Alfabeta - anno II - n. 13 - maggio 1980

Acquaf,uoco.FreudLacan Mario Binasco e Antonello Sciacchitano I Sigmund Freud Opere, voi. XI, 1930-1938 Torino, Boringhieri, 1979 pp. 690, lire 24.000 Jacques Lacan D Seminario, Libro XI, «I quattro concetti fondamentali della psicanalisi,., a cura di G. Contri Torino, Einaudi, 1979 pp. 298, lire 10.000 e'# è un aspetto manifesto, nel rapporto Freud-Lacan, che ne costituisce la dissimmetria: i significanti che ci fanno correre dall'uno all'altro, che si ripercuotono, sono innanzitutto freudiani. Manifesto, cioè programmatico: i quattro concetti fondamentali sono freudiani (inconscio, ripetizione, transfert, pulsione), freudiani i testi a cui si fa riferimento, freudiano il materiale che fa da spunto e sostegno al procedere di Lacan. È anche in questo «procedere,. che sta la dissimmetria: l'insegnamento di Lacan, di cui i Seminari sono trascrizione, procede, nel momento della sua emissione, in rapporto all'insegnamento di Freud che è compiuto. Ora è proprio la compiutezza finalmente realizzata della pubblicazione di Freud in italiano la caratteristica di questo volume XI appena uscito. Non parliamo dell'impresa editoriale, chè anzi il suo non essere ancora terminata (manca infatti il volume degli indici) ci permette di isolarne l'effetto Freudcompleto, Freud-tutto, Freud-totalmente disponibile. Effetto accentuato dal fatto che quasi tutti gli scritti contenuti in questo volume erano già noti e tradotti nonché diversamente pubblicati. Ma allora dove sta la novità, l'interesse? «Tutto,. Freud: deve essere proprio l'aspirazione suscitata da quella parola tutto a giocare un brutto tiro, effetto di significante dei più classici: verrebbe da dire: Freud tutto ... qui? Infatti, su che cosa si «completa,. l'opera di Freud, su che cosa «termina,.? «Mi trovo nelJ'interessante posizione di non sapere se quello che voglio dire deve essere valutato come una cosa da tempo familiare e ovvia o come una cosa completamente nuova e sorprendente. Ma propendo piuttosto per la seconda ipotesi,.! Meglio non potrebbe Freud esemplificare in atto, nelle parole stesse con cui apre la Scissione dell'Io nel processo di difesa, appunto una qualche Spaltung radicale su cui Lacan ha puntato il dito, per esempio quelJa tra il sapere e la verità del dire. Bel modo di completarsi, su una scissione, una spaccatura che rimette parecchio in questione permettendo soltanto un «compendio,. per modo di dire, e comunque manifestamente provvisorio e non finito, della dottrina analitica. Finire poi su una di quelJe «alterazioni dell'Io,. che aveva chiamato cosi in Analisi terminabile e interminabile quando cercava di chiarire quel che faceva ostacolo, limite, contraddizione all'analisi, e che per questo (modo squisitamente freudiano!) andava compreso nel concetto stesso dell'analisi: alterazione delJ'lo che rendeva al limite problematico il patto analitico stesso. N iente che si opponga di più al voler fissare il tutto-Freud in un testo sacro, summa di sapere, puramente e semplicemente integrato in dispositivi di potere. Da questo lato c'è la sensazione di qualcosa di introvabile, di perduto, nel testodi Freud,perduto nel senso freudiano delJ'oggetto che spinge al suo ritrovamento sempre impossibile e sempre ritentato, qualcosa che fa si che, diciamolo un'altra volta, ci sia solo una psicoanalisi, quella freudiana. Cè quel qualcosa di perduto a cui ci si avvicina tutte le volte che in analisi viene messa in questione la funzione del soggetto supposto sapere, quello che per esempio potrebbe far coincidere sapere e verità. E tuttavia chi meglio di Fr.eudpotrebbe essere detto incarnare il soggetto supposto sapere in psicoanalisi? Dunque Freud, - in persona, c'è sempre di mezzo nell'analisi, ne costituirà sempre l'ombelico - unica tra le scienze? «Freud è un maestro. Ma se tutto quel che si scrive come letteratura analitica non è pura e semplice turlupinatura, egli funziona sempre come tale - il che pone la questione di sapere se un giorno ci si potrà alleggerire di questo peduncolo». Il che può essere un primo, importante, nota bene alJa domanda che Lacan pone all'inizio di questo Seminario Xl: «Il soggetto e il reale sono i termini in rapporto ai quali dare forma alla questione: la psicoanalisi nei suoi aspetti singolari, aporetici, può tra noi essere considerata come costituente una scienza, una speranza di scienza»?. È bell'e buona la questione delJa scienza che Freud affronta nella Lezione 35 dell'Introduzione alla Psicoanalisi, e che affronta in negatiTeenage Lobotomy, Pavia1979 (particolare) vo: sta a vedere poi se è l'unico modo possibile. Quel che è certo è che in questi ultimi scritti, Freud, di aspetti aporetici e singolari nella psicoanalisi ne introduce o porta a scadenza parecchi o comunque da diversi lati. A cominciare, per esempio, da quella Revisione della teoria del sogno in cui si trova introdotta quasi in sordina (attraverso la riconsiderazione dei sogni d'angoscia), quasi per far quadrare i conti con un'obiezione che sembra avere acquistato nuova consistenza, l'istanza del trauma tra quelle operanti nel sogno, e operante in modo da fame fallire la funzione. Come se questo non introducesse nel cuore della «via regia all'inconscio» la stessa carica antinomica che va sempre più acquistando in questi anni uno dei concetti, appunto, fondamentali di Freud, quello di pul-. sione, sempre da lui mantenuto ostinatamente dualistico. Ora l'istanzadi tale dualismosembra riformularsi in una questione quasi affiorante esplicitamente in questi scritti: ma perché mai la pulsione è cosl antinomica aIJ'io, cosi intolJerabile, perché è un pericolo? E che cos'è poi allora un pericolo? È questa, come sappiamo, la domanda che sottende la riformulazione della teoria dell'angoscia che Freud va operando in questi anni. Angoscia: reale: trauma. «Oggetto dell'angoscia è il momento traumatico che non può venire eliminato secondo il principio di piacere. Essere muniti del principio di piacere non basta ad assicurarci contro danni oggettivi». Qual è il reale che si profila sullo sfondo? La risposta a questa domanda è una delle direzioni prese da Lacan. È anche ciò per cui Lacan, nel Seminario Xl, può dire che «la pulsione è la trasgressione del principio del piacere». È comunque significativo vedere Freud, come spesso accade in certi momenti avanzati di un'analisi, ritornare su temi della prima ora e quasi quasi riscoprire che si, in fondo le questioni erano già lì, già poste in qualche modo, prima che una inesplicabile quanto necessaria deviazione ne allontanasse. È il caso della riscoperta del trauma, di questo suo nuovo diritto di cittadinanza nella dottrina analitica: una conferma che per Freud si tratta del vero e proprio lavoro analitico («personale», diremmo, se non fosse un po' ;l:llm 3: §: .... ~ ;11:11 ~ ,... .. . padr., ., • A.Ma ~ comico). «Vediamo qui un punto a cui il soggetto non può avvicinarsi se non dividendosi esso stesso in un certo numero di istanze» (Sem. Xl, p. 52). Potremmo usare la frase a commento di questa spinta all'antinomico che marca tutta l'ultima produzione di Freud, ma che ne è aIJora dell'ambizione di Freud, dell'ambizione della psicoanalisi? «... dobbiamo prestare ascolto a un'obiezione la cui forza risiede nel fatto che sin da principio, probabilmente, ne siamo rimasti sedotti. Tutte le nostre argomentazioni, si obietterà, sono attinte dai processi spontanei che si svolgono tra l'Io e le pulsioni e presuppongono che la terapia analitica non possa produrre niente di diverso da ciò che in condizioni favorevoli e normali si verifica di per sé. Ma è veramente cosi? La nostra teoria non ha precisamente la pretesa di produrre uno stato che nell'io non c'è mai, e la cui creazione ex novo darebbeluogoalla differenzaessenziale tra l'uomo analizzato e quello non analizzato?». Una pretesa - possiamo anche dire, ambizione - che sostiene fin dall'inizio l'analisi e che pare porla nella prospettiva di una mutazione dell'uomo (ex novo ... la differenza essenziale...). Ma notiamo subito che pretesa è anche quella della pulsione: «La pretesa pulsionale e l'obiezione della realtà ...». Altra antinomia radicale, la stessa di tutti i temi «civili» di Freud. Freud si riinterroga sulle ambizioni della psicoanalisi nel contesto dell'analisi dell'ambizione, e non per cedere di un pollice su alcuno dei due fronti. Analisi terminabile e interminabile, Costruzioni nell'analisi, ma anche Acquisizione del fuoco: l'acqua che spegne il fuoco pulsionale è la stessa del godimento ambizioso, annodate assieme nel mito di Prometeo. Giusto un mito può evocare quel «clinamen» originario che spiegherebbe la.presenza all'origine dell'interdizione, della rinuncia al godimento- Lacan direbbe la sua impossibilità. La psicoanalisi può tentare di parlarne in un modo diverso, di questo mito che rappresenta anche, nella punizione dell'eroe, l'odio dell'umanità e la vendetta della pulsione truffata. Già, una truffa: come un gioco «acqua, fuoco» in cui ci si affannasse alla ricerca dell'oggetto nascosto e si corresse qua e là per poi scoprire, se si scopre, che non c'è nessun oggetto. Un incontro, una coinciden·za sempre cercata e tentata, sempre in fondo mancata. E l'appuntamento Freud-Lacan, • non sarà anch'esso mancato, non sarà in fondo una truffa? Certo, la non sovrapponibilità dei due discorsi depone in questo senso. Padre e figlio? Varrebbe dunque anche per loro quel sogno «Padre, non vedi che brucio?» e la teorizzazione che ne fa Lacan, con il riferimento alle colpe del padre come suo unico legato? Bisognerà tentare di mettere le cose in termini più scientifici, di sapere. «Nessun progresso fatto che non abbia deviato se si è trascurato uno dei termini attorno a cui Freud ha ordinato le vie da lui tracciate e le strade dell'inconscio. Il che ci mostra a sufficienza qual è la funzione del soggetto supposto sapere ... La funzione ... il prestigio di Freud sono all'orizzonte di ogni posizione dell'analista. Essi. costituiscono il dramma dell'organizzazionesociale,comunitariadeglianalisti» (Sem. Xl, p. 236). Parole, tra parentesi, di straordinaria attualità di cronaca. Non sarà allora per caso che troviamo detto, da Lacan, di un «rinnovamento dell'alleanza con il senso della scoperta di Freud ...». Pensiamo pure al 'Mosè', se ci pare. li fatto è che rispetto a quel qualcosa di perduto in Freud, di cui si parlava, c'è in 1,./lcanil ridurre Freud a coincidere tutto intiero con la sua prima scoperta e formu- !azione, o almeno col suo meccanismo radicale, cioè la pulsazione dell'inconscio, momento di apertura fatto solo per richiudersi, evidente nel lapsus: «Paradossalmente, la differenza che assicura la sussistenza più sicura del campo di Freud è che il campo freudiano è un campo che per sua natura si perde. Ed è qui che la presenza dello psicoanalista è irriducibile, in quanto testimone di questa perdita ... Perdita secca che non si pareggia con nessun guadagno se non per la sua ripresa nella funzione della pulsazione ...» (Sem. Xl, p. 129). «La presenza dell'analista deve essere inclusa nel concetto di inconscio... Essa giustifica il mantenimento all'interno dell'analisi di una posizione conflittuale, necessaria all'esistenza stessa dell'analisi». È per questo che la innovazione fondamentale di Lacan (parola e linguaggio, ecc.) «non pretende di essere una posizione di esaustione in rapporto all'inconscio» (gli ultimi testi di Freud sembrano renderlo impossibile), «giacché è essa stessa un intervento nel conflitto», il che permette e obbliga di considerarne le incidenze di transfert: concetto, questo, «fondamentale» per la teoria. Che pensare di questi concetti fondamentali? Sono i Grundbegriffe, che i tedeschi distinguono dagli altri Grund: Grundlagen, Grundgesetze, Grundziige, o sono più vicini ai paradigmi scientifici, che proprio a quell'epoca (1962) giungono da Berkeley sulla struttura delle rivoluzioni scientifiche? È improbabile che dei francesi riconoscano debiti aldilà del Reno e aldilà dell'Atlantico. È più probabile che, richiesti di spiegazioni, vi rispondano: «Ma son solo quattro finzioni». Insomma, non si sbaglia di molto se li si colloca a metà strada tra i principi scientifici e le istituzioni di una pratica; qualcosa come «i capisaldi della psicanalisi», direbbe Freud nel Compendio (voi. Xl, p. 571) che effettivamente dei 4 concetti è un po' l'antesignano. Come una frustata può schioccare l'affermazione di Freud nel capitolo IV del Compendio: «la relativa certezza della nostra scienza psicologica è basata sulla obbligatorietà di queste conclusioni» (p. 586). Se quel «nostra» non è un plurale maiestatis e se quella «scienza psicologica» è la psicoanalisi, questa potrebbe essere la più grave di tutte le affermazioni freudiane, da quelle _ritenute a suo tempo scandalose sulla sessualità infantile. Deve passare ben un quarto di secolo perché il tema venga ripreso, e non per discuterlo accademicamente, da un Lacan già scomunicato di fronte a tm pubblico di analisti: se lapsicoanalisi è una scienza con quel che segue. A ben pensarci, se la psicoanalisi non è una scienza, ci dovranno essere delle conseguenze. Una è già Il, fresca di giornata, che inaugura il Seminario Xl: la scomunica di Lacan. Un'altra è qui, 15 anni dopo: Lacan scioglie d'autorità l'Eco/e Freudienne, quasi per dar ragione a chi ha sempre detto: «ve lo dicevo io: la psicoanalisi è una religione». Ma se non ascoltiamo i beceri e ci ripetiamo la questione, se la psicoanalisi è una scienza, che statuto può avere? Che scrittura può usare? Che principi tecnici adottare? Che campo praticare? Le risposte dirette a queste domande non colgono il nerbo della questione. e onviene prendere l'argomento più allalargae stringerlo,per es., dal punto di vista storico. Un origina- .,., ..... le contributo lacaniano alla storia del movimento arralitico è la tesi che la psicoanalisi sia cartesiana come la scienza odierna. In effetti Freud, come Cartesio, pone la certezza della sua pratica nel dubbio: lo si vede bene nel ~ paragrafo sull'oblio dei sogni: «Se ad un elemento indistinto del contenuto onirico si aggiunge per di più il dubbio, ] possiamo riconoscervi un derivato di- ..s!_ retto di uno dei pensieri del sogno <i

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