come protagonista sociale e politico. È probabile che l'inasprimento delle contraddizioni materiali provocato dai processi non solo di stagnazione ma di ristrutturazione capitalistica stia già facendo tornare d'attualità il pensiero di Marx; forse cominciano a darsi le condizioni per approfondire la linea di frattura segnata dal 1956 e dal 1968. Ahi-dèi-guerre (F. Leonetti) Sul principiodi Leibniz «nihilest sine ratione». a svuotarlo. a svuotare il fatto. la verità. la ragione. l'esperimentodi scienza. Heidegger l'incantevole ignore si esercita (...) e aggiunge, che il termine «ratio• è romano. è del commercio.è del circolo. è del conto di calcolo. è del pensato attinente il mercato (...) con discrezione.tempestivo. un sospiro. ahi-<lèi-guerr.e.. godi-taci... quasi manda all'orecchiovoce del prete mentre siamo in orgia: come fosse un'orgia questa del generale moto di fabbriche e di strade. (F. Leonetti, Percorso logico, 1976) D'accordo con Luperini, voglio aggiungere qualche rilievo in sviluppo, e con lieve diversità di riferimenti, al suo discorso, a cui mi lega un'implicazione simile di teoria letteraria e di responsabilità politica ed un vecchio lavoro di riviste in rapporto. Per consentire in parte e in parte polemizzare e chiarire, qui, egli sceglie fra l'altro il basismo duro espresso da Sassi, restando fra compagni. Io devo fare accenni polemici e chiarimenti più ovvi, ma, ritengo, altrettanto utili e calzanti nello stesso campo. Certamente. oggi pare che stia per essere finito un passaggio morto di paralisi della discussione di sinistra, dipeso dalle colpe e assurdità del militarismo terroristico e al contrario anche dipeso da un periodo capitolardo del «marxismo legale». Per restare ai giornali, ricordando il settembre: la Rossanda ha fatto un titolo come «Se Danzica strizza l'occhio a Torino» e ha argomentato ampiamente che occorrono «non autogestione o cogestione. ma forme di controllo rigido e determinante della gestione». da parte della base. e perciò «se non 21 almeno alcuni punti» (I/ Manifesto. 25 settembre). La Grassa ricorda che da decenni si sa che il socialismo reale non c'è ma c'è il capitalismo di stato, e dunque attorno a Danzica si deve parlare di «-contraddizioni inter-imperialistiche» e di «modernizzazione»; e Luperini osserva che invece a Danzica finalmente «c'è stata una lotta operaia vittoriosa che ha modificato i rapporti di forza fra le classi» anche perché si è posto l'accento «non sulla sostituzione degli apparati di dominio ma sui processi complessivi che possono rendere possibile tale sostituzione all'interno di una società nuova» (Quotidiano dei lavoratori. settimanale. 19 settembre). Intanto Augusto Graziani svolge - in un convegno a Napoli - un'analisi fondamentale sulla piccola e media impresa. sul decentramento produttivo. che si può finalmente contrapporre come avanzata e valida alle tesi dell'«autonomia operaia» sulla fabbrica diffusa e sull'«auto-valorizzazione operaia» (protratte da S. Bologna e da altri con moderatismo e confusione); leggiamo un breve passo: «Le forme materiali in cui il lavoro viene esplicato. se direttamente alle dipendenze o in forma apparentemente indipendente. se vendendo direttamente forza-lavoro o vendendo merci. sono conseguenze di decisioni che vengono prese altrove (nei centri decisionali e nei centri di potere) e quindi non danno luogo a una vera autonomia (... ) In passato il grande capitale decideva gradualmente di trasformare il lavoro autonomo in lavoro salariato; quello a cui assistiamo oggi nell'economia italiana è la decisione opposta: il grande capitale finanziario decide oggi di presentarsi sul mercato del lavoro non più acquistando forza-lavoro direttamente. ma acquistandola indirettamente attraverso l'acquisto di merci. t una mossa che cambia le condizioni materiali del lavoro perché il lavorante a domicilio è materialmente in un assetto diverso rispetto all'operaio di fabbrica». Un dibattito di fondo è ricominciato, per «resistere». Ora. partendo dalla serie di Attilio Mangano. ciò che a noi intellettuali di parte comunista sta oggi a cuore è tenere attiva la corrispondenza fra le esigenze generali di base e il lavoro critico intellettuale. Per il passato Mangano ha il merito di far convergere appunto gli strumenti teorici politici e quelli di critica culturale: figurano insieme nella sua penetrante guida. E questo è più che il criterio del libro e di tutto il lavoro di Mangano. attentissimo teorico e recensore da anni nel Quotidiano (e nella rivista Unitàproletaria che è l'arco del basismo organico con la mira di un partito «sociale»); è il criterio di metodo a cui teniamo ancora in molti. nel lavoro delle riviste in corso. La stessa scelta risulta nel ripensamento critico e bibliografico delle origini della nuova sinistra che Classe squaderna con la sua cura: «Gli anni delle riviste (1955-69)». giugno '80. Le elenchiamo: Società; Ragionamemi e Opinione; Ciuà aperta; Mon<fooperaio; Passato e presente; Azione comunista; Rivista storica del socialismo; Quaderni rossi; Progresso veneto; Classe operaia; La Sinistra; Potere operaio (di Pisa. e anzi lo scritto riguarda: da Potere operaio fino a Loua cominua ). L'asse critico-teorico dell'intervento complessivo di Classe può essere chiaramente colto. mi pare. nei termini indicati da Schenone: «Restituire alla storia della nuova sinistra negli anni 60 la sua interna complessità di sviluppo»; egli reagisce perciò alla valutazione eccessiva e «fuorviante» dei Quaderni rossi. indicandone l'originalità nell'assunzione della «crescita politica della lotta operaia come elemento propulsore del processo di conoscenza». con immissione in essa da parte di intellettuali. E tanti. anche non operaisti, fra i quali lo scrivente. si sono immessi in questa/orma del processo di conoscenza, più oltre. Tuttavia nei Quaderni rossi «si parte dal rifiuto dellavolpiano della tendenza innata alla tradizione crociogramsciana d'intendere livello 'economico' e 'ideologico' come due piani separati d'indagine. tra i quali necessariamente era il secondo a prevalere, per caricare tale rovesciamento teorico di un'immediata valenza politica. riformulandolo sull'onda della ripresa delle lotte in termini politico-operativi immediati» (p. I 76). Mi pare che si debba dire oggi che questa immediatezza 11011 va ripetuta. E la critica è esplicita e chiara. a proseguire il volume. nello scritto polemico di Sbardella sulla «Nep di Classe operaia»: «L'ideologia operaista ha diffuso nel movimento letture mistificanti della realtà e comportamenti politici mai del tutto adeguati ai livelli reali delle lotte». Il motivo di questo errore è indicato nella «negatività di quell'assolutizzazione dell'idea di Soggettività». presente nell'operaismo (p. 239); tuttavia si osserva in una nota che essa aveva difronte l'«oggettivismo passivizzante della tradizione ideologica terzinternazionalista e togliattiana» (p. 257). Si vede dunque qui come la critica all'operaismo e al soggettivismo sia rivolta giustamente alle matrici di teoria e di cultura (le riviste indicate. Tronti. ecc.). E come tale critica sia tutt'una. interamente. col lavoro oggi necessario di rinessione sui venti anni recenti. In questo lavoro. ripeto. occorre tenere in corrispondenza. senza separazione fra loro. i due versanti: quello piuttosto culturale e quello piuttosto teorico-politico. E non si devono far tornare i conti troppo presto. ma cercare bene. Oggi in «Alfabeta» e in generale Ciò non è avvenuto recentemente in molti luoghi. e non è sempre avvenuto neppure in Alfabeto: non per parlare di cose interne. ma per investire se stessi prima di riferirsi a un certo orientamento diffu o nel lavoro intellettuale oggi. Giunge per esempio ad Alfabeto una lettera di Gianni Yattino. che tutti leggiamo con cura nel suo acume abituale; e va. nel numero di luglio I 980. a colpire uno scritto di Nanni Balestrini perché vede. da lontano. un movimento di «trasformazione». Che è la lotta di classe. col suo procedimento spesso nascosto. Yattimo non la vede. Mi viene in mente un rigo di Lotman dove dice che la componente sistematica della cultura tratta l'altra componente essenziale della cultura col «segno di 'inesistenza' (cioè di extrasistematicità)». È vero peraltro che nei tre o quattro anni scorsi c'è stata una grande disillusione. che è comprensjbile; e c'è stata anche una certa passività verso gli atti . di normalizzazione. E c'è stato il divenire cani. sotto la repressione. per molti compagni dell'autonomia; e per altri il «divenire vermi» ... O per altri come ovak l'interrogatorio irraggiungibile, o la perdita d'identità politica in un'accusa relativa a taluni con inesistenza degli organismi politici. Si veda dunque nell'Alfabeta la rubrica «La cultura dell'estremismo». aperta da me nel numero di febbraio 1980 con una critica del militarismo nella nuova sinistra. portando insieme una distinzione netta fra quello pseudo-leninista e quello «autonomo». Rovatti è poi intervenuto col suo acume abituale tentando a suo modo di colpire il «marxismo volgare» del primo periodo: che certo c'è stato. prima del delirio successivo. e c'erano leaders studenteschi e anche operai alla Weitling. che non era facile convincere o battere in un'assemblea operaia e studentesca (così come c'è il nicianesimo deteriore. ecc. ecc.). Ma poi interviene Lapo Berti. che aveva già voluto svolgere in un precedente pezzo recensivo «l'obsolescenza del marxismo». e punta nel numero di giugno a colpire il marxismo-leninismo come pedigré dei terroristi ... Sembrava di leggere Pellicani in altra sede. Speriamo. se si continua. che ora intervenga Scalzone. e quindi scrivano Illuminati e la Fiorani. Che cosa può fare uno strumento informativo e critico per non essere parzializzantema escluderedi essere uno «specchio dei tempi» e un contenitore? È un problema preci o e generale. La lunga fase della combinazione del marxismo con altra filosofia. da Croce-Gramsci e dagli husserliani italiani in poi. è finita; è bene che sia finita. anche se non tutti ne tirano le conseguenze; la cultura di sinistra non ha più una egemonia né un senso. Ora è dominante la scelta di «incertezza» e il pluralismo disciplinare: ma, accettandolo. non mi sembra si debba intenderlo come un «pluralismo epistemico». magari con nani gobbi di estrazione teologica. da parte anche comunista. Né va bene un aggiornamento col criterio della moda o tempestività. che rischia sempre un fideismo nelle nuove idee. E dove c'è interesse epistemologico si mischia oggi un gioco continuo. fin troppo brillante (l'osservazione non è mia ma di un lacaniano ). Si sa che nella ragione classica «allargata». marxista. che condivide la critica alla nozione di soggetto da Cartesio a Hegel. c'è una regola aurea: l'investirsi in ogni esperimento culturale. svuotando invece a monte i suoi presupposti ideologici e filosofici di tipo idealistico. Ma questa regola è stata malintesa e mal praticata. giungendo al liberalismo di tipo culturalistico che c'è oggi nell'Unità. C'è da ricominciare. mentre la ragione classica stessa è cresciuta di dubbi. di rilievi delle anomalie e dei paradossi (in una «crescita» prevista addirittura da Engels). Se esaminiamo peraltro la concezione della cultura in Lotman come l'informazione non genetica. e sa ha un estremo interesse d'impostazione limpida. mentre troviamo però come costante il fenomeno di una messa sotto silenzio. di una messa in latenza o nell'inesistenza. delle componenti di tipo alternativo. Il problema è da discutere estesamente nel prossimo tempo. Si può proporre intanto un rilievo sul modo di convergenza teorica che si è svolto in questi anni in Italia. e si è manifestato anche nella proposta sulla «crisi della ragione». Hanno sviluppo due correnti: un nuovo irrazionalismo (presentato come tale o come una razionalità in nuove forme). e una ripresa di empirismo logico. e escono i testi: il grosso Yattimo. gli acuti Gargani e Yeca ... E le prefazioni di Giorello (e i contro-fascicoli a cura di Tagliagambe). È il meglio che si legge. Ma non sempre risulta. questo passaggio. leale com'è stato e com'è il lavoro dei semiologi; e va detto. lo spero che le due correnti possano trovare un rapporto fra loro. magari col criterio di Sneed e di Stegmuller (sulla funzione di controllo svolta da termini non propri della teoria da controllare); maritengo diminutivo e talvolta equivoco un certo esercizio. abbastanza sviluppato in entrambe le due correnti negli anni scorsi. di pressione in senso non marxista o anùmarxista. «Guardiamoci negli occhi>: c'è o ci sarebbe un ritardo combinatorio o una contraffazione se taluni di questi teorici insistessero a dirsi marxisti più conseguenti o scientifici. mentre curano una modellizzazione antitetica. né hanno più il sogno della cosa ma hanno il sogno della tecnocrazia del merito (che Meldolesi segnala nel Manifesto come un sogno sansimoniano. vincente sul marxismo). E ora può darsi. nella circolazione con tale effetto di svuotamento reale della cultura di sinistra. che si dia anzi un uso moderato di pensatori di radicalità corrosiva come quelli che sono la costellazione di tali correnti (Weber. Mach. Wittgenstein. e ietzsche-Heidegger e Derrida e Levinas. e su un altro versante specifico i narratori viennesi. e Rilke; ecc. ecc.) E ogni uso moderato di questi pensatori è un «danno». È stata argomentata ampiamente in tali correnti la «crisi del soggetto». che Luperini formula iri un modo iniziale e schematico così preciso. Ora ha aspetti diffusi. A mio avviso. per esempio. il fenomeno recente della produzione di poesia. che ha motivi diversi. s'iscrive in essa; e va raccolta l'indicazione netta del momento aggregativo espresso con La parola innamorata nella nota di Pontiggia e Di Mauro. dove il distacco è dalla «storia» e anche dall'«imperialismo della semiologia». Mi pare di potere in seguito descrivere il fenomeno come orientato complessivamente da un atteggiamento «pulsionale». È dunque necessario un confronto esplicito e profondo delle correnti culturali. senza il vecchio investimento pseudo-marxista in tutto, e senza la recente funzione antimarxista, addotta o coperta o involontaria. che non serve né basta più. E sta in questo il legame con le lotte. oggi. oltre che nello scrivere sulle lotte. come pure s'impone di fare nuovamente. La corrispondenza chiara e problematica fra il livello politico-sociale e quello della pluralità disciplinare va posta. anzitutto. come corretta messa in evidenza della propria ragione fra diverse ragioni; viva il pensiero «borghese» (cosiddeto borghese) quando non si dichiara marxista. l'ltalie changfte Gadda il faut d'abord étre coupable Zanzotto la perfection de la neige Porta Giuliani Sanguineti Amelia Rosselli Landolfi • Mariotti Milanese • Tagliaferri Agosti Bonito Oliva Viviani • Conte • Paniccia Joppolo • Parisot Toni Negri "lettre" de prison Tam-Tam/ Balestrini dissidente à roté d'Alice Chang!L IN LIBRERIA Arturo Schwarz BRETON, TROTSKJ E L'ANARCHIA - - muhhipb edizioni Henri Lefebvre IL TEMPO DEGLI EQUIVOCI Introduzionedi MirellaBandini ~ multhipb edizioni Mllldaipla Edizioni Piazzale Mar1iai, 3 Milano • Tel. (02) 59.26.84.
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