tale da consentire l'acquisto di due. tre o più giornali. Tuttavia. è altrettanto indiscutibile che per molti strati sociali ciò rappresenterebbe già una spesa ragguardevole. tale da incidere pesantemente su altre voci di spesa non legate ai bisogni primari {alimentazione. abitazione. vestiario. etc.). L'accesso a una molteplicità di mezzi di stampa implicherebbe perciò la rinuncia ad altri consumi «culturali• (televisione. cinema. etc.). Fm qui abbiamo volutamente mantenuto l'analisi al suo livello più elementare. Ma il problema è legato solo in parte ai livelli di reddito. Il fatto è che. una volta acquistati. i giornali debbono anche essere usati. Una lettura «incrociata•. anche superficiale e parziale. di diverse testate implica una disponibiliJà di tempo. Qui ci troviamo di fronte a un secondo fattore di privilegio. per quanto chiacchiere sociologiche si siano fatte sulla «civiltà del tempo libero•. Resta inconfutabile che nella giornata standard di un lavoratore- detratti le fatidiche otto ore. i trasporti. le esigenze fisiologiche di sonno. cibo. etc. - rimane un «residuo» di poche ore. Solo una caparbia volontà consentirebbe a un lavoratore di sacrificare danaro, tempo di riposo e di svago. amicizie alla maniacale voluttà di dedicarsi alla lettura comparata della stampa. Banalità. ancora una volta. Ma intanto l'accesso alla pluralità dei canali di stampa. nei suoi termini più materiali ed elementari. è già degradato a fatto maniacale. a comportamento deviante. Quell'accesso rimane. perciò. nelle circostanze odierne come un secolo fa. privilegio di pochi. La questione si fa ancor più interessante se si superano le pure circostanze materiali per prendere in esame le condizioni «culturali» che dovrebbero consentire una lettura comparata della stampa. Qui si entra nel vivo della questione di metodo che sta alla base di un «giornale dei giornali». Di essa diremo tra poco. Intanto torniamo alla spiegazione dell'antico editorialista del Messaggiero. Posto che a pochi è consentito leggere più giornali. vengono indicati due fattori che spiegano il bisogno di una «lettura comparata». In primo luogo. un giornale o due «non possono dare notizia di tutto. avendo ciascuno limitate fonti di informazione•. È quindi una esigenza che chiameremmo di completeu.a dell'informazione. in termini di «notiziario•. In secondo luogo. i giornali «assai meno possono. per i rapporti che hanno colle parti politiche. riflettere ciascuno le molte e diverse opinioni•. Qui siamo di fronte a un'esigenza che ha a che fare con l'orientamento e l'interpretazione del flusso informativo. Si noti che l'editorialista. in questo molto meno antico di molti osservatori odierni dei problemi della comunicazione. dà per scontato il legame dei giornali «colle parti politiche• e quindi l'impossibilità che essi «riflettano le molte e diverse opinioni•. Il mito della cosiddetta «oggettività» dell'informazione è superato in partenza. Entrambi i lati di questa spiegazione contengono problemi di metodo sull'analisi dell'informazione e del sistema informativo che restano di carattere fondamentale. Che significa «essere informati>? Come è possibile informarsi. nelle condizioni date dal sistema informativo? In che modo un «giornale dei giornali» può forzare tali condizioni limitanti e come deve operare per farlo? 2. D modello pluralista e la «scelta d'opinione» Oltre alla «confessione• dei limiti materiali al pratico esercizio della libertà di stampa da parte dei lettori. le considerazioni dell'editorialista del Messaggiero suggeriscono sottilmente un secondo tipo di limiti. derivanti dai primi. ma di diversa natura. Il fatto che la stragrande maggioranza dei lettori sia. di fatto. limitata a dipendere da un solo canale di informazione stampata nulla toglie. a prima vista. alla possibilità di scegliere fra diversi canali quello chepiùaggradao anchedi mutaread ogni momento la propria scelta. In ciò sta. classicamente. la superiorità del sistema informativo di matrice «liberale•. il cui modello di selezione e produzione delle notizie si basa su una pluralità di canali. Ma. obietta implicitamente il nostro editorialista. ogni singolo giornale o canale è un «selettore• che opera con proprie regole. «avendo ciascuno limitate fonti di informazione• e «per i rapporti che ha con le parti politiche». Chi sceglie un giornale ne sceglie quindi anche i limiti costitutivi. il «modello• di informazione con cui opera. Questo è precisamente il campo di esercizio della libertà di opinione: il lettore può scegliere il giornale e il «modello• che più si avvicinano alla sua opinione. Qui l'editorialista del Messaggiero ha colto. senza rivelarlo esplicitamente. una contraddizione sottile. ma profonda. Essere informati significa dunque rinchiudersi nel cerchio di notizie e di opinioni selezionate in base ad un «modello» che garantisce a priori la loro aderenza alla mia personale visione del mondo? Ciò che cosl si esclude non è proprio ciò che mi dovrebbe informare di più, nel senso pregnante del termine: le opinioni che non conosco. le notizie che contraddicono la mia prospettiva? In simili condizioni. il giornale «liberamente scelto• non diviene. da mezzo di informazione. strumento di rin/on.o, di consolidamento delle opinioni preesistenti. di personale consolazione? Il fenomeno. di cui un «giornale dei giornali• costituisce la negazione. è del resto ben noto alle ricerche empiriche sulla comunicazione di massa. fin dalla monumentale sintesi di Klapper sugli effetti dei mass-media: i grandi mezzi di comunicazione sembrano avere l'effetto principale di rafforzare gli atteggiamenti e le opinioni preesistenti. La «scelta di opinione•. nasconde. quindi. paradossi tanto più inquietanti quanto più tale scelta è esercitata inconsapevolmente. on a caso quasi tutti i grandi quotidiani si presentano come «indipendenti• e. secondo la tradizione classica. si sforzano di occultare e «neutralizzare• il meccanismo selettore dell'informazione {l'antica ricetta dei «fatti• separati dalle «opinioni•). E perciò molto raro che. scegliendo un giornale. il lettore sia consapevole di scegliere un particolare «modello». un particolare meccanismo che si basa su «limiti• specifici. Ogni giornale è in qualche modo «censore•. poiché quotidianamente ritaglia una porzione del mondo ed esclude il resto. li problema nasce quando si occultano forbici. cartamodelli e sarti: quando. sotto il manto del pluralismo. una parte del flusso informativo diviene totalità; quando questa totalità viene reificata e sancita dall'adesione di «opinione• o anche dall'abitudine. Certo. posso anche pensare di scegliere un giornale che si discosti dalla mia opinione. ma con un «modello» informativo più ricco e completo. Ma già la possibilità che esista questo dualismo nei criteri di scelta mostra che nel sistema opera una contraddizione sotterranea fra «opinione• e «informazione•. fra «libertà di opinione• e «libertà di informazione•. Questo secondo tipo di scelta si può supporre che ricorra effettivamente. nelle condizioni odierne. in un considerevole numero di lettori. Si noti. peraltro. che esso implica comunque un certo lavoro di confronto più o meno sistematico fra giornali. così da determinare quale sia il più «ricco» o comunque il più rispondente alle mie esigenze. La scelta consapevole di un veicolo informativo. indipendentemente dalla contiguità di opinione o da altri elementi «soggettivi» è un'operazione «sofisticata»; diremmo quasi «aristocratica». poiché implica un atteggiamento chiaramente e coscientemente diretto ad acquisire il più largo spettro di informazioni. nel modo più «critico•. etc. Superata una certa soglia. questo criterio giunge a smentire in toto quello basato sulla scelta in base all'opinione: si pensi al caso. tutt'altro che raro. di una persona con convinzioni di estrema sinistra «costretto• ad acquistare un grande giornale «indipendente• poiché questo possiede una «macchina» informativa più potente. Qui il meccanismo di mercato. su cui riposano il pluralismo e la libertà della stampa. contraddice esplicitamente le sue promesse. Ancora una volta si è costretti ad una«fugainavanti,. cioèall'acquisto di più giornali: uno che corrisponda a esigenze di informazione «cruda». uno che soddisfi le mie esigenze di opinione (se esiste sul mercato). Ancora una volta si tratta di un comportamento «deviante•. «aristocratico»: il problema torna cosl al punto di partenza. Infine. occorre osservare un altro caso. tutt'altro che infrequente: quello di una scelta non basata né sulla contiguità di opinione né su esigenze informative di carattere generale. Situazio-. ne tipica è quella del giornale «locale». spesso in po izione di monopolio o di quasi-monopolio. Ormai proverbiale è l'esempio dell'Emilia-Romagna. a maggioranza di sinistra. dove il quotidiano più diffuso appartiene (o apparteneva fino a qualche settimana fa) al petroliere reazionario Monti. Si può certo obiettare che. in ogni caso. avere la po sibilità di scegliere fra canali diversi è comunque meglio di non avere nessuna•scelta. Ma il problema non è questo: il problema è quello di comprendere come funzioni effettivamente un sistema informativo di mercato di tipo pluralistico. quali siano le condizioni specifiche in cui operano giornali e lettori. quali le «regole del gioco•. é qui ci interessa soffermarci su questioni. pur importanti. quali le concentrazioni delle proprietà. gli oligopoli. etc. Si tratta semplicemente di comprendere che cosa può fare o non fare. operativamente. un lettore nelle condizioni date. in che modo possa informarsi. Ciò che emerge dall'analisi suggerita dall'editoriale del 1878 è che un lettore che faccia uso di un solo mezzo. di un solo giornale soggiace a una serie di limiti e condizioni paradossali. tali da rendere inoperanti o da ribaltare le promesse di un sistema basato su una pluralità di canali informativi. E che per sfuggire a tali limiti si richiedono una serie di comportamenti «devianti». «ari tocratici•: informarsi è uno sport strutturalmente «non-popolare•. poiché le regole e gli incentivi del gioco conducono «naturalmente> altrove. Fare effettivamente uso della libertà e pluralità della stampa è. da parte del lettore. un compito singolarmente difficile ed artificioso. Né si spiegherebbe. altrimenti. come mai. in molti paesi dell'Occidente. una gran parte delle tirature sia costituita da giornali detti appunto «popolari» o da giornali di informazione locale. la cui capacità di informare è marginale o nulla. 3. Sul buon uso di una pluralità di canali Probabilmente gli effetti più rilevanti di un sistema informativo con pluralità di canali orgono maggiormente a livello sociale e collettivo che a livello di consumo e di scelte individuali. dove agiscono i limiti e i paradossi di cui abbiamo detto. L'esistenza di più canali. relativamente indipendenti tra loro. fa si che facciano confluire nel consumo collettivo le diversità inerenti al «modello» di ciascun canale. Ciò dà luogo ad un processo collettivodi confronto e di elaborazione delle informazioni che costituisce il «lato oscuro» del sistema. È un processo che avviene sia in sedi istituzionali (uffici stampa. centri culturali e politici etc.) sia in ambiti non-istituzionali (conversazioni amichevoli. discussioni nei caffè o in fabbrica. etc.). È un gigantesco «giornale dei giornali• collettivo che mobilita le risorse fornite dalla pluralità di canali e che determina il «finish». il significato ultimo dell'informazione. Bisognerebbe però guardarsi dall'attribuire caratteristiche demiurgiche a questo processo. affidando alla «spontaneità popolare» la capacità di creare informazione dal nulla. Questo processo gode di relativa autonomia nelle valutazioni. nelle sintesi. nei significati da attribuire alle informazioni. Ma dipende pur sempre dalle informazioni che vi sono immesse e dal modo in cui vi sono immesse. quindi dai canali di comunicazione di massa in primo luogo. Una informazione taciuta. o anche posta al margine del flusso informativo. difficilmente potrà essere recuperata. e recuperata efficacemente. nel processo collettivo di consumo. Le eccezioni esi tono ovviamente. e sono spesso di straordinaria importanza storica. ma non incrinano la regola. Le condizioni prevalenti della lettura e del consumo informativo fanno si che questo sia altamente strutturato a livello dei ceti dirigenti e altamente disgregato nella base sociale. onacaso.infatti.gliorganismsitatali. le grandi imprese. le principali associazioni (fra cui quelle sindacali e di partito) dispongono di strutture specializzate nella lettura comparata dell'informazione e nella produzione di «giornali dei giornali». più o meno rudimentali. quali rassegne-stampa. bollettini interni. newslellers a circolazione limitata. etc. Questi strumenti sono destinati esclusivamente a chi ricopre ruoli dirigenti. La stragrande maggioranza della popolazione non dispone di nulla di simile. il consumo avviene in forma individuale. privata; la produzione di «giornali dei giornali• - quasi sempre orali- è affidata alla iniziativa spontanea che si determina nei luoghi di aggregazione sociale. E ovvio che questi «giornali dei giornali» parlati risentono delle condizioni di partenza (lettura individuale e suoi limiti) e di arrivo (casualità. empiricità e caducità dei risultati) anche nelle situazioni più strutturate (organismi di base politici. sindacali. culturali. etc.). Da questo punto di vista.// Messaggiero del I878 non si riprometteva nient'altro che di rendere disponibile al largo pubblico dei «privati consumatori» una rassegna-stampa. strumento relativamente semplice. ma ancor oggi strettamente riservato a cerchie ristrette di dirigenti. Il Messaggiero infatti. con una certa dose di ingenuità più o meno volontaria. prometteva di «riprodurre. integralmente o in parte. secondo l'importanza e lo spazio. gli articoli. le corrispondenze. le informazioni di tutta la stampa italiana sopra le quistioni e gli avvenimenti del giorno. Il nostro giornale li rifletterà. compendiati. tutti ...». Questo programma non dichiara alcuni fondamentali problemi di metodo: con quali criteri scegliere gli articoli da riprodurre integralmente e quelli da pubblicare solo in parte. come si determina la loro «importanza». come si definiscono «le quistioni e gli avvenimenti del giorno>. come «riflettere compendiandoli» tutti gli eventi. Resta il fatto che il progetto andava ad abbattere il muro che separa il consumo di informazione «aristocratico» da quello «popolare». la lettura «ingenua» da quella consapevole. il consumo individuale e privato da quello «pubblico» e «strutturato». Sarebbe interessante sapere perch~ il progetto fallì e fu abbandonato dal quotidiano romano. A distanza di un secolo quel muro è ancora intatto e ilgiornale continua a costituire. per quasi tutti. l'hegeliana «preghiera mattutina» dell'individuo borghese. el programma ottocentesco del Messaggiero il problema dell'analisi e della critica dell'informazione non compariva: il compito veniva semplicemente rinviato al lettore. soluzione che ha l'apparente pregio di salvaguardarne l'autonomia di giudizio. ma che ineffetti sposta olo il problema un poco più avanti. lasciandolo intatto nella sostanza. Venivano infatti scavalcati i limiti materiali di acquisizione dei giornali. veniva risparmiato il disturbo dello sfogliare e dell'individuare gli articoli riguardanti lo stesso tema. Soprattutto. si faceva un passo avanti di natura concettuale. suggerendo al lettore un atteggiamento. una modalità di lettura più consapevole e più critica; non è poco. considerando che ancor oggi riteniamo siano diffusissimi atteggiamenti di lettura che inclinano vuoi verso la ricerca di informazione «cruda» {la «notizia» intesa come doppio dell'evento reale) vuoi di «opinioni» su cui dissentire o consentire. Questa era la conquista più importante di quel lontano esperimento: il privato «cittadino lettore» veniva spinto a divenire in qualche misura analista dell'informazione, soggetto attivo e «collegiale» del processo di comunicazione che connette le attività sociali nel loro dinamismo. Ma il problema dell'analisi e del suo metodo rimaneva ancora nascosto. latente. È proprio questo. al contrario. il problema da cui muove il progetto di «giornale dei giornali» che. su queste colonne e in qualche altro periodico. sta compiendo la sua sperimentazione. necessariamente limitata. e quindi anche deformata rispetto alle esigenze. 11punto è che solo dal confronto analitico emerge la possibilità di utilizzare la pluralità di canali del sistema informativo. Il grado di effettiva pluralità. cioè diversità di contenuto. dei canali è determinato da due condizioni di base delsistemainformativoa:)cheicanali siano controllati da gruppi sociali con interessi tra loro contrastanti. almeno in qualche misura. e che perciò tali interessi si esprimano in essi; b) che i «modelli» di informazione che presiedono ai singoli canali, derivanti dalla natura dell'apparato informativo. non divengano totalmente omogenei tra loro. A queste condizioni, l'analisi trova precisi punti di riferimento e si presenta come un processo «a spirale» in cui la diversità di informazioni fra i canali illumina sui contrasti in corso fra i gruppi che li controllano; e in cui. viceversa. lo schema degli interessi in gioco fra i gruppi di controllo possa dare ragione di uniformità e diversità nei flussi informativi. Un altro elemento essenziale del metodo di analisi è che sia presente un «modello» dell'apparato produttivo dell'informazione: struttura delle fonti. «modelli» produttivi dei singoli canali. circolazione generale dei flussi informativi, etc. Solo una conoscenza di questo tipo consente da una parte di «leggere» con chiarezza i sintomi che fanno risalire a conflitti di interesse e. dall'altra. a valutare correttamente l'aggancio fra specifiche informazioni e moventi di interesse specifici. L'ultimo punto-chiave è che l'analisi. perciò. abbia carattere sistematico e permanente, con streua pertinenza ai contenuti informativi. Così. analisi sporadiche su questa o quella testata. in questo o quel periodo. su questo o quell'evento. su elementi formali o linguistici. possono avere carattere ausiliario, ma non innescano un processo produttivo di un «giornale dei giornali». Più che un prodotto. infatti. si tratta un processo che utilizza continuamente i propri risultati per ridefinire gli «schemi di riferimento» fra «grappoli di informazioni» e «grappoli di interessi» retrostanti. 4. D«giornale dei giornali» come processo produttivo Probabilmente esiste una soglia organizzativa minima oltre la quale il processo produttivo di un «giornale dei giornali» raggiunge la capacità di costituire un «modello» dei flussi informativi nella loro totalità e quindi di operare come critica dei mezzi di informazione. in quanto parti del flusso informativo, nel loro concreto modo di operare. In questo senso. la sperimentazione sin qui condotta è esemplificativa solo per alcuni aspetti. Dal punto di vista metodologico. non esiste diversità fra un «giornale dei giornali• prodotto in forme specialistiche da un centro specializzato e un altro prodotto da qualsiasi gruppo o collettivo non specializzato. I limiti, in questo secondo caso, non consistono tanto in difficoltà di natura economica (poiché non è previsto il ricorso a lavoro specialistico salariato) quanto in difficoltà di natura organizzativa e metodologica. Si pensi ad esempio all'esperimento - su cui è già fiorita una vasta quanto poco utile letteratura «didattica» - della lettura dei quotidiani nelle scuole. Qui. come in qualsiasi altro gruppo a livello di quartiere. di fabbrica o di circolo. la prima difficoltà consiste nel rapporto fra tempo disponibile e divisione dei compiti. La scarsità di tempo porta naturalmente verso una estrema superficialità dell'approccio e/o verso una «specializzazione» dei ruoli di lettura e dianalisi all'interno del gruppo. Quest'ultima rischia di pregiudicare la natura collettiva dell'attività. a danno della sintesi e del «ricavo» dei singoli partecipanti. La seconda difficoltà risiede nel patrimonio di conoscenze di cui il gruppo dispone sia sui processi informativi in particolare. sia sulla struttura e il funzionamento dei gruppi di interesse retrostanti. Finora. la letteratura ha privilegiato il primo aspetto. a discapito del secondo. con il risultato che i metodi di approccio alla lettura suggeriti divengono ferrivecchi capaci appena di cogliere la superficie formale dei prodo11i informativi. senza raggiungere il livello dei processi che collegano contenuti e interessi attraverso specifici «modelli» e apparati. Serve a poco sapere che cos'è «l'occhiello» e come si impagina un giornale. sapere che cos'è una metonimia o che cosa si intenda per «illocutività». Il problema sta nel cogliere il funzionamento del sistema informativo nel suo insieme. quindi i rapporti fra elementi del sistema e gruppi di interesse. ln quanto processo produttivo, un «giornaledei giornali»costituisceun tentativo di forzare i limiti intrinseci di un sistema informativo a pluralità di canali. basato sul consumo individuale. allo scopo di ricostruire il flusso informativo ne/ suo intero. là dove esso appare continuamente parcellizzato. schermato dalla sua stessa «abbondanza» apparente.
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