Arguzia truffaldina T odie il furbo chiede in prestito un cucchiaio d'argento a Lyzer lo spilorcio. Dopo qualche giorno gli restituisce il cucchiaio assieme a un cucchiaino d'argento. «E questo che cosa significa?,. domanda Lyzer. Todie gli racconta che il cucchiaio ha dato alla luce il cucchiaino e lui ora gli restituisce la madre insieme al neonato. Buono per lo spilorcio. che è stracontento. Dopo qualche giorno Todie il furbo chiede in prestito otto candelieri d'argento a Lyzer lo spilorcio. Ottenuti in prestito i candelieri corre a venderli e intasca il denaro. Quando arriva il giorno della restituzione dice a Lyzer che non può e perché sono mortiit. e Com'è possibile che dei candelieri muoiano?,. dice lo spilorcio. E il furbo risponde: cSe i cucchiai possono partorire. i candelieri possono morire,.. L'arguzia truffaldina messa in opera dal sillogistico furbastro Todie è raccontata da Isaac Baschevis Singer in Quando Shlemiel andò a Varsavia. L'arguto personaggio di Singer riesce dunque a impossessarsi di otto candelieri d'argento con l'investimento di un cucchiaino e di due battute. L'arguzia. forma verbale del comico. è un'arma a doppio taglio. di offesa e di difesa. usata tradizionalmente dal povero contro il ricco. dal servo contro il padrone. dall'oppresso contro l'oppressore. Nella narrativa tradizionale la truffa non ottiene quasi mai risultati stabili e alla fine viene ripristinato l'equilibrio. restituito il maltolto o comunque acquietata la vittima. Il risultato dell'arguzia invece non viene mai contestato. esattamente come la vincita di una scommessa che rimane al vincitore. il quale fruisce di una legalità clandestina e abusiva. sancita da rigorosi codici d'onore (cdebito di gioco. debito d'onore,.: il gioco di denaro è fondato sulla scommessa). Il comico nobilita la truffa e garantisce l'impunità per il truffatore arguto. Arguzia antica L'arguzia è stata ampiamente ospitata nella letteratura popolare novellistica italiana e nelle raccolte. appunto. di arguzie o motti o facezie. Arguzia difensiva è la XXVII di Poggio Bracciolini dove si racconta di un cittadino di Costanza la cui sorella si ritrova gravida in tempo di Concilio pur non avendo marito. Il fratello cquando s'accorse della grossezza del ventre. afferrata una spada. e minacciandola di ucciderla. chiese che cosa ciò fosse e donde provenisse. Atterrita allora la fanciulla. rispose che era opera del Concilio e che di questo ella era gravida: e quando queste cose il fratello ebbe udite e per riverenza e per timor del Concilio non punl la sorella,.. Dove la semplice arguzia. senza la sillogistica furberia architettata da Todie. salva la fanciulla dalle furie del fratello. E che il Concilio. per bocca della ragazza stia per prete o cardinale sarà nelle regole della retorica comune: una sineddoche bene usata può salvare una vita se non l'onore. Un genere di comico pressoché estinto questo dell'arguzia. che ha perduto gran peso della sua efficacia attiva. Un comico cstorico,. fiorito nelle corti del Rinascimento. nei ghetti del ord. nei corridoi e dietro le tende del potere temporale. Comico servile Per. mezzo dell'arguzia il villano Bertoldo aspira al ruolo di cortigiano. di buffone alla corte. L'arguzia gratuita è un omaggio al Re e alla Regina: un esempio di comico servile. Cosi viene autorizzata la curiosità inquisitoria del Re (il quale tuttavia non ha bisogno di autorizzazioni). «Chi sei tu. quando nascesti e di che parte sei?it chiede il Re. «lo son uomo ...,. con il resto. «Chi sono gli ascendenti e i discendenti tuoi?,. «I fagiuoli. i quali bollendo al fuoco vanno scendendo e descendendo su e giù per la pignatta,.. Servile e elusivo insieme. Sialza fra il debole e il forte. fra il villano e il Re. una barriera oltre la quale non penetra l'inquisizione. li comico servile è quaresimale cosi come il comico carnevalesco è aggressivo e contestatario. L'uno dentro. l'altro fuori le mura della reggia. Tattica e strategia Lyzer lo spilorcio non ride mica tanto quando Todie il furbo gli annuncia che «i candelieri sono morti». Ma la notizia farà ridere tutto il paese aggravando la beffa e annullando ogni possibilità di rivalsa della vittima ormai sconfitta dalla parola e svergognata. C'è dunque una tattica di aggressione diretta che mira a cogliere i vantaggi immediati. E c'è una strategia che punta più alto. cerca di intaccare la persona del nemico. la ridicolizza. ne corrode l'immagine. Il nemico deriso pubblicamente deve dare le dimissioni come personaggio. deve «andare a nascondersi,. altrove. magari in un'altra pagina di un altro racconto. cambiando nome e connotati. La battaglia perduta lo ha privato dei candelieri. ma la sconfitta finale gli ha fatto perdere definitivamente eia faccia,.. Arguzia e giustizia ella facezia CLXIII di Poggio Bracciolini un Fiorentino compra un cavallo per venticinque ducati e pattuisce con il venditore «di dargliene quindici alla mano e di voler essere debitore del resto. li giorno dopo. quando venne a chiedere i dieci ducati che rimanevano. ricusò di darglieli il Fiorentino: «'Abbiamo stabilito - egli disse - io sarei tuo debitore di dieci ducati; ma se io te li pagassi. non sarei più debitore'». [ dieci ducati non vengono pagati. la ragazza incinta non viene punita dal fratello e il furbo Todie si tiene i soldi ricavati dalla vendita dei candelieri d'argento. Alla vittima dell'arguzia non viene «resa giustiziait. l'arguzia si sostituisce alla legge. Del resto l'arguzia fiorisce in epoca di carestie e pestilenze. su una scena sociale dominata dagli sperperi delle corti e dalla fame dei servi. dove il maltolto viene consumato immediatamente e impossibile sarebbe ristabilire lo status quo. quand'anche ve ne fosse stata volontà e autorità. Riso universale Si può ridere di tutto. si dice. Ma allora tutto può essere comico. Non barocco ma comico. il mondo. Ciò significa che tutta la storia si può leggere come una ininterrotta commedia o farsa (senza che debba ripetersi per diventare tale). Il lato comico delle cose non è dunque un lato ma l'intera superficie. il tutto. La tendenza verso una rarefazione e dispersione infinita non può trovare come antidoto che una risata universale. dilatata e dispersa quanto l'oggetto comico. L'universo in espanzione fa ridere! Ma conviene trovare un posto tranquillo. una comoda poltrona di velluto per poter 1) .........__ .......... "' ~o Q •• °) r::±...;-) 0,7, /b1~ ridere del mondo. quando se ne sia definitivamente accertata l'esistenza. Ride il corpo Anche il riso (come i sentimenti?) ha le sue sedi e i suoi percorsi privilegiati secondo una «geografia» che si traccia sul corpo dell'uomo che ride. sulla scorta di locuzioni e metafore correntissime. Si può «ridere a crepapelle» e sarà la pelle della pancia a sussultare e a tendersi come quella di un rospo. «Crepare dal ridere» è soltanto una iperbole. figura retorica fortunatamente innocua. Si sviluppa in superficie «ridere da tutti i pori». im riso sonoro e totale che coinvolge il corpo nella sua estensione epidermica. Perversione del riso in furbizia borghe e è «ridere sotto i baffi» mentre amaro e astioso è il «ridere fra i denti»: ridono anche i solitari e gli ipocondriaci. Ci si può «sganasciare dal ridere» con impeto disordinato fino a slogarsi le ganasce o mascelle. «Ridere di cuore,. sarà per forza un riso «cordiale» e generoso quanto un «riso di testa» sarà invece e ovviamente «cerebrale». un riso interno e silenzioso che non affiora in superficie. non arriva nemmeno sulle labbra. «Ridere di gusto» ci riporta fra i sapori e fumi della buona cucina comica. quella che «fa buon sangueit. li Vocabolario della Crusca riporta un «ridere in bocca ad alcuno» vale a dire «mostrarsegli amico per ingannarlo,.. questo alcuno. consuetudine rimasta nel costume di oggi ma con altre e ignote locuzioni. Arriviamo cosi al «pisciarsi addosso» o «farsela sotto dal ridere» e significa spostare il riso in aree proibite. nell'ambito corporale dell'iperbole laida e popolaresca. C'è infine il «riso a fior di labbra». un sorriso più che un riso vero. che nasce e muore sulle labbra. superficiale ma sincero e gioioso a dispetto di Seneca quando afferma che «non è nel riso delle labbra la gioia». Ma dove sta la gioia non sarà il severo filosofo latino a spiegarcelo. Ah. dimenticavo: c'è anche il riso che viene dai piedi. È quello provocato dal solletico. Un riso meccanico. ma fra tutti il più autonomo perché non richiede motivazioni e stimoli comici esterni. ha in se stesso tulle le proprie ragioni e spiegazioni. Comico soggettivo Racconta Sklowski ( Il punteggio di Amburgo) che in una ca a di AQ1burgo suonavano sul mandolino Eterna memoria. una celebre marcia funebre. e che in una stanza c'era gente che piangeva mentre in una stanza attigua altri ballavano al suono della stessa musica. Dunque una musica. un gesto. un discorso. un alleggiamento. può provocare nello stesso tempo il riso o il pianto. Dunque il riso come fenomeno del tutto sogge11ivo? Il comico come segno invertibile? In una sala di gente che ride andremo alla ricerca di una persona che piange. E questa non sarà l'eccezione che conferma la regola. ma la coincidenza degli opposti annidata nei meccanismi segreti del comico. Dissociazione Ho deciso di andare a vedere un film e dico: «Voglio vedere se questo film mi piace. voglio vedere che cosa ne penso». Mi dissocio per diventare l'osservatore di me stesso. il mio tutore e consigliere. ·L'io primo vede il film «in buona fede» e commenta. L'io «evaso» fa il commento del commento. da fuori. Se il primo ride. il secondo si diverte a vederlo ridere. ma il ridere non è comico di per sé. Il riso è contagioso. ma non sul vuoto. bisogna che la ragione. il comico che provoca il riso. sia alla portata di chi subisce il contagio. Se l'io dissociato ride in tutti e due i suoi elementi (l'io primo e l'io evaso). incomincia a «fare spettacolo» e a esigere la presenza di altri spettatori. La catena si interrompe perché un terzo io non è concesso. L'io. anche se sdoppiato. può muoversi per conto di terzi. ma non può essere terzo. La buccia di banana Non è detto che un uomo che scivola su una buccia di banana faccia ridere sempre. Se l'uomo è inseguito da malviventi che vogliono ucciderlo. la stessa caduta che in un altro contesto provoca il riso. diventa subito drammatica. I passi sgraziati del pessimo allievo che non fanno ridere il maestro di ballo (Freud) non rovesciano l'effetto ma lo traducono in semplice disagio o disappunto. Soggettività. necessità di un contesto o di un riferimento adeguato: allora il «comico in sé» non esiste? L'ambiguità scoraggia la ricerca delle essenze. Più che mai il comico sfugge alle definizioni. appare un concetto sfumato ai bordi. Riso inopportuno Pitagora faceva severe selezioni fra i giovani che aspiravano a entrare nella sua scuola. ella Vita pitagorica Giamblico riferisce che il filosofo «in primo luogo cercava di indagare sui rapporti che questi giovani intrattenevano con i genitori e con gli altri familiari. poi osservava quando ridevano inopportunamente. quando tacevano. quando chiacchieravano a sproposito». Anche il riso dunque come spia e specchio dell'anima invisibile: il riso inopportuno. quello che abbonda sulla bocca degli stolti. Ma il riso individuale non è sempre e dovunque inopportuno? Chi ride reca disturbo a quelli che non ridono. Il riso non viene mai catalogato nei comportamenti sociali efficienti. nasce sempre negli interstizi vuoti fra una istituzione e l'altra. ella scuola pitagorica il riso inopportuno. espressione «senza fondamento». non può avere libero accesso. serve olo per definire e respingere la persona che lo pratica. Ma anche il riso in generale deve rimanere ai margini della scienza e dei suoi santuari. Una società di rigori filosofici e morali come quella pitagorica. proprio nella sua qualità di modello. non programma il ri o nei suoi comportamenti né il comico nei suoi insegnamenti. Comico triste Se non fa ridere. il buffone viene percosso. Il riso può essere una condanna o un supplizio per lui. Più di una volta gli spettatori gli hanno tirato in testa gli zoccoli e il buffone ha dovuto ritirar i dalla scena con la testa sanguinante. Il sangue non è comico. anche se dal tragico al comico il passo è corto. È nota la ipocondria privata del buffone. la sua vocazione alla infelicità. all'avarizia. al suicidio. Quando il buffone muore. del riso non rimane traccia. nessuno ride più alla sua memoria perché la memoria non trasmette il riso. ella memoria il riso può addirittura provocare il pianto: «Un povero spettro sono di giorno. di notte la mia vita si ridesta. allora io sogno la mia bella donna. ella mi siede accanto e ride. Che riso sano. felice. folle. con i denti cosi bianchi! Se penso a quel riso. scoppio subito in lacrime,i (Heinrich Heine. Gli dei in esilio). Maschile e femminile Don Chisciotte. Gulliver. Gargantua e Pantagruele. Bouvard e Pécuchet. Pinocchio. Lazzarillo. Charlot. non c'è una buffona nella storia della buffoneria. Il comico è maschile. Le maschere della tradizione comica sono sempre maschili (Colombina è l'eccezione). Il palcoscenico della commedia era interdetto alle donne. Lo sberleffo. la torta in faccia. fanno ridere se colpiscono l'uomo di potere (locuzione alla quale non corrisponde la «donna di potere» anche se può esistere e in qualche caso esiste). Il potere è maschile per definizione. per istituzione. per tradizione: il re. il generale. il sindaco. il papa sono uomini. Le regine. le sacerdotesse. le papesse entrano e escono dalla storia corrente. Se il femminismo vincerà la sua guerra avremo anche un potere al femminile e probabilmente un comico al femminile. Aspettativa e delusione La peripezia di Aristotele (mutamento della situazione in senso contrario al previsto). lo scarto rispetto alla norma di Spitzer valgono per la tragedia e la commedia. Nei tempi accelerati. peripezia o scarto ri petto alla norma diventano produttori di comico. Secondo Kant invece «il ri o è una affezione che deriva da una aspettativa tesa. la quale d'un tratto si risolve in nulla» (Critica del giudizio). In nulla? Il filosofo di Koenigsberg non è l'unico a manifestare insofferenza e incomprensione per il comico: definisce i suoi effetti (il riso) una «affezione» e riduce in «nulla» sia l'imprevisto aristotelico che lo scarto spitzeriano. Un uomo viene rinchiuso in una gabbia insìeme a un leone. La mattina dopo il malvagio che lo ha rinchiuso trova l'uomo dentro la gabbia con un mucchietto di ossi ai suoi piedi: ha mangiato il leone! Ecco uno dei possibili esempi in cui l'aspettativa non si ri olve in nulla ma in un fatto a sorpresa. n nulla. di Kant o di altri. è delusione e la delusione non è comica. La sorpresa al contrario può essere comii .... ...,. ~ ~~ .. l'-. e:, " ·o0 e:, Cl. e:, 00 °' . . . , ., ... .Q g e 00 t: ~ .Q ~ e:,
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