Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

11 piacere che si vuol assumere a esponente determinante di un momento dell'avventura urbanistica di Venezia. non è. all'evidenza (ma sia detto subito e senza equivoci) quello appartenente a un godimento turistico in senso stretto e proprio ed ai suoi itinerari ma. molto più puntualmente. quello spettante ad un certo episodio del rapporto tra i sessi: meglio. al mercato. al commercio. e all'organizzazione del commercio. di quel rapporto. lo spero che la proposta di un dibattito siffatto non paia peregrina e sia assunta. quale ovviamente vuol essere. come un'ipotesi di lavoro altrettanto importante che. sinora (stranamente. occorre dire). è stata negletta dagli studiosi dell'urbanistica. non solo veneziana. Il problema. infatti. che concerne in ultima istanza una concreta applicazione della sociologia. è d'ordine generale. giacché una componente non trascurabile della vita delle città è inevitabilmente riconoscibile nell'assetto riservato al particolarissimo. e pure quantitativamente rilevante. commercio del piacere. È chiaro che si tratta di emergenze non predeterminate una volta per tutte e rigorosamente programmate ma di punti urbani di scelta ed ubicazione e articolazione variabili col tempo. in rapporto al moto generale che governa la vicenda e la crescita fisica del corpo urbano nelle sue oscillazioni di momenti qualificati e degradati. ecc. È altrettanto chiaro che. dietro alla realtà dell'incidenza e dell'evidenza della condizione sulla quale veniamo qui ponendo l'accento. stanno i principi - che non son permanenti. ma. alla loro volta. agganciati ai modi e alle compromissioni politiche del governo della società - regolanti l'organizzazione e la tolleranza della prostituzione. nei vari aspetti del suo manifestarsi. Basti richiamarsi a situazioni macroscopiche. di attuale e concreta sperimentazione. ponendo la domanda (nel contesto di codesta brevissima enunciazione dei presupposti metodologici. e nel senso. s'intende. degli specifici interessi qui sollevati) che cosa significhi (oggi: ma v'è ben dietro una storia: cioè un dispiegamento dialettico di complesse condizioni). la struttura Pigalle nella dinamica della forma urbis di Parigi; Soho per Londra; il nucleo dell'Eros Center per Amburgo; il reticolo di Avenues e di Streets impostato su Times Square per New York. e cosi via procedendo. tanto per suggerir. a caso. situazioni addirittura scontate cui tante altre si potrebbero affiancare. Il momento elementare del commercio del piacere chiede ed organizza il proprio spazio e definisce i simboli che lo rappresentino arricchendosi di superfetazioni. di fronwli i quali. da un lato. assestano una trama visivamente caratterizzata ed inconfondibile. e dall'altro costituiscono il rapprendersi ed il consolidarsi di un fuoco imprescindibile per il definirsi. a un certo momento. dell'immagine urbana. Nel corso del '300. la città di Venezia impalca e fissa i cardini di una ristrutturazione urbana che è l'espressione compiuta di uno specifico e solido assetto economico. di una capacità articolata di gestirlo e governarlo al livellodella definizione delle magistrature e degli uffici.~ - insomma - di una solida saggezza nell'organizzare le sovrastrutture sociali e cittadine. Alla base dello sviluppo della città reso obbligato dai vincoli di una particolarissima condizione topografica. è riconoscibile la dialettica rigorosa e priva d'eccezioni tra funzionalità pratica e intento estetico che consente a Venezia una disponibilità costante a soddisfare le esigenze dell'attività economico-commerciale della sua classe di potere (d'estrazione e fondamenti mercantili) nel momento I luoghidt~piacere stesso in cui lascia aperta la forma urbis a soluzioni nuove e ad interventi di riadattamento coerenti nell'ambiente una volta per tutte costituito. Siam in presenza. in altri termini. dell'asserzione di un tessuto urbano flessibile e tale da accettare. entro i precostituiti contorni e lineamenti. la risposta alle istanze rinnovantesi della società che si muove e trasforma. E si tratta di elasticità che non va. ovviamente. riferita ad una sorta di preferenza per la provvisorietà: al contrario. si tratta della determinazione consapevole- sul terreno ideologico.edella pratica applicazione dell'ideologia attraverso la mediazione delle magistrature espressa da una COf!lpatta misura di societas e di civitas - a mantenere tutto quanto costruito e fatto a condizione di una sua validità pratica e funzionale nel contesto urbano; o di realizzare. entro esso. quanto richiesto o imposto dal rinnovarsi delle esigenze econorP.ichee sociali. Afferma il De Monacis nella sua Cronaca. quasi con la perentorietà lapidaria di un'epigrafe: «sicut vi, arte et industria [acta est, ita oportet vi, arte et indus1ria, continuis sumpstibus, et non intermissis laboribus conserveturr,. Il movimento edilizio a Venezia. nei secoli del suo tempo storico. obbedisce pertanto ad una regola singolare che non vale la condanna all'immobilismo o alla paralisi: il fatto si è che. quel movimento. quantunque cospicuo. non muta il volto conferitosi dalla città entro il XIV secolo; e però lo accresce (attraverso giunte progressive e nel senso di una sorprendente continuità di linguaggio architettonico) di presenze nuove rispondendo alle richieste. via via. di funzioni mancanti alle esigenze della vita cittadina che vien mutando. Q uella singolarità della città. su cui s'è posto l'accento. determina un'equivalenza di via acquea e pedonale. con le conseguenze: I) della formazione di lunghi percorsi pedonali creati nel corpo urbano utilizzando l'attraversamento di un campo (spazio focale di distribuzione edilizia). o ricorrendo alla creazione o all'ampliamento di nuove fondamenta. scavalcando i rii o. al limite. interrandoli; 11) della costruzione di ponti stabili ad arco. tale da consentire l'uso dei due sistemi terrestre ed acqueo. qualificando il primo nel suo proprio carattere pedonale. l'altro in quello veicolare. Il crescere della città. condizionato e finalizzato dalle ragioni pratiche di cui s'è detto. avviene. dunque. in termini d'azzonamento o. se si preferisce. di coaguli di aree caratterizzate da una specializzazione d'uso nell'ambito urbano le quali. attraverso quel sistema duplice di collegamenti. crea le rughe via via riservate all'attività artigianale. alla residenza dei mercanti stranieri. alle botteghe e. infine. alle grandi funzioni portuali e manufatturiere; queste. localizzate in grandi fasce lungo i bordi lagunari (insomma. i cantieri a nord. il porto commerciale a sud. e in posizione intermedia. il grande nucleo dell'arsenale). Esiste. di conseguenza. in un contesto siffatto - com'è evidente per qua11to ne sia approssimativo il disegno che abbiam tracciato-. e si esalta anzi. uno stretto legame tra struttura urbana e vita economica e sociale. Proprio a tale legame riscontriamo appartenente la genesi. singolare a Venezia. e priva di riscontri altrove. di un'«urbanistica del piacere». Ma giova considerar ancora. e infine. un'ulteriore presenza di fatti: la progressiva trasformazione del signore mercante (infine. del borghese) veneziano in proprietario fondiario. a un certo punto. che diventa irreversibile nel '400; e il costume veneziano. proprio delle classi sottratte dalla dimensione dell'effettivo e ristretto (dopo la serrata del Maggior Consiglio) potere economico e politico e dei suoi privilegi. d'abitare in case di affitto. È chiaro che. a questo punto. si potrebbe aprire un altro discorso. che tuttora manca (e che. nella prospettiva dell'attualità presente. sarebbe da fare come storia della speculazione edilizia a Venezia nell'epoca serenissima) ma a noi interessa. in questa sede. prender atto di un'attenzione crescente. da parte del signore veneziano - e attenzione vieppiù vivace - alla vita cittadina. non più in termini di definizione di grandi funzioni economiche. ma di più ridotte ragioni di sfruttamento e di profitto. Le norme dell'incremento edilizio. emanate sovrattutto a partir dal XV secolo (e ben studiate. ultimamente. dal Wirobisz in un recente saggio esemplare). rispondono-sul piano della giurisprudenza - alla scelta di codesto nuovo modo di reddito. Se la inevitabile crisi della casa fondaco (magazzino e abitazione. al tempo stesso. del signore mercante) fissata nei suoi lineamenti fra XIII e XIV secolo. provoca l'elaborazione. a partir dal secolo XV. di una tipologia di casa d'abitazione lussuosa e comoda. emblematica del rango e del prestigio del proprietario. e collocata - per l'evidenza di una forma urbis asserita nei termini che si son constatati - senza preferenze d'aree e senza. insomma. una volontà d'appartarsi in insule residenziali specifiche e separate. l'interesse fondiario del reddito crea o. meglio. preserva. una più modesta tipologia. affidala al gioco speculativo della locazione. e riservata alle classi subalterne; alle stesse condizioni di libera. non vincolata. ubicazione nel tessuto urbano. Edilizia rappresentativa ed edilizia umile si succedono. così. lungo i percorsi della città. con una sostanziale indifferenza; ma è l'edilizia umile. destinata all'affitto. a crescere in maniera imponente. in rapporto ad un incremento demografico. ch'è esaltato per giunta dal fenomeno cospicuo e costante dell'inurbamento. e al quale la proprietà fondiaria (il ceto aristocratico. le grandi Scuole. lo stato stesso) sollecitamente risponde moltiplicando i luoghi d'abitazione. ma coerentemente. entro quel sistema della ruga con il suo carattere di momento spaziale - singolare. in un contesto singolare - della specializzazione delle funzioni. È qui. con una capillarità di inserimento che non ha riscontro in alcuna altra situazione urbana. che si realizza l'episodio della definizione fisica del commercio del piacere. In altre parole. il postribolo. in una immagine urbana cosi complessa. non si innesta in un'area circoscritta come una sorta di ghetto maledetto e isolato; ma serpeggia. per dir così. tra le maglie di un tessuto flessibilissimo e disponibile. 11 fenomeno del postribolo. in tal guisa. si rivela inseparabile dalla concretezza della realtà urbana che lo accoglie. È evidente che dovremmo. a questo punto. soffermarci sul fenomeno della prostituzione. sulla sua genesi complessa. sulle sue giustificazioni. sulla sua regolamentazione giuridica; la quale ultima rivela. in realtà. il ruolo che ad essa vien conferito nella società. Ci basterà osservare che. al nocciolo e al di là di ogni articolazione di giudizio. la prostituzione è riducibile. comunque si manifesti e organizzi. in principio. alla concezione patrimoniale che fissa i fondamenti dell'istituto famigliare. e che subordina il ruolo della donna. Le indicazioni della funzione del mestiere più antico del mondo. già addotte da Solone (secondo Nicastro) all'atto d'aprire il primo bordello di Atene son fronzoli. sovrastrutture. di quella realtà. ancorché elementi concreti e da considerare: tranquillità delle donne maritate. soddisfazione dei giovani ardenti. rimedio della omosessualità. Di fatto. il nodo della questione risiede nella necessità di salvaguardare un patrimonio del quale - presso le classi dominanti. nell'intreccio dei loro legami. ecc. - viene a far parte l'integrità e -i:onestà del rampollo femminile. Afferma. acutamente. il Russe!: •«l'istituzione del matrimonio deve essere coadiuvata da un'altra istituzione. che diventa perciò parte di esso. cioè la prostituzione ...». sinché la virtù delle donne costituirà un momento necessario e qualificante della condizione sociale. A Venezia. dove la riduzione oligarchica. per dir così ereditaria e chiusa. del potere esaltava l'istituto famigliare in termini particolarmente rigorosi. conclusioni siffatte son tanto più significative. Si consideri. agli alti livellidella società veneziana. da un lato il gioco politico calcolatissimo del matrimonio - nella prospettiva dei rapporti di potere economico (per via di dote) e politico (per via di imparentamento )-e. di pari ·passo. la tendenza a monacar le donne non riccamente databili. per non dividere il patrimonio famigliare tramandato secondo regole. sebbene dialèttiche. di progenitura maschile. Sul finir del '400. il Casola, con acutezza. constatava «quando nasce un fiolo ad un venetiano, per sé dicono: el è nato un signore del mondo». Qualificata come funzione necessaria di un determinato assetto sociale. la prostituzione •resta necessariamente alimentata. come servizio che inevitabilmente diventa aperto poi ad un uso amplissimo. dalle dimensioni subalterne; per le quali - valide su scala assai più modesta le motivazioni patrimoniali. irrilevanti quelle dell'onore - l'offerta della disponibilità femminile diventa sovente il rimedio. in quanto. tra l'altro. la stessa via del convento richiedeva il pagamento di un adeguato pedaggio. E ben noto che la risposta consueta alla questione della fisica identificazione del luogo di quel servizio nella realtà urbana avviene nei modi di una sua netta emarginazione; quasi un ghetto. per controllarne proprio ogni possibile ripercussione e contaminazione urbanistica. Si pensi - per non dir della ben nota condizione romana, macroscopica nell'articolazione dei provvedimenti al riguardo-agli Statuti del 1342 a Perugia. nei capitoli «che le meretrice ... non stiano en certe luoche» coi divieti di «dare a esse overo locare case overo recettare» e. in quelli prevedenti la localizzazione rigorosa . del luogo del meretricio. ma. sovrattutto. giova ricordare. pel -suo significato emblematico l'articolatissimo statuto del postribolo in Avignone emanato dalla regina Giovanna I. 1'8agosto 1347; con la proibizione «à toutes les femmes debauchées de se tenir dans la ville» salvo accettare di restar «renfermées dans le lieu à ce destiné» e di contrassegnarsi grazie ad «une aiguillette rouge sur l'epaule gauche». E qui si coglie la preoccupazione non solo di controllare la presenza urbana della prostituzione. definendo per essa uno spazio fisico contornato e chiuso. una sorta di localizzazione legalizzata. ma anche il fine di perseguire l'aspetto clandestino e individuale del meretricio. A Venezia non constatiamo. per un buon tratto. disposizioni volte ad assicurare un luogo deputato all'esercizio della prostituzione che si conforma sollecitamente. dunque, all'andamento economico commerciale della vita urbana. creando una sorta di ruga postribulorum precisamente nel cuore del centro economico e con diramazioni. grazie alla particolare viabilità cittadina. nel vivo dell'intero assetto dell'attività artigianale e mercantile e lungo i percorsi principali. li principio dell'accantonamento urbano del meretricio. l'idea moralistica della separazione. son assenti, in una prima. lunga fase. dalle stesse disposizioni emanate dal legislatore che testimonia la misura della propria civiltà commerciale nel riconoscimento alla prostituzione di una dignità di attività economica (non pregiudicata. dunque. dall'ambiguità della doppia morale o accettata con la copertura di comodo del principio di tolleranza); e ne consente. quindi. l'inserimento entro il contesto dell'organismo e dell'organizzazione sociale la cui impalcatura spaziale è la forma urbis che abbiamo sommariamente descritta. E se notiamo. tra.'300 e '400. una stabilizzazione del meretricio. più consistente nelle zone di S. Matteo. di S. Samuele e di S..Luca. ciò accade perché si tratta dei luoghi di più antica fondazione e attrezzatura e d'articolata capacità d'uso. che come abbiam notato. a Venezia. pur adattandosi al mutar delle ragioni possibili di servizio. mantengono intatta (anzi, arricchita) la propria consistenza, senza conoscere usura o degrado fisico irrimediabile. Sicché. e semmai. accade che - in risposta all'evoluzione. che del pari s'è rilevata. degli interessi per il reddito fondiario e a seguito del movimento edilizio che codesti interessi determinano - le strutture edilizie di quelle aree vengono recuperate all'inatteso impiego. e all'insperato guadagno, connesso all'attività economica della prostituzione. Si noti. allora. e a conferma. che in una legge del 1358 con la quale vien dato mandato ai capi dei Sestieri di designare un luogo adatto per l'abitazione delle prostitute. nel quadro di un tentativo di adeguarsi alle soluzioni adottate nella totalità delle contemporanee situazioni urbane, il Senato veneto riconosceva tuttavia che le meretrici «sunt omnino necessarie in terra ista». È significativo. poi, che. nello stesso dispositivo. si dichiarasse. in effetti. una sorta di accettazione dello status quo. raccomandando che, nell'attesa dell'identificazione di un eventuale luogo deputato, le prostitute, nelle sedi assunte per l'esercizio della propria professione. «non faciant novitatem»: non alterino, cioè. la condizione aperta. fondata sul permanere dell'assetto edilizio e di un suo possibile diverso impiego redaitizio, una volta che se ne fossero andate. A completamento delle annotazioni fatte. peraltro. conviene avvertire che l'esplicazione della particolare attività costituita dal meretricio, proprio nella sua sanzionata evidenza di fatto economico. richiedeva l'esistenza di un referente (o. se si preferisce dir così. di una domanda). A tal riguardo. occorre ribadire l'incidenza del tasso altissimo dell'incremento della popolazione. li manoscritto della Vita dei dogi, Man. it. VII. 800 (=468) ricorda, all'anno 1422, che «fra femene, homeni e puti fo trova' [a Venezia] anime cento novanta mila». È numero assai elevato. se si tien conto della fortissima contrazione causata dalla peste del J 348 (nel 1358. infatti. eran registrati complessivamente nella città centomila abitanti). anche ove si supponga caricato di qualche esagerazione il testo, dal momento éhe. in effetti. la cosiddetta Cronachetta del Sanudo (1493 . circa) allude a centocinquantamila anime. Difficile. nelle ripartizioni per categorie. riconoscere ed identificare, il peso quantitativo delle prostitute: il Sanudo stesso. nei Diari, al principio del '500. scrive di ben undicimila professioniste. A bbiamo già insistito sui modi dell'inserimento urbano, serpeggiante. del meretricio: si tratta, diremo ora. della semplificazione di una situazione nei confronti della quale i provvedimenti pubblici conoscono qualche oscillazione. Di fatto. sostanzialmente. quei provvedimenti puntano dapprima solo su un allontanamenn delle prostitute dai luoghi celebrativi del potere politico e religioso.

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