,.._ Metal Music, Bologna 1979 umana (è il paradigma marxiano della Introduzione alla criticade/l'economia politica). Per Baudrillard invece, il pensiero «primitivo» non è prescientifico (nel senso di una errata interpretazione della causalità dei fenomeni). né appartiene ad un diverso ordine di scientificità (nel senso del relativismo epistemologico di Feyerabend). Esso abolisce semplicemente ogni nesso oggettivo-causale: il mito lega il mondo in un «incantesimo analogico». grandiosa Regola di un Gioco che coinvolge le cose nel loro ciclo eterno con la seduzione del rituale. N essuna Legge naturale. nessun divenire storico; l'universo «chiuso». governato dalla obbligazione insensata della Regola. esclude i processi irreversibili. I segni non significano. non alludono ad un referente - un residuo, una memoria - ma ad altri segni. con cui intrecciano legami arbitrari. Nessuna dialettica; la dualità non è funzionale. deterministica. la opposizione di soggetto e oggetto è rituale. esposta alla reversibilità dello scambio simbolico. della sfida. La naturalità - il residuo. «valore d'uso» - che la dialettica attribuisce al mondo primitivo. è piuttosto lo spettro della sua cattiva coscienza: inaugurando l'era dell'irreversibilità e del divenire storico. la Legge deve esorcizzare il mito. ridurlo a ideologia, falsa coscienza. ma il suo universo infinito appare ingombro di una massa di «cose» che sfuggono ai suoi principi economici; di qui l'inutile tentativo del significante-valore di scambio di recuperare questo mostruoso scheletro nell'armadio. organizzandolo nell'inconscio. • Ma la seduzione dell'eterno ritorno sembra oggi riuscita in qualche modo ad aver ragione della Legge. vestendo i panni della Norma. il gioco digitale e combinatorio che si avvia a dominare la nostra epoca '(da qui in avanti lo chiameremo bit-game). Tuttavia Baudrillard condivide ancora con Marx la convinzione che la storia possa ripetersi solo in farsa: la digitalità è la parodia statistica dell'eterno ritorno. In un universo che tende a tornare finito. esiste un limite al numero di tutte le possibili combinazioni. esiste cioè la probabilità che gli elementi di un sistema tornino ad organizzarsi nelle stesse sequenze. Alla visione tragica e , rituale del destino si sostituisce una casualità addomesticata dalla Legge (delle probabilità). La logica sistemico-cibernetica e la sua «teoria dei giochi» hanno poco in comune con l'amore del Gioco. i loro scenari non sono quelli mitici di Olimpia o del potlatch. né quelli più mondani e recenti della roulette e del poker. bensl i terminali del ping-pong elettronico; il bit-game nega il divenire solo per riproporlo ad un livello più sofisticato. Sono tesi che trovano un autorevole riscontro scientifico nelle teorie del premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine. le cui ricerche nel campo della termodinamica dei «sistemi aperti» si propongono di sottrarre alla fisica il privilegio di un sapere non condizionato da considerazioni storiche nello studio del proprio oggetto. Il progetto di Prigogine si fonda sul potenziale «rivoluzionario» della termodinamica. l'unico campo in cui si sia introdotta la nozione di irreversibilità dei processi fisici( e qÙin-diuna possibilità di analisi «storica» di tali fenomeni). Potenziale a lungo ignorato perché la termodinamica classica si è interes- '"• ·,~o-; ..,, ' '!~ sata esclusivamente di sistemi v1cm1 alle condizioni di equilibrio. cioè ad alti livelli di entropia (o di disordine molecolare. secondo l'enunciato di Boltzmann). Ma chi si limita a studiare le oscillazioni attorno all'equilibrio, vale a dire alla condizione di massimo disordine. non può spiegare lo sviluppo di strutture altamente complesse ed organizzate (di fronte allo sviluppo della materia vivente. per esempio. è condannato ad arrendersi ai «misteri» divini ò alla indeterminazione assoluta del caso). Prigogine si occupa invece di sistemi aperti (sistemi che scambiano materia ed energia con l'ambiente) lontani dall'equilibrio. KaosRock, Milano 1979 (particolare) studia cioè le condizioni che favoriscono la comparsa di strutture complesse di organizzazione della materia: «un nuovo tipo di ordine macroscopico legato ai processi irreversibili e implicante un comportamento coerente e organizzato dei costituenti del sistema» (La nuova alleanza. p. 271). Q uesto ordine di tipo nuovo consente l'osmosi fra il punto di vista storico-evolutivo e indeterminismo probabilistico. Se infatti l'ordine appare in se stesso il prodotto casuale di determinate «fluttuazioni» del sistema («l'evoluzione del sistema è decisa dalla fluttuazione che si verifica per prima e che conduce il sistema a un nuovo ordine stabile». ibidem p. 37). le fluttuazioni assumono nel contempo lo statuto di «eventi storici». e l'ordine da esse strutturato diviene una specie di «memoria» del sistema. Nasce quindi un nuovo modello evolutivo, che Prigogine applica estensivamente (dalle reazioni chimiche alla materia vivente. dagli ecosistemi alle società umane). con l'intento dichiarato di superare l'opposizione fra determinismo storico delle scienze «umane» e determinismo logico-probabilistico delle scienze fisiche. Questo modello termodinamico universale è un ottimo esempio di quel neo-storicismo sofisticato cui allude Baudrillard: un punto di vista storico depurato da ogni teleologia metafisica. La Norma digitale riscopre l'arbitrario della Regola. ma il gioco assume immediatamente la forma della Legge. La seduzione. che· sotto il regno della Legge sopravviveva come residuo simbolico. raggiunge oggi il suo più basso grado di intensità assieme alla massima estensione: seduzione «fredda». fascinazione narcisista delle reti informatiche. autoerotismo di quei «terminali sociali» che stiamo ormai tutti diventando: «Il contratto sociale • è divenuto un patto di simulazione, sigillato dai media e dall'informazione» (De la seduction. p. 222). Baudrillard si ricollega qui ai suoi temi «classici», riassumibili nell'enunciato già formulato da Mc Luhan (ne Gli strumenti del comunicare). secondo cui «il medium è il messaggio», il che ci consente di tentare un altro stimolante confronto: quello con le teorie di Niklas Luhmann. che analizzano il potere come «mezzo di comunicazione». L'accostamento può apparire gratuito: il politico in Baudrillard è metafora di un ordine simbolico di grado superiore. mentre per Luhmann rappresenta il materiale autonomo di un'analisi rigorosamente «tecnica». Questa divaricazione non è però tale da mettere in ombra l'identità di un presupposto di fondo, acutamente rilevato da Gustavo Gozzi: «il simbolico per Luhmann-come per Baudrillardannulla le istanze dell'immaginario soggettivo» (Cfr. G. Gozzi. «Le trasformazioni della società e le forme storiche del potere», in aut aut n° I 75/ to r--bi f ' l . ~ L • ~ICJMri Svacco, Milano I 979 I 76. gennaio-aprile 1980). Identità che permette di rileggere buona parte del lavoro di Luhmann come una versione «fredda» e «conservatrice» del punto di vista seduttivo. applicato allo studio delle tecnologie del potere. Se consideriamo per esempio tutta la tematica della «critica del consenso». le analogie sono sorprendenti. Entrambi gliautori considerano il sociale come un pessimo «conduttore» dei messaggi politici. un materiale refrattario alla trasmissione di senso. Questo è uno dei motivi che inducono Luhmann a impostare il problema della legittimazione sul piano della pura e semplice partecipazione di fatto dei cittadini alle procedure istituzionalizzate del sistema politico. I «bisogni» non esprimono nessuna domanda sociale. né il potere deve occuparsi di rispondere a tale domanda; in quanto mezzo di comunicazione la sua funzione è semplicemente quella di offrire una prestazione di «riduzione della complessità». di risolvere cioè la situazione di «contingenza» di emittenti e destinatari di fronte al crescere delle possibili alternative di comportamento. regolando il processo decisionale mediante il suo codice simbolico. Circolazione senza finalità né «contenu- ... ... ... ::s o ... ::s .. " ., .. ~ r, .. 'O .. ... o ., Il- " ... 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