Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

------ ----- L 1 osservazionediretta Steven Marcus Engels, Ma.achestere la classe lavoratritt Torino, Einaudi, 1980 pp. 269, lire 6.000 Friederich Engels La situazione della classe operaia in Inghilterranel 1844 Roma, Editori Riuniti pp. 254, lire 3.800 Gabriel Le Bras La chiesa e il villaggio Torino, Einaui:li, 1976 pp. 276, lire 12.000 L a critica letteraria può efficacemente servire a penetrare i significati di certi documenti sociali, storici e teorici che lo standard dei criteri di classificazione in uso non collocherebbe mai tra le opere letterarie? La ricerca sociologica di Engels compendiata in quella sua prima opera giovanile che è La situazione della classe operaia in Inghilterra nel I 844 è il documento non letterario sul quale Steven Marcus sperimenta, con l'analisi concreta, questa possibilità. In Engels, Manchester e la classe lavoratrice Marcus mette infatti a frutto le tecniche dell'analisi testuale ravvicinata, dello studio delle metafore, della valutazione dell'opera nell'ambito della letteratura dei contemporanei sull'argomento, dell'esame biografico delle esperienze cruciali di vita e di formazione intellettuale dell'autore, per sondare i significati dell'opera engelsiana. E non si tratta di significati esornativi, com'è nell'osservazione di Gramsci sui modi espressivi cui Croce fa ricorso, che si avvarrebbero di tutte le veneri e gli amorini di uno stile volto a ingraziarsi il gusto letterario del tempo; qui i significati messi in luce dalla critica letteraria riguardano la sostanza della comunicazione scientifica. Cosi la critica letteraria conferma il suo valore ermeneutico fuori del suo abituale territorio di caccia che una delimitazione, connessa alla divisione del lavoro in uso, le ha da tempo prescritto; e l'esperimento riuscito apre interrogativi sulla separatezza dei campi di studio e sul numero chiuso di discipline e di tecniche specializzate a esplicarli. Tanto più che questo sconfinamento ha anche un rovescio: se la critica letteraria - scrive Steven Marcus - cnon vuol scadere, più di quanto non sia avvenuto, nelle mode estetiche e politiche da una parte, e nel torpore accademico dall'altra ... essa deve co- " minciare ad attingere con sempre maggiore decisione alle altre discipline conoscitive». Le carte si rimescolano. Gli oggetti di studio è più proficuo interrogarli non dall'interno delle discipline costituite, giustapponendo poi, in modi che inevitabilmente risultano estrinseci, come un incastro di pezzi staccati, i risultati raggiunti. La via più proficua per la ricerca pare quella che problematizza l'oggetto di studio individuandone nuclei significativi da chiarire che richiedono il concorso di tecniche e discipline diverse. Lo sfondo teorico di queste considerazioni resta tra le righe, appena accennato: l'interesse esclusivo di Steven Marcus è il cimento nell'analisi concreta. Esplicitandolo, il supporto teorico può essere cosi schematizzato. Si muove dall'assunto weberiano che ogni attività umana socializzata sia intenzionata a un senso, produca significati. Cosi è anche, com'è ovvio, dei discorsi che sono appropriati a queste attività dotate di senso. II loro fine è infatti di far emergere, svelare. costruire nella sfera di una consapevolezza non immediatamente coinvolta nella prassi, i significati che orientano l'azione sociale e la drammatizzano sulla scena in cui assume forme reali. Per Steven Marcus la letteratura è attività che non esaurisce la produzione dei suoi significati nei giochi linguistici e nell'organizzazione di strutture e modelli, come forma superiore di divertimento organizzato. Essa è, al pari di altre attività (per esempio, il linguaggio, la sessualità, l'economia), un'attività non meramente ludica, ma cfondamentale ed essenziale», che perciò pretende dignità di conoscenza. In termini marxiani occorrerebbe dire che essa è, sia pure in un suo modo peculiare, parte integrante della e struttura». li carattere calienante» della strutfomaso Kemeny tura. per esempio, è in rapporto al fatto che i significati che orientano le attività umane essenziali non accolgono o negano quelli prodotti dall'attività letteraria (o, più ingenerale, estetica). La sua caratteristica rispetto alle altre attività umane essenziali, il piano formale di libertà in cui opera, che include anche la dimensione fantastica, le conferisce uno statuto particolare. Ciò che è singolare e distintivo della letteratura è infatti, per Steven Marcus, «la sua onnicomprensività: essa non traccia alcuna linea astratta attorno a sé» e può perciò «includere come parte della propria discorsività drammatica tutti gli altri modi di discorso». L a letteratura produce oggetti che possono accogliere, nelle loro strutture formali, tutto il materiale immaginativo e dotato di senso prodotto altrove, ma la sussunzione di questo materiale è uno straniamento nel senso che immagini e significati che la letteratura. sussume sono accolti come inadeguati e parziali e perciò tradotti in altre strutture atte a dotarli di un senso più universale perché più adeguato alle capacità più alte di rappresentarsi, nei suoi molti aspetti, il concreto. Il concreto prodotto dalle altre attiPiero Lavate/li vità (oggetti, figure sociali, comportamenti, segni ecc.) diviene qui metafora che condensa più sensi, ed è immessa in una rete di rapporti che attraversano icampi separati del reale, abolendo la stessa barriera tra esteriorità e interiorità. L'immagine letteraria presenta perciò il concreto rappresentato in tutta la sua interezza, rinnovando la nostra capacità osservativa del reale, che è sl attività ma, insieme, impoverita e parzializzata nella sua subordinazione ai fini che le attività perseguono nel campo pratico-sociale. Da questa impostazione di fondo derivano molte conseguenze. Vediamone una di grande peso: il punto più alto nella rappresentazione del concreto. di volta in volta espresso dall'attività letteraria coincide, accettando queste premesse, col più universale punto di vista critico da cui, di epoca in epoca. possiamo osservare la realtà. Per fare un esempio. la scelta del punto di vista critico più universale da cui osservare la moderna società burocratizzata non andrebbe cercata, se ci atteniamo a questa impostazione, in quelle concettualizzazioni, quali che siano e comunque formulate, del tipo «umanesimo», «natura umana», «punto di vista di classe», «individuo sociale e umanità socializzata» ecc., ma in quelle rappresentazioni di T.S. Eliot, di Kafka, ecc., che offrono modelli concreti di immagini prismatiche da cui osservare singoli aspetti non quantificabili del fenomeno «burocrazia». ma altamente rappresentativi (sono però i significati complessivi dell'opera letteraria che vanno accolti nel campo problematizzato della ricerca sociale, non tanto- come si fa a volte - singoli passi come il seguente tratto dal Canto d'amore di J. Alfred Prufrock, usati invece come «pezze d'appoggio» al di fuori dei significati complessivi che sono. p. es., l'incapacità a porsi le «overhelming questions»: «No! Non sono il principe Amleto, né era negli intendimenti che lo fossi I sono un funzionario di rango, uno che serve I a far numero in un corteo, a dar inizio a una scena o due/ a consigliare il principe; senza dubbio, uno strumento duttile / deferente, contento d'essere usato, I politico, tutto cautele, meticoloso; I pieno di prosopopea sentenziosa, ma un tantino ottuso; / a volte, invero, quasi ridicolo - / quasi, a volte, il Buffone»). Che considerazioni potremmo trarre da questo teorema della letteratura come topos e metafora dell'universale concreto se esaminiamo un'altra attività umana. per esempio la ricerca sociologica. qui direttamente chiamata in causa da Steven Marcus con la sua analisi del testo engelsiano? O ggi, com'è noto, la ricerca sociologica che indaga le manifestazioni concrete dell'attività sociale si affida quasi esclusivamente alle tecniche del survey ( questionari, interviste. ecc.) con cui rileva dati che poi assembla. quantifica, incrocia per renderli significativi. I dati sono così insiemi quantificati di risposte che individuano, entro poche varianti, l'esito delle domande; la formulazione di esse è perciò l'aspetto decisivo del survey. Ma la loro formulazione presuppone a sua volta una qualche conoscenza concreta della situazione da indagare, che si fonda sull'osservazione diretta propria o altrui, e la guida di criteri orientativi che individuano nel materiale osservativo i punti più significativi da formulare come domande. L'utilità conoscitiva del survey è, nei suoi limiti. fuori questione; dove viene praticato poco e male si ha spesso, infatti. l'arzigogolo ideologico che tende a coprire lo spazio, vuoto, delle risposte non sondate da domande. La controprova è nel fatto che, non di rado, un survey può rivelarsi decisivo nel falsificare o comprovare certe tesi teoriche avanzate per interpretare una situazione. La sua maggiore o minore significabilità è però. per ciò che s'è detto. in dipendenza di una continua messa a punto metodologica dei criteri e dei modi di formulazione delle domande e. insieme. dell'immagine complessiva della situazione da interrogare ricavata da precedenti osservazioni dirette o dalle descrizioni che le compendiano. Il survey perde significato se lo sfondo osservativo che serve a formulare le domande pertinenti è un'immagine sbiadita e superficiale della realtà, ricavata solo da frettolosi reportages giornalistici o da informazioni cristallizzate in abitudini osservative acritiche. che solo registrano il dato di una realtà frantumata. Da ciò l'esigenza che il survey sia sempre sostenuto dalla ricerca fondata sull'osservazione diretta. la quale è la sola.oltretutto che mette in rapporto e permette di conoscere tutto ciò che necessariamente resta fuori dalla portata del survey a cominciare dalla esemplarità di casi, tratti, situazioni del reale che richiedono, per essere esplorate, una diversa frequenza, uri diverso rapporto e l'articolarsi più complesso delle domande in relazione ai comportamenti osservati. È in questo tipo di ricerche, oltretutto. che i significati conoscitivi non settoriali, prodotti nelle forme della letteratura, possono essere mutuati dalla ricerca osservativa come termini orientativi massimi dell'esplorazione del reale, così come può tornar utile l'impiego di tecniche letterarie nella descrizione e rappresentazione delle situazioni sociali. Del resto, anche se in modi diversi, il criterio dell'accoglimento (o della rimozione) di significati prodotti in altri campi di ricerca (per esempio, dalla ricerca storica) è spesso decisivo a qualificare una ricerca sociale: se nel contesto che si vuole esplorare la ricerca storica ha messo in luce, come aspetti centrali e ricorrenti del manifestarsi del conflitto sociale, scioperi manifestazioni ecc., una ricerca che si concentri su altre forme collaterali di conflittualità senza tenerne conto subisce per,ciò stesso una forte riduzione di significato. L'analisi di Steven Marcus della ricerca engelsiana fondata sull'osservazione individua aspetti che sono anche, con le ovvie varianti individuali, i tratti essenziali di altre ricerche osservative. Sono caratteri che apparentano strettamente questo tipo di ricerche a quelle antropologiche condotte sul campo, che usano modi di approccio, criteri orientativi e tecniche per molti aspetti affini. Così è, almeno, dell'inchiesta Romilli del 1879, della ricerca di Kracauer del 1930, dell'inchiesta parlamentare sulle fabbriche del 1955, della ricerca di Le Bras del 1976 che, forse non a caso, non sono dovute a sociologi di professione. e aratterizzano queste ricerche, il tipo e i modi in cui si esplica l'osservazione diretta, i tempi lunghi - di anni-che essa richiede, la scelta di informatori adeguati e il tipo di rapporto dell'osservatore con la realtà indagata per conquistarsi una posizione che gli guadagni la fiducia o almeno l'accettazione in un ruolo non burocratico, sospetto o restrittivo; di qui la qualificazione dell'osservazione come osservazione partecipante. Engels - annota Steven Marcus - adotta lo stile dell'osservazione diretta. Gira in lungo e in largo Manchester per oltre due anni assieme a Mary Burns, una giovane operaia i.rlandese analfabeta che è il suo Virgilio quando percorre i gironi infernali della città di Dite riservati ai poveri e agli operai. L'osservazione diretta e i criteri che la orientano lo portano a individuare, come luoghi sociali da cui meglio emerge la condizione operaia, prima ancora delle fabbriche, la città organizzata nei percorsi non comunicanti delle differenti classi sociali, i loro stili di vita e le abitazioni, la loro cultura quale s'innerva nelle caratteristiche dei comportamenti, delle passioni e delle facoltà intellettuali. Questa osservazione partecipante non si caratterizza solo per la scelta intellettuale di Engels di adottare un punto di vista di classe quanto, soprattutto, per una scelta di vita che lo porta a rifiutare lo stile bohèmienne proprio di tanta parte della gioventù rivoluzionaria dell'epoca, e a vivere, insieme, da rivoluzionario rispettabile e da rispettabile uomo d'affari. È qui la radice di certi giudizi improntati al filisteismo borghese e per contro di quelle profezie ricorrenti con cui ravvisava. a ogni minimo indizio, la Rivoluzione Universale dietro l'angolo. Una vera e propria credenza ossessiva - scrive Steven Marcus - certo connessa ai processi di proiezione e soddisfazione illusoria del desiderio, e sarebbe importante vedere come essa si collega, nella mente di un pensatore rivoluzionario, con le più alte funzioni dell'io quali la verifica di realtà e l'attività locomotoria. Con le ovvie varianti individuali, questo tipo di osservazione partecipante è anche il nucleo delle altre ricerche. Kracauer scrive, per esempio: «citazioni, conversazioni e osservazioni sul posto costituiscono il nucleo del lavoro; presi non come esempi di una qualche teoria, ma 'casi esemplari' della realtà». E indaga da alcuni osservatori decisivi la mappa di quella contrada allora sconosciuta, abitata dagli impiegati, che egli ravvisa come la realtà emergente del processo di burocratizzazione, meccanizzata e centralizzata, destinato a invadere sempre più ogni angolo, esteriore e interiore, dell'esistente. Non mancano, nelle descrizioni delle topiche della contrada impiegatizia, la prospettiva dell'assurdo kafkiano .,.., -

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