Alfabeta - anno II - n. 15/16 - lug.-ago. 1980

Mensile di informazione çulturale Luglio/Agosto 1980 Anno 2 Lire I. 500 15/16 Spedizione in abbonamento postale gruppo III/70 Printed in ltaly GLENGRANT ilpuro\\bisky dipuro malto d'orzo. U. Eco: Che genere di lupi? *M· Brusatin: La peste*L. Boella: Bloch o l'utopia*C. Preve: Dopo Popera1smo* P. Lavatelli: L'osservazione diretta* R. Giovannoli, I. Pezzini: Del Viaggio $G. Vattimo, N. Balestrini: Intellettuali senza?* L. Poppi: I luoghi del piacere$ R. Luperini, C. Riccardi: Verga *G. Buzzatti: Erotica delle stampe$G. Agamben: La voce, la morte*F. Rosti: Le morti di Sartre*J· Meddemmen: Funny ho ho*D. Gabutti, A. Minonne: Gialli·*A· Pasquini, P. Lo Sardo, G. Melik, M. Canale: Il vero/falso del «Male»* M. Ferraris: Il colmo del vuoto*G. Dorfles: Parzialità delle scelte*Sulla cultura dell'estremismo (IV: V. Dini e L. Manconi) *Poesie <li:T. Scialoja, P. Imp~riali, V. Zeichen *Giornale dei Giornali: Vertici a Venezia *Foto di D. Majelfaro* Lettere

Imrapresa Intrapresa di promozione culturale Danza Valeria Magli Milleuna Azione su testo poetico di Nanni Balestrini. voce Demetrio Stratos. danza Valeria Magli Musica Adriano Bassi e Italo Lo Vetere Programma A Tullo il pianoforte a quallro mani di Erik Satie Programma B (Pianoforte a quauro mani) Musiche di: Castaldi e Dcbussy Giancarlo Cardini Program111aA Giancarlo Cardini suona Erik Satie Programma B Aria dei nostri tempi Musiche di: Feldman. Bussolli. Clementi. Cioci. Cardini. Castaldi. Skempton Programma C Su una strada dissennata Musiche di: Cage e Satie Progra111maA Vexations ( I893?) di Erik Satie Pour se jouer 840 fois. de suite. ce motif. il sera bon de se préparer préalable et dans le plus grand silence par des immobilité sérieuses (Per due pianoforti) Durata prevista 19 ore e.a. Programma B Mesostinatostics I e 2 di John Cage (Per due voci) Walter Marchelli Programma A La Caccia da «Arpocrate seduto sul loto• Programma B In Terra Utopicam Giancarlo Schiaffini Programma A La scuola nordamericana (Per trombone solo) Musiche di: Wolff. Druckman. Rzewski. Cage. Curran. Smith. Laneri Programma B Autori Europei (Per trombone solo) Musiche di: Du Bois. Bon. Cardew. Amman. Schiaffini. Jong. Heider. Villa-Rojo Programma C Improvvisazione (Per trombone solo) Musiche di: Schiaffini Frances Marie Uilli Programma A • Trilogia Musiche di: Giacinto Scelsi (Per violoncello solo) Progra111maB The American School (Per violoncello solo) Musiche di: Brown. Feldman. Cage. Wolff. Smith. Curran Programma C Oazano (Per violoncello. due archelli. voce. gesti) Musiche di: Frances Marie Uilli Petr Kotik Sem. Ensemble Mrmy Many Wo111e11 (per voci. flauti. clarinclli e tromboni) Performance di 173 sezioni e 381 pagine di musica. la durata dellà partitura è determinata dalla breve e omonima ~toria scritta da· Gcrtrud Stcin nel 1910 Lo speuamlo è di1po11ihilein lralia dal 211 al 30 se11e111bre Poesia Futura Poesia Sonora antologia storico critica della poesia sonora Mimodeclamatori: Valeria Magli e Arrigo Lora Totino Arrigo Lora Totino Programma A Poesia Ginnica. Poesia Liquida Azioni verbo/mimiche Programma B Ah soire. stop evening Poesia Ginnica. Poesia Liquida. Poesia Sonora Corrado Costa Leda prova con il pavone Poesia Lineare Per informazioni rivolgersi a: Intrapresa • Via Goffredo Sigieri. 6 20135 Milano TelefÒni (02) 541254. 541692 Telex 311509/SITAM Leimmagindi iquestonumero Si appanna dunque l'immagine del volo, il futuro dive111ancor più indecifrabile, la sconfiua presente ancora più bruciante e predomina l'immagine del- /'a11accamento, della resistenza. Da quella inesauribjle miniera che è Wil-• Jiam Shakespeare qualcuno (non ricordo in questo momento chi e quando) ha tirato fuori questa definizione.-- «., poeti non sono ~lo un luogo geografico: fungono dà depuratori della storia avversa». Dove sembra che i segreti legami tra storia e geografia, tra assenza di storia e velocità vitale dei nomadi, possano trovare un istante di chiarezza: lapresenza dei poeti (e queste foto di Dino Majellaro sono eloquenti) si oppone all'ordine della morte e anche vuole negare ciò che di astratto e di extra-umano persiste nel conceuo-progeuo dell'utopia. Sommario Manlio Brusatin La peste pagina 4 Laura Boella Bloch o l'utopia (Spirito de/l'utopia - Marx, la morte·e /'apocalisse - Thomas Mi.inzer teologo della rivoluzione - Experimentum mundi, di Ernst 8/och; Multiversum. Tempo estoria in Ernst Bloch, di Remo Bodei; Eredità della non-comemporaneità e il problema della propaganda, di Oskar Negt) pagina 5 Renato Giovannoli Nomadologia trascendentale pagina 7 Isabella Pezzini Mappe pagina 9 Costanzo Preve Dopo l'op.:rai,nw (Il tempo della politica, di Mario Tronri; Gli inganni di Sarastro, di Augusto Illuminati; Circolazione e forme del politico, di AA. VV.) pagina 10 John Meddemmen Funny Ho Ho (Funny Convulsing and Funny Confusing - Funny Ribtickleosus and Funny Ridiculous - Private Eye's Bumper Book of Boobs, di Denys Parsons; Graffiti Lives O.K., di Nigel Rees) pagina 11 Lionello Puppi I luoghi del piacere pagina 13 Piero Lavatelli L'osservazione diretta (Engels, Manchester e la classe lavoratrice, di Steven Marcus; La situazione della classe operaia in Inghilterra, di Friederich Engels; La chiesa e il villaggio, di Gabrie/ Le Bras) pagina 15 Diego Gabutti Il giallo americano pagina 16 Uomini volanti, 2 La presenza dei poeti vuole restituire alla storia la sua vitalità (e deve essere questo ilmotivo per cui i poeti vengono perseguiti quando la storia sceglie le strade della repressione, della morte). Per questa ragione il linguaggio è per i poeti prima di tU//0un fare (o anche: il luogo in cui il dire e il fare coincidono in equilibrio funambolico da uomini volanti ...). È dunque ritornata la definizione «uomini volanti» ma tu/la cambiata, riferita agli acrobati, al circo, a uno dei luoghi più esposti della fisicità, dove anche le scimmie imervengono nella danza ... e i clown agiscono da funamboli del linguaggio. Se osserviamo bene queste immagini sentiamo emergere ironia e pathos, presenza e movimento di fuga, stati di sofferenza e sberleffi appena trauenuti, proprio come in un Aurelio Minonne Nero Wolfe (Nero Wolfe: il profumo del delillo - Nero Wqlfe la paga cara - Scacco al re per Nero Wolfe, di Rex Stout) pagina 18 Gabriella Buzzatti Erotica delle stampe (Shungwa, the Art of Love in Japan, di Tom and Mary Anne Evans; UtamaroKoi no Hutosao-Utamaro, Opere scelte - Hokusai, Wakan Ehon Sakigake, di Marco Fagioli) pagina 19 Romano Luperini L'uomo dalla barba rossa (Tulle le novelle - Racconti milanesi - Vita dei campi - Novelle, di Giovanni Verga) pagina 21 Maurizio Ferraris Il colmo del vuoto (Critique, Gennaio 1980; Piccolamessa in prospelliva della decadenza e di alcune loue minoritarie da condurre, di 1. F. Lyotard; Philosophie et minorité, di Cii/es Deleuze) pagina 22 Gilio DorOes Parzialità delle scelte pagina 25 Giorgio Agamben La voce. la morte (JenaerRealphi/osophie - Filosofia dello spirito jenese, di G. W. F. Hegel; Opere e comributi, di D. Campana) pagina 26 Angelo Pasquini, Piero Lo Sardo, Giga Melik e Mario Canale Il vero/falso del «Male» pagina 27 Giornale dei Giornali Vertici a Venezia A cura di lndex-Archivio Critico del- /' Informazione pagina 30 Poesie Toti Scialoja Oh, Incauta Tinca! pagina 9 Patrizia Imperiali Meriteresti tutta l'allegria pagina 27 Valentino Zeichen I rifornimellli della seri/tura pagina 27 Finestre Umberto Eco Che genere di lupi? pagina 3 Gianni Vattimo lme/le//uali senza? pagina 12 piccolo circo marginale ma resistente, 1101c1ancellabile. I volti dei poeti testimoniano il silenzio che si produce alle loro spalle (dietro le spalle di ciascuno) e nello stesso istante lo sovrastano, lo negano dunque lo annulla110,muovendosi ai bordi. Potrà sembrare davvero strano considerare la poesia un'arte «animalista> e la_lelleratura un'astuzia volpina per sfuggire ai predatori; a me non sembra affallostrano usare Petrarcae la Bibbia per ritrovare le ragioni del vivere: perché è qui che le radici della poesia stanno affondate, come i piedi dei poeti, dentro il fango primaverile, immobili, sconfilli, in movimento, invisibili vincitori. Nanni Balestrini La libertà di dire pagina 12 Franca Rosti Le morti di Sartre pagina 14 Antonio Porta Carla Riccardi. Romano Luperini Precisazioni pagina 21 V. Dini e L. Manconi Estremismo degenerato pagina 22 Lettere Lettere di: Elettro. Carmelo Bonifacio Malandrino, Jaroslav Novàk, Michi Staderini pagina 29 Le foto Dino Majellaro alfabeta mensile di informazione culturale Comitato di direzione Nanni Baleslrini. Maria Corti, Gino Di Maggio. Umberto Eco. Francesco Leonelli. Antonio Porta. Pier Aldo Rovalli. Gianni Sassi. Mario Spinella. Paolo Volponi Direuore editoriale Gino Di Maggio Redazione Omar Calabrese (redauore capo) Vincenzo Bonazza. Maurizio Ferraris. Carlo Formenli. Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Redazione, amministrazione Muhhipla edizioni. 20137 Milano. Piazzale Martini. 3 Telefono (02) 592.684 Composizione GDB fotocomposizione via Commenda 41. Milano. Tel. 544. 125 Tipografia S.A.G.E. S.p.A .. Via S. Acquis10 20037 Paderno Dugnano (Milano) Distribuzione Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 15.000 estero L. 20.000 (posta ordinaria) L. 25.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Multhipla edizioni. Piazzale Martini 3. 20137 Milano. Conto corrente pos1ale n. 59987206 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. ~Xl dd 197~. Rc•,pnn,ahik (; Di MaJ!J!in o ~~ WU1l(Q)11 ~ffi\1Clf@\,lf~ ~n l!ffi\~1rn'fc(Q) alfabeta A è aperta la c:ampagna abbonamenti 19801'81 Abbonamen10 annuo ( 12 numeri) L. 15.000 Conto Corrente Postale n. 59987206 o Assegno Bancario intestato a: Multhipla Editioni, Piazzale Martini, 3 - 20137 Milano Te/. (02)-592684 ------------- «L'operazione sperimentale più radicale della letteratura italiana degli ultimi anni» Vincienzo Bonazza La casa di lacca ~ Una seri/tura che ha la composita asprezza di una macchina, la suo iteratività, i suoi cigolii, dissonanze, violenze; una voce composita nella quale il dia/e/lo tocca ogni curvatura della fantasia popolare e ne coglie lo linfa della festa dando suono a una ,,aro/a piena, fondante Giuliana Morandini (Avanti!) l'rovocatorio, stimolante, frammento tlel brusio, della rabbia, degli anonimi rivoli di fuga e di oniricità ,/C'/ quotidiano Carlo Ossola Dedalo libri

A Parigi un Comité Jntemational de Soutien per gli arrestatidel 7 aprile e del 21 dicembre ha redatto, nel corso del convegno «Marx oltre Marx», un appello. Quello che lascia perplessi dinanzi a questo foglio è anzitutto il fatto che si tratti di un appello. Probabilmente occorre fare un esame realistico sulla funzione degli appelli, dopo averne letti tanti. In particolare qui da noi gli appelli cosiddetti garantisti sono stati neutralizzati spesso da una strategia di risposta strisciante, disonesta ma efficace, articolata in quattro passaggi: i) gli appelli garantisti sono innocentisti; ii) essicoincidono (e come non potrebbe essere, per maledetta frequenza statistica) con un nuovo morto ammazzato; iii) poiché gli accusati sono appunto accusati di collusioni coi terroristi; iv) alloragli appelli «garantisti» sono favorevoli agli assassini. Questa argomentazione retorica viola naturalmente tutte le otto regole del sillogismo che ancora si insegnano ali' Università Cattolica. Ma poiché di questi tempi non ci si può fidare più neppure del!' Università Cattolica, anche le regole della logica minor sono sospettabili. Non è stata una buona stagione per gli amanti della ragione. A esercitarla, gli uni ti sparano e gli altri ti diffamano. Quando Balestrini, da lontano, rampogna gli intellettuali italiani rimasti in patria perché non si sarebbero agitati abbastanza, viene voglia di rispondergli, malgrado la comprensione per la sua difficile situazione: «beato te che non hai i nostri problemi!»·. Giocare in casa, nella squadra del buon senso, impone la sofferenza quotidiana di decisioni difficili, ~ cui basta un nulla per cambiare segno. È cioè difficile (per citare Fortini anni sessanta) essere astuti come colombe. D'altra parte anche il semplice equivoco dell'innocentismo toglie validità a • un appello: l'innocentismo, nelle vicende giudiziarie, è solo una propensione sentimentale, come la credenza nella metempsicosi o la speranza che , domani faccia bel tempo. Chi ha prove , documentabili di una innocenza non fa l'innocentista, fa il testimone (mestiere peraltro assai rischioso, pare); e chi non le ha, coltiva al massimo persua- , sioni morali. Si aggiunga che il manifesto francese citagenJ!ricamentecentinaia di incarcerati, e non si vorrebbe che, vedendo le cose da lontano gli amici francesi considerassero parte di questa schiera anche Curcio, Fioroni, Pecie Alunni, tanto per dire. Se così fosse si creerebbe una confusione pericolosa, e non è il momento giusto per alimentare confusioni. Semmai, è il momento, persino per i più puri tra i garantisti, di stabilire cosa si vuole garantire, e per chi. Una modesta proposta. Prima ancora di garantire i diritti costituzionali si vorrebbe garantito il buon senso, ovvero la coerenza logica. Cosa sta succedendo in Italia? Nel momento in cui, si dice, il terrorismo sta subendo fieri colpi e si profilano le prime incrinature (le diserzioni; i pentimenti, le confessioni) si è fatta strada una linea di condotta (futura) che riassumeremo sotto la formula di «amnistia», anche se le proposte sono varie, e variamente si parla di condoni, indulgenze, facilitazioni per chi voglia uscire dalla clandestinità. Il fatto interessante è che di questa linea di condotta non parlano più soltanto alcuni mediatori dell'estrema sinistra, ma uomini di governo e magistrati. Si tratta dunque di una tendenza generale, che qui non si vuole discutere né sotto ilprofilo politico né sotto quello giuridico: valutiamola come sintomo, orientamento, spia interessante di una atmosfera. Ora, come si può riassumere questa teridenza? In questi termini: «se c'è qualcuno che, terrorista effettivo e confesso, è disposto ad abbandonare la Chegent!t! di lupi? propria militanza terroristica, si passi sopra a un criterio di giustizia troppo astratto, e si addivenga a un compromesso». Benissimo, se ne può discutere. Ma nel vivo e nell'eccitazione di questa discussione si sta dimenticando che sono in galera da più di un anno delle persone che, sospettate, indiziate, accusate di terrorismo o di collusioni col terrorismo, non sono tuttavia terroristi confess~ anzi passano il loro tempo a definire la propria distanza dal terrorismo. E di questi non si parla più. Come se (e il paradosso non è una noGiuliaf!OGramigna Sandro Sinigaglia stra invenzione) siccome non sono terroristi, o per lo meno non sono confessi, non valesse la pena di perdonarli, o di venire loro incontro. Quando poi il modo di venir loro incontro non imporrebbe neppure una modificazione delle leggi esistenti: infatti quello che essi chiedono è un regolareprocesso. Il paradosso è tale che fa venire allamente una traduzione stranita ed ereticale della parabola del figliol prodigo: siccome costui è scappato di casa, se torna gli si ammazza il vitello grasso, mentre i fratelli che non erano fuggiti resteranno senza cena. Perdonare i peccatori, va bene, ma privilegiarli pare eccessivo. Siccome, si è detto, l'innocentismo è una pura disposizione psicologica, chi vuole che sia garantita almeno la logica deve esserepronto ad ammettere che, se le prove ci saranno, sarà acce11abilissima l'idea che Negri, Scalzane, Piperno e compagnia autonoma abbiano ucciso di mano propria o organizzato uccisioni, gambizzamenti, reti e coordinamenti clandestini di bande armate - o peggio, abbiano flirtato goliardicamente con il terrore. Ma, sempre alla luce del buon senso, sembra che non si sia ancora dato il dovuto rilievo a un dato interessante, che uno storico del futuro certamente dovrà registrare come discriminante per una storia dei movimenti rivoluzionari di questo secolo. Il dato è che i militanti di gruppi estremisti dell'ultimo decennio, in Italia, si dividono in due categorie: quelli che, arrestati, si dichiarano prigionieri politici, combattenti di un raggruppamento clandestino, e rifiutano avvocati e giudici; e quelli che, parimenti arreMarika Larocchi Maurizio Cucchi stati, si dichiarano estranei a ogni accusa e chiedono un processo. Non è credibile che i primi si comportino come si comportano solo perché sono più imbecilli dei secondi; evidentemente vi deve essere una differenza di stile politico. Quando i prefetti romani accusa- ' vano qualcuno di essere cristiano (il parallelo è puramente formale) usavano con una certa saggezza di una discriminante del genere: il sospetto cristiano che grida di non esserecristiano, molto probabilmente non è cristiano. Questa differenza, che si sta qui disegnando, non toglie nulla allepossibili e svariatissime imputazioni che possono essere rivolte agli arrestatidel sette aprile. Sta però di fatto che essi adottano uno stile politico diverso da quello dei terroristi confessi. Nessuno sostiene che questa differenza di comportamento li renda automaticamente degli agnelli: ma per lo meno li qualifica come lupi di una razza diversa dagli altri. Che genere, allora, di lupi? Ci sarebbe una risposta sgradevole: lupi peggiori degli altri, perché gli altri ammazzano e se ne assumono la responsabilità a loro rischio e pericolo (persino quando si pentono e danno la stura alle confessioni) mentre costoro sono colpevoli degli stessi delitti e in più non hanno neppure il coraggio di dire «sono stato io, mirate al petto». Ma se fosse così varrebbe la pena di saperlo subito. Perché se ci si trova di fronte a una formazione clandestina in cui i quadri intermedi si fanno arrestare insultando l'universo mondo, ma non tradiscono i capi (che invece negano tutto) mandando invece in galera altri quadri intermedi, allora nulla delle Na1111Ci agnone Cosimo Ortesra confessioni, poniamo, di Peci, deve esserepreso sul serio. Costui sta denunciando gente che non c'entra per salvare coloro che c'entrano. Si sono visti giochi del genere nella storia delle società segrete; racconta Diogene Laerzio che Zenone di Elea, arrestato dal tiranno contro cui aveva complottato, elencò tra i complici del complotto tutti gli amici del tiranno, mandandoli a morte e privando il tiranno dei suoi fedeli. Ma se è così sarebbe opportuno accorgersene in tempo. Se poi invece gli imputati del sette aprile non sono colpevoli di tanta doppiezza e, imputabili di tante cose, non sono imputabili di ciò di cui si dichiarano innocenti, allora sono davvero in un be/l'imbroglio: perché non potendosi confessare terroristi e non potendosi pentire, non potranno mai ottenere indulgenza. E per i prossimi dieci anni riceveranno visite in carcere da ex terroristi confessi e pentiti che circoleranno a piede libero, gratificati di un pacificatore colpo di spugna. L'intrico è grottesco, ma non è frutto di una invenzione letteraria: è già sceneggiato potenzialmente, è così possibile da essere di fatto reale. Siccome poi di questo si rendono conto anche i ragazzini, si aggiunge una seconda (o terza) offesa al senso comune, non più garantito.-Diciamo pure e senza ambagi che tra molti, tra i moltissimi che si vogliono garantisti, ci sono persone a cui le posizioni politiche di Negri, Sca/zone, Piperno e compagnia autonoma non sono mai piaciute, e· amerebbero vederle duramente confutate. Ma questo processo che non si fa, contribuisce a fare, per molti della giovane generazione, di ciascun imputato un mito, di cui tra non molto si porteranno i santini nel portatessere. E a molti questa evenienza mitico-politica non piace, e si vorrebbero garantiti contro questa eventualità. Ma è davvero possibile che chi è preposto a/l'amministrazione (o al controllo dell'amministrazione) della giustizia, non avverta questa situazione paradossale? Certamente no. Perch{i/ processo venga di/azionato, lo si intuisce benissimo: è che gran parte delle prove che vi potrebbero essere addoue sono di natura ideologica. Si tratteràdi definire quanto la teorizzazione della lotta armata possa venire equiparato alla sua organizzazione effettiva. E ormai tutti, compresi i più astrali e «liberali» tra i garantisti, sanno che la questione non potrà essere risolta secondo il principio liberali! che non si condannano le opinioni. In un'epoca delle comunicazioni di massa si imuisce che le opinioni non sono del tutto innocenti, come non è innocente Goldrake o la pubblicità delle sigarette. D'altra parte non si potrà neppure dire che le opinioni sono del tutto colpevoli, perché se si asserisce questo principio una volta, dopo non si sa più dove ci si potrà arrestare. Perché la storia insegna che le predicazioni di San Bernardo per le crociate hanno spinto molti crociati a massacrare gli ebrei lungo il cammino, e si potrebbe arrivare a imputare a una qualche autorità morale, che ha tuonato contro il peccato, l'assassinio di una prostituta. Al di làdei paradossi, il nodo è serio, si poteva non sollevarlo, far finta di niente, ma ormai, dopo l'istruttoria Calogero, il nido di vipere è scoperchiato, e già tremano le vene e i polsi ai giuristi, ai costituzionalisti, ai difensori delle libertà civili. Non sarà il timore di questo dibattito -che sicuramente metterà in questione iprincipi dellasensibilità liberale nata con l'habeas corpus - quello che sta bloccando tutti, persino i garamisti? Perché ormai siamo al dunque. O quelli del sette aprile sono terroristi, e allora dovrebbe venir fuori qualcosa, visto che si è riuscitia inchiodare persino un Donai Cattin. O sono colpevoli di incendi, intimidazioni e bastonature, e allora siano processati per questo. O sono colpevoli di istigazione all'insurrezione: e allora il processo sarà una ampia, forse tragica, discussione su cosa si intenda per reato di opinione, e metterà in crisi la stessa nozione di opinione - e si sfiorerà quella soglia impercettibile che divide (o unisce?) utopia e pratica sociale. Che una eventualità del genere faccia paura a tutti, è abbastanza evidente. Meglio se non vi ci fosse arrivati, perché sarà in questione la nozione borghese e liberale di libertà in un universo tecnologico in cui le opinioni circolano a ritmo diverso che nel settecento, e raggiungono tutti gli strati sociali. Ma ora non si può, per evitare questo doloroso dibattito (di cui non si intravvedono, e si paventano, gli esiti), commettere ingiustizia. Purtroppo questo processo si dovrà fare. Anche per le istituzioni, come per l'anima, bisogna perdersi per ritrovarsi.

A Ila fine,del XVIII secolo John Howard raccoglieva in volume le testimonianze e le mappe di un itinerario speso attraverso le carceri e i lazzaretti d'Europa: All'ingresso dell'Ufficio di Sanità del lazzaretto di Marsiglia. città toccata dalla catastrofica peste del 1720-22. due quadri. l'uno posto di fronte all'altro. riassumevano l'ufficio della prevenzione pubblica dal contagio: uno rappresentava la pianta del lazzaretto l'altro il corpo di un uomo colpito dalla peste. Questa costatazione «a prima vista» doveva riportare l'orrore del corpo appestato. ai principi di necessità con cui si reggeva un lazzaretto: non più il ricovero impossibile di una umanità devastata dal contagio ma il «muro» provvidenziale (quanto un'utopica cittadella) fatto per respingere e ispezionare qualsiasi fomite di pestilenza incombente. Non appena le città portuali mediterranee riusciranno a dotarsi dei lazzaretti contro il contagio proveniente dai porti orientali. la peste cessa quasi completamente di aggredire l'Europa. perché le città stesse hanno eliminato al proprio interno i veri effetti catastrofici della malattia. Una breve storia popolare riporta singolari elementi di verità. Un eremita incontra un giorno la «vecchia pellegrina» (la peste) che sta per entrare in città: «Per l'amor di Dio. quante vittime farai in questa città?» - «Non più di mille» - replica la vecchia. Morirono diecimila persone. L'eremita incontra ancora la peste che se ne sta andando:« Disgraziata. non mille ma diecimila anime hai spento!» - «Non ti ho ingannato - rispose la pellegrina- Mille come ti avevo detto. il resto le ha uccise la paura». Nella città occidentale l'età della peste si situa stabilmente nel cinquantennio tra il Cinquecento e il Seicento (1575-1630): le ultime epidemie del XVI Ie del XVIII secolo segnano il suo definitivo interrompersi ma la scomparsa della peste non è legata alla scoperta della causa agente né dei veicoli di trasmissione che restano. entro una sfera di rimedi specifici assolutamente inutili. ignoti fino alla fine del XIX secolo. Le storiche pestilenze di Atene e Costantinopoli descrivono episodi epidemici estremamente virulenti che non è possibile associare all'etiologia della peste bubbonica. esplosa in Europa nei secoli indicati. nonostante ciò il racconto storico di Tucidide e Procopio di Cesarea fissa inequivocabilmente la meccanica sempre uguale del contagio che colpisce la città: ignoranza e occultamento voluto dell'insorgere della malattia. inutilità di qualsiasi cura medica. persecuzione dei probabili seminatori del contagio. sovvertimento di costumi. istituzioni e classi sociali. Gente che si dà pubblicamente , a «piaceri» che prima tiene nascosti. gente senza nulla che raccoglie le sostanze dei ricchi e degli «ingiusti» improvvisamente spazzati via. La peste abbraccia l'individuo e si diffonde sopra una nazione usando indistintamente le armi della carità e della perversità. lavorando per l'estinzione del genere umano ma infine estinguendo se stessa e confermando aspramente le leggi del dominio. Per i sopravvissuti si mostra come una terrificante schiavitù della coscienza. energia giustiziatrice ed equilibratrice dei contrasti e delle colpe umane; in qualche modo una «rivoluzione» compiutasi come castigo di Dio alla cui volontà il flagello della peste è inestricabilmente legato. N onostante ciò la guerra contro l'accerchiamento della città e il crollo della vita urbana sotto i colpi della pestilenza viene perseguita in Europa con roghi e ammazzamenti. L'impossibilità di frenare il contagio preme per punizioni esemplari verso coloro che «possono» seminare la peste. e sono. dopo i lebbrosi e gli «impiagati». gli ebrei del XIV secolo; le streghe del XVI. cerusichi e frati che per lucro professionale o protervia religiosa hanno interesse a spargere la peste. per giungere al complotto delle grandi pesti del Seicento degli untori che fabbricano «unguenti pestiferi» e li diffondono con favore delle tenebre: un'umanità perversa per natura che si annida fin dentro gli apparati di sanità e lavora per puro desiderio di crimine. in odio a tutta l'umanità dei battezzati. È di fronte ad un vano esercizio del potere follemente punitivo e giustiziere (focus, [urca e1aurum su111medicina Lapeste mali) i'n lotta per la propria sopravvivenza che il corpo individuale in tanta pericolosa solitudine. piccola entità dispersa. viene raccolto e investito dallo sguardo pietoso della pastoralità cristiana. collocato in un «secondo spazio». non sotto il potere della sorveglianza e della punizione ma sotto quello della carità e dell'assistenza. Dopo l'età della peste qualsiasi potere non potrà più far morire e lasciar vivere ma dovrà far vivere o lasciar morire. Più in particolare l'imponderabile castigo divino come la peste e qualsiasi altra minaccia alla vita dovranno essere racchiusi e situati. investiti di regole e di principi; distribuiti in luoghi circoscritti da muri in maniera che questa esclusione riesca in tutto favorevole a chi la pratica con il consenso di chi la subisce. La costruzione del lazzaretto significa riunire il disperso terrore e la miseria della peste per concentrarla in Giancarlo Majorinu una mono-idea che fissa la propria forma assistenziale sopra ogni possibile «libertà» del male: un'utopia regolatrice che sta al posto della città. al posto della peste. potendo agire sull'uria per il dominio dell'altra. Nel XIV secolo le provvidenze delle magistrature in caso di peste si palleggiano in gradi alterni un interesse-disinteresse per il governo del male: l'argomento non è ancora investito di un discorso di prevenzione e di tutela. La nascita dello spazio proporrà invece soluzioni necessarie di tecnica assistenziale. li primo lazzaretto. quello di Venezia ( I423) scaturisce da un patto tra il promotore Bernardini da Siena e l'oligarchia mercantile dello stato veneziano. 11 morbo pestilenziale. per indurre all'esercizio della carità. della prevenzione. dell'assistenza ha bisogno di un recinto prefissato. una città separata che appena si sappia dov'è situata ma che tutti sappiano a che cosa giovi. pur ignorando come funzioni. In questo luogo hanno corso una lunga serie di disposizioni eccezionali respinte dalla città ma che servono unicamente ad e sa. Nel lazzaretto l'isolamento dal contagio è puramente accessorio. la presenza della malattia. anche quando non è presente rimbalza nel vuoto; viene ricordata. aspettata. minacciata fino a quando non scoppi e quando scoppia questo è il luogo dove più a lungo è conservata. Soltanto così la malattia senza rimedio «produce» carità. assistenza moltiplicandosi sui corpi soggetti. Perché il potere assiManlio Brusatin stenziale ha «bisogno» della peste come la religione del peccato. li progetto del lazzaretto. quale si realizza nelle città europee dal Quattrocento agli inizi del Settecento. in esempi ormai abbandonati e cancellati. è un concreto frammento di quel mondo di città ben disposta perché ben governata che fallisce nell'utopia cinquecentesca: dietro a questi muri regolari si praticano le forme dell'esercizio dell'ordine. la violenza bianca dell'esclusione in cambio dei benefici elargiti dal potere dell'assistenza. È un eccellente luogo di utopia dove il superappestamento tiene lontar.o ogni altro male e in più salva le anime: la fine della peste e il ritorno alla vita normale non ha altro segnale che la ricomparsa delle malattie ordinarie. Perciò è qui che si esercitano dei preordinati meccanismi d'ordine nell'assoluta incognita degli agenti provocatori del contagioe che restano ignoti (come imperscrutabile castigo di Dio) perché tenuti fin troppo presenti. li primo lazzaretto - si è detto - è installato in un'isola della• laguna di Venezia. Il suo nome ha una derivazione locale. la prima accezione di Nazaretho nasce dal convento di Santa Maria di Nazareth che occupava l'isola. il nome si contamina per l'arrivo di eremiti caritatevoli dell'attigua isola di San Lazzaro. perciò Lazaretho. Nella storia di Venezia la voce autoctona di «Lazzaretto» si accomuna ad altre due denominazioni originarie che chiudono in un triangolo ben congegnato la genealogia del potere di uno stato moderno: infatti l'Arsenale organizza e controlla il lavoro e la produzione. il Cheuo accetta e pratica l'esclusione. il Lazzareuo esercita l'assistenza nelle due forme: la preventione e la curatione. Lo sviluppo del lazzaretto si fonda sopra un concetto basilare di isolamento e allo stesso tempo di penetrazione condizionata. Circoscritta la delimitazione fondamentale da cui si esclude ma si annette il luogo delle sepolture. lo sviluppo successivo degli edifici segue una ripartizione rigorosa quanto schematica (date le approssimative ispezioni cliniche) tra sani e infetti. Ciò porterà a quella distinzione più larga tra sospetti e infetti: operazione che non poteva essere garantita. nei periodi del contagio. in una sola isola-lazzaretto. presto risolta a Venezia con la fondazione del Lazzaretto Nuovo (o di Sant'Erasmo. 1468). Qui si applicherà la normativa moderna • del lazzaretto. a carattere prevalentemente preventivo e ispettivo: il controllo e la quarantena per le navi e gli equipaggi provenienti da porti sospetti. Le merci e i carichi dovevano essere sballati. esposti all'aria. al sole. a fumigamenti di sostanze odorose; il danaro e le pietre preziose dovevano essere lavate in aceto. le lettere e le carte bucherellate con apposite pinze ed esposte alla fiamma fino quasi a bruciarle. lf istituzione veneziana del Magistrato alla Sanità (1485) rende autonoma. da çarte dei pubblici poteri. l'attività del Lazzaretto Nuovo con la presenza fissa di un priore delegato. distinguendo la funzione dalla caritatevole attività del Lazzaretto Vecchio. la cui gestione resta del tutto religiosa: si caratterizza da un lato quella struttura semidoganale nonché militare del lazzaretto delle città portuali maggiori. C'è un tacito contratto: l'attività preventiva del Lazzaretto Nuovo investe i poteri civili mentre in quello Vecchio resta la funzione curatrice e assistenziale svolta dagli ordini religiosi. La devozione a San Sebastiano. il santo salvato e guarito dalle pie donne dal martirio delle frecce. si estende in quanto protettrice ed esorcizzante il flagello. quella di San Rocco il santo pellegrino che ostenta il bubbone inguinale. si diffonde in quanto terapeuti.:a e guaritrice del male. Un santo della profilassi e delle misure preventive si accompagna nella frequentissima iconografia. all'altro, preposto alla terapia e alla cura. Il maggior successo delle devozione di San Rocco risponde al maggior effetto della presenza caritativa degli ordini religiosi nel cuore della malattia. piuttosto che quella preventiva che si esercitava con esclusioni e segregazioni. malamente accette dalla popolazione. sotto il terrore del pericolo incombente. San Sebastiano. San Rocco e il santo patrono intercedono presso Dio e il suo giustiziere. «l'Angelo della peste», per la cessazione del flagello sopra la città conquistata alla giustizia divina. La peste è quasi la guerra dichiarata tra Dio e gli uomini (pes1is quasi bellum incer Deum e1 homines dica/I/es), infatti «due sventure si trovano a questo mondo ... che una volta arrivate sono in grado di rompere e sterminare le repubbliche. le società le assemblee umane. Una di queste avviene per l'estrema furia della guerra, l'altra per l'orribile e mortale contagio della peste> (Le Lièvre, Epidyomachie). Come le congiure e le guerre intestine il contagio è covato all'interno delle stesse mura della città, e la strategia della difesa urbana impone prima l'individuazione dei focolai, quindi la riduzione e la circoscrizione ad un quartiere. infine l'espulsione e la relegazione della malattia in una piccola città esterna alle mura dove i corpi sospetti e infetti possano essere segregati in una controllata prigionia. dove lo scatenarsi della morte non abbia altro richiamo che la salvezza delle anime: «la voce di Dio così efficace che fu la peste» (San Carlo). Lo spazio della peste servirà a riannodare la religiosa ordinatura del1'«apparecchio alla Buona Morte» che viene faticosamente ricondotta attraverso gli «ultimi> sacramenti ad una tanto violenta giustizia in terra: «andavano a fascio uomini e donne. adolescenti. fanciulle. bambini pendenti dalla poppa materna. giovani e vecchi. Il servo coricato addosso al padrone pestandogli con i piedi la faccia. ricchi e poveri ignudi> (Federigo Borromeo). lf insana pazzia che scoppia nei lazzaretti dovrà essere faticosamente ricondotta alla pratica di chi non può che volersi salvare dalla dannazione eterna che è mille volte peggiore del terribile spett!lcolo della peste. Cavalieri folli che cavalcano in mezzo ai cadaveri. donne in fuga precipitosa che rifiutano cibo e vesti, frati che circolano benedicenti travestiti da papa o da cardinale, abati immersi per giorni nell'acqua delle fontane che cantano le lodi del signore, gente ferocemente ammalata cui schizzano gli occhi dalle orbite. moribondi sghignazzanti che gridano di non aver nulla. scellerati che si danno a danz,: sfrenate prenotandosi per scherno al prossimo viaggio al lazzaretto, convalescenti circolanti per strada e sorridenti con le viscere esposte e le guance asportate. morti buttati dalle finestre che precipitano in strada, vivi e sani impazziti che si lanciano nello stesso salto. L'apparente anarchia dei corpi disperati è unicamente sollevata da una rete di pratiche religiose. di processioni pubbliche. di confessioni e benedizioni private estese ovunque da ministri di Dio che mostrano di non temere «questa> morte e sopravvivono miracolosamente come i Borromeo. per ricondurre al Te Deum di ringraziamento i sopravvissuti e amministrare l'imponente elargizione degli ex voto per la peste scampata. La rifondazione e la moltiplicazione dello spazio religioso dopo la peste «finita troppo presto non per giustizia ma per clemenza> - dice San Carlo-è minutamente progettato dallo stesso San Carlo nel lnsti1utio11umfabricae e1sepellec1i/is Ecclesias1icae ( 1577). Un secolo più tardi nell'opera più specifica il Capucin Chari1able ( I 622) la tecnologia religiosa del governo della peste è perfettamente a punto. Attribuendosi di fatto tutta la normativa e la pratica del «governo politico> Maurice de Tolon, autore di questa completa opera sulla peste, si avvale di una prolungata esperienza esercitata dall'ordine religioso al quale appartiene. La parola «lazzaretto» sembra del tutto abiurata, intervengono quelle moderne di «ospedale> o di «sanatorio> che devono comunqué non essere meno di tre: uno per i malati, l'altro per i guariti, l'altro per i sospetti. Il modello della città assistita di Maurice de Tolon è una anticipazione di quella quadrettata e igienica dei secoli «civili». La vecchia città appestata è divisa in quartieri, si decidono e si fissano i nomi delle vie al posto di quelli più incerti delle contrade, ogni porta delle case viene numerata con un numero rosso (primo esempio di numerazione civica). I gruppi di gente contagiata sono segregati nelle case e assistiti da un chef de rue accudito da alcuni servitori che tengono presso di loro le chiavi delle varie case. con l'obbligo di far comparire alle finestre i segregati e di scritturare i casi di morte atttraverso ispezioni quotidiane (mentre un tempo intere strade erano murate con i loro abitanti contagiati, grandi edifici abbandonati e antichi anfiteatri erano usati come trappole mortali per girovaghi e vagabondi, qui riuniti con la promessa di essere sfamati e invece m,:rati vivi da magistrati paurosi, istigati dai sani). Le nuove tecniche di polizia urbana

sono raccomandate rispetto all'inutilità delle «gride e delle ordinanze» emanate a tamburo battente e contraddette da altre per far fronte alle nuove e impreviste difficoltà. Fuori di tutto ciò la «cittadella sanitaria" del lazzaretto. anche per coloro che non hanno fissa dimora al momento dell'espandersi del contagio. è un quadrato regolare sul modello di un convento: chiesa al centro. un alto muro circonda ad apposita distanza le camere o stanze allineate su tre lati (anche su due piani} eccetto a mezzogiorno dove si apre una loggia ben aerata che conclude il quadrato a forma di chiostro. Ogni stanza è dotata di un camino. è finestrata a giorno e si apre su di un portico continuo verso l'interno. i servizi di vario genere sono posti agli angoli del complesso. Preti. cerusichi. funzionari di sanità occupano l'ala settentrionale dove si apre la porta dei Malati. con uscita al Cimitero: la porta delle Conferenze o Parlatorio si apre nel loggiato antistante rivolto a mezzogiorno. qui possono avvenire gli inconti con l'esterno. attraverso le barriere regolamentari dei «rastrelli,._ M a ciò che sorprende di fronte alla sterminata quantità di sommari o più dettagliati documenti sul «reggimento o governo" della peste. è il procedimento sempre identico del progresso del male; in ogni circostanza l'assoluta impreparazione e impossibilità di farvi fronte se non con bilanci altissimi di vittime. Una città. nel periodo di sette-otto mesi durante il quale imperversa la peste. perde la metà e più dei propri abitanti. L'introduzione della peste nella città compie un percorso segreto che filtra insospettato nella irregolarità ma sembra servirsi degli stessi controllori (un soldato. un agente di Sanità che la trasmette alla donna con cui si corica o alla propria famiglia}. qualche volta la peste segue appunto le vie della carità (un mendicante ospitato. un frate pellegrino arrivato da un lontano convento). Dopo che la peste è stata segretamente trasportata e attacca parentele di anime con la geometria itinerante dei corpi o della stasi nei luoghi e negli spazi percorsi. essa viene volutamente ignorata. fatta tacere. respinta in quelErnst Bloch Spirito dell'utopia (di prossima pubblicazione presso la uova Italia a cura di Francesco Coppellotti} «Marx. la morte e l'Apocalisse" (capitolo finale di Spirito dell'Utopia). in Religione in eredità. Antologia degli scritti di filosoria della religione, a cura di F. Coppellotti Queriniana. 1979 pp. 339. lire 7.000 Thomas Miinzer teologo della rivoluzione a cura di Stefano Zecchi Milano. Feltrinelli. 1980 pp. 203. lire 8.000 R. Bodei Multiversum. Tempo e storia in Emsf Bloch Bibliopolis. 1979 pp. 149. lire 4.500 O. egt «Eredità della non-contemporaneità e il problema della propaganda" in AutAut, n. 173-174 (1979) fascicolo speciale dedicato all' «eredità di Ernst Blocb». L ukécs e Sto;ia e coscienza di classe. il libro dcli' «attualità della rivoluzione,.. sono stati molto letti inla evidenza segreta che serve a farla progredire e moltiplicare. Pulci e topi (soltanto alcune particolari specie e non i tipi comuni} hanno avuto una responsabilità enormemente esagerata in quanto trasmettitori del bacillo di Yersin (scoperto nel 1894): i due tipi epidemici. la peste polmonare e quella bubbonica sono sempre associate a rovinose carestie. Il rituale delle pestilenze nelle varie città. ancorché tragico. è monotono e sempre uguale; il numero dei morti cresce rapidamente. poi decresce lentamente fino quasi a sparire nei mesi più freddi: i festeggiamenti per la riacquistata guarigione provocano una recrudescenza non lieve del male. poi la peste sparisce. el pieno dell'epidemia ogni misura messa in atto per ostacolare il male sembra invece dargli vigore; le processioni promosse dal clero e i sequestri domiciliari estesi a tutta la popolazione dal governo civile oltre che provocare contrasti hanno effetti ugualmente disastrosi di fronte alla paralisi della città costretta da discipline immobilizzanti. Perciò «fu ritrovato infine per miglior rimedio il levare i sequestri. e lasciata la libertà e rimesso il commercio. permettere che tutti comprassero e vendessero ... cosi in Venezia e in alcune terre grosse di Lombardia nel 1630 e 1631. dove moriva una quantità di povera gente. né si sapeva più che rimedio prendere. ho letto che furono levati i sequestri. e subito quei miseri tanto si rallegrarono. che uscendo tutti all'aria libera e andando a procacciarsi le cose necessarie. cominciarono a risanarsi la maggior parte e cessò la mortalith (Muratori). Quello che sembra un audace meccanismo antiautoritario premia ancora la carità della chiesa che accoglie questo popolo di miracolati come il suo nuovo popolo di fedeli; si abbandona la squallidezza del lazzaretto per lo splendore delle chiese barocche. sorte a migliaia dopo le paure dell' «età della peste». A bbandonato dalla chiesa il lazzaretto ha nel XVlll secolo un'apparente fortuna in quanto spazio di sperimentazione di alcune pratiche che partono occasionalmente dalla prevenzione. per estendersi ad una spontanea disciplina che si manifesta torno al '68. Già nei primi anni '70. tuttavia. le critiche rivolte alla nozione lukacsiana di coscienza di classe. così estranea alla costituzione empiricosensibile della coscienza operaia. alla sfera dei bisogni. aspirazioni. desideri e quotidianità. assumevano come quadro di riferimento il congelamento del movimento rivoluzionario in Europa nella seconda metà degli anni venti. preludio sia del nazismo sia del-· lo stalinismo. Questo diverso punto di vista sembrava presentare alcune affinità con gli anni '70 e con il tipo di evoluzione che la situazione politica stava attraversando in Germania e in Italia. Non a caso. l'attenzione si sposta dal Linkskommw1ismus all'epoca di Weimar. ai complessi nodi di ristrutturazione del capitalismo e di trasformazione dello Stato che accompagnano l'insorgere del fascismo e del nazismo. In questo contesto. le categorie filosofiche lukacsiane non bastano più per pensare e capire il presente: significativamente. in un dibattito su S1oria e coscienza di classe .oggi, svoltosi a Francoforte nel 1969. Furio Cerutti vede la costruzione della coscienza di classe attribuita come «fuga nella speculazione [...) garanzia storico-filosofica del fatto che la stasi della rivoluzione è una temporanea apparenza coscienziale e che il partito leninista in chi vive nella paura della malattia e si sottopone al protettorato ispettivo di un potere che gli promette la salute e gli garantisce la vita: questi sono infatti gli effetti «salutari» di ciò che abbiamo chiamato il potere assistenziale. La peste di Mar iglia del 1720-21 aveva promo so la costruzione di lazzaretti in tutta Europa. ma aveva dimostrato che nemmeno un'opera colossale quale il «muro della peste» (lungo cento chilometri da Orange a Sisteron) costruito durante l'epidemia della Provenza né le cannonate a salve sparate in continuazione per purificare l'aria erano riuscite a bloccare il contagio. Perciò l'antica città preda della peste si presentava alle soglie del XVlll secolo. docile e addestrata a quel sapere-potere che le promette tutela e sicurezza. Alla metà del Settecento i lazzaretti di acqua e di terra sono deserti e abbandonati ma non muti. Jean-Jacques Rousseau deciderà liberamente di sottoporsi alla quarantena nel lazzaretlo del Bisagno di Genova. invece di bivaccare con l'equipaggio sulla propria nave che proviene dal porto infetto di Messina. La sua descrizione è alquanto efficace: «edificio assolutamente nudo. Le stanze sono prive di qualsiasi arredo e il regolamento sembra lo stesso di una prigione di stato». Ugualmente John Howard soggiornando a proprie spese in una prolungata quarantena nel Lazzaretto Nuovo di Venezia. prende deliberatamente il disegno dell'insieme per proporlo al suo governo come modello per una «casa di correzione» (il carcere riformato nello spirito di Beccaria). Per il resto il Lazzaretto si rivela ancora utile comé filtro preventivo in alcune pesti circoscritte. ma sempre più dubbia appare la sua utilità per una peste estesa. quando tutta la città dovrà funzionare. più di un lazzaretto. «con la forza dei regolamenti» nelle più frequenti epidemie di colera. I lazzaretti di terra rispetto a quelli di mare sopravviveranno in virtù di una paura diffusa che le pestilenze si manifestassero con una periodicità quarantennale. Una ricognizione indicativa si può dare ancora per la maggior parte dei grandi lazzaretti italiani: del Bisagno (Genova). del Varignano (La Spezia}. come portatore della coscienza di classe condurrà il proletariato fuori da questa crisi ideologica». Si incomincia a leggere Bloch. il grande frère ennemi di Lukacs. suo coetaneo. con lui partecipe entusiasta della rivoluzione d'ottobre. come lui «filosofo incoronato» nei primi anni delle democrazie popolari. salvo poi dover abbandonare la Ddr nel '61. quando viene costruito il muro di Berlino. mentre il vecchio Lukacs che. privato della tessera del partito nel '56 la riavrà solo nel '68. insiste a dire che «il peggior socialismo è migliore del miglior capitalismo». In due saggi scritti intorno alla metà degli anni settanta. Oskar Negt. protagonista della Revo/J e delle vicende anche recenti della nuova sinistra tedesca. reinterpreta la figura di Bloch. sottraendolo alle letture in chiave esclusivamente teologica. nonché ai tentativi di farne. volta a volta. un social-democratico pacifista. un marxista fattosi «saggio» e sistematico dopo la turbinosa giovinezza espressionista oppure il teorico della rivoluzione come «vulcanismo universale». egt vede in Bloch. «il filosofo tedesco della rivoluzione d'ottobre». i tratti di un pensatore che riflette sulla «sottoalimentazione della fantasia delle masse». provocata dalla propaganda di una sinistra economicista e dogdi San Leopoldo (Livorno). della Mole Vanvitelliana (Ancona). inseguendo un programma di governo della peste che sembra decadere al momento della loro stessa fabbricazione o riqualificazione. Il «nudo edificio» del lazzaretto del Bisagno descritto da Rousseau. subisce trasformazioni tardosettecentesche che ne raddoppiano la struttura chiudendo la possibile espansione in un grande chiosco; la sua destinazione a caserma è quasi imminente e la sua sparizione necessaria. La punta del Varignano a La Spezia rac~ coglie una forma più compiuta di lazzaretto con una cinta muraria che inizia dal mare e un edificio a blocco accompagnato da due estensioni parallele di portici. con una piazza a loggiato angolare. chiusa verso l'accesso da speroni fortificati. La simmetria è nel rigoroso rispetto dell'asse e nei fabbricati a padiglione che seguono il degradare del terreno: ottime premesse per essere trasformata in bagno penale e prigione. quasi una «galera galleggiante». La mole pentagonale del lazzaretto clementino di Ancona. la più disponibile architettonicamente ad una forma carceraria. presentandosi come una piccola città isolata nel mare. realizzata da Vanvitelli ( 1734) «domus ad merces expurgandas ... loemocomium ad pestilentiae suspicionem demovendam ... mercibus ac navigantibus expiciendis». il lazzaretto rimarrà in seguito di problematica trasformaziqne. Il perimetro pentagonale. pur tanto simile. non ha quei collegamenti a raggiera che lo renderebbero uguale al carcere modello di Bcntham. La struttura è infatti l'opposto del Pa11optico11 perché propone percorsi circolari non accentrati. tranne per la cappella di San Rocco che non ha altro scopo se non quello di far confluire gli sguardi verso la Santa Messa e altre funzioni religiose. sulle quali il governo religioso centrava la vita del· lazzaretto. La mole di Ancona con il suo difensivo sperone sarà ugualmente una fortezza troppo segregata e infossata per la difesa del porto. troppoesposta con la propria sagoma per le bordate delle flotte; una caserma inopportuna e una dogana incontrollabile. architettura lodevole ma inefficiente secondo le ispezioni del napoleonico Bruyère. matica. incapace di capire i percorsi sotterranei dello spirito rivoluzionario nelle epoche di crisi in cui trionfano il • mito. l'irratio. le utopie. Visto alla luce dei problemi della sinistra in una realtà di capitalismo maturo. Bloch appare anche colui che insegna a leggere il rapporto tra città e campagna. tra provincia e metropoli. tra civiltà europee e civiltà extraeuropee come rapporto tra tempi storici diversi. tra diversi scenari geografici e temporali su cui si articolano le differenze. le discontinuità. i salti e le rotture del progresso. S u queste basi. il pensiero di Bloch è diventato un momento culturale molto importante negli a'lni più recenti. sia in Francia. dove. tra il '77 e il '78. sono state tradotte le sue opere principali. a cominciare da Principio speranza. sia in Italia. L'interesse che spinge oggi a leggere Bloch appare quindi caratterizzato da una netta problematizzazione del rapporto tra filosofia e politica. Non è che in questo modo venga semplicemente messo in secondo piano l'aspetto ontologico sviluppato da Bloch soprattutto nelle opere della maturità: l'ontologia del non-essere-ancora. della categoria di possibilità. del carattere aperto del mondo. a partire dalla struttura della materia. Cambia la prospettiva del giudizio sull'ontologia blochiana che, 11 lazzaretto leopoldino di Livorno. in sostituzione alla dogana di San Rocco e come ampliamento di quello già insufficiente di San Jacopo. realizza più archeologicamente una città portuale cinquecentesca. in maniera tuttavia meno totalizzante e più acquartierata della mole del Vanvitelli. Il nuovo lazzaretto di Livorno è insieme: dàrsena pentagonale. blocco dell'ufficio di Sanità. apparta.menti autonomi per i passeggeri in quarantena. porticati longitudinali. giardini. fontane. cucine. cappelle. ospedali. cimiteri. il tutto circondato da mura e fossati ne fanno la più acclamata e funzionante:> cittadella sanitaria del riformismo illuminista. La successiva destinazione ottocentesca a caserma e carcere utilizza parzialmente l'eccezionalità del-- l'impianto. oggi alquanto alterato se non per lo sperone e la muraglia a sud. lungo la costa. Il lazzaretto con la sua funzione ispettiva rimane fino al principio del XIX secolo. ancorato alla struttura commerciale del porto. circostanza che rimarrà indiscussa fino alla riorganizzazione portuale napoleonica nei nuovi progetti di riqualificazione costiera come Comacchio o La Spezia. così in Louis Bruyère dove l'esercizio altrettanto «architettonico» di progetti per nuovi lazzaretti. ormai improponibili, portava con sé l'idea che l'impianto del lazzaretto dovesse presto essere superato dalla «polizia medica». I lazzaretti sopravvissuti portano con sé l'immagine di un esercizio del potere lento e fiscale che non può riguardare né il traffico dei commerci marittimi (quando si metteranno in discussione le quarantene in rapporto a nuove teorie sul contagio} né la rapidità degli spostamenti delle attrezzature militari; la sua destinazione aprigione è quindi quella immediata_oltre che emblematica. Il «nudo edificio» del lazzaretto. con la cattiva opinione che porta con sé. si frantuma come una vecchia costruzione di cui si usano le pietre. quando si costruì cono le nuove prigioni. i nuovi ospedali. le nuove officine. le nuove residenze collettive. i nuovi cimiteri che tutti finiscono per assomigliargli. per esempio. nel primo numero che Aut-Aut dedica a Bloch (125. 1971). in una situazione di «deserto» degli studi blochiani in Italia. veniva in alcuni contributi o rimossa o rifiutata. Lo stesso si può dire per la Germania. dove negli anni '60 l'approccio a Bloch era stato fortemente condizionato dalle posizioni della Scuola di Francoforte. Prima Adorno. poi Habermas e Alfred Schmidt avevano individuato la difficoltà di fondo del pensiero di Bloch nel cortocircuito di escatologia ebraica e ontologia: l'utopia diventa astratta e ideologica. sogno consolatorio di una vita migliore incapace di reggere il confronto e la critica dei fatti e delle realtà storico-sociali. quando si dà per fondamento una teoria della materia di tipo schellinghiano che sfocia in un'idea della «coproduttività» della natura. Ricondurre oggi i temi fondamentali dell'opera blochiana al loro rapporto con i problemi e le aspettative di un'epoca significa al contrario attivare !'«eredità» di un pensiero «lievitante» e che si forma e si alil)1enta per canali assolutamente non riducibili a una scuola filosofica e tantomeno a un marxismo. significa indagare la tensione storico-politica insita nei temi e•catologici e religiosi. nonché nel pathos della verità filosofica presenté in tante pagine blochiane.

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