Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

CO -. Rex Stout Nero Wolfe: il -profumodel delitto Milano, Omnibus Mondadori, 1979 - lire 7.500 Nero Wolfe la paga cara Milano, Mondadori. 1979 pp. 190, lire 1500 Scacco al re per Nero Wolfe Milano, Mondadori, 1980 pp. 188, lire 1.500 A i critici che decrètarono l'insuccesso di How like a God, primo romanzo di Rex Stout e anticipazione, per molti versi. dei successivi esperimenti di Miche! Butor, dobbiamo probabilmente essere molto grati. Solo grazie a loro. infatti. lo stravagante scrittore di Noblesville si decise a cambiare genere, e cinque anni dopo la grande crisi - sua e di tutto l'Occidente, correndo l'anno di «grazia» 1929- pubblicò. nel 1934. Fer-de-lance. in italiano noto come La tracciadel serpente. Da questo romanzo aveva inizio la saga di Nero Wolfe: il panciuto detective misantropo che risolve i problemi grazie al suo cervello e alle informazioni che gli reca Archie Goodwin, la sua spalla. Wolfe e Goodwin conoscono lo stesso successo di Stanlio e O"Ilio: come gli eroi delle comiche finali sono l'uno mingherlino e l'altro tutto il contrario. come gli eroi delle torte in faccia sfornano taglienti spiritosaggini suggerite dal contrasto fisico. Ma le analogie si fermano qui: più che dai solleticamenti epidermici. le storie di Stout traggono il successo da una straordinaria abilità di confezione, che. mentre dichiara senza pudori la destinazione ricreativa delle detective stories. dà loro, contemporaneamente, una dignità letteraria e culturale certamente rara nella sterminata produzione g_ialla.anche se non eccelsa in se stessa. Qui, apriremo il pacco per vedere come è fatto l'incarto: ci volgeremo a indagare, cioè, la struttura generale soggiacente all'intera saga e tenteremo di enucleare i momenti che individualizzano ed arricchiscono ciascun episodio della stessa saga. Presumiamo, però. che il lettore abbia avuto accesso ad almeno una storia di Nero Wolfe: d'altra parte. ciò non comporta problemi insormontabili, visto che Stout è tra i giallisti più tradotti e che. soprattutto, Oreste del Buono sembra intenzionato a riproporre i suoi classici con una frequenza abbastanza regolare. Ignorati i preliminari di una storia di Wolfe - ma emergeranno qua e là più avanti-vediamo che cosa succede nell'istante fatidico in cui un omicidio entra nel sistema di relazioni che riguardano Nero Wolfe. Tra ildetective, la polizia e la magistratura e il colpevole inizia una partita a tre, la cui prima mossà è un crimine. Il crimine implica l'esistenza di un responsabile, ignoto. che va scoperto. Due percorsi si possono seguire per pervenire a questo risultato: i) utilizzare tutti i segni che. ben interpretati, connotano il loro produttore. cioè il colpevole (ma è una strada che ha sviluppi molto limitati). oppure , ii) di fronte all'assenza o all'equivocità di questi stessi segni. impòstare una serie di comportamenti strategici tali da provocare reazioni individuali e sicuramente ascrivibili al colpevole. Nero Wolfe, che appartiene ad una generazione per la quale il positivismo è già passato di moda - le venti regole di corretta detection fissate da Van Dine nel 1928. appaiono il canto del cigno del positivismo nel giallo - lascia la prima strada a totale appannaggio della polizia. Le perizie autoptiche. balistiche, digitali; tutto l'armamentario investigativo che Sherlock Holmes aveva portato in·auge negli ultimi anni NeroWolfe dell'Ottocento; in una parola. l'indagine che mira a rilevare i rapporti diretti. e soltanto questi, tra i segni e i significati, è utilizzata sì da Nero Wolfe. ma esclusivamente come apparato testimoniale rispetto ad una interpretazione del problema. a cui è la psicologia (non l'aborrita psicanalisi) ad assicurare il sostentamento connettivo. In altri termini. laddove la polizia è convinta che la realtà, solo che lo si voglia,' sia immediatamente rinvenibile sotto le sue manifestazioni parziali ed occasionali. Nero Wolfe è convinto invece che la realtà si costruisca. si manipoli. in definitiva si realizzi. se anche l'investigatore contribuisce a realizzarla. In tal senso. la stimolazione perturbatrice che Nero Wolfe introduce ad un certo punto della sua partita a scacchi con il colpevole, rappresenta il suo contributo alla realizzazione della realtà. U n simile metodo non può che scandalizzare i garanti della legge. i quali agiscono - o sono costretti ad agire - in nome e per conto di un codice. di volta in volta scritto (legale) o convenzionale (etico). che li lega al colpevole con un patto assai prossimo all'omertà. Le ·regole del gioco della caccia tra guardie e ladri consentono. per definizione. la loro trasgressione soltanto a chi le trasgredisce: è questo l'unico vantaggio di cui gode il colpevole. a fronte dei vantaggi che all'Ordine Costituito derivano dagli archivi giudiziari, dagli strumenti scientifici, dalla quantità di personale e. non secondariamente, dal sostegno del potere e della pubblica opinione. Queste essendo le regole. un trasgressore particolarmente abile è in grado di vincere eccezionalmente una partita. Può perderla, allora. solo se il suo cacciatore violi egli stesso le regole del gioco. Nero Wolfe viola le regole del gioco perché. innanzitutto. è fuori dal gioco, essendo sì un investigatore. ma privato. tale cioè da godere di certe possibilità tattiche - la provocazione, la falsificazione, la violenza - come contrappesi alle minori potenza e vastità dei suoi strumenti d'indagine. In più. viola le stesse regole perché la sua è una partita privata - la polizia ha. contemporaneamente, più partite da giocare - regolata da sistemi e modelli agonistici fissati volta per volta e avente come posta in palio non già Michelangelo Covie/lo Aurelio Minonne il romantico trionfo della giustizia o, più verosimilmente, l'arido ripristino della legalità, ma una parcella da guadagnare. o un'autolatria da incrementare o una tranquillità (otium) da recuperare. Gli esiti di queste mosse polimorfe, che di quando in quando praticano Wolfe. Cramer (il poliziotto) o il colpevole. sono esiti scontati. Nonostante la maggiore credibilità che all'attività prevalentemente mentale di Wolfe conferiscono le attività parallele di Archie Goodwin e quelle di altri fidati scherani (Panzer, Durkin e Cather). la partita che Nero Wolfe gioca ha una conclusione quasi predestinata: la vittoria. Archie Goodwin narra le avventure al tempo passato e questo espediente ci sembra onesto. visto che si tratta di un déja-vu scelto proprio per essere comunicato. e già sfrondato, quindi, di tempi morti. di imbarazzanti eventi del presente e di fasi negative nello svolgimento. Al limite, è lecito pensare che una conclusione di segno negativo non possa mai trovare accoglienza nella saga di Nero Wolfe semplicemente perché, se pure si fosse prodotta, ne sarebbe sempre stata espunta. Ciò ci consente di rilevare due fatti: i) Stout non ha voluto fare di Wolfe una sorta di barone di Munchausen, pur senza pretendere di convincere nessuno di una sua virtuale realtà; ii) il piacere del testo, e genericamente il piacere di leggere una detective story, non riposa soltanto nell'accesso alla soluzione della fabula, ma deriva, in buona misura. dalla preparazione della stessa soluzione. A ccade, tuttavia, che le storie di Nero Wolfe presentino, grosso modo, perfino lo stesso sviluppo: sono, cioè, anche al livello dell'intreccio. un materiale di lettura consolidato dalla pratica; che porta alle medesime conseguenze passando per i medesimi procedimenti. In ogni storia; Nero Wolfe non vuole accettare incarichi; viene naturalmente convinto o si impone da solo di accettarli; comincia a formulare ipotesi inespresse per la cui validazione produce stimoli finalizzati, oppure sguinzaglia i suoi assistenti; ha un certo numero di incontri con i suoi clienti e con i potenziali colpevoli e di scontri con l'ispettore Cramer; nel frattempo. continua a coltivare i suoi interessi gastronomici e botanici; a un certo punto comincia a muovere in avanti e indietro le labbra e, dopo questo segno inequivocabile. prepara la scena madre dell'ultima mossa: nello studio, spiega la sua ruota di pavone e le sue tesi, dando scacco matto al colpevole e all'ispettore nello stesso tempo. Dal punto di vista del lettore, un simile modo di raccontare storie, moltiplicato per più di settanta storie, potrebbe sembrare ora privo d'interesse, a lungo andare, ora furbesco, ora addirittura offensivo. Dallo stesso punto di vista, però, è sembrato avvincente, interessante, addirittura non privo di valore estetico. E allora una ·ragione diversa da quella che vuole il giallofilo come un lettore pigro, che subisce il mito di carta e si orizzonta solo nel rito sempre uguale che lo perpetua, deve esistere. se si vuole spiegare il successo che i romanzi di Stout si vedono decretare da un pubblico vasto ed eterogeneo. Una tale ragione è in realtà un insieme di ragioni, tra cui alcune rivestono un'importanza peculiare: i) fabula e intreccio si ripetono pressoché immutabili, ma l'identità delle funzioni attribuite ai personaggi mobili convive con la varietà dei personaggi portatori di fun:zipne,varietà di tipo psicologico e culturale che reagisce in modo sempre diverso rispetto al tornasole invariabile dei personaggi fissi; ii) ciò consente di introdurre elementi di profondità in pagine che si vorrebbero limitate al gioco rettilineo degli incastri di memoria enigmistica; iii) i personaggi fissi non pretendono di essere verisimili, ma semplicemente pensabili. garantendosi così la liceità della fre- . quentazione del modo di narrare parodistico e della reiterazione innocente delle boutades e delle fanfaronate accanto all'ironia di spessore più sottile; iv) i personaggi fissi non conoscono il tempo. ma il tempo scorre alle loro spalle. reagendo nelle stesso modo - sempre diverso - in cui reagiscono i personaggi mobili; v) lo stato di quiete di Wolfe è continuamente perturbato, ma le perturbazioni sono limitate, centellinate quasi, da una storia all'altra, e danno un'illusione di movimento, al livello dell'intreccio, tale da non fallire lo scopo di fingere credibilmente la varietà delle storie; vi) la cooperazione del lettore, che è sapientemente preventivata e ferreamente diretta, interviene ad anticipare le conseguenze di ciascuna relazione tra personaggi fissi e personaggi e situazioni mobili, -- laddove si lascia credere che queste, avvenendo ogni volta per la primavolta. possano dar luogo a eventualità molteplici. e ome si vede, sono ragioni anch'esse eterogenee, che pertengono talvolta alla pura tecnica professionale dello scrittore, talaltra alla strategia dispositiva e, in definitiva, ali'organizzazione retorica del materiale utilizzato, talaltra ancora alla conoscenza della psicologia del lettore e delle tecniche di stimolazione dei consumi di massa. Ma sarà bene confortare con qualche esempio chiarificatore l'elencazione dei modi diversi di conferire varietà e quindi attesa e quindi informazione e quindi interesse a queste storie, che abbiamo visto confondersi le une con le altre, se le si guarda soltanto dal punto di vista della struttura. Quando ad i), è inutile sprecare parole: l'ambiente di cui Wolfe altera le coordinate, cioè quello del colpevole e dei suoi conoscenti, è ora un'associazione di maestri di cucina (Alta cucina). ora un'azienda pubblicitaria (Unminuto ameu.anone), ora il cast di una trasmissione radiofonica (Abbiamo trasmesso), ora ilmondo assai poco bucolico di un ranch del West (La guardia al toro), più spesso un gruppo di familiari e affini accomunati soltanto dal terrore della morte o da quello dello scandalo o da inestimabili risorse finanziarie. Ne discende che l'interazione tra Nero Wolfe, elevato al rango di esemplare ed immutabile sistema di comportamenti, definito da marche come l'asocialità, la misoginia (o, addirittura, la ginecofobia), il passatismo, lo scetticismo, l'anarchismo, il ·cinismo, la lealtà, ecc., e i diversi ambienti che tocca e denuda nei loro formalismi e nelle loro contraddizioni consente l'attuazione di ii), affiancando alle linee di sviluppo della fabula e dell'intreccio i ghirigori dei giudizi extranarrativi sulla società americana, sulle conquiste della scienza, sulle acquisizioni della cultura d'avanguardia, sugli atteggiamenti mentali di ciascun personaggio assunto come tipo. Se il modo d'intersecare i diversi piani sociali è molto spesso ironico, Stoµt non rinuncia però almo/ d'èsprit di valenza più sapida e corporale. E veniamo, con questo, a iii): Wolfe, Goodwin, Cramer, Brenner, Panzer, Parker, Vollmer, ecc., cioè i personaggi fissi, sono anch'essi estremamente tipizzati, e non importa che i tratti distintivi di ciascuno di essi derivino da precedenti letterari anziché dai protagonisti della realtà. Essi sono ciascuno la parodia ora dell'investigatore-tuttocervello, ora del segugio-tutto-azione di ascendenza hammettiama, ora del poliziotto-sanguigno-e-arruffone, ora dello specialista-alla-Lascia-o-raddoppia?: come tali, non è la verosimiglianza che li caratterizza, ma il fatto di poterli immaginare, così come qualche secolo fa si potevano immaginare i mostri dei bestiari, frutto di collages iconici, in cui ogni tessera veniva dalla realtà. ma il cui accostamento era del tutto irreale, pensabile soltanto come inattuabile virtualità combinatoria. E allora, ad esempio, Nero Wolfe, il cervello, viene descritto fisicamente come cervello il cui corpo è un'appendice fastidiosa: egli pesa «un settimo di tonnellata>, tanto, cioè, da privarlo non solo della possibilità ma perfino della volontà di utilizzare il suo corpo nel suo lavoro. E caratteristiche dello stesso genere, portate alle estreme conseguenze, preparano le boutades cui si accennava più sopra. Per esempio. nelle prime pagine della Traccia del serpente (nell'omnibus L'alta cucina del delitro, 19767 , pp. 11-188), Goodwin ci partecipa un evento straordinario: cWolfe alzò il capo. Specifico il fatto, perché la sua testa era tanto massiccia, che l'atto di sollevarla dava l'impressione di una fatica

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