e un'altra realtà è una comunità di individui parlanti, in cui naturalmente ci sono delle differenze; un'altra realtà è che ci .sono dei mutamenti casuali di cui nessuno si rende conto. Dunque, in questa situazione, in cui c'è una comunità che è varia, che ha al suo interno diversi elementi differenti fra loro e che è in contatto con altre comunità ancor più diverse, ci soho al suo interno particolari individui che creano nelle loro menti una costruzione basata sulla varia realtà che li circonda, con certi mutamenti casuali che non vengono afferrati. Naturalmente ci sarà un mutamento, ci sarà un regolare mutamento di tipo linguistico. Non potrebbe essere altrimenti. «Ora, come dice Ruwet, per studiare ciò c'è un solo modo, ossia descrivere il più esattamente possibile i vari sistemi reali. Un sistema reale, e il più importante, è il parlante-ascoltatore ideale. Una realtà - diciamo - è la costituzione biologica, che riteniamo essere comune; ora, qui possono anche esserci delle variazioni, ma facciamo astrazione dalla variazione genetica e assumiamo che tutti gli individui siano biologicamente identici - il che è una idealizzazione per lo scopo di questa discussione. Studiando, dunque, la costituzione biologica dell'individuo, cerchiamo di arrivare alla grammatica universale, cioè ai principi che determinano il tipo di lingua che può nascere nella mente. Quindi, indaghiamo i sistemi che esistono in una data località e troviamo una certa diversità in un certo raggio, in certi princìpi generali che sono loro comuni; tutti questi sistemi sono realizzazioni delle possibilità concesse dalla grammatica universale sorta in queste particolari condizioni storico-sociali. «Possiamo allora esaminare un altro momento della storia e chiederci quale sia la disposizione delle strutture realizzate, quali siano le realizzazioni delle possibilità generali concesse dalla grammatica universale a questo stadio successivo. Solo così possiamo dunque passare a esaminare le transizioni tra queste fasi. Questo quadro è accettato da ogni linguista che voglia studiare il mutamento; secondo me, Coseriu non ha niente di nuovo da dire al riguardo; ha solo deciso di usare una nuova terminologia per esprimere queste cose. «Quanto al modo in cui si possono affrontare questi problemi nel quadro e.li una grammatica trasformaziottale (GT), ebbene, in un certo senso, questa è una domanda sbagliata. Ciò che ci" si dovrebbe chiedere è quale sia la vera descrizione dei vari sistemi reali, quale sia la vera descrizione dello stato effettivo raggiunto da un particolare individuo. Ora, se la GT è corretta, se essa è la teoria giusta. allora essa cosùtuirebbe il solo moc.lodi dirci qual è il vero stato della costitu1ione biologica e qual è il vero stato dei sistemi reali che emergono; pertanto, se vogliamo studiare il mutamento storico, dovremo semplicemente esaminare questi sistemi, perché sono i sistemi giusti. Se d'altra parte, qualche altra teoria è corretta riguardo alla costituzione biologica e ,•Ilostato effettivo raggiunto - lo stato effettivo di una lingua viva -, allora naturalmente dovremo considerare questa teoria. «Così, la domanda da porre è qual è la teoria corretta della grammatica universale e delle lingue particolari; qualunque sia que·sta teoria corretta, essa è ìa sola che dovremo usare studiando il mutamento storico; e finora, almeno in un senso molto generale, non ci sono veramente dei concorrenti e l'unico tipo di teoria che cerchi perfino di affrontare i fatti in modo preciso è una qualche forma di grammatica gen'erativa (GG): non ve ne sono altre. Una GG non è altro che una caratterizzazione della· lingua che contiene dei meccanismi per esprimere l'intera gamma di forme e significati che la lingua possiede. Pertanto, la grammatica corretta dev'essere una GG. Nella teoria della GG ci sono molte opinioni su quale sia la forma giusta: la GT, che presenta anch'essa molte varietà, è una, ma ve ne sono altre; co~ì cerchiamo di scoprire quale di queste sia corretta». É possibile paragonare la sua teoria della grammatica universale con la glossemmica di Hjelmslev? Penso al conceuo hje/ms/eviano di «materia» e ai traui principali inclusi nella struttura ne a tutti gli esseri umani e determina il carattere della lingua; abbiamo uno stato finale che è conseguito da una persona matura,Ja cui facolt} di linguaggio iniziale ha assumo una certa forma a causa della-sua esperienza. La grammatica universale è una descrizione dello stato iniziale, è un:! caratterizzazione delle proprietà biologiche degli esseri umani. Questa descrizione dello stato iniziale concerne tutti gli aspetti linguistici: il suono, il significato, le regole sintattiche, le regole lessicali, ecc. Il concetto di SP è solo una proposta su un aspetto del sistema linguistico maturo; se questa proposta è· corretta, allora la grammatica universale avrà qualcosa da dire sulla SP; avrà anche qualcosa da dire sulla SS. Ora, dov'è che avviene il mutamento storico, è qualcosa che dev'essere scoperto, e ci simo alcuni che credono che i mutamenti superficiali avvengono più facilmente dei cosiddetti mutamenti profondi. Ma questa è una teoria che potrebbe rivelarsi vera e che potrebbe essere falsa. Potremmo scoprire, p. es., che c'è la riorganizzazione della SP, e infatti penso che ciò sia vero. «Prendiamo delle lingue, p. es. l'inglese e il tedesco, che sono storicamen- -_;,. ~l~ .... ~WJ:: ,.. t111cacv ,..,.,,.,~ -> i..-- 0/,U/!;.([,9.,'.,.. .,,, fo11da111entaldei ogni lingua (co111e11uto ed espressione, testo e sisrema, commutazione, relazioni, tassemi de/l'espressione). «É possibile un paragone fra la mia teoria e quella di Hjelmslev, ma il punto è che la teoria di Hjelmslev è molto superficiale, in quanto non dice molto sui principi del linguaggio. Assumendo di nuovo che tutti gli esseri umani siano biologicamente uguali - il che è un'ipotesi accettabile-, possiamo dire che fa parte della nostra costituzione genetica il fatto che abbiamo delle istruzioni per un certo organo; proprio come abbiamo le istruzioni nella nostra costituzione genetica per costruire un fegato, per esempio, o qualunque oggetto fisico, cosi, nei nostri geni, abbiamo anche delle istruzioni che dicono al cervello di costruire la facollà di linguaggio. Chiamiamo queste istruzioni lo stato iniziale della mente: è qualche tipo di istruzione a determinare che tipo di sistema sarà una facol1àdi linguaggio. Questo sistema, come altri sistemi fisici, interagisce con l'ambiente; interagendo con l'ambienlc, cambia il suo stato, diventa qualcosa di nuovo per il modo in cui è costituito. Proprio come, p. es., il sistema visivo raggiunge uno stato maturo che varia da individuo a individuo, entro certi limiti, a causa dell'esperienza visiva, così il sistema linguistico raggiunge uno stato diverso a seconda dell'esperienza personale. «Così abbiamo uno stato iniziale della facoltà di linguaggio che è comuEATCEIDADII tl: molto vicine, invero più vicine c.lell'inglese e del francese o dell'inglese e dell'italiano. Tuttavia, per molti aspetti, la SP del tedesco e dell'inglese si differenzia di più della SP dell'inglese e dell'italiano, a quanto pare. Se le attuali teorie sono corrette, sembra che le SP per l'inglese e l'italiano siano più vicine delle SP per l'inglese e il tedesco, perché in tedesco il verbo compare alla fine nella SP e in inglese e in italiano compare in seconda posizione ecc. Ecco, dunque, un caso molto semplice - se ciò è corretto - in cui due lingue storicamente più vicine differiscono nella SP, mentre due lingue, che sono un po' più distinte, sono più simili nella SP- il che significa che dei mutamenti si sono verificati al livello della SP in periodi molto recenti della storia, forse negli ultimi mille anni. Questo è del tutto possibile e non c'è niente nella teoria linguistica che suggerisca che ciò è sbagliato». Se non vado errato, nelle sue ultime opere lei ha rivalutaro la SS, poiché essa potrebbe aiutarci a eliminare le ambiguità. Questo significa che alla SS si può auribuire un'interpretazione sema111icacosì come una rappresentazit>- ne fonetica? «Vorrei chiarire che i termini SP e SS sono termini tecnici. on si dovrebbe assumere, come fanno molti, che la SP abbia a che fare con ciò che è profondo (profound), con ciò che è importante e che la SS abbia a che fare con ciò che è superficiale (superficia/) e non importante. Molti lo assumono, ma ciò non è vero. Ci sono solo due livelli di rappresentazione mentale ed è un problema reale come questi due livelli di rappresentazione mentale correlino i suoni da una parte e i significati dall'altra. Il lavoro degli ultimi dieci anni circa ha dimostrato - in modo schiacciante, penso - che proprietà della SS, questo particolare tipo di rappresentazione mentale, concernono l'interpretazione semantica. Naturalmente dobbiamo essere piuttosto cauti, perché lo stesso termine SS è cambiato nel suo significato durante questo periodo; pertanto, ciò che chiamano ora SS è molto più astratto di ciò che chiamavano SS quindici anni fa. SS, nell'accezione degli anni Sessanta, significava l'effettiva disposizione delle parole e dei sintagmi: si prende una frase effettiva, si dividono le parole e i sintagmi, ecc., e si ottiene così la SS. «In quest'accezione di SS il lavoro attuale dimostra che la SS non è ciò che concerne il significato. Infatti, ciò che concerne il significato è qualcosa di molto più astratto, ma qualcosa non tanto astratto quanto la SP, e ora il termine SS è usato a volte per quel livello intermedio che, p. es., contiene i cosiddetti 'elementi vuoti' (nu/1 elemems), cioè elementi astratti che non hanno nessuna realizzazione fonetica, ma fanno ancora parte della SS in una nuova accezione della parola. Perciò inventiamo un nuovo termine, 'Sstruttura', per la nuova struttura più astratta. Questa S-struttura non è ancora identica alla SP, ma non è neppure identica alla vecchia SS, e ci sono molte prove che una S-struttura costituisce un tipo di livello astratto di rappresentazione - non è solo una disposizione di parole e forme, ma non è neppure del tutto identica alla SP-che sembra essere ciò che partecipa all'interpretazione semantica. Non c'è nessuna verità aprioristica al riguardo, è solo questione di scoprire i fatti, e ora i fatti sembrano puntare in quella direzione, dato che il lavoro si è maggiormente arricchito e ha esaminato aspetti linguistici sempre più complessi: questa è la conclusione che è emersa sempre più». A che punro è il suo lavoro? So che sra per pubblicare altri rre libri. «Infatti ho appena finito tre libri: due sono libri di politica e il ten:o concerne la filosofia del linguaggio e la filosofia della mente. Questo libro è basato su delle conferenze che ho tenuto negli USA, le cosiddette «Kant Lectures». É una discussione di problemi di epistemolog.ia e di filosofia della mente su questioni-come quelle di cui abbiamo parlato qui>. ote 1) Colgo qui l'occasione per esprimere al prof. Chomsky tutta la mia gratitudine per la gentilezza dimostratami e per la pazienza avuta nel rivedere il testo di quest'intervista. Un particolare ringraziamento va anche a Jane E. Shepherd e al doti. A. Slades che mi hanno aiutato nella trascrizione. 2) Chomsky N., «Sintassi logica e semantica: la loro pertinenza linguistica», in De Palma A. (a cura di), Linguaggio e sistemi formali, Torino, 1974, p. 165 ss. 3) Chomsky N., «Aspeui della teoria della sintassi», in ID., Saggi linguistici, II, Torino, 1970, p. 44. 4) Chomsky N., «Linguistica cartesiana>, in ID., Saggi linguistici, III, Torino, 19772 , pp. 74-5. 5 ) Cfr. Coseriu E., Teoria del linguaggio e li11guisticagenerale, Bari, I971, p. I9 ss. 6) Ruwet N., lntroductio11 à la grammaire l(é11érative, Paris. I9682 . p. 400. nota 33.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==