l!uomodallabarbarossa G. Verga T■tte le aevdle introduzione, testo e note a cura di C. Riccardi Milano. Mondadori. 1979 Racconti milanesi presentazione di E. Sanguineti Bologna. Cappelli. 1979 Vita dei campi novelle illustrate da Arnaldo Ferraguti (Treves. Milano 1897). ed. «I tascabil! del bibliofilo». Milano. Longanes1 1980 ovdle a cura di E. Esposito Milano. Oscar Mondadori. 1980 D ei filologi (la Coni mi perdoni) non si diffida mai abbastanza. Me lo sono ricordato sfogliando questa edizione dei •Meridiani,. di Tuue le novelle verghiane. Mi aspettavo che una filologa esperta come la Riccardi (che già aveva curato ottimamente con F. Cecco, l'edizione dei Grandi romanzi) evitasse cene piccole imprecisioni (ad es., quella relativa a Rosso Malpelo, uscito per la prima volta sul Fanfulla nei giorni 2-3-4-S agosto 1878, mentre la Riccardi si limita a riportare la incompleta e inesatta indicazione del c2 e 4 agosto I978,.) e soprauuuo risolvesse il problema dell'assenza di un testo definito di Vita dei campi, di cui Verga curò due diverse stesure. uscita una nel 1880, l'altra nel 1897, non facilmente reperibili (soprattutto la seconda; la prima venne seguita da Russo, seppure senza rigore, nella sua edizione delle Opere del 1955). La Riccardi ci dà finalmente l'edizione del 1880, ma si limita poi a riportare cuna selezione delle varianti,. o, come altrove dice, cun campione delle varianti,. di quella del 1897. Ora: o le varianti si danno tutte, o è come se non se ne desse nessuna. li libro così rischia di essere inservibile. Dopo di esso, il lettore resta ancora privo dell'edizione di Vita dei campi che per il Verga era definitiva. Dal 1940 alla fine del 1979 Mondadori ha infatti seguitato a pubblicare (anche negli Oscar) un'edizione di Vita dei campi (da rintracciarsi sotto il titolo complessivo Tuue le novelle) che si rifà si a quella del 1897 ma con alcune inspiegate e inspiegabili modificazioni. Ora, dopo il lavoro della Riccardi, il nuovo cOscau curato da Esposito rinuncia al testo del 1897 e si limita a seguire la recente edizione dei cMeridiani» (dando quindi la ver: sione del 1880). U risultato è che, stando alle edizioni Mondadori (siano esse destinate a un pubblico di studiosi come quella della Riccardi o a un destinatario di massa, come quella di Esposito), al lettore comune non è data possibilità d'accesso alla redazione di Vita dei campi che Verga considerava definitiva. Meno male, dunque, che Longanesi ha riprodouo, per i ctascabili del bibliofilo,., l'edizione illustrata di Treves del 1897! Oltre a disporre di un testo tutto godibile (anche sul piano estetico-figurativo, per via delle illustrazioni del pittore emiliano Ferraguti), ora, finalmente, si può cominciare a paragonare i testi e le varianti e, dunque, a ragionare con qualche fondamento (ma bisognerebbe anche confrontare le varianti della prima stesura in rivista). Più stimolante, allora, finisce coll'essere una cpresentazione,., pure senza grandi pretese, come quella di Sanguineti ai Racconti milanesi (e già l'idea di riunire insieme, sotto un unico titolo, i racconti ispirati a Milano contiene un 'intuizione critica interessante). on perché Sanguineti aggiunga qualcosa di realmente nuovo (che la ccifru del Verga verista sia quella cdello straniamento e dell'abbassamento» era già un dato acquisito dalla • Romano Luperini critica più recente), ma perché consente alcune messe a punto. Verga - osserva Sanguineti - racconta le ue torie cda una visioned'en bas,. che coincide con lo sguardo cingenuo,. dei popolani protagonisti. Ma: davvero cingenuo»? P roviamo a citare da uno dei racconti di Per le vie che più piacciono (e giustamente) a Sanguineti: è quello che descrive l'«ultima giornata,. di un suicida: «Più tardi lo videro sul limite di un podere, seduto per terra, in attitudine sospetta. Pareva che strologasse la pezza di granoturco, o che contasse i sassi del canale. Il garqua e di là dalle rotaie. - Gli è che al momento in cui le ruote vi son passate di sopra quei piedi hanno dovwo sgambe/lare! - osservò il cameriere dell'osteria,. [c.n.). «Ingenui» il garzone della fattoria o il cameriere? on sarebbe più giusto dire: cinici, o meglio: sadici (si pensi al particolare dei piedi). È che il punto di vista popolano, che strania i gesti del suicida leggendoli tutti in una luce malevola e cattiva, è anche il punto di vista della comune degli uomini. I quali ragionano solo seguendo criteri grettamente economici o obbedendo agli impulsi di una curiosità pettegola e meschina. Ad escluso, poi eliminato (se ne ricorderà Tozzi nel Podere). Vefga a bene che l'ottica di tale comunità è cinica, sadica, obbediente solo a criteri economici e che il diverso magari è solo colui che non si riconosce in tali criteri (come accade alla famiglia Malavoglia, che seguita a coltivare valori e ideali disinteressati pur vivendo nell'universo economico di Trezza), ma si guarda bene dall'intervenire per ristabilire la verità. L'ottica della comunità narrante è l'unica ottica possibile: è un 'ottica stravolta ma è l'unica ottica realistica nella società dell'alienazione economica. E che sia stravolta lo provano le frequenti cauPrecisazioni Carla Riccardi: Un privilegio non concesso U n rammarico e u11abuona 11otizia, forse per gli smdiosi 111p1o' sta111ia. Speravo, i11cautame111ceh, e uri/iprecisazio11ive11isseroda certa critica ideologicamente agguerrita a chiarire dubbi metodologici, a fornire pfJrticolari inediti e succosi a va111aggiodei filologi sempre in caccia di taliprede, sopra11utto per un grande come Verga, che solo Lawrence, dalle distanze della gelida Albio11e, riteneva rosso di pelo. La disillusione alla lettura del/' articolo del Luperini qui edito è forte: il Fanfulla usciva qualche volta, non sistematicamente, a 1111merdioppi. Così un venerdì 2 agosto e una domenica 4 dello stesso mese dell'anno 1878 uscirono in totale quattro numeri (208209; 2I 0-21I), due per ogni data. Nei nwneri del 2 e 4 agosto uscì, du11que, Rosso Malpelo. Il 3, sabato, e il 5, lunedì, date fornite dal Luperini qui e nel suo pur valido saggio su Verga e le strutture narrative del realismo ( Padova, /976), il giornale non apparve per un'ovvia, anche se breve, pausa. Certo sarebbe piacevole fantasticare su questi bizzarri giornali del/' 800, «sfogliando» un elega111e Meridiano, ma è privilegio ai filologi non concesso. Altretta/1/o piacevole (ma è cerro utopia o assurda pretesa) sarebbe fare di tutti i libri che esco110delle edizioni criliche. Ogni cosa, però, deve avere la giusta collocazio11e:cosi nel Meridiano di Tulle le novelle di Vergacisi è «limilati» per Vita dei campi a dare, oltre che gli abbozzi inediti di Jeli il pastore e di Cavalleria rusticana nata dalla costola dei Malavoglia, le tre redazioni de~'Amante di Gramigna e, per i testi più rimaneggiati, una non inservibile e proporzionata (in rapporto alla sede) scelta di varianti. Di queste il lettore di ampio respiro, sia addetto ai lavori, sia semplice persona colta, si serve, a quanto sembra, utilmente per «leggere» I' evoluzione del resto,per scoprire, guidato anche dal/' Introduzione e dalla Nota al testo, le fondamentali linee correuorie dello scrittore ormai in piena crisi espressiva. Si è seguito, insomma, lo zone della cascina accorse col randello, voleva vedere cosa stesse macchinando là quel vagabondo [...]. Il garzone aggiunse ch'era rimasto più di un'ora in agguato per vedere se tornasse quel vagabondo; e non avrebbe mai creduto che facesse 1a11testorie per andare a finire sotto ima locomotiva [c.n.]. L'aveva riconosciuto a quelle scarpe che non si reggevano neppure collo spago, e gli erano saltate fuori dai piedi, di stesso criterio del/' «ottimamente» curata edizione dei Grandi rornanz~ dove della prima redazione del Mastro don Gesualdo si dava non l'intero testo, ma w, assaggio di alcuni capitoli. Quanto al testo da considerarsi definitivo il problema era staro risolto già nel 1977 i11 1111 saggio di chi scrive intitolato appumo Il problema filologico di eVita dei campi». pubblicato negli Studi di Filologia italiana. rivista prestigiosa, ma forse troppo spesso solo sfogliata. Ad esso si rima11da,ma anche alla Nota al testo: in queste due occasioni si danno, ampiame11te nella prima, nei punti essenziali 11e/laseconda, gli elementi per la soluzione del problema e si cerca, tra l'altro, di svelare l'arca110delle «inspiegate e inspiegabili modificazioni» de/l'edizione del /940 che risulta110così chiarite. E si annuncia, anticipandone dei campioni, quell'edizione criri~a,allora in gestazione, oggi felicemente conclusa (dopo quella del Mastro-don Gesualdo), dove si darà como di tutto, varianti generiche e evolutive, abbozzi e redazioni diverse. È cosi vero che, se dei filologi non si diffida mai abbastanza, non sarà forse inutile diffidare, di quando in quando, anche degli ideologi. Romano Luperini: Meno seriosità e più serietà I. Se mi conseme, mi permetterei di dirle sommessamente: vergog11a,Riccardi, vergog11a:Una brava come Lei; e filologa, poi! Non poteva (scusi l'ardire del mio linguaggio) essere meno seriosa e più seria e, prima di trasformare una mia battwa scherzosa in u11a controversia universale fra Critica Filologica e Critica Ideologica e d'impartirmi i11proposito una lezioncina, verificare le sue informazioni circa Rosso malpelo e il f:anfulla? Avrebbe evitato una polchetta su 1111«0piccola jmpreciesempio: tutta la storia di Rosso Malpelo' (esattamente come questa del suicida) è raccontata dal punto di vista di una comunità per la quale il ragazzo non può che es ere malvagio e crudele: cosicché in ogni suo comportamento, e perfino in quello suscitato dal dolore per la perdita del padre, essa vede solo la conferma paradossale di tale malvagità. Il diverso diventa cosi anche un capro espiatorio. Va prima sione» (piccolissima, invero) e di perserverare ne/l'errore. Avrebbe constataro che i dati da me forniti nel mio «pur valido saggio» (come, 11ellasua bontà, lei benevolmente si esprime) so110 esatti. I .,numeri doppi» di cui fa111asticacon ta/1/aprecisione (è privilegio dei fiolologi essere precisi a11chequando in venta110)non esistono. li Fanfulla è uscito i11quattro numeri disti/lii il 2 agosto (n. 208), il 3 agosto (11. 209), il 4 agosto (11. 21O), il 5 agosto (11. 2// ); e ciascuno contiene una diversa puntata del racconto: il n. del 2 sino a «dovettero afferrar/o pei capelli, onde tirarlo via a viva forza», il n. del 3 si110a « Per altro, diceva, le beffe e le sassate degli altri fanciulli non gli piacevano»; il 11. del 4 sino a «E se non fosse mai nato sarebbe stato meglio», il n. del 5 sino alla fi11e. Avrebbe fatto meglio ad andarci prima; ma abbia la compiacenza, alme110ora, di recarsi presso la Biblioteca azio11aledi Roma oppure di Firenze (o è privilegio dei filologi 1101f1requentare le biblioteche, riservandole a «certa critica ideologica»?) e si.convincerà. 2. Lei mi costringe ad ammettere un mio errore di valutazione: i11effetti la Sua edizione dei Grandi romanzi non è curata «ottimamente». 3. No11sono 111g1rande come Lawre11ce,che può sbagliare i11grande. Ho scritto: «per un grande çome Verga», che un aspetto della sua diversità, il pelo rosso, l'aveva forse «da ragazzo». Di Vergagra11dedi età ho solo ricordato l'inizio del racco1110«:Aveva i capelli rossi perché era im ragazzo malizioso e cattivo». 4. Oh, 1101h1o letto il Suo (pur valido, immagino) saggio su «Smdi di filologia italiana», ('77). Ma sono ora onorato che lei abbia trovato occasio11e di annunciare intervene11do sul mio scritto, che /'edizio11ecritica da me sollecitata è «felicemente conclusa». Mi permetta, tuttavia, d'essere un poco turbato dal timore che il mio sincero compiacimento possa essere deluso da/l'uscita dell'opera. I precede/I/i 11011 mancano per esere, come dire?, diffidenti. sali che sono p eudocausali o le consecutive che sono in realtà pseudoconsecutive: «Malpelo [...] aveva i capelli rosi perché [c.n.) era un ragazzo malizioso e cattivo»; «In quei giorni [quando si ricordava del padre mono] era più tristo e cattivo del solito, talmente che [c.n.] non mangiava quasi e il pane lo buttava al pane, quasi non fosse grazia di Dio». Pare che Verga, da ragazzo, avesse i capelli rossi. Ed è ormai assodato che in Rosso Malpelo l'elemento autobiografico ed esistenziale è di centrale rilevanza, anche se, ovviamente, viene «negato» psicologicamente, stilisticamente e ideologicamente: tutto il racconto è un'enorme figura retorica, essendo interamente strutturato sull'antifrasi, e questa, a sua volta, non è che il corrispettivo stilistico di un procedimento psicologico di Verneinung. Bene, anche il protagonista dell'Ultima !;iornata è un «uomo dalla barba rossa». D'altronde, come Rosso Malpelo, è un reietto, escluso dalla società e isolato dalla comunità degli altri popolani: «Egli camminando guardava ogni cosa, ma non osava fermarsi; gli sembrava che lo scacciassero via, via, sempre via. I cristiani pareva che sentissero già l'odor del morto, e lo evitavano. [...] Passò un cagnaccio randagio e affamato, e si fermò a guardarlo fra e itante e pauroso; poi cominciò a dimenar la coda. Infine, vedendo che non gli davano nulla, se ne andò anch'esso; e nel silenzio si udì per un pezzetto lo scalpiccio della povera bestia che vagabondava col ventre magro e la coda penzoloni». E nelle Novelle Rusticane c'è un racconto, Storia dell'asino di San Giuseppe, ove la persecuzione degli uomini si accanisce su un asino colpevole, anche lui, d'avere un pelarne diverso dai soliti (un «pelarne bianco e nero come quello di una gazza») e per questo bollato sin dall'inizio e senza scampo («Con quel pelarne li, che par l'asino di san Giuseppe! Le bestie di quel colore sono tutte vigliacche, e quando passate a cavai.lopel paese, la gente vi ride in faccia»). L a connotazione socio-linguistica di Sanguineti non basta a spiegare l'ossessione di questa diversità ricorrente. Il protagonista delle novelle più grandi di Verga non è soltanto un popolano; è anche un popolano diverso dagli altri popolani, i quali sono i primi ad accanirsi contro di lui. È che in Verga c'è un doppio straniamento; non solo, voglio dire, quello ricordato da Sanguinetti. E precisa- , mente: non c'è solo lo straniamento d'una visioned'en bas nei confronti del mondo borghese, ma anche quello cui è sottoposto il comportamento del protagonista filtrato attravérso l'ottica stravolta e stravolgente di una comunità popolare che non ammette né i sentimenti disinteressati né la diversità (ma le due cose finiscono per coincidere). Ovviamente tutto ciò può essere spiegato in termini psicoanalitici e forse simbolici (il rosso ·è anche il colore della bandiera che gli insorti di Libertà fanno sventolare dal campanile nella edizione del 1920 di Novelle rusticane - siamo, non a caso, in pieno e biennio rosso>; nella prima edizione, del 1883, la bandiera era il tricolore italiano - e sulla cpericolosità sociale,. di Rosso Malpelo già si è pronunciato, qualche anno fa, Carlo Muscetta). Ma si può anche spiegare nei termini di una storia della cultura e degli artisti. Giustamente l'edizione Cappelli curata da Sanguineti riunisce insieme i «racconti milanesi» a sollolineare l'importanza dell'esperienza milanese (prima scapigliata, poi verista} di Verga .. Milano significò per Verga la scoperta del potere assoluto delle «Banche e delle imprese industriali» (come si legge nella Introduzione di Eva) e della «miseria» dell'arte, sottoposta anch'essa a mercificazione e ridotta, nella società del denaro e del pdtere economico, a un «lus o inutile». Ciò comportò la caduta delle giovanili illusioni romantiche e l'accettazione amara del punto di vista della realtà: il medesimo delle comunità popolari che opprimono ed escludono il diverso nei racconti e nei Malavoglia.
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