Nomadolog..il.a..r..,ascendenta l. I Viaggi V iaggi straordinari. viaggi immaginari: ecco l'oggetto di una nuova disciplina. antimetafisica avventurosa. scienza del puro percorso e dei suoi fondamenti (nomadologia trascendmtale?). Ouusura/apertlua di un territorio: la scoperta di essere su un'isola e non • sulla terraferma è un caso di chiusura di territorio - se in seguito viene fabbricata una piroga che permette di spostarsi sulle isole vicine. uno o più nuovi territori si aprono. È inutile dare una definizione più completa. basterà ricordare che una chiusura di territorio in qualche modo originaria (delimilazione) è non solo necessaria ma necessariamente da negare con almeno un'apertura di nuovo territorio nel corso del viaggio. Un territorio si può aprire per allargamento rispetto al precedente. che viene cosi incluso (la scoperta di una regione intorno alla città). per passaggio ad un altro territorio indipendente dal primo (Gulliver da un'isola all'altra). per restringimento rispetto al precedente ma con esplorazione intensiva del nuovo territorio delimitato (Borges in un suo racconto parla dello scrittore Ramòn Bonavena che arriva a restringere il territorio del suo viaggioscrittura ad un solo angolo del suo tavolo. poiché «andare indefinitamente più in alto sarebbe stato sconfinare nel soffitto. nella terrazza e presto nell'astronomia; andare più in basso. mi avrebbe sprofondato nella cantina. nella pianura subtropicale. se non nel globo terracqueo»). Ecosl paradossalmente il nuovo territorio può essere la quarta dimensione rispetto alla galassia. ma anche un solo manoscritto rispetto ad un'intera biblioteca: non è un problema di grandezze (ampiezza del territorio. lunghezza del percorso): ogni cartafviaggio ha più o meno le dimensioni della pagina del libro. sia poi la scala 1: I o I: 1.000.000. Prendiamo Verne: il planisfero su cui è tracciato il viaggio di Phileas Fogg non è di dimensioni troppo più grandi dell'Isola Misteriosa. Xavier de Maistre lo ha mostrato molto bene nel suo Viaggio intorno alla mia camera: «Non finirei mai se volessi descrivere la millesima parte dei singolari avvenimenti che mi capitano viaggiando per la mia biblioteca. I viaggi di Cook e le osservazioni dei suoi compagni. i dottori Banks e Solander. non sono nulla al confronto delle mie avventure in un solo distretto ...». E qualche pagina prima: c Dalla spedizione degli Argonauti fino all'assemblea dei Notabili. dal fondo degli inferi fino all'ultima stella fissa al di là della via lattea. fino ai confini dell'universo. fino alle porte del caos. ecco il vasto territorio dove passeggio in lungo e in largo. e con comodo. poiché il tempo non mi manca più dello spazio». Quindi la scelta apertura o chiusura di territorio non è mai effettuabile una volta per tutte: sempre nuovi territori possono aprirsi. Vediamo un'apertura plurima ca stella» Qualcosa si compone dell'ordine di un labirinto arboreo (un labirinto i viaggi nel quale sono formalizzabili alle finfine in base a scelte binarie - o di quà o di là-e dove. una volta fatta la scelta. la strada già percorsa non può riservare brutte sorprese. Tra gli esempi del labirintologo Borges: cii giardino dei sentieri che si biforcano»). Ogni nuovo territorio. apertosi contemporaneamente ad altri. può ora generare l'apertura contemporanea di altri territori. Ma come decidere a questo punto che il territorio b, non possa aprirsi anche in a oltre che in c,, c2, C3?Come decidere che a non possa essere un nuovo territorio grazie ad un suo proprio divenire o ad una nostra particolare intensità di esplorazione? Pensiamo a quello che è ormai un Gianpiero Neri topos della letteratura fantascientifica (vedi per es. Ritorno al domani di L. Ron Hubbard). Un viaggiatore spaziale torna dopo· qualche anno sulla terra: qui il tempo a causa della relatività è trascorso molto più in fretta. Inutile accertarsi in ogni modo che si tratta ancora del territorio di partenza. questa terra non è più la terra (anche perché la donna che si ama ha ormai ottanta anni). Pensiamo ancora ai territori aperti dal viaggio-scrittura di Tristram Shandy: i livelli si confondono. la gerarchia è fluttuante. li labirinto perde il suo carattere arboreo e diventa una pagina marmorizzata. Torniamo al paradosso descritto precedentemente: due territori qualsiasi hanno sempre più o meno le medesime dimensioni. Riformulato il paradosso suona: dopo un numero anche infinito di aperture-chiusure il territorio si mantiene in equilibrio: inconcepibilmente il suo valore totale non solo non è misurabile ma la sua grandezza sommata a quella di un nuovo territorio annesso. grande a piacere. è ancora uguale a se stessa. Un paradosso dell'infinito senza dubbio. 2. Il romanzo e il viaggio: una metafora che gode della proprietà commuta• tiva Ma il viaggio è sempre perlomeno duplice: un viaggio geografico e un viaggio cognitivo. Coppia asimmetrica. forse acausale. Questi due viaggi sono comunque sempre uno e uno solo: ma con uno scarto al suo interno. forse derivato dalla mitica millenaria lotta tra materia e spirito. Ogni libro presuppone una carta (più carte in realtà. forse una per pagina. territori chiusi e di nuovo aperti)- in questa c'è un percorso. una catena di territori esplorati intensivamente. una città dopo l'altra. un'avventura un incontro un amore dopo l'altro. Che la carta sia disegnata o meno poco importa. essuna importanza ha anche il fatto che la carta sia dentro il romanzo (mappa del tesoro o comunque strumento dell'eroe) piuttosto che fuori (carta «ad intelligenza del testo» o comunque apparato cr_itico-esplicativo). La carta «dentro». o stesa. viene fuori. Quella «fuori» o è stata presa da dentro o comunque vi entrerà. Sopra la carta. sopra come un punto di vista che si alza e si abbassa e comunque scorre e accumula prospettive. il doppio del percorso. cosi sovrapponibile al percorso geografico nella sua dissimmetria. Il viaggio della coscienza. del desiderio. della volontà viaggiatrice. E come il primo anche questo apre e chiude territori in una molteplicità di forme che ancora una volta non ci permette una tipologia. (Detto di passaggio: anche la tipologia è un viaggio. del tipo esplorazione intensiva). I due viaggi sono forse altro da due sostanze diverse - il viaggio cognitivo è la forma (le forme possibili). Che questa forma sia così spazializzata-spazializzabile non è che ridefinire la dissimmetria: una vittoria (indefinibile e probabilmente provvisoria. comunque indimostrabile e immorale) dello spazio sul tempo. della geografia sulla storia. Gilles Deleuze e Claire Parnet si sono a lungo soffermati su questo problema: il viaggio. il divenire. contro ogni apparenza. hanno poco o nulla a che vedere col tempo. «Nel divenire non c'è né passato né futuro. e neppure presente, non c'è la storia». «La velocità assoluta è la velocità dei nomadi. anche quando si spostano lentamente. I nomadi sono sempre in mezzo. La steppa cresce in mezzo. essa è tra le grandi foreste e i grandi imperi. La steppa. l'erba e i nomadi sono la stessa cosa. I nomadi non hanno né passato né futuro. essi hanno solo dei divenire. divenire-donna. divenireanimale. divenire-cavallo: loro straordinaria arte animalesca. I nomadi non hanno storia. hanno solo geografia». (Dialogues) Il tempo sembra cosi destinato a essere contenuto nello spazio, a spazializzarsi continuamente in mille modi. Il passato e il futuro lasciano spazio all'altrove. il presente al qui. Il tempo. un tempo possibilità di soluzione di paradossi. deve arrendersi a que,sti. Facciamo un esempio. Il montaggio cinematografico può trattare il tempo come vuole. stravolgerlo a favore di un accostamento cromatico. Ma l'accostamento cromatico è ancora un fatto topologico: lo spazio non è possibile non subirlo. A chi dice erroneamente «lo spazio lo percorro. il tempo mi percorre» è necessario rispondere: tu non intrometterti ma lascia spazio e tempo in assenza da un soggetto: si potrà fermare il tempo e lo spazio continµerà a sussistere ma eliminando lo spazio anche il tempo svanisce. Occorre intendersi: non è che il fattore tempo sia sempre e comunque assente nell'avventura e nel romanzo di viaggi. In qualche modo rientra. ' anzi. per la finestra. o permane - come anche nei nostri esempi che parrebbero così contraddire l'ipotesi che crediamo confermino. Di-fatto il tempo permane. però. in quanto residuo e siamo portati a credere che sia comunque confermata l'ipotesi di una linea di tendenza verso l'astrazione dal tempo (che passa per la sconfitta del romanzo storico fino agli esperimenti squisitamente topologici alla Flatlandia, e comunque attraverso una lunga serie di testi di finzione soprattutto geografici che ci propongono problemi di organizzazione sempre spaziale e mai cronologica). 3. Il viaggio «moderno» Ricostruire una storia della metafora del viaggio. che diventa una storia dei viaggi e che con le sue tappe ne è già una tipologia molto astratta, potrebbe essere la meta di questa esplorazione. Restringeremo per comodità l'ambito di questa separazione agli ultimi due secoli, al viaggio «moderno». 3.1. Procedimento arbitrariamente selettore: il nostro punto di partenza che è il viaggio romantico (viaggio o educazione sentimentale) e del romanzo d'avventure è già un punto di arrivo. Se non altro nel suo modello filosofico: il viaggio della coscienza di Hegel: «itinerario verso la scienza» che «è esso stesso già scienza. e. secondo il contenuto di quest'ultima, è quindi scienza dell'esperienza della coscienza» (Fenomenologia dello Spirito). Punto di arrivo, dicevamo. rispetto alla storia della metafora che inizia perlomeno da Cartesio. (Salvatore Veca ha fatto una prima stesura di questa storia - che è poi quella dei Modi della Ragione: da Cartesio a Hegel fino al labirinto di Wittgenstein). Questo viaggio-tipo è caratterizzato in tutte le sue occorrenze dalla categoria arricchimento. Il viaggio in questione. infatti, presuppone una partenza e un arrivo-ritorno. ma ciò che lo definisce è il termine medio «arricchimento» (di conoscenza. di autocoscienza. di esperienza. di denaro). E il denaro. nella maggior parte dei casi. non è che una misura tangibile dell'esperienza accumulata. così come il tesoro non si trova mai solo grazie alla mappa ma dopo e grazie ad una infinità di ostacoli (potente negativo) da superare. La mappa non è che un utensile attraverso il quale un territorio-materia-prima è valorizzato da lavoro umano. Ma come Veca rammenta già da Cartesio un'accezione bassa del viaggio si fa strada: il viaggiatore si è perduto e deve trovare un via d'uscita. 3.2. La soluzione di Hegel non regge a lungo. La perdita della strada non pare semplicemente una necessaria antitesi. il viaggiatore si è perduto in un labirinto. Questa è la categoria determinante del secondo tipo di viaggio. Qualcuno parte. fiducioso nell'arrivo e nell'arricchimento (forse il mercante o il rivoluzionario borghese) ma il labirinto imprevedibilmente lo avvolge. li tasso di probabilità dell'arricchimento si è rivelato molto basso. l'importante è uscirne- e qualcuno. come K., non ne esce vivo. La versione ottimista di questo dover-uscirne-fuori (sbrogliare il bandolo della matas a) è il racconto poliziesco. Sherlock Holmes. Auguste Dupin grandi labirintonauti! Ma anche qui c'è poco da arricchirsi: non è in gioco un corpo sano che si sviluppa. ma un corpo malato da guarire. Non ci si lasci trarre in inganno dal fatto che il filo d'Arianna non è più necessario dato che. ormai, spostatosi il punto di vista molto in alto. anche il labirinto è un'immagine cartografica. In una città. come anche Wittgenstein scriveva. potrà esserci una periferia razionale e ordinata. ma la città vecchia è quasi sempre un dedalo: un groviglio di stradine, scale e passaggi segreti. Cosa dimostrata dal fatto che quasi sempre l'imbarazzo dei topografi di fronte./1territori di questo tipo si risolve tracciando delle linee a caso:frastagliate senza alcun criterio che non sia la disperazione di fronte al non rappresentabile (è il caso delle mappe ottocentesche della Vetra a Milano). Qualcosa di analogo si è verificato alcune pagine fa: nella costruzione di una rete di territori c'è una soglia oltre la quale la sicurezza arboriforme dell'accumulazione di luoghi esplorati e bonificati si perde. Con essa se n'è andata la conoscenza acquisita. forse il capitale-denaro. Dopotutto non c'è da scandalizzarsi: intorno al '900 i territori accumulati dagli imperi si sfaldario. sorgono dubbi sulla possibilità stessa dell'accumulazione. In ogni 'caso siamo giunti, alla fine del XIX secolo. alla «spartizione definitiva della terra; definitiva, non già nel senso che sia impossibile una nuova spartizione - ché anzi nuove r--- spartizioni sono possibili e-inevitabili- " ma nel senso che la politica coloniale •5 dei paesi capitalistici ha ·condouo a R termine l'arraffamento di terre non ~ occupate sul nostro pianeta» (Lenin. o. L'Imperialismo). Il capitale incorporato (sia esso denaro o territorio) non è cosi «cristallizzato». anzi fluidifica, si consuma, m.utain modo imprevedibile, si ripartisce su uno spazio diverso su cui è diffi. cile tracciare confini. Forse (ipotesi ~ più temibile) una misteriosa legge di ;;:; tendenza rende il capitale uguale a zero. Non è qui il caso di soffermarsi sulla ~ giustificazione di questi timori. Qual- ~ cosa è accaduto di certo dato che il <i
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