A Ila fine,del XVIII secolo John Howard raccoglieva in volume le testimonianze e le mappe di un itinerario speso attraverso le carceri e i lazzaretti d'Europa: All'ingresso dell'Ufficio di Sanità del lazzaretto di Marsiglia. città toccata dalla catastrofica peste del 1720-22. due quadri. l'uno posto di fronte all'altro. riassumevano l'ufficio della prevenzione pubblica dal contagio: uno rappresentava la pianta del lazzaretto l'altro il corpo di un uomo colpito dalla peste. Questa costatazione «a prima vista» doveva riportare l'orrore del corpo appestato. ai principi di necessità con cui si reggeva un lazzaretto: non più il ricovero impossibile di una umanità devastata dal contagio ma il «muro» provvidenziale (quanto un'utopica cittadella) fatto per respingere e ispezionare qualsiasi fomite di pestilenza incombente. Non appena le città portuali mediterranee riusciranno a dotarsi dei lazzaretti contro il contagio proveniente dai porti orientali. la peste cessa quasi completamente di aggredire l'Europa. perché le città stesse hanno eliminato al proprio interno i veri effetti catastrofici della malattia. Una breve storia popolare riporta singolari elementi di verità. Un eremita incontra un giorno la «vecchia pellegrina» (la peste) che sta per entrare in città: «Per l'amor di Dio. quante vittime farai in questa città?» - «Non più di mille» - replica la vecchia. Morirono diecimila persone. L'eremita incontra ancora la peste che se ne sta andando:« Disgraziata. non mille ma diecimila anime hai spento!» - «Non ti ho ingannato - rispose la pellegrina- Mille come ti avevo detto. il resto le ha uccise la paura». Nella città occidentale l'età della peste si situa stabilmente nel cinquantennio tra il Cinquecento e il Seicento (1575-1630): le ultime epidemie del XVI Ie del XVIII secolo segnano il suo definitivo interrompersi ma la scomparsa della peste non è legata alla scoperta della causa agente né dei veicoli di trasmissione che restano. entro una sfera di rimedi specifici assolutamente inutili. ignoti fino alla fine del XIX secolo. Le storiche pestilenze di Atene e Costantinopoli descrivono episodi epidemici estremamente virulenti che non è possibile associare all'etiologia della peste bubbonica. esplosa in Europa nei secoli indicati. nonostante ciò il racconto storico di Tucidide e Procopio di Cesarea fissa inequivocabilmente la meccanica sempre uguale del contagio che colpisce la città: ignoranza e occultamento voluto dell'insorgere della malattia. inutilità di qualsiasi cura medica. persecuzione dei probabili seminatori del contagio. sovvertimento di costumi. istituzioni e classi sociali. Gente che si dà pubblicamente , a «piaceri» che prima tiene nascosti. gente senza nulla che raccoglie le sostanze dei ricchi e degli «ingiusti» improvvisamente spazzati via. La peste abbraccia l'individuo e si diffonde sopra una nazione usando indistintamente le armi della carità e della perversità. lavorando per l'estinzione del genere umano ma infine estinguendo se stessa e confermando aspramente le leggi del dominio. Per i sopravvissuti si mostra come una terrificante schiavitù della coscienza. energia giustiziatrice ed equilibratrice dei contrasti e delle colpe umane; in qualche modo una «rivoluzione» compiutasi come castigo di Dio alla cui volontà il flagello della peste è inestricabilmente legato. N onostante ciò la guerra contro l'accerchiamento della città e il crollo della vita urbana sotto i colpi della pestilenza viene perseguita in Europa con roghi e ammazzamenti. L'impossibilità di frenare il contagio preme per punizioni esemplari verso coloro che «possono» seminare la peste. e sono. dopo i lebbrosi e gli «impiagati». gli ebrei del XIV secolo; le streghe del XVI. cerusichi e frati che per lucro professionale o protervia religiosa hanno interesse a spargere la peste. per giungere al complotto delle grandi pesti del Seicento degli untori che fabbricano «unguenti pestiferi» e li diffondono con favore delle tenebre: un'umanità perversa per natura che si annida fin dentro gli apparati di sanità e lavora per puro desiderio di crimine. in odio a tutta l'umanità dei battezzati. È di fronte ad un vano esercizio del potere follemente punitivo e giustiziere (focus, [urca e1aurum su111medicina Lapeste mali) i'n lotta per la propria sopravvivenza che il corpo individuale in tanta pericolosa solitudine. piccola entità dispersa. viene raccolto e investito dallo sguardo pietoso della pastoralità cristiana. collocato in un «secondo spazio». non sotto il potere della sorveglianza e della punizione ma sotto quello della carità e dell'assistenza. Dopo l'età della peste qualsiasi potere non potrà più far morire e lasciar vivere ma dovrà far vivere o lasciar morire. Più in particolare l'imponderabile castigo divino come la peste e qualsiasi altra minaccia alla vita dovranno essere racchiusi e situati. investiti di regole e di principi; distribuiti in luoghi circoscritti da muri in maniera che questa esclusione riesca in tutto favorevole a chi la pratica con il consenso di chi la subisce. La costruzione del lazzaretto significa riunire il disperso terrore e la miseria della peste per concentrarla in Giancarlo Majorinu una mono-idea che fissa la propria forma assistenziale sopra ogni possibile «libertà» del male: un'utopia regolatrice che sta al posto della città. al posto della peste. potendo agire sull'uria per il dominio dell'altra. Nel XIV secolo le provvidenze delle magistrature in caso di peste si palleggiano in gradi alterni un interesse-disinteresse per il governo del male: l'argomento non è ancora investito di un discorso di prevenzione e di tutela. La nascita dello spazio proporrà invece soluzioni necessarie di tecnica assistenziale. li primo lazzaretto. quello di Venezia ( I423) scaturisce da un patto tra il promotore Bernardini da Siena e l'oligarchia mercantile dello stato veneziano. 11 morbo pestilenziale. per indurre all'esercizio della carità. della prevenzione. dell'assistenza ha bisogno di un recinto prefissato. una città separata che appena si sappia dov'è situata ma che tutti sappiano a che cosa giovi. pur ignorando come funzioni. In questo luogo hanno corso una lunga serie di disposizioni eccezionali respinte dalla città ma che servono unicamente ad e sa. Nel lazzaretto l'isolamento dal contagio è puramente accessorio. la presenza della malattia. anche quando non è presente rimbalza nel vuoto; viene ricordata. aspettata. minacciata fino a quando non scoppi e quando scoppia questo è il luogo dove più a lungo è conservata. Soltanto così la malattia senza rimedio «produce» carità. assistenza moltiplicandosi sui corpi soggetti. Perché il potere assiManlio Brusatin stenziale ha «bisogno» della peste come la religione del peccato. li progetto del lazzaretto. quale si realizza nelle città europee dal Quattrocento agli inizi del Settecento. in esempi ormai abbandonati e cancellati. è un concreto frammento di quel mondo di città ben disposta perché ben governata che fallisce nell'utopia cinquecentesca: dietro a questi muri regolari si praticano le forme dell'esercizio dell'ordine. la violenza bianca dell'esclusione in cambio dei benefici elargiti dal potere dell'assistenza. È un eccellente luogo di utopia dove il superappestamento tiene lontar.o ogni altro male e in più salva le anime: la fine della peste e il ritorno alla vita normale non ha altro segnale che la ricomparsa delle malattie ordinarie. Perciò è qui che si esercitano dei preordinati meccanismi d'ordine nell'assoluta incognita degli agenti provocatori del contagioe che restano ignoti (come imperscrutabile castigo di Dio) perché tenuti fin troppo presenti. li primo lazzaretto - si è detto - è installato in un'isola della• laguna di Venezia. Il suo nome ha una derivazione locale. la prima accezione di Nazaretho nasce dal convento di Santa Maria di Nazareth che occupava l'isola. il nome si contamina per l'arrivo di eremiti caritatevoli dell'attigua isola di San Lazzaro. perciò Lazaretho. Nella storia di Venezia la voce autoctona di «Lazzaretto» si accomuna ad altre due denominazioni originarie che chiudono in un triangolo ben congegnato la genealogia del potere di uno stato moderno: infatti l'Arsenale organizza e controlla il lavoro e la produzione. il Cheuo accetta e pratica l'esclusione. il Lazzareuo esercita l'assistenza nelle due forme: la preventione e la curatione. Lo sviluppo del lazzaretto si fonda sopra un concetto basilare di isolamento e allo stesso tempo di penetrazione condizionata. Circoscritta la delimitazione fondamentale da cui si esclude ma si annette il luogo delle sepolture. lo sviluppo successivo degli edifici segue una ripartizione rigorosa quanto schematica (date le approssimative ispezioni cliniche) tra sani e infetti. Ciò porterà a quella distinzione più larga tra sospetti e infetti: operazione che non poteva essere garantita. nei periodi del contagio. in una sola isola-lazzaretto. presto risolta a Venezia con la fondazione del Lazzaretto Nuovo (o di Sant'Erasmo. 1468). Qui si applicherà la normativa moderna • del lazzaretto. a carattere prevalentemente preventivo e ispettivo: il controllo e la quarantena per le navi e gli equipaggi provenienti da porti sospetti. Le merci e i carichi dovevano essere sballati. esposti all'aria. al sole. a fumigamenti di sostanze odorose; il danaro e le pietre preziose dovevano essere lavate in aceto. le lettere e le carte bucherellate con apposite pinze ed esposte alla fiamma fino quasi a bruciarle. lf istituzione veneziana del Magistrato alla Sanità (1485) rende autonoma. da çarte dei pubblici poteri. l'attività del Lazzaretto Nuovo con la presenza fissa di un priore delegato. distinguendo la funzione dalla caritatevole attività del Lazzaretto Vecchio. la cui gestione resta del tutto religiosa: si caratterizza da un lato quella struttura semidoganale nonché militare del lazzaretto delle città portuali maggiori. C'è un tacito contratto: l'attività preventiva del Lazzaretto Nuovo investe i poteri civili mentre in quello Vecchio resta la funzione curatrice e assistenziale svolta dagli ordini religiosi. La devozione a San Sebastiano. il santo salvato e guarito dalle pie donne dal martirio delle frecce. si estende in quanto protettrice ed esorcizzante il flagello. quella di San Rocco il santo pellegrino che ostenta il bubbone inguinale. si diffonde in quanto terapeuti.:a e guaritrice del male. Un santo della profilassi e delle misure preventive si accompagna nella frequentissima iconografia. all'altro, preposto alla terapia e alla cura. Il maggior successo delle devozione di San Rocco risponde al maggior effetto della presenza caritativa degli ordini religiosi nel cuore della malattia. piuttosto che quella preventiva che si esercitava con esclusioni e segregazioni. malamente accette dalla popolazione. sotto il terrore del pericolo incombente. San Sebastiano. San Rocco e il santo patrono intercedono presso Dio e il suo giustiziere. «l'Angelo della peste», per la cessazione del flagello sopra la città conquistata alla giustizia divina. La peste è quasi la guerra dichiarata tra Dio e gli uomini (pes1is quasi bellum incer Deum e1 homines dica/I/es), infatti «due sventure si trovano a questo mondo ... che una volta arrivate sono in grado di rompere e sterminare le repubbliche. le società le assemblee umane. Una di queste avviene per l'estrema furia della guerra, l'altra per l'orribile e mortale contagio della peste> (Le Lièvre, Epidyomachie). Come le congiure e le guerre intestine il contagio è covato all'interno delle stesse mura della città, e la strategia della difesa urbana impone prima l'individuazione dei focolai, quindi la riduzione e la circoscrizione ad un quartiere. infine l'espulsione e la relegazione della malattia in una piccola città esterna alle mura dove i corpi sospetti e infetti possano essere segregati in una controllata prigionia. dove lo scatenarsi della morte non abbia altro richiamo che la salvezza delle anime: «la voce di Dio così efficace che fu la peste» (San Carlo). Lo spazio della peste servirà a riannodare la religiosa ordinatura del1'«apparecchio alla Buona Morte» che viene faticosamente ricondotta attraverso gli «ultimi> sacramenti ad una tanto violenta giustizia in terra: «andavano a fascio uomini e donne. adolescenti. fanciulle. bambini pendenti dalla poppa materna. giovani e vecchi. Il servo coricato addosso al padrone pestandogli con i piedi la faccia. ricchi e poveri ignudi> (Federigo Borromeo). lf insana pazzia che scoppia nei lazzaretti dovrà essere faticosamente ricondotta alla pratica di chi non può che volersi salvare dalla dannazione eterna che è mille volte peggiore del terribile spett!lcolo della peste. Cavalieri folli che cavalcano in mezzo ai cadaveri. donne in fuga precipitosa che rifiutano cibo e vesti, frati che circolano benedicenti travestiti da papa o da cardinale, abati immersi per giorni nell'acqua delle fontane che cantano le lodi del signore, gente ferocemente ammalata cui schizzano gli occhi dalle orbite. moribondi sghignazzanti che gridano di non aver nulla. scellerati che si danno a danz,: sfrenate prenotandosi per scherno al prossimo viaggio al lazzaretto, convalescenti circolanti per strada e sorridenti con le viscere esposte e le guance asportate. morti buttati dalle finestre che precipitano in strada, vivi e sani impazziti che si lanciano nello stesso salto. L'apparente anarchia dei corpi disperati è unicamente sollevata da una rete di pratiche religiose. di processioni pubbliche. di confessioni e benedizioni private estese ovunque da ministri di Dio che mostrano di non temere «questa> morte e sopravvivono miracolosamente come i Borromeo. per ricondurre al Te Deum di ringraziamento i sopravvissuti e amministrare l'imponente elargizione degli ex voto per la peste scampata. La rifondazione e la moltiplicazione dello spazio religioso dopo la peste «finita troppo presto non per giustizia ma per clemenza> - dice San Carlo-è minutamente progettato dallo stesso San Carlo nel lnsti1utio11umfabricae e1sepellec1i/is Ecclesias1icae ( 1577). Un secolo più tardi nell'opera più specifica il Capucin Chari1able ( I 622) la tecnologia religiosa del governo della peste è perfettamente a punto. Attribuendosi di fatto tutta la normativa e la pratica del «governo politico> Maurice de Tolon, autore di questa completa opera sulla peste, si avvale di una prolungata esperienza esercitata dall'ordine religioso al quale appartiene. La parola «lazzaretto» sembra del tutto abiurata, intervengono quelle moderne di «ospedale> o di «sanatorio> che devono comunqué non essere meno di tre: uno per i malati, l'altro per i guariti, l'altro per i sospetti. Il modello della città assistita di Maurice de Tolon è una anticipazione di quella quadrettata e igienica dei secoli «civili». La vecchia città appestata è divisa in quartieri, si decidono e si fissano i nomi delle vie al posto di quelli più incerti delle contrade, ogni porta delle case viene numerata con un numero rosso (primo esempio di numerazione civica). I gruppi di gente contagiata sono segregati nelle case e assistiti da un chef de rue accudito da alcuni servitori che tengono presso di loro le chiavi delle varie case. con l'obbligo di far comparire alle finestre i segregati e di scritturare i casi di morte atttraverso ispezioni quotidiane (mentre un tempo intere strade erano murate con i loro abitanti contagiati, grandi edifici abbandonati e antichi anfiteatri erano usati come trappole mortali per girovaghi e vagabondi, qui riuniti con la promessa di essere sfamati e invece m,:rati vivi da magistrati paurosi, istigati dai sani). Le nuove tecniche di polizia urbana
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