A proposito di Eredità di questo tempo (1935), la raccolta di saggi in cui Bloch invitava la sinistra ad ampliare il suo concetto di eredità culturale per comprendere il nazismo e le ragioni del suo radicamento nei sentimenti anticapitalistici delle masse, Benjamin scrisse che il libro era per un certo aspetto non-contemporaneo. Con questo voleva dire che non era ben riuscita la mediazione della sua elaborazione filosofica con la realtà e con gli errori della politica comunista. Benjamin rimprovera al libro di Bloch di essere così «spiazzato» rispetto alle circostanze in cui appare da poter essere paragonato a un gran signore che, «giunto a ispezionare una località devastata dal terremoto, non ha per prima cosa niente di più urgente da fare che far stendere ai suoi servi i tappeti persiani che si è portato dietro - del resto alquanto tarmati-. collocare vasi d'oro e d'argento- in parte già alquanto anneriti-. lasciarsi avvolgere in vesti di broccato e di damasco» (lettera ad Alfred Cohn del 6/2/1935, in Briefe. Suhrkamp, Frankfurt a M. 1966. Bd. I, pp. 648-9). In una conversazione del 1974, a chi gli ricorda questa critica, Bloch replica: «Non-contemporaneo o sovratemporaneo? È una grossa differenza. Sovratemporaneo interamente, e anche un po' non-contemporaneo, poiché non tutto ciò che è scomparso è merda. poiché nel passato è contenuto il futuro, qualcosa di non riscattato, che ci è dato come retaggio. Cito spesso la frase della guerra dei contadini: 'Battuti torniamo a casa, i nostri nipoti c;ombatteranno meglio'. Ciò significa che la guerra dei contadini non è finita. è rimasta come qualcosa che è lasciato in eredità, come nostro dovere, poiché non è riuscita. In questo senso, ciò che dico è anche non contemporaneo.( ...) Lo scopo è di abbattere il radicalismo di destra, di arginarlo. di renderlo impossibile, impensabile, grottesco. La liberazione dalla necessità sta solo nella sovratemporalità, non in ciò che è non-contemporaneo, ma quest'ultimo deve essere'ricordato, tenuto desto e fissato sul sovratemporale, poiché molto del passato non è ancora del tutto passato, bensì contiene ancora un'eredità per noi». (Gespriiche mie Ernst Bloch, a cura di R. Tronb e H. Wieser, Suhrkamp 1975, p. 210-1). Ecco dunque ii vecchio Bloch che fissa con inequivocabile chiarezza l'ambito politico in cui si colloca la sua filosofia, l'ambito definito dalle categorie di contemporaneità. non-contemporaneità e sovra-temporaneità. Non a caso, come osserva Oskar Negt. Bloch è colui che vede la tendenza verso l'emancipazione rivoluzionaria della società, che ha nel proletariato il suo principale protagonista. non come un processo unico e lineare. che scorre al modo di un grande fiume che raccoglie i detriti e i resti di altri tempi e di altre storie. bensì come un processo costantemente incalzato dalla possibilità del fascismo, inteso come sintesi culturale di contraddizioni non-contemporanee. non semplicemente arretrate. Appunto in Germania, definita in Eredità di questo tempo il «paese classico della non-contemporaneità», questi due sviluppi si sono scontrati in maniera esplosiva. L'interesse blochiano per il marginale, il banale e il quotidiano nasce quindi dalla consapevolezza che in ogni cosa, si tratti di immagini della natura, di opere d'arte o delle idee di libertà e di eguaglianza, della stessa idea marxiana di socialismo. si nasconde la possibilità di questo sviluppo alternativo. Il presente è «zona di pericolo». esposta costantemente alla possibilità che i sentimenti anticapitalistici che alimentano la fantasia socialista delle masse, ove non siano mediati e tradotti in orientamenti concreti, si trasformino. soprattutto in epoche di crisi. in controrivoluzione. 11primo libro di Bloch, Spirito dell'utopia (1918-1923), scritto durante la guerra, mostra molto chiaramente l'atteggiamento critico di Bloch verso la cultura tedesca del primo Novecento, con il suo relativismo e politeismo dei valori, con la sua negazione del progresso nella concezione cumulativa e patrimoniale della tradizione, propria dello storicismo, e nel piatto evoluzionismo socialdemocratico. A contatto con il pensiero di Simmel e di Weber. le cui lezioni e seminari Bloch aveva seguito'a Berlino e a Heidelberg. prende corpo un'esperienza fondamentale, l'esperienza. che costituisce una sorta di nucleo del pensiero di un'intera generazione di filosofi tedeschi (da Lukacs a Heidegger fino a Benjamin e Adorno), della reificazione in quanto costituzione di una «seconda natura», di una pseudo-oggettività in cui tutto è strumento, cosa utilizzabile e manipolabile. e l'uomo smarrisce il legame che un tempo lo univa alle cose. Di fronte al mondo divenuto il regno della tecnica e in cui le cose. come la stessa vita dell'uomo, hanno perduto il !oso senso, Bloch ricerca una possibilità di uscita. di liberazione. Il messianismo ebraico, la mistica cristiana, il marxismo e una forte proiezione emotiva verso la Russia, il paese di Dostoevskij e di Tolstoi, prima ancora che di Lenin. sono gli elementi che, per Bloch. dovrebbero ripristinare un collegamento rivoluzionario tra il soggetto pieno di ansia di riscatto e un mondo abbandonato da dio. L'atmosfera spirituale dell'epoca, come viene descritta nelle pagine di Spirito dell'utopia. è quella :!ella stupidità e assurdità della guerra che ha segnato il trionfo della restaurazione tedesca e della tradizione st3talistica e autoritaria della Germania. Anche gli intellettuali si sono dimostrati inermi di fronte alla guerra: il motivo è che «non abbiamo un pensiero socialista~. o. quello che c'è. ha dimenticato lo «spirito di Kant e di Baader». Nemmeno le nuove generazioni sono portatrici di qualcosa di nuovo: «Abbiamo nostalgia e poco sapere. ma agiamo poco e, cosa che spiega in parte questa mancanza. non abbiamo amMario San1agostini piezza. prospettiva. fini. né limiti interiori che presumeremmo di aver superato.( ...) on abbiamo ... nessun concetto utopico nel suo principio» (Geist der Utopie, pp. 11-3. Si tratta dell'Absicht. rimasta immutata nelle due versio.ni. del '18. de! '23). Lo spirito de/l'utopia è la ricerca di quella luce che sembra si sia spenta nello scenario del presente. ricerca che incomincia dalle cose, da un modo diverso di rapportasi ad esse. li libro di Bloch si apre con la ripresa del tema della brocca. che aveva già ispirato Simmel e ispirerà più tardi anche Heidegger. Nella bruna brocca di Franconia, su cui è rappresentato un uomo barbuto. oggetto uguale a tanti altri, Bloch ritrova i! segno della storia e delle tradizio'li popolari. Essa infatti ricorda le brocche in cui bevevano i legionari romani, le cui forme sono state poi appesantite dall'influsso delle soldatesche nordiche. L'immagine dell'uomo barbuto si ritrova inoltre come figura allegorica sulle insegne degli alberghi e anche su alcune monete. Sulla brocca. l'uomo barbuto conserva tutto il suo carattere silvano. la profondità delle foreste primitive e oscure e fa sl che le vecchie brocche parlino ancora del passato contadino e delle sue leggende. Con il suo ventre scuro e spazioso. che odora di bevande a lungo dimenticate. la vecchia brocca ricorda anche il ventre materno. l'infanzia e favorisce quindi una sorta di identificazione che accresce il senso dell'io, cosl come l'identità del popolo, la sua gioia e il suo benessere si oggettivano in questo utensile tanto familiare ( Geisr der Utopie, pp. 17-9). Le tracce, i segni. quanto di ignoto, di inconsapevole. di possibile esprime e nasconde la brocca, è il simbolo dell'espressionismo di cui, a detta di Bloch. il capitolo di Spirito dell'utopia sull'ornamento è la «filosofia». Nelle opere degli espressionisti egli ritrova un mondo completamente altro. che non è fatto più di un ordine tranquillo, ma è ·una spedizione nell'ignoto. dove l'oggettualità reale non è più compatta. unitaria. ma interrotta. negata. per cui si va alla ricerca di cifre. di qualcosa che non c'è ancora nel mondo esistente. In tal senso. l'ornamento viene esaltato. in contrasto con l'arte troppo oggettiva (il neoclassicismo. ma la stessa critica verrà rivolta da Bloch negli anni '20 alla Neue Sachlichkeit). nel suo significato 'metafisico: l'ornamento è segno delle cose. del mondo esterno. «scritto» sulle forme che esso offre. Nella perdita dell'oggettualità viene accentuata un'altra oggettualità. non ancora reale: il mondo esterno è affondato, svuotato e con l'espressionismo le cose diventano dunque abitanti di ciò che è propriamente interiore. LJ elemento latente nelle esperienze storiche e individuali, che Spirito dell'utopia vede emergere nell'ornamento, nella musica (la filosofia della musica occupa circa un terzo dell'opera), nella mistica rappresenta per Bloch la tradizione degli - oppressi e di coloro che sperano in un mutamento. Non altrimenti il sogno e il non-ancora-cosciente. ciò che è solo apparentemente interiore e oscuro, diventano paradigma di un'anticipazione fantastica dell'imminente liberazione. In questo senso deve essere interpretata l'assuzione del tema della «trascendenza» e dell'escatologia messianica in Spirito dell'utopia. Come è stato scritto in una recente interpretazione di Bloch (G. Cunico. Essere come utopia. I fondamenti della filosofia della speranza di Ernsr Bloch, Le Monnier 1976), si tratta di un nuovo rapporto tra soggetto e realtà che implica l'oltrepassamento del mondo· presente e reale. il quale a sua volta è pieno di potenzialità immanenti. è in cammino. è sulla via del suo compimento. Trascendente è quindi la domanda originaria. «incostruibile» (cui è dedicata un'importante sezione di Spirito dell'utopia) sul mondo ancora incompiuto e pieno di fermenti. è l'interrogarsi sul verso dove e sull'a che scopo di ogni movimento di trasformazione. è l'intenzionalità in sé di ogni aspirazione a un ordinamento sociale definitivo. Trascendente non è altro che quel momento ideale-morale o di «critica della ragion pratica». la cui mancanza nel marxismo Bloch lamenta fin dalla sua opera giovanile, e che costituisce uno dei temi principali della sua lunga riflessione sul socialismo e anche la fonte delle sue anticipatrici o servazioni sulla sua involuzione statualistico-burocratica. La profonda partecipazione di Bloch all'ottobre russo verrà quindi espressa nel Thomas Munzer, teologo della rivoluzione ( 1921) nella forma di un'interpretazione del fenomeno rivoluzionario. non come un semplice miglioramento delle condizioni materiali su di una linea temporale rettilinea. di incremento e progressione quantitativi. bensì come pieno adempimento della finalità ultima. ossia di sogni. inclinazioni. emozioni. entusiasmi orientati verso fini di liberazione che mantengono una loro singolare sopravvivenza attraverso e oltre le loro sconfitte storiche: «Ma sono tornati di nuovo altri giorni. simili a quelli di Miinzer. e non taceranno più finché la loro azione non sarà compiuta. ( ...) Miinzer ha anticipato l'uomo russo, l'uomo più interiore( ...) e il vero spirito della Riforma si sveglia. vicino al più umile. infiammando nell'incanto d'amore, nello spirito entusiasta della Russia, sino a che. alla fine. il cattolicesimo apocalittico crea il sentiero per uscire dal vecchio mondo. forza e fondamento per l'ultimo mito. per l'assoluta trasformazione» (Thomas Munzer, pp. 108-9). Privando il comunismo del carattere teologico e millenaristico orginario. il marxismo «positivistico» ha perso la «familiarità con il più antico dei sogni». quella sostanza profonda della storia umana che ha fatto irruzione in particolare nel movimento degli eretici nella forma dell'aspirazione alla dignità dell'uomo, all'«incedere t!retti> e dell'impaziente. ribelle volontà di una liberazione immediata dal presente. Ecco come la storia di Thomas Miinzer. il capo delle rivolte contadine. diventa l'emblema di un passato degno di essere raccontato e quindi assegnato come compito; per ispirare, per sostenere con ampiezza sempre maggiore il progetto permanente degli uomini. La storia di Thomas Miinzer, del suo movimento. delle idee che lo hanno animato e che sono diventate coscienti solo in maniera debole e appannata. non resta dunque chiusa nei limiti della sua epoca. ma si articola con il presente e con l'avvenire nella forma di una testimonianza che travalica la storia medesima. Contro una concezione délla storiaà la Spengler. come sequenza sconnessa di immagini. così come contro il teleologismo laico dell'epopea del progresso e della salvezza economica apportata da una sorta di provvidenza, Bloch introduce la categoria dell'«ancor vivere» (Weirer/eben) per rompere l'immanenza della storia e penetrare più a fondo nel peculiare insinuarsi dei suoi fenomeni nelle esperienze dei soggetti. Solo in questo modo la memoria storica diventa produttiva e creativa. diventa coscienza di tutto ciò che non è avvenuto, del progetto eterno degli uomini, delle vie che non sono ancora state percorse. ma sulle quali è necessario avanzare. attnlversando tutto ciò che è avvenuto. in un miscuglio privo di senso e dotato di senso. in mezzo agli oscuri crocicchi e ai paradossi la cui totalità costituisce la linea direttiva del processo storico. La storia. compresa appunto nel contesto di significato dell' «ancor vivere» e dell'azione prolungata dei concetti rivoluzionari. diventa la «non mai perduta funzione nella sua pienezza di testimonianza della rivoluzione e del!' Apocalisse»: la storia diventa «un viaggio duro e rischioso. un soffrire. un peregrinare. un errare. un cercare la propria dimora nascosta: piena di tragici rovesciamenti. ribollente. solcata da crepe. da esplosioni. da solitarie promesse. carica di discontinuità nella coscienza della luce» (Thomas Munzer, pp. 66-7). R emo Bodei. nel suo libro Mulriversum, ha messo bene in luce come. radicalizzando l'idea della discontinuità del tempo, Bloch si trovi all'unisono con una delle principali acquisizioni della cultura contemporanea. quella del pluralismo temporale. dell'esistenza. contro l'idea newtoniana di un tempo unico e.rettilineo, il Tempus Absolutum, Verum & Marhematicum. di più tempi. di diversi ritmi che curvano. moltiplicano, frantumano la scansione degli avvenimenti. delle civiltà. degli stati d'animo. delle oggettivazioni culturali e politicoistituzionali. In Experimentum mundi ( 1975). la su~ ultima opera. dedicata significativamente «alla memoria di Rosa Luxemburg», Bloch sembra persino accentuare. rispetto ali' «ottimismo militante» del Principio Speranza, il senso della rischiosità e fallibilità del processo sperimentale che riassume i caratteri essenziali della realtà (G. Cunico. Nora inrròdulliva a Experimentum mundi, p. 22). Intorno al '61. l'anno dell'abbandono della Ddr, della delusione nella «realizzazione» del socialismo, aveva acquistato rilievo. nell'ontologia del non-essere-ancora, accanto al non, il nulla. forma della frustrazione e dell'irrigidimento, della pietrificazione e del girare a vuoto. L'ultimo Bloch si spinge ancora oltre. fino a recuperare l'antica immagine del volto demoniaco del male sotto forma dell'«elemento avverso» (Widersacherisches). che costantemente insidia l'esistere e contrasta crudelmente il corso spontaneo del processo. Il vecchio filosofo. spettatore e partecipe. nel '68. del movimento degli studenti. ma anche della repressione della primavera di Praga. continua. è vero. a sostenere che cinquanta rivoluzioni fallite. ma tentate. sono meglio di nessuna. onostante il suo tardo luxemburghismo. la dottrina delle categorie. con cui egli conclude il suo «sistema aperto». sancisce tuttavia definitivamente la precarietà del corso storico. la fondamentale indecisione del suo sbocco nel «Tutto» o nel« ulla». conseguente alla forte e incalzante presenza degli sbarramenti. degli ostacoli. delle controutopie. Non a caso. l'idea della discontinuità del tempo viene portata in Experimenrum mundi alle estreme conseguenze: il concetto di tempo tradizionale. come successione di passato-presente-futuro. viene capovolto e negato nel «mai». evanescente membrana che intercorre tra gli istanti. ultimo residuo di temporalità. ma qualitativa. estremamente distillata e concentrata, puntiforme. unica e irripetibile, costituita essenzialmente dalla tensione verso il futuro. È possibile che. anche nella sua «riscoperta». Bloch rimanga «non contemporaneo». forse non al modo di un professore tedesco di filosofia. bensì. come dice Oskar Negt. di un «capo scaltro. ma orgoglioso del suo ruolo di politico che guida una stirpe a noi divenuta un po' estranea». A molti le pagine di Spirito dell'utopia sembreranno. come ad Adorno. scritte da Nostradamus. Ma. come nel finale delle storielle cassidiche che era maestro nel raccontare. Bloch rimane un residuo caparbio della tradizione di pensiero dei «grandi vecchi» che fino a tempi recentissimi rappresentavano e incarnavano. con i loro profili severi e la «grinta» dell'aspro lavoro del concetto che facilmente si scioglieva in dolci gesti pedagogici. un tipo di intellettuale ad un tempo mitico e anacronistico.
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