Alfabeta - anno II - n. 17 - settembre 1980

F ra lo stupore generale, Businnes Week, l'austerissima e conservatrice rivista letta dal padronato americano, ha recentemente dedicato un suo fascicolo allo sviluppo del marxismo negli Stati Uniti. ll calo della produttività, la stagnazione dei redditi, l'incremento , della disoccupazione hanno forse per corollario la rinascita di un nuovo marxismo? Già nel 1850, Marx progettava di emigrarenegli Stati Uniti; seguiva da vicino l'evoluzione della società americana, si documentava sulla ricercadell'oro, l'ampliamento della rete ferroviaria, la rivoluzione industriale, la guerra di Secessione. Si sa anche che il suo amico Joseph Weydemeyer, partito per gli Stati Uniti nel 1853, vi fondò la prima delle American Workers League, a cui dovevano seguire, negli anni 1880, il Socialist Labour Party of North America diretto da Daniel De Leon, convinto adepto marxista, e poi molti altri movimenti, dall'lnternational Workers of the World (I 905) sino alla pleiade di piccoli gruppi più o meno effimeri. Dopo una lunga sparizione, dopo l'età dell'abbondanza, il marxismo americano torna oggi alle proprie origini? Esso pare piuttosto guardare agli studi marxisti pubblicati, qualche anno fa, in Francia o in Inghilterra. Ora che attraversal'Oceano, il marxismo è considerato, in Francia, come la mera espressione di un'era industriale superata; reso responsabile di tutti i gulag, è bruscamente svanito. La tragicascomparsa di Nicos P<mlantzas, la relativa eclissi di Althusser e la crisipolitica dellesinistre hanno facilitato il trionfo di un nuovo liberalismo o l'apparizione, sulla scena parigina, di una nuova destra. Al contrario, un breve soggiorno in una grande università americana, come Chicago, permette di scoprire l'ampiezza dell'ultima migrazione transatlantica del marxismo. In un mondo universitario con più di quattromila sedi, si stima che diecimila docenti si dichiarino attualmente marxisti. Questo computo è del resto, con ogni probabilità, inferiore alla realtà. In effetti, l'infatuazione per il marxismo si rivela attraverso molti fatti: nel 1970 non c'era alcun manuale marxista di scienze politiche; ora ne esistono I ntomo al vocabolo «immaginario» si è «accesa» l'immaginazione almeno dal '68 ad oggi. E questo è un piccolo paradosso dal momento che l'immaginario è un prodotto dell'immaginazione e dovrebbe essere da questa «acceso» dopo esserne nato. Come prodotto dell'immaginazione l'immaginario può essere anche immaginato in un suo luogo («il luogo dell' ...») e con un suo territorio autonomo, anche se autonomo non può essere. Come può essere definita, allora, l'immaginazione? Nei modi seguenti, per esempio (e sono definizioni autorevoli); e si sa che una definizione può essere un buon punto di partenza per andare oltre, come si suol dire, e, soprattutto, per dilatarla e renderla cosi flessibile da poterla perfino utilizzare in modo vitale (altrimenti le «definizioni». lasciate Il come sono, sono capaci solo di ucciderci!). Ecco il primo: «Particolare forma di pensiero, che non segue regole fisse né legami logici, ma si presenta come riproduzione ed elaborazione libera, del contenuto di un'esperienza sensibile, legate a un determinato stato affettivo e. spesso. orientate attorno a un tema fisso» (Dizionario Enciclopedico Italiano, della Fondazione Treccani). Oppure. in filosofia, sempre nel Dizionario: «Nel mondo antico, il conMarxinAmerica quattro, che si vendono talmente bene da venir continuamente ristampati; le più prestigiose case editrici (Princeton, Cambridge...) hanno pubblicato di recente più di quindici libri sul marxismo, che gli sono favorevoli. Le stesse Edizioni dell'Università del Texas, lontane dall'Est intellelluale e dall'Ovest contestatario hanno in preparazione cinque libri sul marxismo; le migliori università (Harvard, Chicago, Berkeley...) assumono insegnanti marxisti, giustificando cosl il loro liberalismo; tra questi universitari, alcuni sono stati posti a capo di dipartimenti o dirigono grandi associazioni come l'American Historical Association. Se si fa il giro delle grandi librerie, si trovano ormai decine di riviste di ispirazione marxista (Politics and Society, Marxist Perspectives, Telos, Socialist Review, Kapitalistate, Insurgent Sociologist, Science and Society, Journal of Radical History, Review of Radical Politica( Economics, New German Critique, per tacere della venerabile Monthly Review); un settimanale socialisteggiante come In These Times, fondato da quasi tre anni, tira più di trentamila copie; tradotti e diffusi massicciamente dalla New Left Books, sotto l'impulso di Perry Anderson, Althusser, Poulantzas o Balibar figurano nelle biblioteche dei docenti, come pure in quelle degli studenti, che vi fanno spesso riferimento nei loro lavori. Un simile movimento stupisce per rapidità e ampiezza. E si spiega con la ridiscussione dellagrande teoria, con il declino del funzionalismo strutturale e dell'analisi sistemica che per molto tempo hanno contribuito al prevalere di una visione delle cose relativamente astorica. In fondo, il risveglio del marxismo americano attestasemplicemente un generale ritorno alla storia. Certamente questa tendenza è ancora limitata: è ancora ben lungi dal sovvertire la vitaintellellualenewyorkese o laserenità dei campus remoti. Tanto più che essanon può assolutamente appoggiarsi ad un qualsiasi movimento sbciale. Salvo rare eccezioni, come l'attuale minaccia del ripristino della coscrizione obbligatoria, dalla Columbia a Berkeley le lotte studentesche sono pressoché scomparse. Anche il movimento Pierre Birnbaum nero sembra aver perso lo smalto; la sua forza criticae le sue organizzazioni rivoluzionarie sembrano essersi dissolte per far posto a gruppi più articolati e preoccupati principalmente della ricerca di un'integrazione più giusta. li ceto medio o la borghesia nera, del resto, si sono rapidamente evoluti, esito questo della politica deliberata di un potere centrale che, ad esempio, obbliga le università a rispellare una proporzione fissa di studenti neri, pena la revoca dei crediti. Sicuramente, qua e là, i nazionalisti portoricani mellono qualche bomba, le organizzazioni antinucleari riescono ancora, talvolta, a mobilitare i loro militanti, e le associazioni per la difesa dei diritti civili sorvegliano attentamente le altuali reviviscenze del Ku Klux Klan. Ma ciò non significa che i grandi movimenti degli anni 60 non siano finiti. Tenuta lontana dal marxismo tradizionale a causa del suo moralismo, del suo idealismo, del suo rifiuto di ogni disciplina che la accostava ali'anarchismo, la nuova sinistra anti-industriale, ecologica e femminista non aveva più alcun legame con la classe operaia. Auspicando sino a poco tempo fa una democrazia partecipativa, queste organizzazioni non potevano che essere ostili al partito comunista americano, carallerizzato da strutture particolarmente autoritarie. Si capisce quindi perché uno dei principali teorici di queste organizzazioni, C., Wright Mills,· abbia espresso tante riserve nei confronti del marxismo. Solo il giovane Marx, riscoperto, ad esempio, da Eric Fromm, potel!a servire da punto di riferimento, dato che parlava più di alienazione che disfrul/amento, eforniva così una base teorica a un impegno etico. La nuova sinistra ebbe uno scacco; non poté né cambiare la vita, né trasformare lecose. llmovimentosiesaurì e poi scomparve. A quel punto alcuni studenti, che vi si erano impegnati, tentarono di capite le ragioni di quello scacco e si rivolsero, per esempio, alla storia o. alla sociologia. Intrapresero corsi di specializzazione, redassero le loro tesi e riuscirono poco a poco a divenire anch'essi docenti. Il marxismo universitario succedei/e, in tal modo, a/l'impegno puramente etico. Se, negli anni 60, il movimento non aveva teorie precise sul sistema sociale, a/l'inizio degli anni 80 il marxismo accademico, nelle forme più diverse, si sviluppa rapidamente, ma questa volta non dispone più di un movimento sociale a cui appoggiarsi. In effelli, il marxismo universitario restamarginale rispetto ai partiti politici. 1suoi rappresentanti appartengono a piccoli gruppi antinucleari, femministi o di opposizione alla tortura nei paesi dell'America Latina, e dimenticano tulli i minuscoli partiti comunisti ortodossi (Communist Party), trotskisti (Socialist Worker Party) o maoisti (Revolutionary Communist Party). Negli Stati Uniti il marxismo è utilizzato innanzitul/o per la sua componente intel/euuale: non è immediatamente concepito in termini politici. Stando così le cose, si capisceperché i marxisti americani si concentrino principalmente sui propri lavori: volendo essere competitivi su un mercato universitariospietato, in cui gli articoli, nelle grandi riviste, sono esaminati anonimamente (Peer Review), in cui i libri sono sottoposti al fuoco di fila di criticipoco benevoli, gli studiosi marxisti vogliono essere rigorosi quanto gli altri ricercatori e spesso utilizzano i computer per verificare i propri assunti teorici. A differenza di certi loro colleghi del Vecchio Continente, si immergono con volullà nella ricercaempirica, lavorano sempre sul campo, non dimenticano né i questionari né i metodi quantitativi, che anzi maneggiano con grande virtuosismo. Ma, accellando di far propri i metodi di ricercautilizzati dai sociologi e dagli storici di professione, discostandosi da un assunto puramente filosofico o teorico, essi finiscono per pareggiarsi alla scienza «normale». Di primo acchito, ciò che li differenzia, forse, dagli altri storici o sociologi è il tipo di domande che essipongono, il genere di prospettive che adottano, che li portano a guardare con occhi diversi le società e il loro divenire storico. Lo si può verificare al/raverso, ad esempio, la reinterpretazione della schiavitù negli Stati Uniti, l'analisi comparativa della rivoluzione francese, russa e cinese, le analisi dellastrulluUomin"i'lanti (lii) cetto di immaginazione coincide con quello di fantasia, come capacità di conservare e riprodurre interiormente le percezioni sensibili, preparando cosi la memoria». Vi è già molto da riflettere e rielaborare ma conviene aggiungere quest'altra definizione del Dizionario di Filosofia della Utet, perché introduce una variante importante in relazione a quello che cercherò di dire in seguito: «Immaginazione. - Termine associato costantemente nella storia del pensiero a quello di fantasia nel significato di facoltà o attività mentale che produce, conserva, riproduce, combina e crea immagini. anche in assenza degli oggetti percepiti,.. Mi preme sottolineare quell'«anche in assenza degli oggetti percepiti»; mi pare che con questa precisazione si costituisca un crinale che separa due diversi tipi o modi di immaginazione letteraria di cui arriverò a discutere. Eviterei, per non trasgredire le regole di un discorso analitico, indispensabile qui e ora e sempre come punto di riferimento e limite con cui misurarsi, eviterei dunque di trasformare l'immaginario in concetto e terrei per buono. invece, quello di immaginazione. non fosse altro che per ritornare limpidamente allo slogan più famoso del '68: «L'immaginazione al potere». Questo slogan ha funzionato come un paradosso quando ha creduto di agire come se il Potere non avesse avuto mai. e non avesse nelle condizioni presenti, quella facoltà che chiamiamo appunto Immaginazione. In questa contraddizione occorre fermarsi quel tanto che serve a correggere la rotta e a rimettere in moto il discorso di una possibile immaginazione •opposta a quella del Potere, ammesso che questo immaginario altro, capace di «porsi contro», sia davvero possibile produrlo e in quali condizioni possa agire non inquinato da quella sottile rete di micro-persuasioni che Foucault ~a mostrato capillare e diffusa nelle strutture più sottili del comportamento. Nella voce «Immaginazione sociale», scritta per l'Enciclopedia edita da Einaudi (volume 7) Bronislaw Baczko scrive: «... le scienze dell'uomo, contrariamente agli slogan che chiedevano 'l'immaginazione al potere', attestavano, per così dire che l'immaginazione erada sempre al potere. Il paradosso è soltanto apparente: essi esaltavano unicamente le funzioni creative dell'immaginazione e, attribuendo al termine funzioni simboliche. fissavano su di esso le aspirazioni a una vita sociale altra. Gli antropologi e i sociologi, gli storici e gli psicologi stavano riconoscendo, se non scoprendo, le funzioni complesse e multipie che spettano all'immaginario nella , vita collettiva e soprattutto nell'esercizio del potere. Le scienze dell'uomo mettevano in luce che ogni potere e, soprattutto il potere politico, si circonda di rappresentazioni collettive e che per esso l'ambito dell'immaginario e del simbolico è un importante luogo strategico». Tra gli esempi storici di funzionamento di immaginari sociali legati alle decisioni strategiche del potere politico che Baczko esamina, per uscire dal «carattere astratto e lacunoso» di ogni esposizione di carattere generale, quello che più colpisce, perché ci riguarda ancora fin nel profondo e insieme ha i connotati grandiosi di un teatro infinitamente dilatato e dilatabile, concerne il terrore staliniano. È necessario ora, e doveroso, stralciare alcuni passaggi di questo scritto fondamentale: «Le realtà del terrore staliniano degli anni '30 si presentano anzitutto allo stato bruto e calcolabile che si riassume nel bilancio delle perdite umane. Nel corso degli anni 1936-38 ci sarebbero stati in Urss dai sei agli otto milioni di arresti: da ottocento mila a un milione di persone vennero giustiziate; verso la fine del 1938 ci sarebbero stati nelle prigioni e nei campi di concentramento circa otto milioni di detenuti; il numero dei decessi nei campi per gli anni 1937-39 ra sociale americana elaborate con metodi molto sofisticati, gli studi sulla strultura dei poteri locali o, ancora, il sistema politico globale considerato nelle sue relazionf con il potere economico, le ricerche sulle basi sociali del consenso. Si assisteanche allosviluppo di una scienza economica radicaleche si· interessa alle strutture del sistema economico americano o esamina le relazioni intrattenute dal(esocietà capitalistiche centrali con i vari tipi di società periferiche. Se pure non dimentica la semplice marxologia, il marxismo americano, a causa della sua costante volontà"dianalizzare il più da vicino possibile i fatti sociali in quanto tali, appare più vicino al marxismo di storici inglesi come Cristopher Hill, Eric Hobsbawn, o E. P. Thompson. Se alcuni rappresentanti di questa corrente continuano a richiamarsi ad Althusser e si propongono di dimostrare, con l'ausilio dei loro computers, la validità delle tesi de~'autore di Lire le Capitai, altri, oggi forse più numerosi, hanno letto con delizia la satira puntuale e crudele con cui E. P. Thompson ha reso conto dell'insieme della propria opera. Allenti ai vari marxismi, desiderosi di serietà e rispellabilità, spesso vestiti con un abito di buon taglio e con una cravalla discreta prova della loro professionalità, lontani dalla vitapolitica, i marxisti americani paiono impegnati soltanto nellaproduzione di lavori originali. Suscitano tuttavia, qua e là, reazioni di viva ostilità, che si traducono, per esempio, ne/l'università del Mary- . land o in quella della Pennsylvania, in rifiuti di incarichi motivati quasi apertamente da considerazioni politiche. Si cita, tra l'altro, il celebre caso di Berteli O/lman, a cui è stata rifiutata, su intervento dello stesso governatore dello Stato, la direzione di un dipartimento nell'università di Maryland. Docente nell'università di New York, O/lman racconterà presto la sua avventura in un film spe11acolareprodotto dalla Warner Bros. (da le Monde, 15 giugno 1980) è valutato a due milioni. «L'orrore di queste cifre non sta soltanto nel loro valore assoluto, quanto, se non di più, nel carattere quanto mai approssimativo dei diversi calcoli su cui esse si basano .... Il ' grande terrore' non toccò soltanto le sue vittime dirette: una famiglia su tre o quattro, una persona su quindici o venti, ma mirava anche, se non soprattutto, agli altri, a coloro che non avevano conosciuto la prigione e i lager. ... Il capolavoro della parte visibile del terrore è rappresentato dai processi di Mosca, che si succedono negli anni 1936-38 ... I processi sono veri capolavori del realismo socialista, altrettante mostruose rappresentazioni teatrali ripetute innumerevoli volte davanti ai poliziotti ,..__ prima di essere mostrate al pubblico... c:s «Nel corso dei processi vengono .s organizzate in tutto il paese delle as- g/> semblee, dal più piccolo villaggio alla ~ capitale. Quelle tenute a Mosca riunì- ~ scono centinaia di migliaia di persone. --. Sono concepite e programmate come t altrettanti riti unanimistici di odio con- E tro tutti i nemici abietti del socialismo, ~ della patria, ecc. e di entusiasmo verso ~ il potere, il partito, il suo grande lea- !::; der, ecc. La propaganda si incarica di .: trarre lezione dai processi e di porla in c:s ~~~f:1~z:h~tn~~ds~~:~:s~i ~;d:f !~n:({~ l'universo mentale in cui si insedia il ·s;

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