Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

1. Spazio e letten1tura L a cmappa del tesoro» oggi si trova soprattutto nei libri. Sia carta. schema. diagramma. il suo presentarsi nel testo richiede sempre una sospensione dell'ascolto. una sosta. un'attività di decifrazione in qualche modo ca latere» della lettura ordinaria. A prima vista la mappa si presenta come una rappresentazione all'interno di una rappresentazione: ha allora forse il compito di precisare con la sua particolare scrittura una parte del testo. esserne la veduta attraverso una lente che è in grado di dare una visione d'insieme di ciò che in un libro si può apprendere soltanto seguendo la linearità delle parole. Parlare del significato. della funzione di una mappa - ponii>modi un libro di avventure - richiede una riflessione preliminare sul rapporto spazio/letteratura. Anche per poter chiarire di che cosa si parla. si può parlare. attraverso le mappe dei libri di avventure. Fra le funzioni narrative identificate da Propp nelle fiabe russe. e che in seguito sono state generalizzate ad ogni tipo di discorso come organizzazione fondamentale del significato, ce n'è una che qui ci interessa. Generalmente la riconosciamo all'inizio delle narrazioni: si tratta dello spostamento. la disgiunzione del protagonista dal suo spazio familiare. che porta all'attraversamento di uno spazio straniero dove avranno luogo le prove che qualificheranno e costituiranno il personaggio in quanto eroe. e che gli permetteranno di ritornare nel suo spazio di riferimento. In questo senso lo spazio in letteratura rappresenta sempre il sostrato di un cambiamento. il luogo in cui è possibile all'eroe modificarsi. modificando al tempo stesso il teatro delle proprie azioni. Alla fine dell'avventura. Io spazio straniero lo è meno. è stato infatti in qualche modo esplorato. Dato che i prOcedimenti di-spazializzazione sono comuni ad ogni discorso (che viene sempre ancorato ad un cio. qui. ora», scrivo di cose successe a qualcuno, in qualche posto ed in un certo tempo). si può dire che ogni libro ha. potenzialmente, la sua carta. la contiene come parte della propria scrittura. È possibile. allora, trascrivere in forma di mappa i luoghi in cui si è svolta l'avventura. come del resto è anche possibile rappresentare «geograficamente» i movimenti della scrittura stessa. Un classico in questo senso è rappresentato nel Tristram Shandy: la narrazione si trasforma come nel percorso di un fiume, le cui anse e i cui affluenti sono le digressioni. gli incastri narrativi. le ramificazioni del discorso. 2. Dal libro alla carta ~a ritorniamo al primo caso. Dicevamo che. dato un libro, è sempre possibile tradurne lo spazio narrativo in una carta. Ma non è cosi semplice. È noto che la più famosa mappa fantastica del tesoro. quella del Treasure's [sie di Stevenson. nacque come gioco fra lo scrittore e suo figlio. Si trattava di immaginare delle avventure che avessero dei punti di riferimento nel disegno della mappa. In seguito. Stevenson pensò di trascrivere quelle avventure anche per altri. Ma quando si trattò di inserire la mappa nella stampa del libro. essa era scomparsa. Fu cosi che a Stevenson toccò il compito inverso a quello che aveva appena terminato: costruire la carta a partire dal libro. Sidice che questo gli costasse molta fatica: persino la scrittura che pedinava la carta aveva finito per modificare proprio questa seconda. Dfatto è che probabilmente non c'è coincidenza fra i due tipi di rappresentazione, quella realizzata attraverso la carta e quella della scrittura (il senso in cui qui usiamo «rappresentazione» è il più generico immaginabile). Come in Mappe geografia. l'unica carta esattamente corrispondente allo spazio narrato dovrebb..: essere in scala 1/1. come quella dell'Impero di cui dà notizia il labirintologo Borges. Che. in quanto carta. è perfettamente inutile. Per questo non esiste la carta di un determinato libro, ma ce ne possono essere diverse. in quel gioco di infinito rimando che si ama chiamare intertestuale: ingrandimento. trascrizione. traduzione. crittografia di qualche parte «speciale» del testo. II quale. del resto. non è mai «tutto» il libro. ma rappresenta piuttosto, a causa della costituzione del discorso. il tracciato di una strategia comunicativa che il Lettore. sulla base di conoscenze che esuIsabella Pezzini e la mappa e identificarne le possibili. diverse funzioni, avanzandone una tipologia in primo luogo empirica. frutto del nostro scorrazzare fra i Ìibri che contengono una carta. Possiamo porre un 'altra condizione, soprattutto funzionale ai nostri scopi. che sono quelli di indagare la letteratura d'invenzione: che la carta sia in qualche modo fantastica. modo di rappresentazione che simula una realtà che non è quella di riferimento (il mondo «reale») pur utilizzandone gli strumenti (il Nord, il Sud, la scala). 3. Per una tipologia delle carte nella letteratura fantastica Una delle coordinate di un tentativo quelli «gelosamente custoditi»). Nella situazione standard personaggio e lettore entrano in possesso della carta nello stesso (si fa per dire) momento. e condividono intorno ad essa lo stesso·• sapere. Ancora Treasure's /sie ci fornisce il miglior esempio: la scrittura fa vedere al lettore la mappa al di sopra della spalla del protagonista. quando quest'ultimo. nella storia narrata. la trova. Cosi per le sue caratteristiche. essa si presenta per ambedue come enigma da risolvere. Problema: l'enigma è la carta. il luogo che rappresenta. o la scrittura sulla carta o i loro rapporti? Già. perché la carta, oltretutto.parla. Come ha messo in evidenza Louis loti Scialoia Oh. l11,a111a I 111,a'. approdato in un'isola ai confini del mondo. esplora alcuni crepacci, che per lui si rivelano come una sorta di labirinto. Anche se riesce a disegnarne la pianta. si rifiuta però di cogliere un senso nella loro forma (la mappa geroglifico?). Al termine della sua avventura. l'autore ci svela che in essa si celava la risposta dell'enigma risolto da Gordon Pym con la morte, la perdita nel bianco della carta, dove non si può leggere più niente. 4. Altre carte Accanto alle carte-enigma. possiamo trovare quelle che hanno per il lettore funzione di a111icipazione (spesso si tratta di cartefuori-resro. poste subito dopo la copertina, o costituenti un'illustrazione fra le altre). È generalmente il caso delle carte nei libri di Yerne: sono carte «vere» (quelle del globo) sulle quali è segnato il percorso dei personaggi. Non è il luogo allora ad essere importante nel gioco della lettura. ma i movimenti verso di esso. Anche il rapporto fra «vero» e fantastico (ma anche falso) può essere un altro criterio per ordinare un'atlante l . . delle mappe in letteratura: si trovano con voi 111m1euo spesso, strizzando l'occhio, o illustri, · 1 • testi in cui sono immaginati sia il luogo L ·,,, 11111111 · 1l·I,,, 1111· 1· ' a sptare e istrici, quando, strisciando il passo, - cc I u • 1:.:.ll li ·"' 1111 (l'isola che non c'è) che il viaggio, altri ALlrLl/lcaCo/Ila Sua PLIP·11ab·a,, • prive del tu/lo d'estro s 1ìlano a ca170basso, 1 1 w 1 ' di viaggi veri in cui è il luogo ad essere pare non si convinca d'esser lessa. sempre più basso e triste, con le pupille fisse, immaginato (non è forse, dal nostro sempre più fisse e isteriche sino a parer sinistre, 2 / d d punto di vista. la situazione che ci si presag 1e i isastri souo mostrine fruste, La ltma e una Lumaca immacolata le scarpe senza stringhe, i musi spigolistri, presenta anche quando leggiamo il Congeli.da lente~,a calco/ara d I • 1 - - d diario di bordo di Cristoforo Colom- -~ e acca Clii/O I c 1ostnper men icar mi11estre. passano su una foglia d'insalata. 10 bo?) Ancora funzioni della mappa per la 3 // melo che scrollo nel sog110 lettura: possono servire come riassunMille lombrichi in lacrime lungo /'ombre del Lambro è il rorido melo che regna ti, o illustrazioni (la «bella carta»): per - corso d'acqua lombardo per quanto non lo sembri - sui prati scoscesi di Cogne seguire meglio i personaggi, ci viene son solo mille lacrime colore d'ambra e fango. ad og11iscossone mi bagna dato il «teatro delle loro operazioni» 4 rimbalza110mele cotogne (tante cartedi guerra, anche nei libri di maligne più dure del leg110 fantasy). Soffre d'affanno ma non è per l'afa a volo le mordi! la cagna Tutte le carte, come quelle reali, la mia giraffa affamata d'affeuo, più verde del vento che sogno. hanno inoltre una funzione ideologica, ficca la lingua de111rola caraffa dal senso più generale di «orientamendi rarafià - con occhio esterrefauo. 11 to del discorso» che possiamo dare a 5 Sordo lago di Garda questo termine. a quello specifico che Tanto va la gaua al lardo che ci lascia lo zampino rumore d'acqua lorda un certo autore può significare con la color verde sorba d J 1·b S f 1· • tanto va la goua al tardo che si s/çJScialo scarpino mappa e suo 1 ro. e s og iamo 1 tanto va la gheua al sardo che l'allaccia sul gradino la scarpa nella merda libri che in questo senso parlano ad tanto va la ghioua al nardo che /o struscia col linguino la carpa in mezzo ali'erba esempio di luoghi che non esistono tanto va la grappa al bardo che rintraccia il suo destino. la squama che s'inarca «davvero» (cfr. una tantum, le isole la morte che ritarda esplorate da Gulliver), le analogie con 6 la sponda dentro l'ombra la storia della cartografia non possono La lingua balle dove il dente duole la lebbra che la orla non stupirci. Che dire delle carte dellanguida galla deludeme al sole una voce che urla: l'isola di Utopia (etimologicamente, il l'inguine è un laue misto a spente viole «A/laccati alla corda!». luogo che non è in nessun luogo)? Se unghie scar/aue contro stinte stole 12 per Thomas More rappresentare il sangue ed ovai/a nelle srente aiuole Basta sbarcare ad Itaca luogo inesistente significava affermare dilaga il biuer trra le tende in stile. la possibilità stessa del cambiamento per capire ch'è antica 7 e affondando la pertica politico. quella dell'ancora non-esistente, che si trattava di costruire, perViolemo un vento soffia stano/le e mi risveglia, lungo l'erta a fatica ché non pensare che per un autore di ti riassesto la cuffia sul musino di triglia, traversare le ortiche libri «d'avventure» rappresentare un mi abbouono la maglia, sento il mare che muglia, dell'orto fino al pero luogo inesistente possa avere l'analoga il tic tac della sveglia, i fischi della soglia, del pia1110e i rami morti funzione di dare uno spazio all'immami svanisce la voglia di villeggiarea Oneglia. irti nel cielo nero. ginazione, costruirsi, più o meno in 8 13 grande. il proprio mondo? Le tisane, i nepenti, i decolli calmanti Dove il fiume fa una curva Cosi le carte di rappresentazione dei bollono debolmente mentre ti sfili i guanti dove il vento piega l'erba mondi fantastici (pensiamo a quelle di e quasi te ne penti riandando i tè danzanti masticavi un fil di salvia Tolkien. o a quelle «arredate» e bellisora che siamo in rami con i sorrisi spenti sime dove insieme ai luoghi troviamo sfavilla/Ile nella sera. anche i loro abitanti, i mezzi di locoo tisane, o nepenti, o decolli calmanti. Ti sfilasti in 1u11acalma mozione, le abitazioni, per esempio di 9 una calza dopo l'altra Jambo o di Robida), assomigliano Se vi recate in Istria a istruirvi sulle istrici a11cheil cielo era una salsa molto a quelle che, ancora nel '600, e anch'io mi trovo in Istria a/l'incirca sul vespro, bianca fuori e dentro bianca. costruiva padre Kirker, o ai Paradisi ._ _______________________________________________ ___,Terrestri e ai Paesi di Cuccagna. lano da ciò che è scritto, è chiamato a completare cooperando, con la sua lettura. alla costruzione della significazione. Un testo è allora sempre l'esplicitazione di una porzione del discorso. un insieme discontinuo che poggia su quanto di implicito esso presuppone (altri testi, la conoscenza di una lingua e di un insieme di codici. anche eregole di genere» che permettono di riconoscere un libro come fantastico o di avventura ecc.). Lo stesso vale per la mappa, testo cartografico che per cfunzionare» presuppone che il suo osservatore ne riconosca il linguaggio (i riferimenti spaziali. i segni convenzionali) e Io relativizzi in qualche modo al contenuto del libro di cui è parte. l:. per questo che possiamo considerare significativo il rapporto fra il libro tipologico è dunque rappresentata dai modi in. cui la carta può intervenire (interferire) nel funzionamento del testo. Abbiamo una costante empirica: quando essa è «allegata» al testo come sua parte integrante. è sempre vista almeno dal lettore. oltre che dall'autore. I casi in cui la carta sia stata «aggiunta» al testo, dall'editore, o in una ristampa «critica», non li consideriamo qui pertinenti in prima istanza. Non sempre i personaggi protagonisti della storia sono «alla pari» con autore e lettore in possesso della carta: ci sono casi in cui solo alla fine'!' eroe entra in possesso della propria mappa (il lettore è allora cronista dei suoi errori di percorso). Ci sono carte inutili (ciò che si cerca non è là) e carte più «intime» di altre (la mappa è un oggetto prezioso, di Marin in un saggio pubblicato nel catalogo della mostra parigina sulla cartografia, le carte manifestano un massimo di afasia (nelle «carte mute» di largo impiego pedagogico), apparentemente semplici funzioni indicali (nel caso delle piantine nelle stazioni della metropolitana, la. cui posizione è segnata nel reticolo urbano con un rassicurante «siete qui», sostituito da buchi fatti dagli utenti, quando assente), o vere e proprie stratificazioni discorsive (Paolo Fabbri ci ha segnalato quelle enciclopediche conservate nei Musei Vaticani). Un caso limite nella cartografia fantastica della mappa enigmatica può essere rappresentato da quella dei crepacci in Gordon Pym. Poe simula un drario di bordo in cui, poco prima della fine del libro, il protagonista, Ma se queste ultime erano considerate «scientificne», qut:lle degli scrittori d'invenzione sono invece consapevoli giochi di citazione, di rifiuto del «tutto esaurito» geografico, di proposta o di rinvio al riconoscimento. In Lewis Carro! (The Hu.nl IO the Snark) abbiamo una carta dell'Oceano_ che non rappresenta assolutamente niente, accompagnata da una filastrocca che la dice, finalmente, «una mappa comprensibile per intero». Dato che Poli, Tropicì, Paralleli e Meridiani sono segni meramente convenzionali, la carta più vera è quella che, in quanto tale, è perfettamente bianca. La carta fantastica, facendo il verso a quella vera, addita a quest'ultima sùoi limiti. Carta liberata? I

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