Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

'O che visualizza l'organizzazione gerarchica. l'azienda nell'azienda, con la perdita dei fini individuali e l'irraggiungibilità dell'istanza suprema. e la presenza, dentro le figure di inespressive facce impiegatizie all'apparenza inoffensive, dei mostri raffigurati dalla letteratura e dal cinema dell'espressionismo tedesco del tempo. In modi analoghi si articola la ricerca di Le Bras su chiesa e villaggio in Francia. Poiché qui assume notevole consistenza la dimensione del passato, libri di storia e documenti hanno inevitabilmente più peso. Ma «i libri non sono stati la mia unica fonte d'informazione - scrive Le Bras -. Da tre quarti di secolo ormai non ho mai smesso di percorrere d'estate la penisola di Grenoble ... L'orizzonte familiare non ha però limitato il mio sguardo. Fin dal lontano inizio dei miei studi ho continuamente percorso la Francia... Dal 1929 al I939, per conoscere la vitalità locale del cattolicesimo, ho visitato ogni mese alcuni cantoni in tutte le regioni del nostro paese. interrogando parroci e maestri, contadini e notabili. Così mi si considera come uno degli iniziatori della sociologia della pratica.» E anche in Le Bras l'individuazione di luoghi sociali chiave è il modo peculiare con cui organizza e struttura l'osservazione in topiche che condensano come metafore i significati sociali. Assumono qui questa valenza la chiesa. col cimitero di cui essa è come una grande ombra protettiva. e l'osteria lf ultimo giallo <;1mericano.come l'ultimo cinema, partecipa irrimediabilmente del collasso antropologico della civiltà occidentale. Le storie firmate da Jim Thompson. uno scrittore a metà tra l'orrore meta- . fisico e il folklore old America. al pari dei film di Sam Peckinpah. la cui cifra ideologica è molto vicina a quella di Thoìnpson. lo dimostrano a sufficienza. La violenza e la morte, in questo spaventoso rodeo yankee dove ci si gioca assai più l'anima che la vita. appaiono dopotutto come il minore dei mali. Di qui l'atroce insensibilità - oppure la sensibilità eccessiva e dolciastra. è lo stesso·_ dei caratteri cui è affidato il compito di fare luce sulla grande querelle del pensiero occidentale nell'ultimo giallo americano. I detectives, le maliarde. gli assassini. le belle eroine. i poliziotti corrotti. i delinquenti marci. persino i senatori e i topi d'albergo: essi sono stati forzati ad assistere. dal loro raggelante cantuccio, con gli occhi socchiusi e la sigaretta che fuma in un angolo della bocca. al tramonto dell'occidente. Ogni battuta che gli sale alle labbra assume allora. contro la loro volontà ma assecondando egualmente una loro vocazione segreta, un significato stranamente profondo, epico e grottesco contemporaneamente. un senso segreto e sotterraneo. A costoro sembra essere stato ormai definitivamente sottratto l'onesto piacere dell'avventura, ma la disavventura etica che gli è toccata in sorte dentro i percorsi metropolitani non è, dopotutto. la peggiore «suer~e» possibile. E. del resto. è la sola che avanzi dopo il grande banchetto hollywoodiano. l'ultima portata di quell'infelice festino. il piatto più amaro. Con la loro impassibile laconicità, nella quale solo difficilmente si sarebbe riconosciuto. anche Oswald Spengler sarebbe stato solidale. Non c'è più zucchero - quando non ce n'è troppo - nel caffè del Capitale. I tratti caratteriali di questi eroi pallidi sono i contorni, anche. di un maturo e soggettivo sistema di idee urbano. da manuale di sopravvivenza. di un comportamento nel quale coesistono. quasi pacificati nell'allarme generale. disincanto e fascinazione. L'inferno, per quel tanto di conciliazione che coi suoi incontri e le sue congiure profane. U n'attenzione meticolosa. che porta all'esasperazione le tecniche della narrazione verista dell'Ottocento, caratterizza la descrizione di Rom ilii del mondo rurale mantovano scrutato in ogni suo aspetto. Arnesi e operazioni di lavoro, relazioni sociali. abitudini di vita, registri dei conti. prezzi e salari, ruoli sociali e tipi fisionomici, abitazioni. morale e cultura dei duecentomila individui che popolano l'universo •esplorato da Romilli non si dissolvono però nella congerie di minuti particolari ammassati in cataloghi omogenei. Anche qui l'osservazione è organizzata e strutturata attorno a nodi che condensano significati. com'è per esempio la vita contadina che si svolge in una «corte» tipica della dominante proprietà medio-alta del Mantovano. Già in questi modi. che poi permettono di organizzare l'osservazione. sono impliciti dei criteri orientativi. Per limitarci agli esempi fatti. i criteriguida sottesi all'osservazione sensibile non si limitano a quelli. molto generali, che orientano a individuare e descrivere rapporti e comportamenti sociali. manufatti e individui; sono infatti criteri che orientano anche a individuare i percorsi sociali. le frequenze. i luoghi e le situazioni in cui si addensano isignificati prodotti dall'agire sociale e simbolico. Tra questi criteri. un posto a sé ha l'individuazione di quei tratti pertinenti. sempre presenti come costanti nella situazione osservata, che la connettono agli aspetti essenziali della vita dei sensi e dei bisogni umani, degli interessi e delle differenze sociali. Sono i tratti che individuano gli aspetti generali della condizione sociale osservata. In Engels. che legge la condizione operaia nella città di recente industrializzazione. la descrizione di questi aspetti (inquinamento, rumori, sovraffollamento. sporcizia, estraneità degli individui nella folla, monotonia del lavoro. denaro come regola nella guerra sociale di ognuno contro tutti, ecc.) ha tutta la vivezza delle novità emergenti, che colpiscono sensi non ancora assuefatti alle consegu_enzedella rivoluzione urbano-industriale, e insieme il senso storico del loro costituirsi ed esserci. come dati che è possibile quindi modificare. All'interno di questi criteri prende corpo la dicotomia hegeliana apparenza/assenza, visibile/invisibile. Ir: Engels. la città visibile al turista e al borghese è il perimetro di vie che dalle ville dei ricchi in collina porta al centro della città. solo magazzini e uffici intorno al parlamento borghese, il palazzo della Borsa. Luci. mostre di oggetti di lusso. vetrine e abitazioni pulite e decorose si sono naturalmente ubicati entro questo percorso, e lo delimitano. sotto la spinta dell'interesse e della ricerca di status. Di là da questo cerchio stregato. una città nella città, stretti anditi occulti portano all'invisibile città di Dite dove vive e lavora, in condizioni subumane, la classe operaia. La prospettiva dei gironi che segmentano l'immenso quartiere operaio è dominata dall'alto dal cimitero dei poveri e dalla tetra mole della casa di correzione. che sono il corrispettivo architettonico-simbolico delle ville e del palazzo della Borsa dominanti nella prospettiva borghese. La descrizione delle abitazioni e della vita degli operai accumula significati che poi, condensandosi in una immagine, in un particolare. esplodono. È il caso, per esempio, della latrina nel cortile dei casamenti operai, usata da oltre duecento persone, cui si accedeva per un terriccio invetriato di urina e escrementi. immagine di come la classe operaia viveva, allora, in senso letterale. nella merda. Anche in una città ottocentesca, che pare oggi di semplice e trasparente lettura, si produceva tuttavia un effetto di nascondimento, di ghettizzazione e di apparente caos che impediva a osservatori pur attentissimi, come Tocqueville. di individuarne l'ordito di fondo, penetrarne i segreti invisibili. Tocqueville infatti conclude l'osservazione scrivendo che «tutto, nell'apparenza esteriore della città, attesta i poteri individuali dell'uomo, nulla i poteri direttivi della società; ... non vi è traccia della lenta, continua azione del governo». Engels non disconosce questo dato osservativo dell'apparenza visibile. ma esso diventa per lui, come Ilgiallo~. ~ericano comporta il gesto di chi incessantemente lo nega dandogli spago. fa sempre nuove ,reclute. Per questo i personaggi dell'ultimo giallo americano. come appaiono nei romanzi dell'ultrahammettiano Collin Wilcox o in certi film notturni di Martin Scorsese e John Cassavetes. ad un'infinita depressione intellettuale affiancano una disattesaa prima vista inconcepibile. ma dopotutto fin troppo umana - joie de vivre., Essi si alzano a danzare il disastro. come il Johnny Yen di W.S. Burroughs. e parlano una lingua familiare ai civilizzati: la lingua dello spavento, suadente e irresistibile. S ono uomini e donne (ma soprattutto uomini. salvo le poche eccezioni decise a confermare la regola in eterno) di poche parole e svelti di .mano. gli hombres grigi e anonimi che Tiziano Rossi popolano gli inabitabili universi urbani della moderna detection. L'unica forma di giustizia che essi pratichino, e alla quale siano disposti ad accordare ancora un'unghia di fiducia, è quella che si esprime più inappellabile e sommaria; quel tipo di ideale di giustizia che un tempo i critici cinematografici. prima che le dita di ghiaccio dello spavento toccassero anche loro, rimproveravano a registi come Don Siegel e a truci scrittori come Mickey Spillane chiamandola «visione fascista della vita». Coltivano un'idea così assoluta e aristocratica di legge e ordine che nessuna polizia ufficiale o ufficiosa al mondo. data la sua funzione dentro il corso delle cose. se la potrà mai permettere; essi si ripromettono infatti un mondo migliore. e lo testimonia proprio il fatto che non lo dicano mai. così come è vietato pronunciare il nome di Dio. Vestono di stracci e non hanno quasi amici, e anche questo concorre a fame dei testimoni, sorta di filosofi itineranti che predicano, contro il dubbio rimedio che la fine del mondo è, la necessità che abbia fine piuttosto la storia. Essi. freddi e distanti come sono stati votati ad essere, non cercano neppure più la verità, come una volta, «quando il mondo era più giovane e vero». perché la verità è ormai sotto gli occhi di tutti; e quanto all'identità dei colpevoli non rimangono dubbi neanche nei più ingenui, esclusi gli editorialisti dei quotidiani che, d'altra parte, devorto pure guadagnarsi il pane. Le storie televisive del tenente Colombo, dove il volto dell'assassino viene mosuato fin dalla prima scena e a Peter Falk non resta che raccogliere le prove si è detto, il punto di partenza dell'indagine osservativa non la conclusione. A~che le altr~ ri~!che presentano, pur con vananll, questo percorso dell'osservazione, coi criteri orientativi e le tecniche che le permettono di attingere significati non banali dell'universo osservato. Tra queste ricerche, un posto a sé ha l'inchiesta sulle fabbriche del 1955, per il concorso di massa degli informatori che parteciparono da protagonisti, assieme ai commissari, all'inchiesta. Qui il carattere «partecipante• dell'osservazione muta di qualità, non solo per il concorso di massa, ma anche perché la partecipazione riflette le divisioni ideologiche, sociali e politiche che opponevano i partecipanti. Perciò il fatto partecipativo di massa entra in modo costitutivo a caratterizzare la ricerca, e in termini molto più coinvolgenti e qualitativamente diversi da quelli che richiede il survey. Tanto più che il rapporto tra ente che promosse la ricerca e commissione parlamentare che la gestì da un lato, e i partecipanti individuali e collettivi dall'idtro, fu un rapporto complesso in cui confluirono insieme interessi conoscitivi e contrastanti interessi politico-sociali che rendevano evidenti le opposte tendenze all'occultamento o alla minimizzazione dei dati osservati contro quelle interessate invece a svelarli, a denunciarli per cambiare la condizione di vita degli operai. contro di lui, sono così l'indice ulteriore di un pauroso stato di cose: la bancarotta dell'antico ordine, il declino della sperimentata, rassicurante norma poliziesca. La detection tramanda ormai unicamente un'estetica, alla quale essa affida il suo residuo contenuto di verità, assolutamente autonomo, indipendente da ogni scontato risultato dell'inchiesta. Una verità che l'inchiesta in sé non è più capace di esprimere. La verità sta da qualche parte dentro il rituale del detective: l'interrogatorio dei testimoni, la consultazione delle vecchie annate dei giornali, i pedinamente, l'innamoramento, la scoperta dei cadaveri, la botta in testa entrando nella stanza buia, le manette ai polsi, l'assegno finale. La quesi del detective non ha più un'oggetto, ma candida se stessa, l'aura che la circonda e nella quale rischia di implodere, a oggetto esemplare. Un modello. La trasformazione del sogno americano in incubo planetario non produce, nel moderno giallo d'azione, neanche più «antieroi•. come venivano debolmente definiti una volta i personaggi tenuti in scacco dalla negatività. ma poeti romantici che indovinano ovunque i segni del disastro. E nient'altro. Lo spavento, allora, in virtù di una reazione chimica che agisce perpetuamente nelle cose quotidiane, si trasforma in nostalgia: la nostalgia della verità è la verità della nostalgia, poiché da sempre il revival è l'extrema ratio dell'avventura. I detectives malati di nostalgia, questi ultimi eroi di preistoriche storie urbane, certo in ragione di una spettrale zoologia poliziesca, sono divisi in gruppi fra loro, sembrerebbe, rigidamente distinti. Ma tutti, naturalmente, celebrano il culto; tutti dicono messa di fronte all'altare che perpetua l'immagine di un'America più giovane e più innocente; un'America che, prima di Hiroshima, non avrebbe conosciuto la colpa né mai portato pena. E, se altri gialli (soprattutto quelli di Dashiell Hammett e di James Caio) non smentissero questa loro comune illusione veteroroosveltiana, si sarebbe tentati di prestar fede al loro sogno assurdo. Perché bello. E dunque - indirettamente - forse vero. Il gruppo più numeroso, in ogni

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