Alfabeta - anno II - n. 14 - giugno 1980

Mensile di informazione culturale Giugno 1980 Numero 14 - Anno 2 Lire 1.500 Redazione, amministrazione Spedizione Multhipla edizioni in abbonamento 20137 Milano postale • Piazzale Martini 3 gruppo 111/70 Telefono (02) 592. 684 Printed in Italy CiLENGRANI" il puro whisky di puro malto d'orzo. S.TagliagambeIl:realismogrottesco• F.Bevilac~uea I\· CatenaccEi:insteinu,n . centenariroelat1vo•AD. ePaz: La non-art• G.Sassi: Il signorCarloMarx,suppongo• R.Dutschke(o: lpid'armadafuoco• • P.BertettoM: orteaCannes • . . TestoI:ntervistaJ.F.~atarddiY.Blanc• J.L.RivièreI:l cartogra diPom~idou • Linguagvieocambiamento (Il: . ugliani, R.Luper1nFi,.Muzzioli, A.Prete)*Letteredi J.NovàkediP.Pozzi• Sullacultura • dell'estremismo lii: L.Berti)•Foto i E.Tremolada •· Poesiedi P.P. Zahl • P.Mioli:Musica • fa • ·1 1n c-s1me1 * · Giornaldeei Giornali: I verbaliPeci• Fo10grafiaconservata nel Museo di Antropologia Criminale di Cesare Lombroso a Torino. Inizio '900 circa. Origine ignora.

Rosenberg &, Sellier @) Editori in Torino Esteticae antropologia arte e comunicazione dei primitivi a cura di GianniCarchia e RobertoSalizzoni saggi di Boas, Lowie, Firth, Gehlen, Lévi-Strauss,Bateson,Bloch, Leroi-Gourhan pp. 238 L. 12.000 La festa antropologia etnologia folklore a cura di FurioJesi saggi di Kerényi, Thevet, Lafitau, Karsten, Haekel, Pitré, Van Gennep pp. 215 L. 6.000 GeorgesDumézil Venturae sventuradel guerriero asp~tti mitici della funzione guerriera tra gli indo-europei con un saggio introduttivo di Furio Jesi pp. XXXll-168 L. 7.000 RodneyNeedham Credere credenza, linguaggio, esperienza introduzione di Diego Marconi pp. XVlll-262 L. 7.000 Dall'analisilinguisticadella parola "credere" all'analisi antropologica della categoria di credenza Laformalizzaziondeelladialettica Hegel, Marx e la logica contemporanea a cura di DiegoMarconi saggi di Apostel, Rogowski,Kosok,Dubarle, Jaskowski,Da Costa, Routley,Meyer,Rescher pp. 480 L. 28.000 Karl Otto Apel Comunitàe comunicazione introduzione di Gianni Vaitimo pp. XXXll-272 L. 8.500 "una proposta di sintesi tra ermeneutica e filosofia analitica" (Gianni Vattimo) AlfredSchutz , Il problemadellarilevanza per una fenomenologia dell'atteggiamento naturale a cura di GiuseppeRiconda pp. XL-168 L. 6.000 L.:ultimaopera del fondatore dell'indirizzo fenomenologico nelle scienze sociali ClarenceJ. Lewis Il pensieroe l'ordinedel mondo schizzo di una teoria della conoscenza a cura di SergioCremaschi pp. XXXl-255 L. 8.500 L.:operaprincipale del grande pragmatista americano Letteraturae semiologiain Italia a cura di GianPaoloCaprettini eDarioCorno saggidi Terracini,Avalle,Corti,Segre,Orlando, Eco, Rossi, Pagnini, Caprettini, Serpieri pp. 541-L. 9.400 La sfida linguistica lingue classiche e modelli grammaticali a cura di GermanoProverbio saggi di Cracas,Matthews, Hurst, Touratier, Lavency, Dressler, Happ, Steinthal, Kelly, Harris, Murru pp. 338 L. 13.500 GabriellaGribaudi Mediatori antropologia del potere democristiano nel mezzogiorno note introduttive di Augusto Graziani e Edoardo Grendi pp. 202 L. 7.500 La volontà politica che ostacola lo sviluppo MichaelHechter Il colonialismointerno il conflitto etnico in Gran Bretagna, Scozia, Gallese Irlanda 1536-1966 introduzione di Paolo Pistoi pp. XXXIV-334 L. 12.000 L.:esplosionedel problema etnico nelle società avanzate Storiaorale vita quotidiana e cultura materiale delle classi subalterne a cura di LuisaPasserini saggi di Ewart-Evans,Thompson, Tonkin, Samuel,Taylor, Frank,Vigne,Howkins,Bird pp. XLIV-303 L. 8.500 RobertRedfield La piccolacomunità La societàe la culturacontadina introduzione di Lucetta Scaraffia pp. XXIV-320 L. 6.000 Le basi teoriche per capire le culture locali Rivistad. i estetica Pareyson,Anceschi, Assunto, Barilli, Dorfles, Fanizza, Perniola, Vattimo Arte e metropoli fascicolo monografico (primavera 1980) analisi storica e teorica del rapporto tra forme d'arte e evoluzione della città abbonamento 1980, L. 18.000 ccp 11571106 le immagini diquestonumero Una perfezione manicomiale Le fotografie che presentiamo in questo numero sono di Emilio Tremolada, e appartengono ad una raccolta complessivamente destinataa costituire una mostra che fra breve inizierà un suo itinerario in diverse ciuà italiane, col titolo Una perfezione manicomiale. Nel titolo c'è già tuuo il sarcasmo nei confronti di una fra le peggiori istituzioni totali, appunto il manicomio. Anzi, di più: l'idea di «perfezione» rende bene il suo conceuo di sistema e di macchina ben lubrificata nelle sue parti che questa, come altre istituzioni· totali, sa esprimere. Nella configurazione dei suoi luoghi deputati, «perfetti» per chiudere, segregare, eliminare. Nel parco degli oggeui disponibile alla «cura» del malato, «perfeui» anch'essi nel carcerare, nell'incatenare, ne/l'immobilizzare. Nei rituali collettivi, «perfelli» infine per recludere, violentare, avvilire. Per parte nostra, abbiamo fallo una sceltaprecisa del materiale disponibile. Abbiamo scelto lui, il «pazzo». E non lo abbiamo scelto oggi, nelle immagini di una contemporaneità che pure sappiamo benissimo esistere nel nostro paese in misura maggiore di quanto si creda o si voglia credere. Abbiamo scelto immagini antiche, molte del secolo scorso, per risalire alle origini documentabili (se non precisamente primarie) della rappresentazione della pazzia. Le nostre fotografie, infatti, provengono da archivi come quello del Museo di Anìropologia Criminale Cesare Lombroso di Torino o del Manicomio di Mombello, o de/l'Istituto San Lazzaro di Reggio Emilia. OpSommario Silvano Tagliagambe Il realismo grottesco (L'opera di Rabelais e la cultura popolare - Dostoevskij. Poetica e stilistica, di Michail Bachtin; Materialismo e empiriocriticismo, di Vladimir Lenin) pagina 3 Fabio Bevilacqua e Roberto Catenacci Einstein, un centenario relativo (Generai Relativity. An Einstein Centenary Survey, di AA. VV; Centenario di Einstein 1879-1979. Astrofisica e Cosmologia, Gravitazione Quanti e Relatività, a cura di Mario Pantaleo; Thematic Origins of Scientifi.cThought - The Scientific lmagination, di Gerald Ho/ton) pagina 5 Jean-Loup Rivière li cartografo di Pompidou pagina 6 Gianni Sassi Il signor Carlo Marx, suppongo (Leuera del centro sociale di S. Marta di Milano; Précis de récupération, di Jaime Semprun; I limiti dello sviluppo, di AA. VV; ZYG, Area) pagiria 8 Roberto Bugliani, Romano Luperini, Francesco Muzzioli, Antonio Prete Lir.guaggio e cambiamento pagine 10, 15 Testo Il gioco dell'informatica e del sapere Intervista a Jean-François Lyotard a cura di Yannick Blanc pagina 11 pure· da testi classici, come quello di Augusto Tebaldi del 1884 Fisionomia ed espressione studiate nelle lare deviazioni, o quello di Cesare Lombroso del 1885 Uomo delinquente, o ancora quello di Enrico Morse/li del 1894 Manuale di semiotica delle malattie mentali. Ecco, lanostra sceltaparte da qui: da una delle foto presentate in queste pagine, quella di un uomo- nudo con la semplice, raggelantesàiua «pazzo», in rozza ed elementare calligrafia. Partiamo, cioè, da una definizione. « Perfetta», anch'essa: nella sua capacità di costituire un sistema nel sistema. O, meglio nella sua capacità di dare forma ad un sistema facendolo diventare sistema linguistico. Cioè, sistema di regole che deuano comportamenti. Tullo comincia dall'istituzione della parola «pazzo», e dal porre una tragica equivalenza fra quella parola ed una segmentazione di gesti, fisionomie, espressioni facciali. Questa equivalenza si pone poi in modo univoco: ad ogni termine verbale corrisponde un termine corporale. Non come nel linguaggio comune, dotato di polisemia e dunque di ambiguità, ma come nella scienza Solo che gli assiomi di base non sono affatto scientifici. Provengono piuttosto da aree della cultura con ben altra destinazione originaria. La fisiognomica, per esempio, disciplina portata ai più alti livelli nel Settecento da Lavater, e che consisteva nel tentativo di classificare le espressioni umane cercando di capire le forme di uno fra i linguaggi non verbali. E a sua volta la fisiognomica altro non era che la proPaolo Bertetto Morte a Cannes pagina 16 Alfredo De Paz La non-art (Teoria estetica, di T. W. Adorno; La dimensione estetica, di Herbert Marcuse; L'arte del neocapitalismo, di M. Damus; Dépassement de l'art?, di]. C. Lambert; Transculture, di M. Pleynet; Que penser? Que dire? Qu'imaginer?, di AA. W.; L'arte in Italia nel secondo dopoguerra, di AA. W.) pagina 17 Piero Mioli Musica in fac-simile («Del portar della lingua negli instrumenti di fiato» ..Per una corretta interpretazione delle sillabe articolatorie nella trattatistica dei secc. XVl-XVIII, di M. Castellani e E. Durante; Capricci in musica a tre voci, di V. Ruffo; Cantate a voce sola, di D. Gabriel/i; Pièces pour la Flute traversière avec la Basse continue ... reuvre quatrième, di M. de la Barre) pagina 19 Giornale dei Giornali I verbali Peci A cura di lndex-Archivio Critico del- /' Informazione pagina 22 Poesie Peter-Paul Zahl pagina 13 Finestre Lapo Berti Le esitazioni, le ambiguità, gli scongiuri pagina 9 Rudi Dutschke Colpi d'arma da fuoco pagina 13 Le lettere Lettera di Jaro Novàk sui libri di Pansa e Bocca Lettera all'editore di Paolo Pozzi pagina 20 Le foto Emilio Tremolada secuzione di altri percorsi culturali. In arte, dell'iconologia, che dal cinquecentesco trauato di Cesare Ripa in avanti dettava le regole dei soggeui figurativi. In letteratura e teatro, della teoria dei caraueri, che da Aristotele e Teofrasto clq_ssificava i personaggi secondo le loro attitudini morali. In filosofia, della teoria delle passioni (se così la si può chiamare) che sempre da Aristotele, ma passando fra gli altri anche attraverso Leibniz categorizzava i moventi delle azioni umane. La ricerca della «regola» - in arte, letteratura, linguistica, retorica - è dunque alla base della pratica della schedatura. Del resto, i testiprima citati parlano chiaro. Manuale di semiotica recita uno di essi, e non si sa più se si tratti di un trattato di patologia medica, o di una vera e propria ipotesi segnica. Ed una delle nostre foto reca la didascalia di «atteggiamento passionale». Solo che la regola vien fatta diventare regola di tutta la società, modellata non più da un ideale estetico ma da una necessità politica: l'esclusione del diverso. Gli stessi cataloghi, infaui, riguardano non solo i «pazzi», ma anche i «criminali», le «prostitute», i «minorati». ln modo talora intercambiabile. È un sistema, dunque, che costruisce i propri linguaggi così come costruisce le proprie istituzioni, in particolare quelle repressive. Così come si sancisce l'esteriorità fisica come segno di una qualità morale, parallelamente, da Galileo in poi, si sceglie nel sistema giudiziario la partenza dal sospetto, e non dalla prova. Vlncienzo Bonazza La casa di lacca Dedalo libri alfabeta mensiledi informazioneculturale Comitato di direzione Nanni Balestrini, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leoneni, Antonio Porta, Pier Aldo Rovani, Gianni Sassi, Mario Spinella, Paolo Volponi Direttoreeditoriale Gino Di Maggio Redazione Omar Calabrese ( redattorecapo) Vincenzo Bonazza. Maurizio Ferraris. Carlo Formenti. BrunoTrombeni (grafico) Art director Gianni Sassi Redazione,amministrazione Multhipla edizioni, 20137 Milano. Piazzale Martini, 3 Telefono (02) 592.684 Composizione GDB fotocomposizione via , Commenda 4 I. Milano. Tel. 544.125 Tipografia S.A.G.E. S.p.A .. Via S. 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Schiaffini. de Jong. Heider, Villa-Rojo. Improvvisazione musichedi: Schiaffini. GiancarloSchiaffini musiche di': Berio. Scelsi. Guàccero, Alsina. Schiaffini. Ichiyanagi, Lacy, Kagel. Intrapresa Via Goffredo Sigieri, 6 20135 Milano telefono (02) 541254 telex 311509/S/TAM

Michail Bachtin L'opera di Rabelais e la cultura popolare Torino, Einaudi, 1979 pp. 524, lire 18.000 Dostoevskij. Poetica e stilistica Torino, Einaudi, 1968 pp. 355, lire 1800 Vladimir Lenin Materialismo e empirioaiticismo (1908). Voi. 14 delle Opere complete Roma, Editori Riuniti, 1963 pp. 385,lire 2500 Q uaodo, all'inizio degli anni '30, a Kustanaj, una cittadina situata al limite tra la Siberia e il Kazachstan, dove era stato confinato in seguito alla pubblicazione del suo libro su Dostoevskij (Problemy tvortestva Dostoeskogo), Bachtin cominciò il suo lavoro su Rabelais (Tvortestvo Fransua Rable i narodnaja kult'tura srednekov'ja i Renessansa) nell'Unione Sovietica si chiudeva una stagione culturale caratterizzata da una notevole esplosione di fermento artistico e di creatività in quasi tutti i campi. In un'atmosfera stimolata dalla rivoluzione e non ancora inibita da una qualsiasi dottrina «ufficiale» scrittori e poeti come Pastemak, Babel', Ole~a. Kataev, Fedin, Esenin, la Achmatova, Solochov, Zamjatin, Leonov, Pil'njak, Bulgakov, Mandel'~tam e Majakovskij produssero gran parte delle loro opere principali: Eisenstein, Vertov, Pudovkin e Dovzenko aprirono la strada al cinema moderno; le produzioni sperimentali di Mejerchold e Tairov rivoluzionarono il teatro e Tatlin, Rodrenko, Malevil:, Ginzburg, i fratelli Vesnin e i fratelli Sternberg, Mel'nikov, Leonidov e molti altri crearono la moderna pittura, architettura e design. Materialismo e dialettica Tra il_l918 e il 1929 particolare rilievo ebbe la prosecuzione, in forme nuove, di una discussione che aveva avuto come promotori e protagonisti Plehanov e Lenin, concernente il nesso da istituirsi tra materialismo e dialettica. Lenin, com'è noto, già nella sua opera Materia/izm i empiriokritizm, scritta nel febbraio-ottobre 1908 a Ginevra e a Londra, aveva indicato nell'idea di «riflesso», per un verso, e nella categoria di «approfondimento», per l'altro, gli strumenti di cui servirsi per avviare a soluzione il problema della relazione tra i concetti che l'uomo elabora nello sforzo di «impadronirsi teoreticamente> della realtà e questa medesima realtà. Questa indicazione era stata messa in discussione fin dal 1909 da una allieva e collaboratrice di Plehanov, L. A. Aksel'rot, nota anche con lo pseudonimo di Ortodoks, la quale, recensendo il libro di Lenin, aveva criticato duramente la teoria del riflesso, giudicando l'asserzione secondo la quale le nostre sensazioni sono un'immagine approssimativamente vera delle cose, una sorta di platonismo rovesciato. «Ritenere le sensazioni immagini o copie degli oggetti significa istituire nuovamente un abisso dualistico insormontabile tra il soggetto e l'oggetto». La corretta soluzione materialistica del problema, secondo l'autrice in questione, era stata invece fornita da Plebanov con la sua teoria dei simboli: «Tale teoria»,.ella scriveva, «afferma l'esistenza sia del soggetto, sia dell'oggetto e unisce entrambi i fattori, considerando il soggetto come oggetto di un enere particolare e le sue sensazioni . ,. erazione di due oggetti, uno e1 qu tempo anche soggetto» {cfr.· Sovremennyi mir. li mondo contemporaneo, 1909, n. 2, p. 208). Plehanov, in effetti, in tutta la sua produzione filosofica aveva messo in forte rilievo l'importanza di una prospettiva rigorosamente monistica che, a suo parere, era l'unica in grado di contrastare efficacemente le pretese dell'idealismo nelle sue più diverse manifestazioni e si era spinto, nella sua rivendicazione di tale esigenza, sino al punto di considerare il materialismo dialettico una variante dello spinozismo. Questa impostazione rigidamente monistica lo aveva spinto a ritenere che gli uomini non dispongano, per conoscere il mondo, di nient'altro all'infuori delle azioni esercitate dal mondo esterno sui loro organi di senso. Le sensazioni vengono così elevate a strumento fondamentale di conoscenza (cfr. oggi l'ed. di Mosca delle ..... Ilrealism1._grottesco «Opere filosofiche scelte», 1957, voi. li, p. 445 e seguenti). Lenin riconosce alla teoria dei simboli il merito di aver contribuito a mettere il luce il vizio fondamentale del fenomenismo, vale a dire l'idea «che la nostra coscienza sia bell'e fatta e invariabile» e che i dati di essa (sensazioni, percezioni, rappresentazioni ecc.) costituiscano l'oggetto del conoscere. La teoria dei simboli capovolge giusta- • . lt/t/111,. 'Ì I .1 11r. però che a Plehanov sia mancata la comprensjone del fatto che l'elaborazione dei dati osservativi non comporta necessariamente una frattura insanabile nei confronti del materiale di partenza, al punto da dover postulare la radicale eterogeneità del prodotto dell'elaborazione (il simb.olo) e del fattore iniziale (il dato osservativo). Una impostazione del genere scredita la ragione, anziché esaltarla, in :;. L11igi Hi,·I. 1.-,. K:1m1n~rtr. del fenomenismo, dell'immediatezza del percepire, la seconda è necessaria per ribadire che il fatto di andare al di là dei dati percettivi non ci allontana dalla realtà, ma anzi ci approssima maggiormente ad essa. Alla base della teoria dei simboli Lenin scorge quindi lo stesso presupposto che costituisce il fondamento del fenomenismo. Sia l'uno che l'altro indirizzo sono incapaci di comprendere che una conoscenza 'l'a ,·. I, XI.· 4. :\lfo:. Incisione dall'atlante del volume Uomo delinquente di Cesare Lombroso (1885). mente l'interpretazione dei dati dicoscienza, spostandoli dal rango di oggetti conosciuti a quello di strumenti rivolti ad afferrare qualcosa di diverso da essi (e in questa «diversità» consiste appunto, secondo i sostenitori della concezione in questione, il loro carattere «simbolico»). In questo modo si colpisce la pretesa di considerare le sensazioni e le rappresentazioni nella loro singolarità come «elementi» a se stanti, e si sottolinea la necessità di inserire i «dati della coscienza> all'interno della dinamica globale del conoscere. Lenin ritiene quanto finisce col negare dogmaticamente ogni valore agli sforzi che la scienza ha compiuto e continua a compiere al fine di condurre a una comprensione più soddisfacente dei dati. Proprio la necessità di ribadire questo fatto, che cioè elaborare non significa necessariamente stravolgere, porta Lenin a ribadire, contro Plehanov, l'esigenza di una stretta connessione tra la rivendicazione della dinamicità del conoscere e l'idea della conoscenza come «riflesso» della realtà. Se la prima rivendicazione vale a contrastare efficacemente l'esaltazione, da parte mediata, frutto di un'elaborazione teorica, è pur sempre conoscenza: diverse sono soltanto le conseguenze che ne derivano, nel senso che il fenomenismo ne trae lo spunto per assolutizzare i dati percettivi al fine di rimanere entro l'ambito dell'immediato, mentre la teoria dei simboli è portata a considerarli come il risultato di un'attività originaria formativa, e non semplicemente riproduttiva, e di conseguenza pone unilateralmente l'accento sulla discontinuità e sulla rottura tra i contenuti immediati della coscienza e le astrazioni teoriche. La risposta corretta al problema, a giudizio di Lenin, non può invece che essere basata su due presupposti: l'estensione della teoria del riflesso dalle sensazioni alla coscienza, presa nella sua globalità, e la rivendicazione del carattere attivo del riflesso. Il primo punto porta a escludere qualsiasi privilegiamento delle sensazioni, in quanto la capacità di riflettere la realtà è delegata ai processi conoscitivi nel loro sviluppo complessivo. Il secondo aspetto è direttamente collegato al primo, nel senso che una volta riconosciuto che il rispecchiamento non può essere attribuito alle sole percezioni, ne segue che esso «non è un rispecchiamento semplice, immediato, totale, bensì è il processo di una serie di astrazioni, di formulazioni, della formulazione di concetti, leggi ecc., i quali concetti, leggi ecc. abbracciano anche condizionatamente, approssimativamente, le leggi universali della natura eternamente in movimento, in sviluppo». Da questo punto di vista al centro dell'attenzione veniva ad essere posto il problema del significato delle mediazioni, cioè degli elementi attraverso i quali la coscienza umana si sviluppa elaborando il materiale di partenza: oggetto privilegiato del discorso gnoseologico diventava così la valutazione complessiva della dimensione teorica e dell'astrazione. Le discussioni tra Plehanov e la sua scuola, da una parte, e Lenin dall'altra, e le altre che seguirono dopo la scomparsa dei due protagonisti principali del dibattito erano valse soprattutto ad evidenziare come tra dialettica e materialismo vi fosse eterogeneità e tensione, più che omogeneità e immediata similarità, per cui la fondazione e la legittimazione di un'indirizzo filosofico che si riconoscesse, contemporaneamente, nella-gnoseologia materialistica e nel metodo dialettico andavano considerate compito tutt'altro che agevole. La materialità sembra infatti essere correlata a una fisicità e naturalità primarie e irriducibili, che evocano il senso della fissità e ripetizione della cosa materiale, della sua autoidentità indipendente dall 'osse~vatore; mentre la dialettica implica l'idea di un procedere attraverso determinazioni opposte che, proprio in quanto tale, si configura come distruzione di ogni forma di cosalismo e di naturalismo. Questa distanza teorica pareva proporre un dilemma ineluttabile: o un pr_ivilegiamentodel materialismo, con le sue esigenze di tipo monistico, al prezzo di una evidente attenuazione dell'incidenza della dialettica (come aveva fatto Plehanov) o una rivalutazione di quest'ultima che sacrificasse la purezza dell'originaria assunzione materialistica come sembrava aver fatto Lenin con l'avvicinamento a Hegel attuato nelle Filosojkie tetradi (Quaderni filosofici). Un realismo non statico Il Rabelais di Bachtin vuole essere anche ( e non soltanto. ovviamente, data la ricchezza di temi presenti in quest'opera) un tentativo di risposta a questo problema filosofico cosi ossessivamente presente nel dibattito culturale sovietico. A giudizio dell'autore la tensione teorica tra materialismo e dialettica è la conseguenza dello sna, turaniento del realismo e della sua degenerazione in empirismo naturalista, che si verifica in seguito all'affermarsi della percezione borghese del mondo con le sue caratterizzazioni improntate a una rigida staticità. La comprensione spontanea dell'esistenza, chiaramente riscontrabile all'interno della tradizione medievale e rinascimentale (e in particolare nella cultura popolare carnevalesca) è materialistica e dialettica, in quanto espressione di un realismo per nulla statico, ma che si sforza, al contrario, 1~ ; e nelle sue immagini il piutezza e l'indeterminatezza ·e stenza; è per questo che nelle sue immagini esprime entrambi i poli del ..., divenire, contemporaneamente, ciò ss che va e ciò che viene, ciò che muore e .5 ciò che nasce; mostra due corpi all'in- ~ terno di uno solo, la riproduzione e la :; divisione cellulare della vita». ~ L'immagine grottesca, di cui il reali- --. smo medievale e rinascimentale (ma g anche un'intera serie di fenomeni basi- ~ lari degli stadi successivi del realismo) ·;;;, si nutre, cerca di cogliere il fenomeno ~ nel suo cambiamento, nella sua meta- " morfosi ancora incompiuta, nello stato l:! di crescita e di divenire: il rapporto con ~ il tempo, con il movimento e il muta- <!:!, mento, è, di conseguenza, un suo tratto si

..., costitutivo indispensabile. Scaturisce proprio di qui la sua sostanziale ambiguità e ambivalenza: in essa «entrambi i poli del cambiamento - il vecchio e il nuovo, ciò che muore e ciò che nasce, il principio e la fine della metamorfosi - vengono espressi (o abbozzati) in una forma o nell'altra». Questa ambiguità e ambivalenza pongono le immagini grottesche in rapporto sostanziale con l'alternanza provvisoria e ne fanno, di conseguenza, il principale mezzo di espressione artistico-ideologica del forte senso della storia e dell'alternanza storica che sorge con forza eccezionale nel Rinascimento. divenire e all'ambivalenza. Invece nei fenomeni della cultura comico-popolare ritroviamo soprattutto la dialettica nella sua forma figurata». Per questo in tale cultura il realismo ha sempre una forte connotazione simbolica: è sempre un tipo di gioco per metà reale, per metà simbolico in cui le forze storiche reali recitano la commedia simbolica dei loro rapporti gerarchici. Cosi l'incoronazione del nuovo si accompagna sempre alla detronizzazione del vecchio, il trionfo alla ridicolizzazione, l'affermazione di una nuova verità alla derisione della vecchia, in un gioco di spostamenti gerarchici che riflette la ricerca delle forme e delle condizioni tali da rendere possibile e da giustificare la massima libertà e schiettezza di pensiero e di parola: si mostrava un nuovo aspetto positivo del mondo e, attr11versoil riso e il sistema di travestimenti simbolici, si rivendicava il diritto di esprimerlo impunemente. La negazione è dunque sempre figurata ambivalente: nel momento in cui fissa il polo negativo non si distacca nemmeno da quello positivo, in quanto non è una negazione astratta e assoluta che separa interamente il fenomeno dato dal resto del mondo: essa coglie, al contrario, il fenomeno nel suo divenire, nel suo movimento dal polo negativo a quello positivo, e quindi non ha a che fare con un concetto astratto (non è cioè una negazione logica) ma, in sostanza, dà una descrizione della metamorfosi del mondo, del suo cambiamento di volto, del passaggio dal vecchio al nuovo, dal passato al futuro. «Sarebbe superficiale e radicalmente erroneo spiegare tale fusione dicendo che in ogni fenomeno reale e in ogni personalità i tratti positivi e quelli negativi sono sempre mescolati ... Una simile spiegazione è statica e meccanica: considera il fenomeno come qualcosa di isolato, immobile, dato». È importante, secondo Bachtin, rendersi conto che questa ambiguità non è espressione di un gioco puramente soggeuivo di contrapposizioni, di un contrasto dei toni e dei significati puramente formale, ma intende invece cogliere l'ambivalenza oggettiva dell'esistenza, la coincidenza reale delle contrapposizioni: l'ambiguità è vita e suscita un'eco soggettiva in tutti coloro che partecipano alla sensazione popolare di eternità collettiva, di continuo rinnovamento, di crescita proprio perché è pienamente oggettiva, anche se questa sua oggettività non è percepita in maniera cosciente dalla folla. «Tutte le forme e le immagini della vita della festa popolare del Medioevo hanno suscitato nel popolo un'immagine analoga di unità. Ma questa unità non aveva qui un carattere cosi semplicemente geometrico e statico, ma era più complessa, più differenziata, e, cosa più importante, era storica. Sulla piazza pubblica del carnevale, il corpo del popolo sente soprattutto la propria unità nel tempo, la propria relativa immortalità storica. Ciò che percepisce, quindi, non è un'immagine statica della propria unità, ma l'unità e la continuità del suo divenire e della sua crescita. Perciò tutte le immagini della festapopolare fissano appunto il momento del divenire, della metamorfosi continua, della morte-rinnovamento». Alle immagini e alle parole che si Riferimento a Dostoevskij usavano era quindi delegato il compito Per comprendere a fondo la peculiadi fissare i/ momento della transizione, rità del realismo grottesco e simbolico che contiene entrambi i poli: per que- basta metterlo a confronto con la costo era necessario servirsi di parole che scienza, che emerge nel romanzo eunon staccassero i fenomeni dall'insie- ropeo contemporaneo, dell'esistenza me del mondo in divenire contraddit- di parecchi quadri del mondo ugualtorio, tracciando tra di essi barriere mente accettabili e della conseguente precise e stabili, ma che conservassero consapevolezza che te ricostruzioni una duplicità di tono tale da metterle scientifiche di una medesima realtà in condizione di cogliere lo stato di possono e debbono essere integrate di costante indeterminatezza del mondo, continuo, senza che questo vada mila fusione continua di verità e menzo- nimamente a scapito della loro verità. gna, male e bene, tenebre e luce, catti- Questa coscienza e consapevolezza veria e gentilezza, morte e vita. Si trat- sono la conseguenza del veni( meno ta di parole bitonali che non tentano della fede nell'autosufficienza di una mai di fermare la ruota che corre e sola coscienza in tutte le sfere della gira, al fine di individuare in essa l'alto vita ideologica e dell'affermarsi di e il basso, il davanti e il didietro e non quello che Bachtin chiama il dialogisi curano di esprimere isolatamente a smo polifonico. parte, in modo statico, gli aspetti nega- Questa polifonia dialogica, dove si tivi e quelli positivi. riconosce la pluralità dei sistemi di riProprio per tali caratteri questa ferimento, fu introdotta (o per meglio forma di realismo, che Bachtin chiama dire reintrodotta) nella letteratura di conquista confidenziale, ma nello stesso tempo rinnovante e materializzante. Per questo sarebbe sbagliato vedere nell'ambiguità e nell'ambivalenza che caratterizzano il simbolismo realista un'esaltazione del «mondo del pressappoco» a scapito dell'«universo della precisione», per dirla con una celebre espressione di Aleksandre Koyré. Queste caratteristiche sono, invece, un fattore essenzialissimo di quel presupposto di impavidità senza il quale sono impossibili sia una cognizione realistica del mondo, sia un'analisi scientifica di esso. «La conquista confidenziale del mondo [...] preparava anche una sua nuova conoscenza scientifica. Il mondo non poteva divenire oggetto della conoscenza libera,sperimentale e materialistica, fin tanto che la paura e la devozione lo tenevano /omano dall'uomo, fintanto che era imbevuto del principio gerarchico. [...] Questa è la ragione per cui la cultura comica popolare e la nuova scienza sperimentale erano, durante il Rinascimento, strettamente unite. E si trovano unite anche in tutta l'attività di Rabelais, scrittore e uomo di scienza». Il presupposto ineliminabile della conoscenza della realtà è la distruzione di ogni forma di distanza gerarchica che allontani l'oggetto in senso assiologico: ma questa distruzione si configura, nello stesso tempo, come operazione di smascheramento nella quale le cose sono spogliate del loro addobbo gerarchico, della veste «ufficiale» che la cultura e l'ideologia dominante impongono loro grottesco, è tipica di tutti gli sforzi tesi europea contemporanea da Dostoeva contrastare le concezioni «ufficiali» skij, grazie alla sua profonda convin- e vengono guardate da vicino, scomdel mondo, a mettere in luce la relati- zione che «la coscienza di sé sente poste, studiate liberamente, sottopovità degli stili di pensiero dominanti, a sempre se stessa sullo sfondo della sie a esperimento e viste nella loro opporsi alle tendenze stabilizzatrici coscienza che un altro ha di essa, txio complessità e nella dinamicità di stati della monotonalità di cultura edi paro- per sé' sulla sfondo dellxio per l'al- diversi e contrastanti di cui, in sostanla. Gli agoni e i contrasti che le imma- tro'». za, consistono. Oggetto del pensiero gini grottesche e le parole bitonali cer- In Dostoevskij, però, il dialogo tra diventa cosi «la simbolica artistica oricano di esprimere sono, in sostanza, personalità è sempre sincronico, svol- ginaria dello spazio e del tempo: l'alto, dei dialoghi fra forze e fenomeni di to cioè sul piano della coesistenza, per il basso, il davanti, il didietro, il prima, epoche differenti, dialoghi fra tempi e cui si dispiega sempre in un unico il poi, il primo, l'ultimo, il passato, il concezioni del mondo diversi, fra i due spaccato temporale. «La categoria presente, il breve (l'istantaneo), il lunpoli del divenire, fra inizio e fine della fondamentale della visione artistica di go, ecc. Domina la logica artistica delmetamorfosi: sono dei dialoghi in cui Dostoevskij non è il divenire, ma la l'analisi, dello smembramento, dell'ucla negazione non ha mai un carattere coesistenza e /'interazione... Contra- cisione». Questa logica si configura astratto, logico, ma è sempre figurata, riamente a Goethe, egli tendeva a per- soprattutto come distruzione delle concreta, sensibile. Dietro di essa, cepire te tappe nella toro contempora- associazioni abituali, dell'ordine tradiperciò, non ci sta il nulla, ma una spe- neità, a raffrontarle e a contrapporle zionale dei nessì logici e semantici. cie di oggetto opposto, il rovescio del- drammaticamente, non a stenderle in «Siamo davanti a una sorta di vacanza propri in assoluto e alla conseguente irriducibilità dei tropi, degli effetti di metafora e di metonimia. Questa situazione è dovuta all'impossibilità di rendere globalmente univoca la lingua: un lessico è univocamente ricostruibile a partire da componenti primitive solo localmente, e se è vero che si possono costruire, per estensioni successive, dei campi «più> globali di quelli iniziali, è però anche vero che nessuno di essi è identificabile con lo «spazio» globale del lessico. Per questo ogni discorso critico, nel momento in cui denunzia un certo numero di metafore, ne attualizza e ne ordisce delle altre. Questa ineliminabile presenza di sensi figurati e la corrispondente dinamica dell'immagine-parola è l'effetto di un rivolgimento nella gerarchia dei tempi che fa del presente (anziché del «passato assoluto» della tradizione) il punto d'avvio dell'orientamento nel mondo e nel tempo: «Quando il presente diventa il centro dell'orientamento umano nel tempo e nel mondo, il tempo e il mondo perdono la loro compiutezza sia nel complesso, sia in ogni loro parte. Muta radicalmente il modello temporale del mondo: questo diventa un mondo in cui una prima parola (un inizio ideale) non c'è e l'ultima parola non è ancora detta ... Attraverso il contatto col presente l'oggetto è coinvolto nel processo incompiuto del divenire del mondo e assume l'impronta dell'incompiutezza. Per quanto sia da noi lontano nel tempo, esso è legato al nostro incompleto presente da ininterrotti passaggi temporali, entra in rapporto con la nostra incompiutezza, col nostro presente, mentre il nostro presente avanza verso un incompiuto futuro. In questo incompiuto contesto si perde l'immutabilità semantica dell'oggetto: il suo senso e significato si rinnovano a mano a mano che si svolge ulteriormente il contesto». In questo modo ogni avvenimento, quale che esso sia, ogni fenomeno, ogni cosa perde la sua compiutezza e acquisisce una problematicità nuova, specifica, caratterizzata da un'eterna reinterpretazione e rivalutazione. Tra la parola (in tutti i suoi momenti) e roggetto (in tutti i suoi aspetti) si sviluppa una complessa interazione: la prima s'immerge nell'inesauribile ricchezza e nella contraddittoria molleplicità del secondo e ne esce arricchita .::approfondita. Sarebbe però limitato e parziale, ~econdo Bachtin, ridurre il processo di dilatazione dell'orizzonte e di approfondimento della prospettiva conoscitiva a questa relazione tra la parola e roggetto considerato nella sua natura «vergine», ancora «non detta>: in realtà, infatti questa relazione si realizza nel mezzo delle parole, delle valutazioni e degli accenti altrui: vive cioè in un'atmosfera sociale che circonda l'oggetto, fa brillare le sfaccettature della sua immagine ed è quindi condizionata, nelle forme della sua attuazione, da questo complesso di condizioni ambientali. Da questo punto di vista, allora, l'oggetto svela non tanto una propria vergine pienezza e inesauribilità, quanto piuttosto la molteplicità pluridiscorsiva-sociale dei suoi nomi, delle sue definizioni e valutazioni, vale a dire una molteplicità di cammini, strade e sentieri tracciati in esso dalla coscienza sociale. Insieme con le contraddizioni interne nell'oggetto si manifesta pertanto anche la pluridiscorsività sociale intorno ali'oggetto stesso, quella babilonica confusione delle lingue che avviene intorno a ogni oggetto; la dialettica d_ell'o~gettos'in so: ___n:ogo sol'oggetto negato~~u;n:•i:n~v:er:s~io~n~e::d~el~<u~n~a~s~e~r~ie~in~d~i~v~e:n~ir~e~. ~O~ri e n ta~r~sfi ~n~e~l-;d~e~llf:e~p~a~r;o~le~e~d~~:;o~rs~a';d~e~l~s[ig~n~i~-- tipo di quell che abbondano durante ~ondosi me contempora ei e ·icato, della logica e d lla gerarchia La categoria del dialogo le feste carnevalesche. La . cogliere le loro reciproche relazioni nel- verbale. In piena libertà le parole si La sistematicità con cui il linguaggio nega~· e Cambia so- la sezione di un solo istante». Questa pongono fra di loro in un rapporto e in usa le stesse parole in contesti cognitiprattutto eia collocazione sia dell'og- impostazione permette si la rappre- una contiguità assolutamente insoliti. vi diversi e sia pure con accenti e tonagetto intero che delle sue parti: essa, sentazione delle contraddizioni come In verità, nella maggior parte dei casi, lità diverse è dunqùe, per Bachtin, l'epertanto, rappresenta soprattutto lo forze oggettive ma trova il suo limite non ne deriva alcun nuovo legame sta- spressione di una qualche relazione spostamento della cosa e la sua rico- nell'assenza della categoria del diveni- bile, ma la stessa esistenza transitoria strutturale fra i diversi domini: introstruzione nello spazio. La non esisten- re. di queste parole, espressioni e cose, al ducendo come categoria fondamentaza dell'oggetto è la sua seconda faccia, In Dostoevskij si ha una serie di con- di fuori delle condizioni semantiche le del suo apparato metodologico il suo rovescio per cui l'oggetto sop- trapposizioni puramente drammati- normali, ha l'effetto di rinnovarle e quella di dialogo, il pensatore russo presso sembra rimanere nel mondo, che, determinata dalla peculiarità dei svela l'ambivalenza insita in esse, la intende proprio sottolineare la possibima con una nuova forma di esistenza e dialoghi romanzeschi, che tendono al molteplicità dei loro significati e, di lità di istituire dei morfismi, più 0 g un diverso significato. «Fino ad oggi limite della reciproca incomprensione conseguenza, anche le possibilità rac- meno forti, fra spazi conoscitivi diffeg,<> sono stati presi in considerazione sol- di persone parlanti in lingue diverse: chiuse in esse, che non si manifestano renti e di assicurare, in tal modo, un'ef- ·.., tanto fenomeni che esprimevano rap- nel realismo grottesco, al contrario, in condizioni normali>. fettiva confrontabilità tra tali spazi :::!; porti logico-formali o che in ogni caso l'attenzione si sposta sull'oggetto e sul malgradò la diversità degli schemi entravano nel quadro di tali rapporti; libero gioco di trasformazioni che esso concettuali e, per cosi dire, degli stili fenomeni situati, come dire, su una subisce quando, anziché essere fissato ll tempo «presente» costitutivi da cui sono caratterizzati. superficie piana, unidimensionali e in una determinazione univoca e rigi- Il realismo, per Bachtin, ha sempre La presenza, al di sotto dell'impianto unitonali, che rappresentavano la sta- da, viene irriverentemente aggirato da una connotazione fortemente simboli- di concetti empirici e delle relative ticità dell'oggetto ed erano estranei al tutte le parti, aggredito da una forma ca correlata alla non-esistenza di sensi espressioni verbali, attraverso i quali si ::: strutturano campi d'esperienza diversi, di strati costitutivi più originari, che guidano e orientano gli itinerari di confronto dialogico lungo i quali la parola entra nel mezzo delle valutazioni e degli accenti altrui, s'intreccia coi loro complessi rapporti reciproci, si fonde con alcuni, si stacca da altri, s'interseca con altri ancora, attesta, secondo Bachtin, l'esistenza di oggetti concreti delle pratiche disseminate dallo sviluppo diseguale della scienza. Certo, nel delineare le condizioni che rendono possibile l'operazione di «presa sulla realtà» da parte dei procedimenti conoscitivi di cui l'uomo dispone, Bachtin sembra accentuare l'importanza del riso e della creazione comica e, più in generale, delle categorie attraverso le quali viene smembrato, frammentato e caricaturizzato il dogmatismo serioso della cultura egemonica. A suo giudizio, infatti, «è il riso a distruggere la distanza epica e in generale ogni distanza che allontana l'oggetto in senso assiologico. Nell'immagine di lontananza l'oggetto non può essere comico: perché diventi tale è necessario avvicinarlo; tutto ciò che è comico è vicino; tutta la creazione comica lavora in un massimo di avvicinamento. Il riso ha la forza straordinaria di avvicinare l'oggetto; esso... distrugge la paura e il rispetto di fronte all'oggetto, di fronte al mondo, fa di questo l'oggetto di un contatto familiare e cosi ne prepara l'analisi assolutamente libera. Il riso è un fattore essenzialissimo nella creazione di quel presupposto di impavidità senza il quale è impossibile una cognizione realistica del mondo ... La familiarizzazione comica linguistico-popolare del mondo è una tappa estremamente importante e necessaria del divenire della libera creazione scientifico-conoscitiva e artistico-realistica dell'umanità europea». Questa esaltazione del comico-popolare (a scapito del serio-borghese) potrebbe essere considerata come spia e sintomo di una adesione di Bachtin alla teorizzazione, imperante in Unione Sovietica negli anni in cui egli stendeva il suo lavoro su Rabelais, di una rigida contrapposizione della cultura proletaria e di quella borghese. Si tratterebbe, però, di un'interpretazione riduttiva e fuorviante come dimostrano, in primo luogo, la stessa biografia dell'autore e il costante interesse da lui manifestato per le acquisizioni del pensiero occidentale e, in secondo luogo, la funzione di promotrice della decentralizzazione semantico-verbale del mondo ideologico che egli riconosce alla coscienza galileiana. La cultura popolare medioevale e rinascimentale, con l'ambivalenza e l'instabilità rispetto ad ogni ordinamento gerarchico e il rifiuto di assolutizzare i propri archetipi e di ancorare i suoi segni che la caratterizzano, prepara, attraverso tutto il sistema degli svilimenti che produce, l'analisi seria, alta e per la prima volta libera, del mondo, dell'uomo e del pensiero umano che trova la sua completa attuazione nei concetti scientifici. Il ricorso alle metafore e alle similitudini, mutuate dalle sfere basse della vita è, da questo punto di vista, espressione delle nuove esigenze che si impongono quando, come punto di partenza, viene assunta l'età contemporanea eterogenea e plurivoca. Il fare del presente il centro dell'orientamento _umano nel tempo e nel mondo esige il continuo adattamento del nostro linguaggio a un universo che, avendo perso la propria compiutezza sia nel complesso, sia in ogni sua _ p_arte,si presen~ in continuaesI1JU1:...- S10ne. N~ scat11a,;,- .•wne"'Oma- .... w uei7nguagg10 tesa a nntracciare i vari meccanismi di slittamento del significato e le loro interazioni, visione c_h~prepara e anticipa la disponibilità, tipica del pensiero scientifico, a considerare i termini come nodi di una rete di significati che sono continuamente modificati da nuove scoperte e innovazioni concettuali. In questo senso la funzione critica e liberatoria svolta dal comico-popolare, lungi dal porsi in posizione alternativa rispetto alla «coscienza galileiana>, costitµisce per Bachtin uno stimolo e un prezioso fattore di addestramento a quel grandioso processo di apprendimento che è la scienza, in cui impariamo a trasferire certi termini da un conteso all'altro, inventando nuove regole e scoprendo nuove leggi.

Einsteinuncentenariroelativo I Fabio Bevi/acqua e Roberto Catenacci . AA.VV. Generai Relativity. An Einstein Centeruuy Survey Edited by Steven Hawking and Werner lsrael. Cambridge, Cambridge University Press, 1979 AA. VV. Centenario di Einstein 1879-1979. Astrofisica e Cosmologia, Gravitazione Quanti e Relatività a cura di Mario Pantaleo Firenze, Giunti e Barbera, 1979 Gerald Holton Thematic Origins of Scieotific Thought Cambridge (Massachusetts), Harvard University Press, 1973 Gerald Holton The Scieotific lmagination Cambridge, Cambridge University Press, 1979 L e commemorazioni einsteiniane dello scorso anno si possono dividere io due gruppi: quelle propriamente «scientifiche», riservate agli addetti ai lavori, e quelle invece di carattere «divulgativo». La distiozio- [le è meno banale di quel che sembra perché la distanza tra le due impostazioni è enorme, non riducibile all'ovvia diversità di taglio, e implica una profonda e radicale differenza di valutazione sul ruolo, sui contenuti e sui metodi dell'impresa scientifica. Da una parte vi è il dibattito scientifico d'avanguardia sulla fisica della gravitazione (una delle tre «interazioni fondamentali> dopo la recente unificazione delle forze elettromagnetiche e deboli) e sul ruolo svolto dalle teorie di Einstein; dall'altra la glorificazione di una teoria scientifica sulla quale si è ormai raggiunto un vasto consenso (la relatività generale) e Io slittamento del ruolo di un grande - ma non infallibile- scienziato a quello di ispirato e profetico rivelatore di «essenziali» verità. La prima impostazione lascia trasparire io tutta la loro affascinante ricchezza e complessità i tentativi di articolare inter.;oggettivamente ed io maniera raffinatamente quantitativa idee metafisiche di fondo, di elaborare e realizzare ardite corroborazioni sperimentali, di confrontare programmi di ricerca differenti e talvolta «incommensurabili> in alcuni dei loro aspetti, di proporre modelli esplicativi sempre più originali e apparentemente lontani dal comune buon senso. In tale impostazione sono ben vive le relazioni dell'impresa scientifica con gli altri aspetti della attività umana talvolta ritenuti esterni ad essa: filosofici (le metafisiche di fondo dei vari programmi di ricerca); economici (gli ingenti finanziamenti necessari alla sopravvivenza della big science); tecnologici (le tecniche strumentali •che hanno permesso una ripresa del dibattito sulla relatività generale); politici (le scelte sui finanziamenti e la divisione internazionale della ricerca) e, perché no, religiosi (influenza delle credenze religiose degli scienziati sulla scelta dei modelli) e psicologici (storia per.;onale de-Isingolo scienziato e sua creatività). Tutti questi nessi sono, come è ovvio, di difficile e non univoca interpretazione; costituiscono essi stessi un ambito di fenomeni da studiare attraverso adatti modelli esplicativi e una opportuna scelta delle variabili che deve evitare di precostituire implicitamente le risposte. La complessità del dibattito scientifico rimanda dunque alla complessità del dibattito metodologico; il problema è arduo ma le difficoltà vanno affrontate e, possibilmente, risolte. Come scrisse Einstein io più di una occasione, la difficoltà è alla radice delle cose e non dobbiamo evitare di presentarla, altrimenti non faremmo opera di chiarificazione ma semplicemente di imbroglio. D ov'è esattamente l'imbroglio delle celebrazioni divulgative? In primo luogo si tace che le conoscenze scientifiche divulgate sono, in quanto background accettato, molto datate; secondo, e più grave, l'immagine offerta dell'impresa scientifica e del suo sviluppo è completamente inadeguata. Infatti quel che emerge è solo l'ultima (o meglio la penultima) teoria in voga, per di più presentata come verità certa; la storia della scienza viene cosi riscritta in termini di progressiva e lineare accumulazione di conoscenze verso questa «verità», trascurando ogni alternativa, sia quelle concettualmente praticabili sia quelle storicamente praticate. La «ragionevolezza scientifica» viene elevata a dogma, la scienza trasformata in religione e la ricerca diventa attività esoterica. Il non addetto ai lavori perde quindi qualunque possibilità di acquisizione metodologica e di contenuto. Interventi sulla stampa non specializzata e trasmissioni televisive diinostrano abbondantemente che non è in realtà possibile scindere del tutto i contenuti dall'analisi metodologica senza ritrovarsi, prima o poi, a eunci ttrotn» considerazioni del tipo: nello sviluppo della scienza si riscontrano elementi di permanenza e elementi di innovazione; o a divulgare «spiegazioni» come: la teoria della unificazione delle interazioni elettromagnetiche e deboli è come il caffelatte, miscela non più separabile di caffè e di latte. li che ovviamente non aiuta il non addetto a capirla più di quanto non aiuti un fisico teorico a capire cosa sia un cappuccino. Ci pare dunque utile un'analisi di qualche contributo a commemorazioni einsteiniane di carattere scientifico, insieme con alcune recenti acquisizioni storiografiche e epistemologiche sulla storia della teoria della relatività. È questo probabilmente uno dei pochi modi per stabilire un ponte tra le due culture, problema vecchio ma sempre attuale per chi non accetti una netta scissione tra «retorica» e «logica». I due volumi scientifici di cui ci occupiamo sono, per certi aspetti, abliastanza differenti: il primo, Generai Relativity. An Einstein Centenary Survey (E. C.) è curato dall'establishment scientifico anglosassone, mentre il secondo, Centenario di Einstein 18791979. Astrofisica e Cosmologia, Gravitazione Quanti e Relatività (C. E.) è leggermente più «accademico» (vorremmo dire «italiano»), punta più ai «nomi» che ai contenuti e presenta notevoli differenze di livello tra articolo e articolo ma dà in compenso largo spazio anche a posizioni eterodosse. Ambedue rappresentano un'occasione preziosa per avere una visione d'assieme dello stato attuale della ricerca nella fisica della gravitazione. Si è discusso molto in questi ultimi anni sul come caratterizzare le teorie scientifiche; schematizzando, il dibattito si è polarizzato attorno a due posizioni principali, un filone «logico» e uno «storico». Nel primo si tende a sottolineare l'aspetto formale ed empirico delle teorie e la loro commensurabilità; nel secondo il ruolo della metafisica, l'impossibilità della verifica e della falsificazione e.la conseguente difficoltà di confrontare differenti basi concettuali. In questa nostra breve rassegna adotteremo una posizione mediana, distinguendo convenzionalmente quattro elementi di fondo in una teoria scientifica e considerando le loro interazioni negli sviluppi della teoria stessa. I quattro elementi sono: la base concettuale «metafisica> adottata (ad esempio campi o particelle, onde o corpuscoli, concezione continua o discreta, azione a contatto o a distanza ecc); le idee regolatrici o tematiche di fondo (i principi di conservazione, le idee di simmetria, analogia e semplicità, spiegazione meccanicistica o teleologica); le strutture matematiche utilizzate e, infine, la base sperimentale. Questa posizione permette di analizzare gli sviluppi delle teorie attraverso un'ottica più fine che non la semplice dicotomia conservazione/rivoluzione. Per quanto riguarda la relatività generale di Einstein del 1916, il nucleo concettuale metafisico è rappresentato dal concetto di campo continuo, cioè di azione a contatto rigorosamente deterministica, dalla netta separazione tra osservatore e fenomeno osservato, dalla possibilità di una descrizione oggettiva del moto di un corpo puntiforme come successione continua - traiettoria - di eventi spazio-temporali. Le tematiche utilizzate sono fondamentalmente quattro: il principio di equivalenza, basato sulla ben nota (dal punto di vista sperimentale ma non interpretata teoricamente prima di Einstein) uguaglianza tra la massa inerziale di un corpo (una misura della resistenza che ogni corpo oppone alla variazione del suo stato di moto) e la sua massa gravitazionale (una misura della capacità di un corpo di esercitare azioni gravitazionali); il principio di relatività esteso ai sistemi di riferimento non inerziali (la teoria della relatività speciale del 1905 è invece limitata ai sistemi inerziali); il principio di Mach, secondo cui l'inerzia non è una caratteristica intrinseca dei corpi ma il risultato di un'interazione con tutte le altre masse presenti nell'universo; il principio di covarianza generale, che si riconnette al principio di relativitll e si traduce in un forte vincolo di carattere matematico nella scelta della formulazione più semplice delle equazioni di campo. La struttura matematica utilizzata da Einstein fu la geometria differenziale che, sebbene fosse allora agli albori (vedi la scuola matematica palermitana di Ricci e Levi-Civita), gli permise di articolare quantitativamente il legame tra geometria dello spaziotempo e materia suggerito dalle tematiche adottate. Secondo Einstein il campo gravitazionale è una modificazione dello spazio nel senso che la geometria non è più quella euclidea della meccanica di Newton. La parte empirica della teoria consiste nella anomalia (rispetto alle leggi di Keplero) del moto del perielio del pianeta Mercurio, nelle previsioni di una deflessione dei raggi luminosi in vicinanza di grandi masse- ad esempio il sole - e di uno spostamento verso il rosso (cioè verso le basse frequenze) delle righe spettrali degli atomi dovuto a effetti gravitazionali. Per parecchi anni il valore di questi esperimenti fu fortemente in dubbio: la precisione delle misure era di gran lunga inferiore a quella ottenuta in esperienze su altre teorie. Per molto tempo il fascino e il successo della relatività restarono affidati agli altri elementi: la bellezza della base concettuale e l'eleganza del formalismo matematico. A partire dal 1960 circa, la possibilità tecnologica di eseguire esperimenti molto precisi sulla fisica della gravitazione ha stimolato ricerche che, muovendo dai principi fondamentali e dai metodi matematici della teoria della relatività, hanno portato allo sviluppo di numerose teorie alternative che si possono distinguere in «metriche» e «non metriche» (cfr. C. Will in E. C. e B. Bertotti in C.E.). Nelle prime il modello matematico con cui si tratta la gravitazione è la geometria, cioè il moio dei corpi è determinato dalle proprietà geometriche dello spazio e del tempo. Spetta ad ogni particolare teoria specificare la correlazione (equazioni di campo) tra le proprietà geometriche e il contenuto di materia e energia nello spazio considerato. Solo le teorie metriche possono, allo stato attuale delle possibilità tecnologiche, essere sottoposte a indagini di carattere sperimentale. Queste consistono nella misura di effetti simili a quelli descritti per la relatività generale, che rimane a tutt'oggi, tra le varie teorie metriche corroborate·dall 'esperienza, la più «naturale», nel senso che è basata sul minor numero di ipotesi fisiche e matematiche sulla natura della correlazione materia-geometria. È da notare che la precisione delle tre esperienze classiche (perielio, redshift e deflessione) si è notevolmente accresciuta e nuove corroborazioni sperimentali si sono aggiunte. Appartengono al gruppo delle teorie metriche anche le cosiddette teorie «a geometria prefissata», in cui una parte delle proprietà geometriche è data a priori cioè in maniera indipendente dalla distribuzione di materia; viene cosi a cadere una delle tematiche della relatività generale, quella connessa con il principio di Mach, che invece caratterizza una serie di teorie non metriche (cfr. Bertotti, Bondi e Narlikar in C.E.) le quali cercano di esprimere le leggi della fisica in termini di quantità relative (tempi, distanze e velocità considerati dipendenti dai rapporti tra corpi e non riferiti a sistemi di riferimento prefissati). Tali teorie si propongono di mettere ifJevidenza limitazioni e anomalie del paradigma metrico sopra descritto, ritenendo. che l'idea del carattere «assoluto» dello spazio-tempo come «arena» su cui si svolgono tutti i fenomeni sia una semplificazione di una struttura matematica più articolata in cui i fenomeni locali e quelli cosmologici sono inscindibilmente correlati. La conservazione delle tematiche machiane implica l'abbandono di un elemento fondamentale del nucleo metafisico einsteniano: il concetto di campo continuo; l'azione a contatto viene qui sostituita dalla azione a distanza. Le teorie machiane non hanno ancora raggiunto un livello tale di articolazione da poter prevedere effetti fisici eventualmente misurabili. L e teorie fin qui descritte si basano tutte su una concezione continua della realtà, non facendo intervenire concetti «quantistici». Ma la quantizzazione del campo gravitazionale (passaggio dal continuo al discreto e da una descrizione deterministica ad una probabilistica in accordo col paradigma della meccanica quantistica) è oggi il problema maggiormente dibattuto e, stante l'identificazione attuata dalla relatività tra gravitazione e geometria elio spazio-tempo, suscita notevoli interrogativi: come conciliare i concetti continui di spazio e di tempo con una descrizione discreta e probabilistica? Fra i vari approcci tentati, nessuno si è finora imposto (cfr. Treder in C.E. e de Witt, Hawking e Weinberg in E.C.): siamo cioè in una fase preparadigmatica. È importante sottolineare che tutte queste ricerche non nascono sotto la spinta di fatti empirici o dati sperimentali nuovi, ma da esigenze teoriche e dal desiderio di non lasciare separate I due più importanti teorie fisiche, meccanica quantistica e relatività. Il primo approccio che consideriamo nasce dai grandi successi ottenuti dall'elettrodinamica quantistica, sorta tra il '30 e il '40 come versione quantizzata della teoria di Maxwell del campo elettromagnetico continuo. Come Einstein diede una teoria gravitazionale in analogia a quella elettromagnetica di Maxwell, cosi la Quantum Gravity cerca di quantizzare il campo gravitazionale in analogia alla quantizzazione fatta dall'elettrodinamica quantistica del campo maxwelliano. In questa linea di ricerca si rinnega sostanzialmente la geometrizzazione del campo gravitazionale, che è assimilato a tutti gli altri campi quantizzati e trattato col formalismo convenzionale della «seconda quantizzazione»; la forza gravitazionale viene attribuita allo scambio di particelle, dette gravitoni, e tutta la problematica relativa al principio di Mach, al princi-

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