- caso, è quello che raccoglie i collezionisti di antichi e opalini clichés, .;ioè gli aficionados dei bei tempi che furono ai quali incessantemente ritornano come al morbido ma bugiardo grembo di mamma. Costoro, naturalmente, sono anche i più tristi e sfasciati. Si riconoscono dalla battuta, o da altre analoghe, che ha reso celebre il detective Lew Archer di Ross Macdonald, il private eye specializ:zato in drammi edipici, tragedie shakesperiane e colpi bassi emotivi: «Il mondo è marcio». La figura più rappresentativa di questo particolare milieu rimane il detective che ha superato i cinquant'anni, appesantito, rugoso, con pochi capelli, sessualmente meno impulsivo d'un tempo, grande esperto nel linguaggio delle smorfie amare, da parte sua non meno romantico ed espressivo di quello dei fiori. La maschera di Robert Mitchum, con il suo ingombrante sedere e le sue mosse lente e grevi, rimane quella che gli si addice di più: un Philip Marlowe senza mutande, nudo e disperato, ingaglioffito, sempre UU per scoppiare in singhiozzi o per uscire in una battuta che più cinica e brutale non si potrebbe, eternamente indeciso fra il ricorso alla pistola che regola il conto e quello al fazzoletto che asciuga le lacrime. Ma anche Paul Newman, che è stato appunto Lew Archer in un paio di film, se la cava bene in questa parte. Che è poi la più disperata di tutte, senza esagerazione, perché costretta a scontare la propria •consapevolezza del tracollo etico del mondo con vampate insopportabili di ridicolo puro e asfissiante. Uno di costoro, nella narrativa, è il detective senza nome di San Francisco protagonista "di uno sdolcinato ma intelligente serial di romanzi firmato da Bill Pronzini, una delle fulgide stelle famose nella costellazione dell'ultimo giallo americano. L'investigatore di Pronzini, oltre ad essere anonimo come il Continental op di Dashiell Hammett, l'eroe feroce dell'indimenticabile Red Harvest (Piombo e sangue), un violento pamphlet su gangsterismo e fascismo degno del 18 brumaio di Marx, è un patito di romanzi gialli e un fanatico collezionista delle riviste pol~esche degli anni '30 e '40, prima fra tutte Black mask, il mitico pulp del capitano Shaw dove nacque la cosiddetta «hard-boiled-scholl», e conduce inchieste che ricalcano, spesso anche nei particolari, le imprese di Philip Marlowe e degli altri suoi eroi letterari. Il suo tentativo di riconoscere nelle pieghe dell'America vera - infinitamente grottesca ed invidiabile, disumana e sudicia, dove neppure la setta del reverendo Jones potrebbe vantare un primato in fatto di atrocità - tracce dell'America altra dei pulps, sui quali egli ha trascorso i suoi anni di noviziato, è assolutamente eroico e superbo, a dispetto dell'onda di pateticità che s'infrange in continuazione sulla spiagggia della sua vita irreale. La sua è l'America 1930 racchiusa in una boccia di cristallo, catturata nell'ambra per non voler sapere nulla del suo destino. Nella medesima boccia è racchiuso anche lui, tuttavia, e non al modo del genio nella lampada ma al modo del condannato nella cella della morte che continua a esprimere inutilmente i suoi ultimi, fantastici desideri. Cosi, più che indagare, il detective senza nome di Bill Pronzini rimemora, ribadisce, esplora la terra desolata della propria ossessione. li momento di suprema stucchevolezza che è inseparabile dalle sue avventure, quel tanto di puerile e di caramelloso di cui sono imbevuti i pocket dei quali è ostaggio (la sua lotta contro il fumo, la sua irrimediabile mezza età, il tumore forse maligno che lo rode), è lo stesso probabilmente che avverte il paziente costretto a parlare sempre di sé - un argomento tedioso e stupido - sul lettino dello psicoanalista. Ma intanto - gli piaccia o no, e forse gli piace - continua a parlare. Di sé - ma suggerendo l'Altro, impossilrile a dirsi. li detective Toby Peters, invece, eroe di un recentissimo serial di romanzi firmati da Stuart Kaminsky, filologo ed erudito dell'immaginario americano, è completamente immerso nel circo improbabile di un altro tempo. nell'universo degli ultimi miti yankees. La regressione, infatti, a lui è riuscita. L'impossibile viaggio nel tempo tentato dal detective senza nome di San Francisco, è precisamente l'operazione che riesce a Toby Peters, il cui delitto revivalistico fmalmente paga, come la nostalgia ha del resto sempre promesso - una promessa che ha poi solo raramente mantenuto. Peters è il detective della Metro Goldwin Mayer e agisce negli anni dell'amministrazione Roosevelt e della guerra antifascista, là dove gli sguardi dell'ultimo giallo americano sono fissamente puntati. Il suo compito, di volta in volta, consiste nel trarre d'impiccio il povero Chico Marx sotto il torchio di una banda di ricattatori o nell'individuare i misteriosi assassini che hanno giurato la morte a Errol Aynn e in altre analoghe imprese che - magari con la partecipazione straordinaria di personaggi sul tipo del giovane lan Aeming in licenza a Chicago - raddoppiano ogni volta la cifra della nostalgia. E, in questa, anche la posta in gioco. La nostalgia, nelle storie di Kaminsky, mostra la sua faccia meravigliosa, finalmente, e si rivela come un'attività che non sempre è destinata a provocare disgrazie e vite tronche, dimezzate, minate dall'eccentricità come da una malattia mortale. Perché non è assolutamente detto che sia proprio questa, l'appagamento della memoria, il Tempo Ritrovato, la faccia più bugiarda della nostalgia; e di sicuro l'altra sua faccia, l'orrore del rimpianto, non contiene più verità di questa. L'immaginaria old America delle storie di Stuart Kaminsky - con le sue audaci e divertenti contaminazioni cinematografiche e pseudobiografiche, con il suo ideale Fbi che scatena una guerra santa contro un gangsterismo trucemente operettistico, con i suoi raffinati debiti verso il fumetto e i cineclub - rappresenta appunto una posta per la quale, forse, vale la pena di tentare una scommessa. Il revival come Eden possibile della critica della cultura - come affrancamento - come momento magico e dirompente connesso a quella che, con espressione infelice, ma purtroppo calzante, vien detta «barbarie dei tempi». U n secondo gruppo di detective duri e nostalgici, puri e trasparenti come cristalli, è quello che fa capo alla cosiddetta «scuola di San Francisco». La scuola di San Francisco, una sorta di Istituto per le ricerche sociali del giallo moderno, e che comprende fra i suoi cavalieri anche Bill Pronzini, è l'opera soprattutto di due altri scrittori: Joe Gores e Collin Wilcox (quest'ultimo, sia detto di passaggio, è uno degli scrittori di gialli più bravi di ogni tempo). Si tratta di rigidi osservatori dei precetti dell'hard-boiled-school, seguaci convinti e appassionati di Dashiell Hammett. i coi eroi freddissimi e numinosi - il Continental op, Nick Charles, Ned Beaomont, SafT' Spade - hanno nel tenente Hastings eh Wilcox il loro successore senza dubbio più degno. Quanto a Gores. egli ha addirittura scritto on romanzo, Hammet (Hammett cacciatore d'uomini), che ha per protagonista proprio il profeta comunista della scuola dei dori impegnato in un'elegante ed astratta avventura nella Chinatown di Frisco tanto tempo fa. e dal quale il regista tedesco Wim Wenders (L'amico americano, Nel corso del tempo)-ha tratto di recente anche on film, che risulterà senza timore di smentita più fedele allo spirito dell'old America che non Chinatown di Polansky o li grande Gatsby di Oayton. Joe Gores ha scritto anche on serial di romanzi imperniati sulle vicende della Dka, la Daniel Kearny associates, un'agenzia investigativa che ricorda molto da vicino, naturalmente con intenzione, l'agenzia per la quale lavora il Continental op. La celebrazione della memoria di Dashiell Hammett da parte di questi due scrittori non è il poro e semplice rituale che si limita a riprodurre lo spavento, come succede all'eroe senza nome di Bill Pronzini, nell'attimo stesso in cui tenta di esorcizzarlo. C'è, nell'impresa di Gores e Wilcox, come una linea d'ombra entro la quale - dov'è più fitta - la nostalgia si stempera e, da innocua che era, cresce fino a trasformarsi in vento di opposizione, in critica immanente e radicale della condizione urbana. Perché. peculiare di questi due scrittori, oltre al sole che picchia insensibile sulla baia. e alla coltura che si addice a una città dove i casi di insolazione sono frequenti come gli omicidi, è il timbro inconfondibile della .«vocenarrante»: lo stesso timbro, la medesima voce che parlava nei polps degli anni '30 e '40, al tempo in coi la scuola veniva fondata. Una voce che racconta storie senza compiacimenti esistenziali, una «prima persona» la coi radicale soggettività si esprime soltanto attraverso la più totale assenza di emozioni apparenti: una scelta di campo difficile e tempestosa, a misura di coloro che sono stati irrimediabilmente provati, e la coi furia repressa s'indovina dietro lo stato di quiete del racconto, da parte sua fin troppo calmo e piano, fin troppo trattenuto e tranquillo. Un «lo narrante» che non si spoglia in pubblico cercando scampo nello spettacolo dei suoi tic privati che accattiverebbe la simpatia, come fanno spesso il Marlowe di Chandler e - soprattutto - i suoi epigoni (la querelle tra hammettiani e chandleriani è senza esclusioni di colpi come quella tra i cultori di Tolstoi e i fans di Dostoevskij), ma che si scava piuttosto una tana da talpe nelle porosità di on racconto senza sbavatore e senza effetti speciali intimistici. f!. una voce, quella dei vecchi polps, le coi minime inflessioni Gores e Wilcox, quest'ultimo soprattutto, sanno riprodurre alla perfezione, inseguendole fino nelle più sottili sfumature della punteggiatura, nel corso di romanzi scarni e agili come i lupi affamati di Jack London, violenti e polari, spettrali come sedute spiritiche. li «realismo» medesimo di queste Giovanni Giudici storie. e !'«obiettività» cronachistica di colui che le racconta, hanno on suono stregato e a tratti orrendo. li romanzo giallo è abitato da fantasmi, infatti. come dice già la sequenza dei morti necessari - e chi lo parla lo sa. Per questo - perché vuol mantenere ii controllo dei propri nervi -·egli è riparato nel racconto nodo, disaggettivato, dal quale la sua presenza è stata sapientemente cancellata. on si consegna una propria ciocca di capelli allo stregone che se ne può servire per operare una fattura contro di te. La disumanità di questa voce è Il in rappresentanza di un'idea forte e chiara di umanità che abbia però avuto mozzato il respiro, che sia stata bruscamente interrotta, irrimediabilmente zittita. Lo dice l'orribile indifferenza con la quale essa ora registra i delitti più atroci, tiene la contabilità dei cadaveri, sbriga le faccende sporche, uccide e ferisce. assiste alla morte degli amici, vive le avventore amorose e affronta la catarsi finale, quando l'intreccio finalmente si scioglie: senza on battito di ciglia, senza muovere on muscolo, con fredda e patibolare rassegnazione. Sembra di ascoltare una voce d'oltretomba, lo spirito di on uomo che sia stato mutilato dell'organo della passione. e oloi che ne è parlato lavora solo e non sopporta consigli: è segnato dalla coscienza di come va il mondo - on sapere sordido e ingombrante -. Lo suggerisce già il titolo della prima avventura del tenente Hastings, The lonely hunter (Cacciatore solitario), permeato fino a questo ponto della rigorosa ascesi imposta all'eroe da una contingenza, come si dice nel gergo spregevole dei giornali, in coi il mondo non ha più bisogno di eroi ma dove ogni minimo gesto, dall'uscire per strada all'aprire la porta di casa quando suona il campanello, trasuda eroismo come un'impresa di Ercole o di Cochise. Brutale e brutalmente abbandonato a se stesso, colui al quale appartiene la voce dei polps, non ha più conti da rendere, neanche più conti da presentare. Egli può soltanto proporsi come beffarda e angosciata antitesi del corso del mondo: on gentiluomo freddo e grigio che, come nelle fantasie balzachiane di W.S. Borrooghs documentate dal suo mitogra-: fo Victor Bockris (Con Burroughs, Arcana. Roma 1979), si propone l'impossibile nella forma di on compito che non potrebbe essere più urgente e necessario: dare la caccia ai teppisti nella metropolitana - l'altro mondo in carne ed ossa. La voce che risuona nelle storie di Wilcox e Gores è resa sinistra da un'antica paura, è divenuta cauta e prudente per effetto di on trauma cosl consueto e universale che non mette conto di parlarne. Ma passi leggeri. adesso, si muovono attraverso il bosco fatato abitato dagli elfi e dai nani. È una voce gelida che semplicemente registra avvenimenti sui quali ogni possibilità di giudizio sembra essere stata.revocata, sospesa, annullata - non ci sono, per giudicarli, semplicemente più parole. Solo passi leggeri e silenzio ... L'eroe solenne e rigido dei polps, il detective hammettiano (come si direbbe «il guerriero omerico» o «il tipo flaobertiano» ), sempre severamente presente a se stesso, non ha per sé neanche il dubbio, eppure solido ed efficace, privilegio del ridicolo che, nel momento della caduta, ha sempre trattenuto i Lew Archer di questo mondo dal precipitare nell'abisso mortale nel quale. per effetto di on decreto mafioso diffuso in comportamento sociale, cadono «coloro che sanno e che potrebbero tradire i boss». Egli sa. Ma questo sa: che non c'è nulla da rivelare. nulla da dire, sa l'impossibilità di dire il suo sapere. E sa - è naturale - anche difendersi. Quando la Commissione d'inchiesta per le attività anti-americane presieduta dal senatore Mc Carthy convocò Dashiell Hammett per interrogarlo a proposito di on documento del Pc Usa, del quale egli era membro, siglato con le lettere «d.h.» e gli chiese se le riconoscesse. Hammett rispose: «Sl le riconosco. Sono due lettere dell'alfabeto». Ciò che non gli evitò due anni di galera. ma che tuttavia sollevò per on istante il velo dietro il quale infuriava, clandestina e decisiva, la guerra estetica dei polps contro l'ordine costituitodue anni di prigione por di non rinµcniare ad una battuta-. Ciò illumina la scena hard-boiled: il detective hammettiano scende in battaglia contro un nemico infinitamente più forte dal quale è invariabilmente battuto ma che in realtà non potrà mai fargli veramente del male - poiché le tenebre, è ovvio. favoriscono entrambi, lui come il nemico. È on sapere inutile, una battaglia senza speranza. ciò che Wilcox e Gores hanno ereditato dai polps. Il loro uomo è on «massacrista», come on gangster tonto e manesco definisce Ned Beaomont - l'eroe più femmineo e stilizzato di Hammett, protagonista di The glass key (La chiave di vetro), il giallo in assoluto più bello che sia mai stato scritto - perché non ricorda la parola «masochista». È questo eroe pallido, alcolizzato, minato dalla tisi. con una taglia sulla testa e on progetto inesprimibile nel cuore, a parlare nei polps -è lui che ha combattuto in questa guerra - che continua nei romanzi di stretta osservanza hammettiana e che prosegue anche fuori dalla parabola. S ono questi, infine, gli sparsi elementi - con pochi altri: i romanzi di Chester Himes, il detective John Shaft di Ernest Tidyman, l'ispettore Callaghan di Don Siegel. gli epigoni di Dick Tracy nel fumetto, Patrieia Highsmith e Jim Thompson, on ordine di stories che sarà meglio trattare separatamente una prossima volta, - tutte le tessere che concorrono a formare l'inaudito mosaico dell'ultimo giallo americano, gli elementi del suo identikit vecchio come il genio del capitano Shaw; questo Harun-al-Rashid della letteratura poliziesca. Qui da qualche parte c'è l'Io ideale della detective story - l'ideale uomo malato e notturno che sputa e tossisce nelle raggelanti albe metropolitane - a inchiesta finita - passata la festa. A questo ideale cacciatore solitario, a questo residuo super-Io dei civilizzati. al detective bianco e poro dell'ultimo giallo americano, si addicono le parole con le quali. in on celebre saggio, Th. W. Adorno celebrava la figura di Karl Kraos. che era lui pure, in fondo, una sorta di private eye - sia pure asburgico. sia pure separato da ogni possibilità di prassi avventurosa. «Lo spirito di Kraos», dice Adorno, «che si circonda di incantesimo, era a sua volta vittima di on incantesimo: era ossessionato dallo spirito. Solo in quanto esorcizzatore egli era capace di liberarsi in mezzo all'intrigo della malia di questo. li prezzo che dovette pagare fu di restare egli stesso impigliato. Egli anticipò tutto, punì ogni vergogna che accade passando attraverso lo spirito. Tuttavia non fu capace di afferrare il concetto di on mondo in coi lo spirito è semplicemente spodestato a vantaggio di quel potere coi esso prima almeno poteva vendersi. Questa è la verità di una cosa che egli ha detto negli ultimi anni: che a proposito di Hitler non gli veniva in mente niente». La nostalgia è una dimensione, se non la dimensione per eccellenza, del fare utopico, avaro di gesti. parco di parole. Gli ultimi detectives mostrano di saperlo bene. Ciò che non sanno è che l'utopia, dopotutto. è impossibile. Buonanotte. America. Nota bibliografica I romanzidi Bill Pronzini.CollinWilcox, Joe Gores. JimThompsonsono tutti pubblicatinei «GialliMondadori>. La Mondadori. inoltre.haappenaimmessosulmercato una collana. «Mascheranera». espressamente destinata al giallo d'azione. Le opere di Hammett sono pubblicate da Mondadorie Longanesi.mentre quelle di RaymondChandlersonoedite da Mondadori e Feltrinelli.A propositodi Hammett. silegga Pentimento e li tempo dei furfanti di Lillian Hellman (Adelphi. Milano 1978). Di Chandlersi tenga presente il carteggio. Parola di Chandler (Milano libri. Milano 1976). Alcuni titoli di Patricia Highsmith sonopubblicatida Bompianie Sonzogno.I romanzi di Chester Himes sono apparsi anni fa in una collana specializzatadella Longanesi. Le storie di John Shaft sono pubblicateda Garzanti.
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