stici, ma ad un loro rimescolamento, in un continuo gioco di concorrenza in cui alcune aziende riescono ad avvìclnarsi all'area capitalistica, mentre altre vengono emarginate dal mercato, dando vita a fenomeni dipart-time,.. Tale evoluzione, susseguente al periodo dell'esodo agrario e alla cosidetta politica dei Piani Verdi, potrebbe tuttavia affondare le sue radici prime anche assai più indietro nel tempo. Per quei nessi comunque che la legano in via immediata ai provvedimenti di riforma e a tutta una stagione di lotte contadine, essa insegna ugualmente molte cose. In particolare induce a concordare con Pezzino là dove egli segnala la parzialità delle interpretazioni di quanti hanno additato nel Mezz.ogiornodegli anni '50 un terreno privilegiato di sperimentazione e di coltura di strumenti istituzionali di piano (sorvolando come Serafini e Ferrari Bravo sui limiti e sulle contraddizioni dell'intero processo) e il carattere del pari limitativo di alcune proposte più recenti quali quelle di Rosario Villari che nella riforma intravedeva quasi un momento secondario della nota strategia basata sui finanziamenti pubblici e sugli incentivi all'iniziativa privata facente capo alla Cassa per il Mezz.ogiorno. 2. D capitalismo nel mezzogiorno Nella proposta di Villari, come vedremo più avanti, si annidano alcuni altri punti deboli, ma si rinvengono anche i presupposti di una lettura «complessiva,. degli avvenimenti che sembra storicamente corretta e capace di spiegare, forse anche più in là delle intenzioni di chi la formula, «l'autentico paradosso del movimento contadino comunista nell'Italia meridionale,._ Sulle orme di Villari, anche Pezzino invoca infatti una più rigorosa «valutazione storica del modo in cui si arrivò alle leggi per il Mezz.ogiorno (riforma agraria e Cassa),. e conforta in certo modo gli esiti della vecchia analisi di Tarrow che fia molte forzature e inesattezze (tipiche d'un lavoro pionieristico), osservava sin dal 1967 come il Pci fosse venuto configurando «una struttura ideologica e organizzativa atta a combattere i fattori di semplice arretratezza nella società meridionale,. proprio mentre «i suoi oppositori cattolici stavano vittoriosamente realizzando una nuova struttura del potere basata sulle risorse dello stato,. (S.G. Tarrow, Partito comunista e contadini nel Mezzogiorno, Torino, Einaudi 1972, p. 345). Sul problema dell'arretratezza e sulla questione annosa e non propriamente superata dei «residui feuda!iit che inflazionarono, auspice Grieco, molta saggistica di sinistra nel dopoguerra, ritorneremo fra breve; ma occorre dire intanto che l'invito di Viilari e di Pezzino a realizzare una più attenta indagine dei casi giunti al loro sbocco con l'attivazione dei provvedimenti legislativi post-bellici pare sia stato raccolto assai celermente. Ne offrono testimonianza alcuni contributi recenti di cui qui non possiamo occuparci in maniera adeguata, e soprattutto una vasta raccolta di monografie coordinate da Francesco Renda per conto della Federbraccianti. della Confcoltivatori e dell'ANCA. Sviluppando in parte gli spunti del Villari e. ancor più, le concrete indicazioni già offerte. anni fa, da Nicola Gallerano. un po' tutti gli autori di questo volume di De Donato mettono a profitto i risultati d'una originale ricerca d'archivio condotta su carte del Ministero dell'Interno e poi sulla stampa, sulla pubblicistica economica coeva e su fonti private o di partito. Intento comune è quello di modificare la invalsa convinzione «che la storia delle lotte agrarie ... si identifichi con quella per l'occupazione delle terre avvenuta verso la fine degli anni quaranta,. (p.6). A creare o a rafforzare una simile convinzione contribuirono in passato, crediamo, le ripercussioni che le lotte contadine quasi subito ebbero nel mondo della cultura e fra-artisti e letterati. Olme ricordòa suo tempoTreccani e come da soli rammentano i nomi di Levi, Scotellaro, Guttuso, Silone, molti intellettuali scorsero in esse una continuazione naturale della lotta di resistenza e involontariamente ne affrettarono il congelamento, del tutto analogo, dentro alle dimensioni dell'epopea di classe e quasi della leggenda scandita da nomi ora gloriosi ed ora dolorosi (Gullo coi suoi decreti, la «Repubblica di Caulonia,., la polizia di Scelba, Montescaglioso, Melissa, Celano ...). Ma in realtà la lotta per l'occupazione delle terre, come positivamente ora si riconosce, partiva assai da lontano ed è «da considerare solo un momento, seppure di grandissimo rilievo» di fenomeni più generali e più ampi. Gli studi di Liberale e Marrone (Abruzz.o e Campania) di Franco De Felice e di Calice (Puglia e Basilicata), nonché ovviamente quello di Francesco Renda (già autore d'una equilibrata e intelligente ricostruzione, cfr. li movimento contadino in Siciliae lafine del blocco agrario nel Mezzogiorno, Bari, De Donato 1976), si sforzano cosi di superare la tradizionale impostazione storiografica tesa a porre l'accento sulla battaglia ingaggiata dai contadini poveri «contro i residui semifeudali persistenti nelle campagne» .(p. II) e mirano al recupero di una fondamentale nozione di mondo contadino socialmente stratificato e differenziato che meglio consente di isolare e individuare le molteplici interazioni economiche e politiche che esistettero (ed esistono) fra le sue diverse componenti. Sicché la maggiore attenzione portata, solo per fare l'esempio più calzante, ai comportamenti dei braccianti e dei piccoli proprietari coltivatori getta fasci di luce sulla partecipazione dei vari ceti e delle varie categorie ai processi di trasformazione dell'economia ~.~~i --~ i1ii'~illm ~ e della società contemporanee verificando quanto essa sia stata di segno democratico («e quasi mai vandeano», p. II), benché sempre abbia posto, nei rapporti col movimento operaio organizzato, problemi di non agevole soluzione e benché abbia anche prodotto, nel periodo seguito all'entrata in vigore dei provvedimenti di riforma, alcuni episodi di trasformismo politico allora ammessi a stento dalla stampa comunista ed oggi analizzati con distacco. Assieme alla finale e assai propagandistica limitazione del latifondo, in Calabria, ad esempio, i criteri di assegnazione dei terreni espropriati, onde sfaldare la base di massa del Pci, perseguirono anche uno scopo politico preciso di stabilizzazione sociale in senso conservatore: « Innanzitutto - spiega Pasquale Amato - l'espropriazione delle terre ex incolte permise ai dirigenti dell'Ovs (Opera per la valorizzazione della Sila) di operare nell'ambito delle quotizzazioni, una selezione tra i capilega contadini comunisti e socialisti...in secondo luogo, già dalle prime assegnazioni si fece intendere l'orientamento 'benevolo' verso i contadini 'più bravi' ...che non avevano mai svolto un ruolo determinato nelle occupazioni degli anni precedenti...in terzo luogo...i braccianti furono favoriti rispetto ai piccoli coltivatori diretti e ancor più agli affittuari, i quali conducevano già poco meno della metà delle aziende agricole private ..». (Campagna e movimento contadino, op. cit. pag. 527). Taliconstatazioni,benché non nuovissime, ci sembrano importanti ed oltre a confermare alcuni rilievi già di Tarrow precisano il senso delle osservazioni sviluppate da Pezzino (cit. pp. 174-175) a proposito delle caratteristiche moderate con cui la politica governativa per il Mezzogiorno riuscì a valicare l'ambito del tradizionale controllo esercitato sulla forza-lavoro meridionale subordinata alle esigenze del settore industriale del Nord, incidendo in profondità all'interno dello stesso tessuto del Mezzogiorno, riproponendo in esso la dialettica tra sviluppo e sottosviluppo e «provocando una più differenziata stratificazione sociale dell'area meridionale». Da questo punto di vista, con i saggi raccolti nel volume edito da De Donato, sembra attenuarsi l'urgenza, avvertita da critici come Giarrizzo, di dare contenuti di ricerca adeguati alle ipotesi più avanzate in fatto di rapporti tra agricoltura e sviluppo capitalistico. Analogamente assai interessante e giustificata appare qui la scelta, comune a tutti i collaboratori di Francesco Renda, di prolungare le loro analisi vicino a noi nel tempo e cioè sino agli anni 60 più o meno inoltrati. 3. Uno studio recente sulla Calabria La delimitazione cronologica «all'insù» per quanto corretta e apprezzabile, rischia però, a nostro avviso, di offuscare la centralità del concetto di «rottura del blocco agrario» introdotto con recisione dal Villari ed ora illustrato analiticamente e persuasivamente dall'ottimo libro di Piero Bevilacqua. Retrodatando la fine del vecchio Mezzogiorno,agrario e fissando alla svolta degli anni 30 l'inizio vero di una fase radicalmente nuova dello sviluppo capitalistico nazionale, questo brillante autore amplia a dismisura il quadro della riflessione dedicata ai problemi delle campagne meridionali e dei rapporti fra Mezzogiorno e fascismo, fra Mezzogiorno e ricostruzione. Spingendosi abbastanza più in là di altri critici (Castronovo, Calice, Masella), e in domini cronologici e tematici su cui, per ragioni di spazio, faticheremmo assai ad inseguirlo, Bevilacqua introduce con la sua scansione di relativamente «lungo periodo» tutta una serie di distinzioni e di originalissimielementi di giudizio, che àncora a una lodevole varietà di fonti letterarie, documentarie e scientifiche. Riesce cosi a ridimensionare, in maniera perentoria, non solo le frettolose e strumentali pseudoacquisizioni di Renzo De Felice, apologeta del fi!SCismo negli anni del «consenso» (pp. 18-19, 122-149, 167-171), bensi pure altri miti a morire durissimi come quello relativo alla pretesa impossibilità per il contemporaneista di far storia sociale e delle classi subalterne efficace e produttiva. _ La ricostruzione di Bevilacqua, al contrario, dimostra in modo accattivante anche per il verso della scrittura. come sia proficua e praticabile la via di una storia della società nel suo complesso e dei ceti dominati in particolare. che, dando prova di maturità e di equilibrio, «abbia realmente al centro, quali protagoniste, le grandi masse anonime, i ceti contadini, quelle figure che ancora nella storiografia contemporanea sembrano aver diritto di parola soJo quando il loro agire entra nella sfera della politica, quando cioè si esprime in lotte capaci di coinvolgere le forze organizzate dei partiti, la vita dello Stato» (p. 15). Ora. proprio perché riteniamo che la ricerca del Bevilacqua sia esemplare e possa, coll'andar del tempo, imporsi come «classico» della nostra contemporaneistica sul Meridione, pensiamo anche che sia utile attirare l'attenzione su alcune circostanze che rischiano di nuovo di rimanere in ombra e di perdere il loro «complementare» risalto persino in opere volte ad analizzare seriamente (ossia non in modo sentimentale, spontaneistico, romantico, ecc.) la posizione assunta dalle classi rurali subalterne nello sviluppo storico recente del nostro Mezzogiorno. Pur fermandosi, se cosi si può dire, all'esempio offerto dalla Calabria. esiste secondo noi la possibilità di non relegare, come invece per reazione è stato fatto, i contributi di tono e di taglio diverso rispetto ai lavori sinora esaminati, (cfr. ad es. N. Talamo- C. De Marco, Lotte agrarie nel Mezzogiorno 1943-1944. Milano, Mazzotta 1976 e E. Musolino. Quarant'anni di lotte in Calabria, Milano, Teti 1977), nel ruolo ancillare del mero supporto documentario. La scelta calabrese non s'impone, s'intende, per bizzarria o per caso. Mira tutt'al contrario a sottolineare la_natura paradigmatica di una vicenda regionale del Mezzogiorno d'Italia ch'è oggi (come ieri) fra le meglio indagate, ma che nonostante ciò rimane sotto il profilo politico. economico e sociale una delle più drammatiche e contraddittorie. La Calabria vanta in effetti una lunga tradizione di studi d'ottimo livello, ancorché si tratti di denunce del genere sconsolato e quasi monocorde che son riuscite di solito più a far opinione che non politica. A partire dal Padula e poi dal giovane «promettente» Lombroso, passando attraverso le inchieste Agnes Heller TEORIA DEI SENTIMENTI Traduzione di Vittoria Franco. La più celebre esponente della • teoria dei bisogni • prosegue la sua indagine nel mondo dei sentimenti. L. 10.000 Nikolaj Bucharin LE VIE DELLA RIVOLUZIONE 1925-1936 Introduzione e cura di Francesco Benvenuti. traduzione di Francesca Gori. Una raccolta di testi che rivelano la drammatica figura di un rivoluzionario ancora oggi al centro delle polemiche. L. 6.500 GUANDA EDITORE VIA MANIN 13 • 20121MILANO TELEFONI 650973654628 BIBLIOTECA DELLA FENICE ~ 1 Hofmannsthal, La donna senza ombra 2 London, La strada 3 Pasolini,Lcttcrcagliamici(l941.'45) 4 Jarry, Visite d'amore 5 Hesse, L'ultima estate di Klingsor 6 Laforguc, Moralità leggendarie 7 (Cremisi), Il processo di condanna di Giovanna d'Arco 8 Tarchetti, Racconti fantastici 9 Grillparzer, Un dissidio tra fratelli d'Absburgo IO (di Nola). Vangeli apocrifi I SYLYIA l'I.A1II LE1TEa.E ALLA MADl:I 11 Tucholsky, Prose e poesie 12 Sadc, Le 120giornate di Sodoma (I) 13 Sadc, Le 120giornatedi Sodoma (Il) 14 Peacock, L'Abbazia dcgl'lncubi 15 Aristofane, Pace - Uccelli - Pluto 16 Klcist, Lettere alla fidanzata 17 Woolf, Tra un atto e l'altro 18 Pariani, Vita non romanzata di Dino Campana 19 Suslova, Diario 20 Blanchot, L'attesa, l'oblio 21 Novalis, Enrico di Ofterdingcn 22 Rimbaud. Poemi in prosa o.A.P. oeSAoe:- ~ NOUVELLEJUSTINE lii _ ... ........_ 23 Klce, Poesie 24 Baudelaire; I paradisi artificiali 25 Gibran, Il Profeta 26 (di Nola), Apocalissi apocrife 27 Sade, La nouvelle Justinc (I) 28 Grillparzcr, Autobiografia 29 Sadc, La nouvelle Justine (Il) 30 Momaday, Casa fatta di alba 31 Chréticn dc Troyes, Pcrceval 32 Nerval. Le figlie del fuoco 33 Plath, Lettere alla madre 34 Blake, Libri Profetici 35 Sadc, La nouvelle Justine {lii) QUADERNI DELLA FENICE I Mandentam, Poesie 1921-1925 2 Majorino, Sirena 3 Arp, Poesie 4 Neri, L'aspetto occidentale del vestito 5 Lorca, Poeta a New York 6 Cordelli, Fuoco celeste 7 O'Hara, Poesie 8 De Angelis, Somiglianze 9 Ritsos, La Signora delle Vigne IO Cergoly, Ponterosso 11 Rossi, Dallo sdrucciolare al rialzarsi 12 Peregalli, La cronaca 13 Alberti, Ritorni del vivo lontano 14Brnolani,lnm1eiu deibmagli 15 Apollinaire, Bestiario 16 Erba, Il prato più verde 17 Esenin, Poesie 18 Manacorda, Tracce 19 Lorca, Romancero gitano 20 Villa, La maestà delle finte 21 Kerouac, Refrain 22 Viviani, Piumana 23 Prévert, Poesie 24 Lumelli, Cosa bella cosa 25 Gibran, Il Profeta 49 Tagore, Sissu 26 Collettivo n. I 50 Nin, La casa dell'incesto 27 Audcn, Grazie nebbia! 51 Bonaviri, Il dire celeste 28 Tagorc, Balaka 52 Woolf, Tra un atto e l'altro 29 O'Ncill, Made in Portugal 53 Corneille, L'illusione teatrale 30 Collettivo n. 2 54 Collettivo n. 5 31 Ady, Poesie 55 Tozzi, Bestie 32 Petroni, Poesie (1928-1978) 56 Gunn, Tatto 33 Tagore, Sfulingo 57 Gibran, Sabbia e Onda 34 Risi. Lo studente di lingue 58 Elitis, Sole il Primo 35 Ginsberg, Primi blues 59 Lawrencc, La donna che fuggi a 36 Collettivo n. 3 cavallo 37 Lorca, Lamento per lgnaiio 60 Groddeck, Questione di donna 38 Fcrlinghetti, Poesie 61 Mallarmé, Sonetti 39 (Meli), Canti e narrazioni degli 62 London, John Barlcycorn Indianid"Ameriça 6) Raboni,Li fom di Chm1bino 40 Hesse, Poesie 64 Collctlivo n. 6 41 Bachmann, Poesie 65 Rosselli, Primi Scritti 1952·1963 42 Verlaine, Feste galanti 66 L.B. Alberti, Ludi matematici 43 Collettivo n. 4 67 Gelman, Gotàn 44 Kleist, Pentesilea 68 Cvetacva, Indizi terrestri 45 Coleue, Il grano in .:rba 69 Novalis, Inni alla notte 46 Bukowski, Taccuino di un 70 Chrétien de Troycs, Pcrceval vecchio sporcaccione 71 Cesarano, Romanzi naturali 47 Hesse, L'ultima estate di Klingsor 72 Marlowe, Il Dottor Faust 48 Dc Angclis, La corsa dei mantelli 73 La Rochelle, L'uomo a cavallo Gentile signore, qualora desiderasse ricevere il listino aggiornato delle nostre pubblicazioni ed essere costantemente informato sulla nostra attività editoriale, la preghiamo di inviarci la presente cedola. NOME_____________________________ _ INDIRIZZO----------------------------- PROFESSIONE___________________________ _
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