Alfabeta - anno II - n. 18 - ottobre 1980

Commissione giudicatrice pretenderà la conoscenza dai candidati) Mario Praz spiega ciò che un «emblema> è. Un «emblema> è. almeno tendenzialmente. un disegno. un geroglifico. una figura. Che rappresenta direttamente ciò che vuol dire. Che non allude non accenna non rinvia ad altro. E invece «emblematico> viene usato io televisione proprio per rinviare. accennare. alludere ad altro. Ma la Televisione (non importa se di Stato. privata o pirata) non può rinviare. né accennare. oé alludere ad altro. Com'è scritto io tutti imanuali ad essa dedicati (particolarmente bene nel trattattello di René Berger). il linguaggio televisivo non è interessato dall'«arbitrario del segno>. Cioè. non può indicare la neve con tanti «segni> arbitrariamente diversi. «Neve> in italiano. «neige> io francese. «snow> in inglese. «Schnee> io tedesco. Sicccome è fatta di immagini e ooo di parole. o la TV ti dà l'immagine della neve (che è quella ll. che è quella che è) o ooo te la dà. O te la fa vedere. o non te la fa vedere. La televisione è come la legge. secondo il vecchio brocardo medievale: «ubi voluit. dixit>. Se la legge vuole imporre o proibire qualcosa. deve dirlo: esplicitamente. Se la televisione vuole dire qualcosa. deve mostrarlo. esplicitamente; non rinviare «emblematicamente> ad esso. Se tu hai qualcosa da comunicarmi. caro il mio presentatore (o curatore. o conduttore) televisivo. dillo. O altrimenti è meglio che tu taccia per sempre. Una volta accertata la presenza di questo difetto - l'ignoranza - che è io qualche modo riassuntivo. che è insomma (come dire? ma sia la prima e l'ultima volta) «emblematico> di tutti gli altri. la Commissione deve accertare la presenza del secondo: 2). Bisogna essere gravati da un robusto senso di colpa. E questo senso di colpa deve essere ugualmente vivo e palpitante io due direzioni: verso l'esterno, verso l'interno. All'esterno: nei confronti dei teleutenti io regola con il pagamento del canone (che ha - come è noto - una certa tendenza ad aumentare). È per loro che egli parla e produce. «conduce> o «presenta>. È per loro. non per i suoi colleghi: di Università. di scuola o di scuderia. Non per i trecentomila lettori (taglio attraverso le medie) della Repubblica, dell'Espresso, di Panorama. E nemmeno per i seicentomila lettori del Co"iere della Sera. E nemLa verità è due Devo a mia volta, ma senza apocalittici appelli, invitare Luperini a nuovi controlli, oltrea Roma e Firenze (anche a Firenze, però, sarà bene ritornare: fa Biblioteca Nazionale sembra possedere solo cinque numeri del Fanfulla tutti successivi al I 878) e, in particolare, a Pavia, dove LaBiblioteca Universitaria possiede, unica tra le Biblioteche lombarde, l'intera annata I 878 del Fanfulla. Qui potrà verificarel'esattezza e l'onestà dei dati da me forniti per Rosso Malpelo(v. G. Verga, Tutte le novelle. Milano, Mondadori, 1979 e Alfabeta. n. 15116, luglio-agosto 1980), non inventai~ dunque, con diabolica precisione filologica, né in alcun modo manipolati. Allego, intanto, Lefotocopie delle testate dei quattro numeri del 2 e del 4 agosto (due per ogni data: 208,209 per fa prima, 210, 21 I per La seconda) comi! documento incontestabile della mia verilà, chiedendo, qualora fosse ùnpossibile riprodurle, che il comitato direttivo e fa redazione me ne rendano testùnonianza attraverso fa pubblical.ione di questa lettera. Ma questa volta fa verità è pirandelfianamente multipla inperfetto parallelo con l'esistenza di molteplici esemplari d~li stessi numeri del Fanfulla. in lllltoidentici tranne che nelle date, risufmeno per i i... (ma quanti sono?) lettori di Alfabeta. Sono loro. questa massa immensa di impiegate. impiegati. sfaccendati. biscazzieri. salumieri. infermieri. geometri. chirurghi. camerieri. avventurieri e capitani d'industria. casalinghe e fattucchiere che pagano il canone. pagano anche lui. E bene che l'intellettuale assoldato dalla televisione si senta invadere da un certo senso di colpa nei loro confronti: a misura che non riesca ad interessarli. La cosa non può che essere produttiva. culturalmente parlando. La Commissione giudicatrice di cui sub 1)accerti dunque che questo senso di colpa c'è. Ed accerti poi che sia rivolto anche - e soprattutto - all'interno: «noli ire foras. in te ipsum redi. io interiore homioe habitat veritas». In verità. la verità che abita nel profondo del cuore dell'intellettuale medio non è una verità. è un pregiudizio: grosso e robusto come un cancro. Come i liberali conservatori dei primi del secolo di fronte al suffragio universale. essi temono che questa enorme massa deprima ilgusto. abbassi il livello medio delle aspettative. corrompa la cultura. Altrimenti. come spiegare il fatto che nei confronti della cuitura di massa (e del suffragio universale) l'iotellettuale ha preso tanto spesso delle «toppate>? Anzi: ha preso quasi sempre delle «tappate>. Anzi. il suo impulso primo. immediato. è sempre e soltanto quello della «tappata>. Un esempio. e una lettura d'obbligo: la «Préface,. a Mademoiseffe de Maupin di Théophile Gautier (1835). Persino in questo piccolo gioiello - di lucidità. di ardimento intellettuale. di eleganza. - la «toppata> c'è. e non è piccola. Gli intellettuali di oggi pensano (suvvia non lo neghino!) nel profondo del loro cuore che la TV corrompe il gusto della lettura. si oppone alla lettura dei giornali? Ebbene. Gautier pensa dei giornali del suo tempo (da poco «inventati>) ciò che gli intellettuali del nostro pensano della TV. «Le journal tue le livre. comme le livre a tué l'architecture>. Questa non la sapevamo. che il libro ha ucciso l'architettura. Ma sappiamo. dal prosieguo del discorso di Gautier che i giornali dovrebbero essere aboliti. E le notizie allora? Beh: le notizie dovrebbero essere diffuse da annunciatori a cavallo. con insegne e bandiere. Già. ma questi imbonitori. per polato forse di edizioni diverse del giornale o più semplicemente di diversa composizione delle testate. Il Fanfulla. come avevo già ricordato, usciva, non sistematicamente a numeri «doppi> (ovvero due numeri consecutivi con fastessa data, soprattutto in coincidenza con fa domenica); ora, estendendo l'indagine alfe altre annate si trova che sono anche qui numerosi e spesso cosl variamente distribuiti che neppure le stesse copie lombarde (v. Biblioteca del Risorgimento e Feltrineffi) corrispondono. Se qualcuno studierà mai i romanzi dell'appendice del Fanfulla sappia, ad esempio, che lepuntate I 7, I 8, I 9 di un raccontopubblicato nel I 877, Il marito di Livia di Luisa Saredo, per chi consulti il giornale a Pavia risultano edite domenica 18 febbraio (n. 45) e lunedì I 9 (nn. 46 e 47), per chi faccia altrettanto a Milano domenica 18 febbraio (nn. 45 e 46) e martedì 20 (n. 47). Proprio come Rosso Malpelo nella raccoltapavese risulta pubblicato il 2 e il 4 agosto, in quella romana dal 2 al 5. Certo viene da chiedersi, in tanta ottocentesca varietà, che date portavano per quei numeri gli esemplari parigini che il giornale annuncia in vendita al «Kiosko» (sic) 213, Boulevard des Capucines. Sarà un buon pretesto per vacanze intelligenti a Parigi? Carla Riccardi L'ultima moda: simulazione e impostura Marshaff McLuhan, Understanding Media. McGraw-Hilf Book Company, New York, 1964 (trad. ila/. di E. Capru,fo, Gli strumenti del comunicare. Il Saggiatore, Milano, 1967); Guy Debord, La société du spectacle. Paris, 1967 (ed. pirata ila/., 1974); Jean Baudrilfard, A !'ombre des majorités silencieuses ou la fin du socia!. Utopie, 1978 (trad. ila/. di M.G. Camici - P. La/li, All'ombra delle maggioranze silenziose ovvero la morte del sociale. Cappelli, Bofgona, 1978); °Jean Baudrilfard, Simulacri e impostura. Capter liberamente mostrare le insegne. disinvoltamente sventolare le bandiere. non cavalcheranno certamente «a pelo». Avranno bisogno di sella e speroni. Ma gli speroni non sono nati con il cavallo... Sono stati inventati e adottati tardi. molto tardi. Ora. a pensarci bene. è sicuro che l'invem:ione (e l'adozione) degli speroni non :ia ucciso la cavalleria. quella vera? Non era meglio prima. quando ... Eccetera. eccetera. Quando si comincia il discorso da questa parte. non si sa mai dove si andrà a finire. 3) Bisogna essere immaturi, nonché inferiori, regressivi, infami/i. Vale per la presenza televisiva la legge del comico. Per ridere. dobbiamo sentirci «superiori» a chi ci fa ridere. sia egli Totò. o Peter Sellers. o Macario o anche Woody Allen. Non bisogna intimidire il pubblico televisivo (specie quello che ha pagato il canone) con la propria mutria seriosa. Bisogna lusingarlo. vezzeggiarlo. ammiccargli richieste di complicità che possono essere anche (deliberatamente) vili: cercare la sua solidarietà contro le cose e le parole difficili. contro quegli intellettuali che la fanno così complicata ... E questo non per cedere ai suoi istinti peggiori. Al contrario. per dominarli. per dominarlo. È un «reculer pour mieux sauten. un prendere la rincorsa per saltare meglio. Come le mogli di un tempo che. ben sapendo in cuor loro di essere superiori all'uomo di casa (e grazie! quando mai la donna non è stata naturalmente superiore all'uomo?). ma tenute a fingere il contrario. comandavano facendo finta di essere comandate. «She stoops to conquer»: ella si piega. si umilia per conquistare. commedia inglese della Restaurazione (Oliver Goldsmith. 1773). è un altro dei pochissimi testi obbligatori per quest'esame. Se ci pensate bene la televisione. in una casa. è proprio come la moglie «antica>: intanto ci sta sempre; poi è sempre pronta ad essere accesa. attivata; poi appena accesa si mette a chiacchierare: e informa. smussa. consola. racconta. distrae ... B ). Ultima lettura suggerita. anzi calorosamente consigliata. quella delle annate dell'Unità e dell'Espresso. Per la ricerca degli articoli sulle comunicazioni di massa e sulla televisione. rispettivamente di Francesco Maselli e di Sergio Saviane. Indispensabili perché si tratta di pelli, Bologna 1980; Mario Pernio/a, La società dei simulacri. Cappelli, Bologna, 1980. «Gli astronomi guardano soltanto luci passate. Non esistono altre luci alle quali possano guardare. Questa luce passata di stelle estinte o remote fu emessa molto tempo fa e ci raggiunge solo ora• (G. Kubler). A 8, a 11, a 20, a 25 anni di distanza, in tutti i lavori sopra elencati (e altri) non una parola, e tuttavia... Gilnther Anders, Die Antiquiertheit des Menschen. Milnchen, 1956 (trad. ital. di Laura Daffapiccola, L'uomo è antiquato. li Saggiatore, Milano, I 963): n mondo come fantasma e come matrice. Cap. I - 11 mondo fornito a domicilio I. Nessun mezzo è soltanto un mezzo (p. 105); 2. Oggi il consumo di massa ha un andamento «solistico»; Ogni consumatore è un lavoratore a domicilio non stipendiato che coopera alla produzione di massa (p. 107); 3. La radio e lo schermo televisivo diventano il desco familiare di segno negativo; la famiglia diventa un pubblico in miniatura (p. I I O); 4. Gli apparecchi, togliendoci la parola, ci trasformano in minorenni e subordinati (p. 112); 5. Gli avvenimenti vengono a noi, non siamo noi ad andqre v_ersodi loro (p. 114); 6. Dato che il mondo ci è fornito in casa, non ne andiamo alfa scoperta; rùnaniamo privi di esperienza (p. 118); 7. Il mondo fornito in casa è un mondo familiarizzato (p. 120); 8. Le fonti dellafamiliariuazionel;'universodemocratico. Familiariuazione e caratteredi merce. Familiarizzazione e scienza (p. 124); 9. La «familiarizzazione» è una forma di mascheramento dell'alienazione stessa (p. 126); 10. Se l'alienazione sia ancora in sviluppo (p. 130). Cap. II - Il fantasma 11. Il rapporto uomo-mondo diventa unilaterale, il mondo, che non è presenchiarire un punto. anzi di definire un confine. Promuovendo l'ignoranza. che in qualche caso (nel nostro) è una virtù «funzionale». non si intende affatto incoraggiare l'analfabetismo (che è una mutilazione un difetto. sempre). E Francesco Maselli e Sergio Saviane sono due esempi perfetti. oltrettutto simpatici. si vorrebbe dire addirittura (se non fosse stato poco fa severamente proibito). «emblematici». di analfabetismo. Analfabeti non nel senso che non sappiano leggere e scrivere. Certo che sanno leggere e scrivere (quanto a far di conto. sinceramente non so). Analfabeti non nel senso che non leggono la rivista Alfabeta. La stanno leggendo. proprio in questo momento. Leggono -questa e tante altre riviste. E scrivono. scrivono e hanno tante altre virtù. Leggono e rileggono Proust. Thomas Mann. Joyce. Pavese e Kafka. Conoscono alla perfezione gli scritti senili di Ennio Aaiano e quelli giovanili di Marx. In che senso «analfabeti». allora? Nel senso che hanno letto tutti i libri. preso tutte le lauree. frequentato tutte le scuole. Meno - stranamente - la scuola elementare. Come sia accaduto. non saprei dire. ma cosi è. Se cosi non fosse saprebbero che la scuola elementare. dove appunto si combatte. si contrasta l'analfabetismo. ha - e non da oggi. ma sin dai tempi dell'Italia umbertina - una caratteristica essenziale al suo funzionamento. Deve essere una scuola dell'obbligo. Dell'obbligo: ·perché altrimenti a scuola. chi ci andrebbe? Nessuno. O perché non vuole (è il caso di Pinocchio) o perché non può (è il caso del pastorello sardo. protagonista di Padrepadrone. al quale ilpadre rammenta. autorevolmente. che lui a scuola non ci deve andare. deve andare a pascere le pecore). La scuola. finché si può. la si evita .. Ma chi ha veramente voglia di sedersi fra due banchi stretti a imparare le tabelline pitagoriche. quando ci sono tante altre cose più divertenti da fare? Però lo Stato. sapendo che la conoscenza delle tabelline pitagoriche è essenziale alla costruzione di quelle competenze che sono indispensabili al funzionamento della vita sociale. si veste d'autorità (fa benissimo a farlo). ed obbliga i genitori riottosi a mandare i figli fra i banchi della scuola dell'obbligo. Perfetto. pensano Francesco Maselte né assente, diventa un fantasma (p. 131); 12. Rappresentazione e oggetto rappresentato alla TV sono sincroni. La sincronia è la forma di atrofizzazione della presenza (p. I 33); I3. Digressione: Sguardo retrospettivo su una passione estinta. Chi disperde la propria auenzione abita soltanto nell'attimo presente. Gli apparecchi producono schizofrenia artificiale. L'individuo diventa un «divisum» (p. 1/6); I 4. Tutto quel che è reale diviene 'fantomatico, tutto quel che è fittizio diventa reale. Le nonne ingannate sferruzzano per i fantasmi e vengono educate all'idolatria (p. I 42); I 5. Le storie di spettri del giorno d'oggi: mondo fantasma e mondo si scontrano. Unfantasma ricattato (p. 147); 16. Con il suo piccolo formato la TV trasforma ogni avvenimento ir.una scena popolata di ninnoli (p. 150). Cap. III - La notizia 17. Teoria pragmatistica del giudizio: chi è informato è libero, poiché dispone di cose assenti; non è libero, in quanto, invece della cosa, riceve soltanto il suo predicato (p. 155); I 8. Le trasmissioni obliterano la differenza tra cosa e notizia. Sono giudizi camuffati (p. 158); I 9. Le merci sono giudizi mascherati, I fantasmi sono merci. I fa111asmisono giudizi mascherati (p. 160). Cap. IV - La matrice 20. li totale è meno vero della somma della veritàdellesue parti. La maschera realisticadei moduli fissi mira ad uniformare l'esperienza (p. 163); 2 I. La creazione dei bisogni. Le offerte sono i comandamenti del giorno d'oggi. Le mercisonoassetatenoi con loro (p. 169); 22. li primo assioma dell'ontologia economica: l'esemplare unico non è. Digressione sulla fotografia (p. 176); 23. Secondo assioma dell'ontologia economica: «Ciò che non si può utilizzare non è». 24. I fantasmi non sono soltanto matrici dell'esperienza del mondo, ma matrici del mondo stesso. La realtàconsiste nella riproduzione delle sue riproduzioni (p. 184). li e Sergio Saviane (e tutti cploro che essi «emblematicamente» rappresentano). Analogamente. la Televisione di Stato. sapendo quanto è importante presentare non Orietta Berti. ma Pavese e le sue Langhe. fa dei programmi in questo senso. Fa programmi seri. culturali. impegnati. Sì. ma chi dà alla Televisione di Stato l'autorità di mandare i carabinieri casa per casa ad accertare che i cittadini vedano il programma sulle Langhe di Pavese. invece di cambiare canale. o di spegnere il televisore. o di uscirsene addirittura di casa per tornare a riempire i cinema e le pizzerie. Chi? Ecco come la mancata frequentazione della scuola elementare fa un brutto scherzo agli intellettuali «emblematici» (chiamiamoli così) impedendo loro di vedere la differenza fra Scuola di Stato e Televisione di Stato. Che c'è. E non è piccola. Voglia o non voglia. la Televisione di Stato. se vuole imporre la visione dei suoi programmi culturali deve affrontare (e battere) la concorrenza delle alternative che il telespettatore ha a disposizione. Non è detto che non si possa fare. Si può fare. si può tentare. Non si può fare. non si può nemmeno tentare mandando sullo schermo un professore. pronto a raccontare che le Langhe sono «emblematiche» della condizione umana ... Non è detto che questo abbassi il livello. deprima la cultura. ecc. Questi sono pregiudizi da vecchio conservatore giolittiano (anzi. nemmeno: Giolitti il suffragio universale l'ha dato). La democrazia del suffragio universale non è meno ricca e meno nobile della democrazia ateniese del V secolo. Di cui peraltro sappiamo solo per sentito dire. Mica c'eravamo. Di certo sappiamo solo che c'erano gli schiavi. È semplicemente diversa. Funziona in modo diverso. Cerca di ottenere in modo diverso le stesse cose. E altrettanto si dica della comunicazione culturale fatta attraverso la televisione. Non è una lezione universitaria. Non ha lo stesso pubblico attento (anche perché già pensa all'esame). Non ha le stesse finalità. Non può avere la stessa struttura. Ma gli intellettuali «emblematici» (sarà anche perché hanno fatto tutte le scuole. meno quella elementare) queste cose elementari naturalmente non le sanno. Per questo è doveroso invitarli - con amorevole pazienza. come si fa con i bambini delle scuole elementari -. a pensarci. Cap. V - Un tuffo in questioni d'ordine più generale •Lasciatemi sembrare, fino a che non divento• (Mignon) «Lasciatemi diventare. fino a che non sembro• (A.) 25. Cinque conseguenze: li mondo è «su misura». Il mondo scompare. li mondo è post-ideologico. Vengono foggiati sempre soltanto quelli che sono già foggiati. L'esistenza in questo mondo non è libera (p. I 89); 26. La difesa tragicomica. L'uomo odierno si crea resistenze artificiali a scopo voluttuario (p. /94); 27. Ancora una volta: il reale come riproduzione delle sue riproduzioni. La metamorfosi dell'attrice V. in una riproduzione della sua riproduzione (p. I 98). «Non viviamo nell'età del surrealismo. ma in quella dello pseudo-realismo; nell'età dei camuffamenti. che si camuffa da età delle rivelazioni• (G. Anders). Dalla vitanella caverna (Platone, La Repubblica, VII, 514 e ss.) alla vita nellemetropoli (e non solo in queste) il passo è più corto di quanto non sembri: « ... ormai viviamo in un mondo per il quale non hanno valore il 'mondo' e l'esperienza del mondo, ma il fantasma del mondo e il consumo di fa111asmi: questa umanità è ora l'effettivo mondo contemporaneo con cui dobbiamo fare i conti» (Anders, p. I 1). Come affrontare e/o uscire da questa dimensione «medianica» (da· medium) questo è il grosso problema - oggi. L'indicazione di Platone non è che ci possaessered'aiuto, né mollo L'é• change symbolique o il valzer de la séduction di Baudrillard. Il nodo e la soluzione stanno forse nel sondare meglio la 'logica' e le possibilità del paradosso (il Mentitore: «io sto mentendo»), questo «vero eproprio tallone di Achille della nostra concezione logico-analitica-razionale' del mondo» (P. Watzlawick). Federico La Sala

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