Alfabeta - anno II - n. 12 - aprile 1980

Mensile di informazione c;ulturale Aprile 1980 Numero 12 - Anno 2 Lire 1.500 Redazione. amministrazione Spedizione Multhipla edizioni in abbonamento 20137 Milano postale Piazzale Martini 3 gruppo 111/70 Telefono (02) 592. 684 Printed in Italy GLENGRANT il puro whisky di puro malto d'orzo. T. Sheehan:QuovadisW, oV,ila?•O.Volta ErikSatie,l'usignolcoolmalilidenti• . P. Bertetto:LaspettacolaritàR• .Pedio: Unamisteriosraaccoltdaidonne•Testo: IntervistaJ.GrotowsdkiO.Volli• P.VolponiV: iacolvento•lettere GiornaldeeiGiornali: Glsi candaldi iMarzo• D. FerrarBiravo:Urss:Il poetacompetente• G.GramignaI:l ''falso''antologico (Poesie '70) • •. G.Caramore: . Melencolia • O.Calabrese: Oltrele cattedre, i dipartimenti• . Indic7i9/80 • PoesiediG.Raboni è di L. Pellisari • Man Ray, Ritratto di Andrée Sikorska ( I 930)

Luhmann, Offe, Hirsch, Gozzi, Buselli, Marazzi LE TRASFORMAZIONI DELLO STATO tendenze del dibattito in Germania e in Usa quaderni aut aut LI • crisi del polllk:o• l l'a,pmenlo dqli iater• vmti NICCOld in qualo libro. Nl il manismo Di la teoria borJbae tcmlwano ia pado dì affrootarlo adcpatamaa1c. Ed l propriola nozioae di Stato la plà ~- Lo vudùa atcpla dò • rapp,amcazionc • non fnziona più, e insianc M au la lopca tradizioaalc della • lqitd .. done •· Si batlODOal1rc wW: per leotare di dacriYttc. la compltuitl toeialc. Ma al tffllpo Ma90 belu .. li occhi la irriducibilitàdi qua&o aociue, e tulto quelloche non conotcianto dei coaportamend ,ouc:tti'ti. quaden10 n. 9 la nuova italia editrict' Il piccolo Hans Rivistadi analisi materialistica 25 gennaio/marzo 1980 da questo numero il seminario di psicoanalisi L'insegnamento della clinica VirginiaFinziGhisi: «L'uomo dei lupi e il nucleo di verità storica in Freud» VirginiaFinziGhisi: «I quattro discorsi e la clinica» come funziona la poesia GiulianoGramigna La poetica del fumeur Ermanno Krumm Peripezie di una metafora deua ossea Giorgio Orelli Appunti su C/,ar Antonio Prete Eros e poiesis Rubina Giorgi Una poetica dell'ira Minute li piccolo Ha,is, rivista trimestrale diretta da SergioFinzi. Dedalo Libri. Bari. Casella Postale 362. Abbonamento annuo L. I0.000, e.e. postale I I639705. 70 I00 Bari. Un fascicolodi pp. 200 L. 3.000. L'ultima dimora del Sensso scavata nel muro del linguaggio dall'autore de Lemigrante La casa di lacca di Vincienzo Bonazza Nota introduttiva di Mario Spinella Dedalo libri - Leimmagini diquestonumero Futurismo inedito Le illustrazioni di questo numero sono fotografie tratte da un libro di imminente pubblicazione (Giovanni Lista, Futurismo e fotografia, Multhipla Edizioni) che ha senza dubbio il merito (con ricchezza di documentazione e notevole capacità di collegamento tragli elementi di un discorso in massima parte ancora inesplorato) di formulare una domanda intrigante: è davvero esistita una «fotografia futurista»? La risposta, come sempre, non è univoca. Mi pare dimostrato che il futurismo deve molto alla fotografia (e le «prove» portate da Lista sono inconfutabili) soprattutto per quel che riguarda l'analisi del movimento resapossibile a livelliprima non immaginabili [l'esempio più clamoroso è quello della fotografia scientifica, dalla prima lastra (1899) a raggi Roentgen realizzata ali' Istituto Rizzo/i di Bologna, allefoto di Ernst Mach frutto del lavoro svolto presso i laboratori militari di Fiume negli anni 1884-86]; e per «movimento» si deve intendere non solo lo spostarsi puro e semplice da un punto a un altro ma quel/'élan vita! nel profondo, quella mutazione continua teorizzata da Bergson la cui filosofia si stava sviluppando insieme alle scoperte del/'occhio fotografico. Dunque l'occhio meccanico viene prima del/'artefuturista ma questo non significa molto perché la teorizzazione di Boccioni va oltre il dato di quell'esperienza. L'accusa di un neo-naturalismo a me pare superficiale: il futurismo, infatti, anche per mezzo delle scoperte della fotografia interpreta il Sommario Thomas Sheehan Quo vadis. Woytjla? Dichiarazione su alcuni punti principali nella dourina teologica del prof Hans Kiing, della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede; KircheGehalten in der Wahrheit, di Hans Kiing; Jesus, An Experiment in Christology, di Edward Schillebeeckx) pagina 3 Paolo Bertetto La spettacolarità (Unacoppia perfetta, Nashville, Buffalo Bill e gli indiani, Un matrimonio, di Robert Altman; Saint Jack, Paper Moon, E finalmente arrivò l'amore, di Peter Bogdanovic; li boxeur e la ballerina, di Stanley Donen; Apocalypse now, di Francis Ford Coppola) pagina 6 Ornella Volta Erik Satie. l'usignolo col mal di denti (Ecrits, reunis par O. Volta; Dadà e la musica di Satie, di Roman V/ad; Erik Satie e la musica contemporanea, di Gioacchino Lanzo Tornasi; Satie-Parade, programma radiofonico a cura di O. Volta; Erik Satie. Tra ricercae provocazione, di Adriana Guarnieri Corazzo/; Quaderni di un mammifero, di Erik Satie) pagina 7 Renato Pedio Una misteriosa raccolta di donne (L'altra metà de/l'avanguardia, 19101940, mostra in Palazzo Reale Milano. Responsabile Lea Vergine; L'altra metà de/l'avanguardia /910-1940, di Lea Vergine) pagina 8 Donatella Ferrari Bravo Urss: Il poeta competente (Poètika rannevizantijskoj literatury, di S.S. A verincev; èet inei':et.Asimmetrijamozga i znakovym sistem, diV. V. lvanov; lz trech tetradej, di Oleg èuchoncev; Èmaiygi, di Jurij lvanov Mineralov; Lingvistika i poètika, di A.A. V.V.; Semiotika ustnoj rei':i, di A.A.V.V.) pagina 11 reale in modo diverso, direi opposto a quel modello di acce11azionequasi passiva, tipica del naturalismo. Ma forse è la domanda stessa - «è esistita una fotografia futurista?»-che deforma il problema. Se, infatti, la risposta può essere: è esistito un uso futurista della fotografia, allora è più corretto chiedersi quale è stato questo uso, che caratteristiche ha avuto; e il libro di Lista dà risposte numerose, distinguendo, giustamente, tra vari «generi»: il fotoplastico, l'aereofotografia, il cammuffamento degli oggetti (a me pare che il termine «cammuffamento» sia un poco infelice, direipiuttosto: trasformazione), il fotocollaggio, la fotografia di stato d'animo, la si111esdiinamica e l'oggetto cinetico, la fotodinamica in relazione alla danza, il fotodinamismo di Bragaglia, ecc. e alcuni di questi «generi»sono qui rappresentati; ma si sente la necessità di una risposta più decisa e credo di poterla individuare in due momenti: lafoto provocatoria (sopra/lutto i ritrattifino al lavoro della Wultz che trasforma laprovocazione in trasfigurazione) e la foto che è metafiica del movimento, in co111rapposizione al cinema. /11 questi due momenti il jùturismo dimostra la sua vitalità, che è tale da superare esbarazzarsi agevolmente delle teorizzazioni poco persuasive, perché è vero che il futurismo agisce e si salva sopra1tutto esibendo le proprie abnormità contro quella classe media dominante che definì «passatista». li jùturismo è insieme ingenuo e malizioso, innocuo e velenosissimo, everGiuliano Gramigna li "falso" antologico (Poesie '70) (Poesia degli Anni Settanta, a cura di A111onioPorta) pagina 15 Gabriella Caramore Melencolia (Lontano da dove - La vita assente, di Claudio Magris; Elegie duinesi, di Rainer Maria Rilke; Poesie, di Georg Trakl; Sonnambulismo, di Sergio Finzi; Lutto e melanconia, di Sigmund Freud; Minima Moralia, di Theodor Adorno) pagina 17 Omar Calabrese Oltre le cattedre. i dipartimenti (li dipartimento universitario, di Gianpaolo Banani, Università e società in USA, di Alberto Martinelli, Disegno di legge per il riordino dell'università, Delega al Governo per il riordino della docenza universitaria) pagina 19 Testo Niente. allora. è impossibile Intervista a Jerzy Grotowski di Ugo Volli pagina 11 Poesiedi Giovanni Roboni e Luigi Pellisari pagina 13 Giornale dei Giornali Gli scandali di Marzo A cura di lndex-Archivio Critico del- /' Informazione pagina 22 Finestre Paolo Volponi Via col vento pagina 5 Ugo Volli Grotowski, oggi pagina 11 Lettera Lettera del collettivo Santa Marta di Milano pagina 20 Indici 79180 pagina 21 sivo. La contrappos1z10ne tra movimento e conservazione è evidente e chiara; la staticitàdel ritrattofuturista è invece sorretta dalla volontà di fissare la diversità, quale provocazione già al di fuori del tempo ma operante nel tempo e che il volto ritrattopuò ripetere ali'infinito. Se èpur sempre opportuno «storicizzare» un movimento artistico, ma non solo artistico,quale il futurismo, occorre aggiungere che a questo punto delle vicende socio-politiche del nostro secolo (e diciamo che questo nostro secolo sembra essere cominciato giusto un secolo fa .. .) è bene e forse meglio interrogarsi su quello che il futurismo ha da dirci e ci dice. A giudicare dalle reazioni delle prime letrurein certamisura de-storicizzate (ma tulle dentro la nostra storia attuale) sembra che il fùturismo sia in grado di far valere la sua attualità. Si tratta infatti di risposte positive, salvo, forse, per la poesia, ma la colpa è di Pa/azzeschi che ne ha esaurito molte possibilità e anche di Dino Campana, che lo ha reso incandescente, fino al punto da mettere in ombra il lavoro che gli era pur stato necessario. In questo senso il futurismo è ridiventato tutto inedito (compresi naturalmente i materiali cfie lo sono davvero, come le foto del libro di Lista) cioè tutto di rivivere, da trasformare convenientemente, come anche la sfacciata teoria jùturistia andava ripetendo: cambiare il mondo! O fare come se si potesse cambiare... appunto con ironia futurista. A.P. Mtnsilt a cura dtl Comitato Rtgionale Lega Cooptrativt dell'Emilia Romagna Cooperazione. Tanti ne parlano a sproposito. Noi no! Abbonamenti per il 1980 I I numtri Lirt 5.000 Inviare lllsegno o vaglia postale a: C-OmùatoRtgionalt Ltga CoofHrativt Via Boldrini 18/b • 40121 Bologna alfabeta me11Si!edi informazione culturale Comitato di direzione Nanni Balestrini, Maria Corti, Gino Di Maggio, Umberto Eco, Francesco Leonetti. Antonio Porta. Pier Aldo Rovatti, Gianni Sassi, Mario Spinella. Paolo Volponi Direttore editoriale Gino Di Maggio Redazione Omar Calabrese (redartore capo) Vincenzo Bonazza. Maurizio Ferraris Bruno Trombetti (grafico) Art director Gianni Sassi Redazione, amministrazione Multhiplaedizioni. 20 I37 Milano. Piazzale Martini. 3 Telefono (02) 592.684 Composizione GDB fotocomposizionevia Commenda 41, Milano, Tel. 544.125 Tipografia S.A.G.E. S.p.A., Via S. Acquisto 20037 Paderno Dugnano (Milano) Di~tribuzione Messaggerie Periodici Abbonamento annuo L. 15.000 estero L. 20.000 (posta ordinaria) L. 25.000 (posta aerea) Inviare l'importo a: Multhipla edizioni. PiazzaleMartini 3, 20137 Milano, Conto corrente postale n. 59987206 Autorizzazionedel Tribunale di Milano n. 281 del 1975. ResponsabileG. Di Maggio GIOVANNI LISTA FUTURISMO E FOTOGRAFIA Volume di cm 24 x 34 352 pp. 326 ili. in bianco e nero L. 50.000 multhipla edizioni Guida delle Regioni d'Italia una lettura ragionata della realtà regionale un annuario indispensabile per il vostro lavoro Edizioni della Sispr S.p.A. 00186 Roma Via della Scrofa, 14

Quovadis,Woytila? Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede Didùaranone sa alcwnip11Rtpi rincipali nella dottrina teolopca del professor lla.ns King Ufficio di stampa della Città del Vaticano, pp. 6, gratis Hans Kiing Kircbe. Gehalten in der Wahrheit? Zurigo. Benziger. pp. 75 Edward Schillebeeckx Jesus, an Experiment in Christology «... il professor Hans Kiing. nei suoi scritti. si è discostato dalla verità integrale della fede cattolica. e perciò non si può più considerare un teologo cattolico. né funzionare come tale nel ruolo di insegnamento,._ Dichiarazione su Hans Kung promulgata da Papa G.P.II. 18.12.1979 «Cosa dovremmo dire della pratica di combattere o imporre il silenzio a coloro che non condividono gli stessi punti di vista...?it. Verità, il potere della pace promulgata da Papa G.P. II. 18.12.1979 Q uando al papa Giovanni XXIII venne chiesto quante persone lavorassero in Vaticano. egli rispose: «circa metàit. Tuttavia un ufficio della Curia romana ama tanto il suo lavoro che recentemente ha fatto degli straordinari: la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. nota precedentemente come Inquisizione Romana. Questo è il gruppo i cui pre- ~ecessori hanno bruciato al rogo Giordano Bruno il 17 febbraio 1600. in Campo dei Fiori a Roma. e 33 anni dopo si sono adoperati per convincere Galileo che la prudenza e una lunga vita riposavano su un modello geocentrico dell'universo. Anche se le cremazioni ordinate dal Papa sono state poste fuori legge in Italia a partire dal 1870. sembra che lo spirito dell'Inquisizione sia un albero che continua a dare i suoi frutti. A Roma. nel dicembre scorso. i quotidiani vaticani dell'ortodossia hanno avuto molto da fare nell'interrogare il teologo fiammingo sessantacinquenne •Edward Schillebeeckx, professore di teologia all'università cattolica di ijmegen. Olanda. per presunta eresia nella sua opera recente Jesus, an Experiment in Christology. Uno degli inquisitori. il sacerdote e teologo ultraconservatore Jean Galot. arrivò all'udienza fresco di una trasmissione della Radio Vaticana (all'interno del Vaticano alcune fonti affermano che egli aveva l'approvazione dei più alti consiglieri del Papa) nella quale aveva condannato Schillebeeckx e altri per aver negato la divinità di Gesù. e - ma questo era il colpo più basso-per essere un cacciatore di pubblicità. Forse Galot era seccato perché il libro di Schillebeeckx Jesus, an Experiment in Christology aveva detto espressamente ciò che la maggioranza dei teologi ammette in privato: che l'opera di Galotnel 1971 Versunenouvellethéologie si fonda «su una interpretazione completamente errata degli autori cui . si riferisce. e pertanto non raggiunge il livello di un lavoro dotto,._ In ogni modo. Schillebeeckx ha ottenuto la rivincita quattro giorni dopo l'udienza. e davverograziead unatto divino.Il 19 dicembre la torre della Radio Vaticana è stata colpita dai fulmini ed è stata ridotta al silenzio per diciotto ore. Anche se Schillebeeckx dovrà aspettare qualche settimana per sapere se è o no un eretico. la Sacra Congregazione ha aspettato solo settantadue ore dopo quel processo prima di condannare un altro teologo progressista. il cinquantunenne Hans Kiing. A causa del suo «disprezzo per il magistero della Chiesa" sulla questiohe dell'infallibilità papale - espressa anche recentemente nel suo Kirche. Gehalten in der Wahrheit - cosl come anche sulle questioni della divinità di Gesù e della verginità di Maria. la Congregazione ha dichiarato Kiing deposto dalla cattedra di dogmatica e teologia ecumenica all'Università di Stato. a Tiibingen. Germania Federale. «Provo una profonda vergogna per la mia Chiesa». ha detto ai giornalisti. e un giorno dopo che il decreto era stato annunciato ha sfidato il Papa tenendo una conferenza pubblica nella quale ha dichiarato di fronte a duemila sostenitori entusiasti che avrebbe combattuto la Lehrverbot ( divieto di inseThomas Sheehan Pohier, O.P., e gli ha vietato di celebrare la messa e di organizzare inco·ntri pubblici perché il suo libro Quand je dis Dieu (Editions du Seuil, 1978) poneva alcuni dubbi sulla resurrezione fisica di Gesù. Il 5 novembre, un mese dopo la visita di Woytjla negli Stati Uniti, il sacerdote gesuita WilliamCallahan. capo dei «Priests for Equalitp (leggi: i sacerdoti per l'ordinazione delle donne) è stato ridotto al silenzio e rimosso da Washington D.C., per aver provocato il Papa «~u questioni espresse in modo inequivocabile». E l'attività della Congregazione non è ancora finita. Prestando fede a voci vaticane, i suoi prossimi bersagli sate,., facendo circolare una lettera che criticava alcune pratiche della Chiesa come «la raccolta delle elemosine da parte del Sacrestano durante la messa pasquale,., Il caso venne chiuso in fretta ma l'esperienza può spiegare la riluttanza di Papa Paolo a imporre il silenzio ai teologi progressisti durante il periodo di liberalizzazione successivo al Concilio Vaticano Il, un'epoca da cui egli ha tratto più sofferenza che piacere. M Sacra a Papa Giovanni Paolo Il ha recuperato il tempo perduto. Tutte le recenti misure della Congregazione hanno la sua Oskar Schlemmer, Fasi di una gestualità drammatica, fotografia di una azione di Werner Siedhoff negli atelier Bauha,,s (/926). gnamento ). La reazione fra i sostenitori di Kiing è stata forte e immediata. Il giorno dopo le misure della Congregazione e in diretta contraddizione con le dichiarazioni di questa. settanta teologi cattolici americani hanno fatto un comunicato nel quale dichiaravano che. anche se non erano necessariamente d'accordo con Kiing su tutte le questioni. lo consideravano in effetti «un teologo Cattolico Romano,._ Pochi giorni dopo cinquanta teologi spagnoli hanno pubblicato una dichiarazione analoga. Per quasi due settimane il vescovo di Tiibingen. Georg Moser. si è rifiutato di eseguire l'annuncio ufficiale delle dimissioni. Ma il 28 dicembre dopo una consultazione con il Morer e con membri conservatori del1'Assemblea dei vescovi tedeschi. Papa Giovanni Paolo II ha reiterato la propria censura. benché con toni più morbidi. Il mandato è stato messo in atto e il perseguito Kiingufficialmente deposto dall'incarico di teologia. A causadella sua fama internazionale (l'agosto scorso ha tenuto una conferenza su Dio ali' Accademia delle Scienze Sociali di Pechino - il primo teologo occidentale ad essere mai stato invitato ad una cosa del genere). il caso di Hans Kiing è diventato une cause célèbre. Tuttavia. è solo l'ultima di una serie di misure inquisitorie prese dal momento in cui Karol Woytjla è stato nominato Papa. Prima del 1979. la Sacra Congregazione aveva ridotto al silenzio il teologo francese Jacques ranno il rev. Charles Curran, professore di teologia morale all'Università Cattolica, Washington D.C., e il rev. Leonardo Boff, l'esponente brasiliano della «teologia della liberazione», la quale è accusata di avere una tinta marxista. Curran, che è stato per breve tempo sospeso dall'insegnamento nel 1967, e sottoposto a una «inchiesta» universitaria nel 1968 per il suo contrasto con la posizione papale sul controllo delle nascite, è ora «in collisione,. con Roma a proposito di alcune tesi esposte nei suoi libri lssues in Sexual and Medicai Ethics e Transition and Tradition in Mora/ Theology (Notre Dame University Press, 1978 e 1979). Altri candidati americani alla censura sono un altro gesuita, John J. McNeill, per il suo libro The Church and the Homosexual (Sheed, Andrews and McMeel, 1976) e il rev. Anthony Kosnik, coautore di Human Sexuality: New Directions in American Catholic Thought (Paulist Press, 1977), opera che il 5dicembre1979hameritatouna pagina intera di critica da parte della Congregazione sull'Osservatore Romano, organo di casa vaticana, un giornale che Hans Kiing ha più volte paragonato alla Pravda. Almeno essi sono in buona compagnia. Il mese scorso è stato rivelato che nel 1933 il giovane mons. Giovan Battista Montini, poi divenuto noto come Papa Paolo VI, era stato sottoposto a un'inchiesta per il fatto di «offendere _lapietà cattolica» in senso «protestanapprovazione esplicita, e questo fatto suggerisce la domanda: chi è il vero Karol Woytjla.?È il difensore leale dei diritti umani che ha parlato alle Nazioni Unite, o il teologo della «liberazione» che ha detto ai contadini messicani il 29 gennaio 1979 che «se il bene comune lo richiede, non deve esserci nessun dubbio sulla espropriazione in quanto tale, se compiuta nella maniera opportuna»? O è forse un nuovo Torquemada sul Tevere, impegnato a trasformare il cattolicesimo in un letto di Procuste modellato sull'esempio conservatore della Chiesa Polacca? Ci si domanda se egli ancora sostenga ciò che ha detto circa 1 O anni fa nella sua opera filosofica più importante: «Colui che esprime la propria opposizione alle regole o ai regolamenti generali o particolari della comunità non per questo ne rifiuta la propria appartenenza ... non vi può essere dubbio che questo tipo di opposizione è essenzialmente costruttivo», o se invece sia intesoa mettere la museruolaa quei teologi progressisti che criticano quella che centottanta studiosi americani l'ottobre scorso hanno chiamato la sua «visione monolitica della Chiesa». Il problema, forse, è: chi è veramente sotto processo, Kiing e Shillebeeckx, o il Papa che ha mobilitato una campagna contro di loro? Ad ogni modo, la sua condanna di Kiing è stata cosi inopportuna da diventare quasi un cattivo scherzo polacco per il gruppo romano della stampa internazionale. Nella conferenza stampa in Vaticano del l8 dicembre, i giornalisti si sono sorbiti l'emozionante condanna papale dell'intimidazione ideologica e della repressione politica contenuta in Verità,ilpotere del Papa - la sua dichiarazione più coraggiosa e franca fino ad oggi-e, un attimo dopo, l'annuncio che Hans Kiing era stato messo a tacere. Questo significò per i reporter dover rendere conto da una parte, della difesa da parte di Woytjla dei «diritti inalienabili e legittimi di coloro che rifiutano di accettare una ideologia particolare o che si appellano alla libertà di pensiero», e dall'altra la sua censura del teologo svizzero per il fatto di diffondere una opinione che «contraddice la dottrina definita dal Concilio Vaticano I e confermata dal Concilio Vaticano 11». E tutto questo solo un mese dopo che il Papa ha dichiarato che Galileo è stato «condannato erroneamente» da parte della stessa Congregazione che ha espulso Kiing. La confusione ha indotto Dennis Redmont, capo ufficio della Associated Press di Roma, a domandare dal pubblico: «chi sta dirigendo lo spettacolo, qui?». Sempre più la risposta sembra essere: un rigido conservatore, soprattutto riguardo ai problemi che appartengono alla dottrina e all'autorità della Chiesa. Nel suo stile di governo papale Woytjla può risultare duro e accomodante per quel che concerne gli estranei, ma più energico che può con quelli di casa. Dietro quel sorriso papale, come dice il Brecht di Macky Messer, ci sono dei denti. I discorsi di Woytjla ad extra - in Messico, in Irlanda e alle Nazioni Unite - mostrano una rara apertura al mondo e una notevole enfasi. come nell'enciclica Redemptor Hominis, sull'«uomo nella piena verità della sua comunità e del suo essere sociale». Ma ad intra tira con forza le redini. Mentre Papa Paolo rispettava quasi il 97 per cento delle trentatremila richieste di laicizzazione da parte di sacerdoti, Woytjla finora deve ancora assolvere un solo sacerdote dai suoi voti (il gioco è cominciato, infatti, quando mise il cardinale Silvio Oddi, profondamente conservatore - che - Paolo VI aveva tenuto imbrigliato - alla testa della Congregazione per il clero). In realtà egli ha rimproverato duramente quelle che chiama «le tendenze alla secolarizzazione» fra il clero e specialmente fra i Gesuiti. Per ordine del Papa, Pedro Arrupe, Superiore Generale dei Gesuiti, scrisse una lettera ai superiori locali della Società, l'ottobre scorso, che trasmetteva la richiesta di Woytjla affinché essi «impieghino una fermezza appropriata nella ricerca di una soluzione per le deplorevoli insufficienze» che sono «materia di personale interesse» per il Papa. La lista delle mancanze includeva: «indipendenza dai superiori, discutibili relazioni con altri, omissione nell'osservanza dei voti... lavoro apostolico incompatibile con il carattere sacerdotale», e mancanza di «fedeltà al magistero nella dottrina». Né Woytjla è più contento per le tendenze politiche di sinistra diffuse fra alcuni gesuiti del Terzo Mondo. In una udienza papale del 10 dicembre 1979, nella quale era presente il cardinale progressista belga Leo Joseph Suenens, il Papa conobbe un gesuita di Bombay che presta attività nel Movimento Carismatico e gli fece notare, «cosi non tutti voi siete marxisti!». Quando Arrupe udl la storia, se ne sbarazzò dicendo: «è solo il suo umorismo polacco,., ma altri credono che quella osservazione si riferisse ai rapporti dei vescovi latino-americani, incluso il cardinale dell'Equador, sui gesuiti rivoluzionari dei loro paesi. e i sono chiari segni che il regalo di Natale di Woytjla a Hans Kiing annunci la fine dell'era di libertà del Concilio Vaticano II e l'inizio di

una restaurazione del Papato. Anche prima che la sanzione curiale venisse imposta a Kiing, il Papa aveva già fatto la sua mossa più inosservata, ma la più minuziosa compiuta fino ad allora: la promulgazione della Costituzione Apostolica Sapientia Christiana del 15 aprile 1979. Quello che può apparire a una prima occhiata come una revisione innocente - la prima dal 1931 - delle regole per le università pontificie, diventa ad una lettura più attenta una importante presa di distanza da qualunque cosa assomigli a ciò che John Henry Newman immaginò in The Idea of University. Secondo la Sapientia Christiana, i teologi delle università pontificie «non insegnano sotto la loro propria autorità, ma in virtù della missione che essi hanno ricevuto dalla Chiesa», e cosi devono ottenere una dichiarazione di nihil obstat e i diritti di una «missione canonica» (missio canonica). Infatti, i teolo.gi hanno il dovere di completare il loro lavoro in piena comunione con l'autentico magistero della Chiesa, soprattutto con quella del Pontefice Romano, e devono presentare «opinioni personali» solo «modestamente» (arti. 26, 27 e 70). Questi paragrafi sono fra quelli che la congregazione citò nella sua condanna di Kiing, e che il Cardinale conservatore tedesco Joseph Ratsinger invocò per negare al teologo progressista Johann B. Metz la cattedra di teologia sistematica in Monaco lo scorso anno. «Se la Costituzione Apostolica è applicata letteralmente», ha scritto recentemente il rev. Charles Curran, «questo significherà che le istituzioni cattoliche canoniche non possono essere vere università, nel senso accettato del termine negli Stati Uniti». Sapientia Christiana si riferisce solo alle università pontificie. quelle che sono state fondate o appoggiate dalla Santa Sede (in America, per esempio, l'Università Cattolica del Washington D.C., ma non Notre Dame). Secondo Curran, tuttavia, il nuovo Codice di Legge Canonica proposto, che deve essere promulgato entro i prossimi mesi, allargherà probabilmente i principi di Sapientia Christiana a tutte le università cattoliche. Ciò significherebbe per esempio, che i professori di filosofia a Fordham e a Notre Dame, saranno obblÌgati «a dimostrare la coerenza (delle loro opinioni) rispetto alla visione cristiana del mondo, dell'uomo e di Dio» (art. 79, sez. I), uno stato di cose che sembrerebbe dar credito all'affermazione di George Bernard Shaw che una «università cattolica» è una contraddizione in termini. In occasione del primo anniversario della nomina di Woytjla al seggio di San Pietro, Hans Kiing decise, prudentemente o no, di inviare una critica fraterna al Papa. Nell'articolo di Kiing, pubblicato sul New York Times il 19 ottobre 1979 e una settimana dopo su Le Monde e sulla Frankfurter Allgemeine dal titolo Il papa Giovanni Paolo Il: il suo primo anno, egli si domandava se «il prediletto dalle masse e il superstar dei media» fosse «veramente libero dal culto della personalità dei papi precedenti, per esempio Pio XII». Suggeriva. in forma interrogativa, «che il Papa non era sufficientemente al passo con i recenti sviluppi della teologia», e che era diventato «un difensore dottrinale di antichi bastioni». Quale influenza esattamente questo affronto personale possa aver avuto sulla decisione del papa di mettere al silenzio Kiing otto settimane dopo, non lo si può sapere con certezza. Persone vicine al Vaticano dicono che Woytjla era furioso, e intendeva dimostrare all'avversario chi fosse il padrone· (certamente non avrebbe potuto essere contento neppure dell'affermazione di Kiing dell'anno precedente: «quando il papa e i vescovi non riescono più a compiere adeguatamente la loro funzione di guida, il ruolo chiave passa nelle mani dei pastori e dei teologi della Chiesa Cattolica»). Altri, compreso il sottoscritto, credono che la condanna non sia stata una decisione affrettata. ma rifletta invece uno spostamentogradualeedecisivoverso il conservatorismo nella gerarchia tedesca. Con la morte dell'amico intimo di Kiing. il card. Julius Dopfner, nel luglio del 1976, e l'ascesa dei cardinali conservatori Joseph Rotsinger e Joseph Hoffner, Kiing si accorse che l'appoggio di cui godeva fra la gerarchia tedesca occidentale stava venendo meno. A prestar fede ad un memorandum passato al Governo Italiano dal Segretariato Vaticano di Stato. durante l'ultimo conclave papale, un buon numero di cardinali tedesco-occidentali e nord-americani sostennero la candidatura di Woytjla perché erano «contro le 'aperture' e i 'compromessi'» e «cercavano un Papa 'intran- ·sigente e conservatore' che potesse eliminare gli errori che erano stati fatti a partire dal Concilio Vaticano II». In ogni caso, Hans Kiing ha avuto scontri successivi col Vaticano fin dal 1957. Nel suo libro Justification: The Doctrine of Karl Barth and a Catholic Reflection. Kiing sosteneva che la visione luterana di Barth della giustificazione in virtù della sola fede - la misericordiosa assoluzione divina del peccatore che ha fede - convergeva di fatto con la dottrina cattolica stabilita nel Concilio di Trento. La tesi è stata considerata cosi radicale e di tendenza protestante da provocare l'apertura di un dossier su Kiing presso la Sacra Congregazione (Registro del Sant'Uffizio. 399-57-i). Il dossier è cresciuto col passare degli anni man mano che Kiing pubblicava libri su libri su temi controversi. come la libertà intellettuale, il celibato, le strutture della Chiesa. e infine, nel 1957, il defunto cardinale Alfredo Ottaviani, una specie di John Motchell del Vaticano (si assomigliavano anche fisicamente) tentarono di sopprimere l'opera di Kiing The Church (London, Search Giuseppe Enrie, Crepuscolo ( I 93 I) Press) per il fatto che asseriva, fra l'altro. che l'infallibilità significa semplicemente il «fondamentale permanere della Chiesa nella verità, cosa non disturbata da errori individuali». L'ultimo sviluppo di questo tema nel suo lnfallible? An Inquiry (Doubleday, 1971) e di nuovo un anno dopo in Kirche. Gehalten in der Wahrheit? è la ragione per cui Kiing è stato alla fine espulso. «L'assunto principa\,e» disse alla stampa il card. Hoffner lo scorso dicembre, «è la posizione di Kiing sull'infallibilità». Tra i teologi Cattolici Romani c'è un crescente consenso sul fatto che ciò che Kiing chiama il «metadogma» dell'infallibilità papale, definito nel Concilio Vaticano I (1870) è, per ragioni sia storiche che teologiche, nient'altro che un pasticcio dottrinale. Kiing può ragionevolmente affermare che i suoi scritti «non sono un tentativo di portare agitazione o incertezza nella Chiesa, ma solo di dare espressione all'agitazione e all'incertezza che sono già presenti ovunque». In campo storico, il dogma è stato reso sospetto dalle· manovre da stato di polizia con cui venne forzosamente introdotto attraverso il Concilioda Pio IX, personaggio epilettico e dal pugno di ferro, il quale anche allora era noto popolarmente come Pio No-No per il suo Syllabus Errorum del 1864 (se egli era cosl conservatore nella vita privata ciò dipende in parte dalla paternità - stando alle prove disponibili - del suo giovane associato cardinal Guidi). In campo teologico, come afferma Kiing nella sua prefazione all'opera di A.B. Hasler Wie der Papst unfehlbar wurde. «l'infallibilità del Papa non potrebbe essere definita con sicurezza al giorno d'oggi». Infatti: «Oggi i teologi Cattolici ammettono, con una apertura finora inabituale, che gli organi delle 'infallibili' decisioni dottrinali. almeno per principio ... possano sbagliarsi e in molti casi si siano sbagliati». Per Kiing. l'enciclica del 1968 di Paolo VI sul controllo delle nascite è «il tallone d'Achille» della dottrina papale sull'infallibilità. Invece di insistere sulla correttezza di quella e di altre dottrine, egli sostiene, la Chiesa dovrebbe lasciare l'infallibilità «a ciò per cui era stata originalmente riservata: a Dio». e accdntentarsi di una più modesta «indefettibilità», un modo di essere in generale fondato sulla verità del Vangelo senza alcuna garanzia che qualunque asserzione papale, anche se dichiarata solennemente come inerente alla fede (de fide), sia necessariamente libera da errore. In Kirche. Gehalten in der Wahrheit? egli propone un procedimento di «apprendimento per errori. 'il metodo della prova ed errore' (Kart Popper)». Anche se Kiing afferma che egli «non sta abbandonando la realtà dell'infallibilità» e per quanto parli solo di «indefettibilità», il Vaticano non è rimasto convinto dalla sua sottile ermeneutica. Egli venne chiamato a Roma nel 1971 per rispondere ad alcune domande sulla sua posizione, ma rispose che avrebbe accettato l'invito solo se avesse potuto vedere l'intero dossier che lo riguardava e se avesse potuto scegliere il proprio avvocato difensore. Il Vaticano declinò entrambe le richieste e Kiing si rifiutò di venire a Roma. Al contrario, accusò i membri della Congregazione di comportarsi conformemente allo «spirito dell'Inquisizione». Egli li assicurò: «non mi considero infallibile», e in ogni caso. se essi volevano sapere quello che lui stava insegnando sull'infallibilità. avrebbero potuto venire personalmente. o inviare dei rappresentanti al suo seminario di Tiibingen su questo argomento nell'estate del 1972. Ciò non fece loro piacere. Nel luglio 1973 la Congregazione reiterò la propria posizione in un documento, il Mysterium Ecc/esiae, e fu detto a Kiing che, se lo avesse firmato, il caso era chiuso. Kiing dichiarò questo procedimento «inumano e ingiusto», e domandò se la Chiesa era una «comunità libera. aperta, o semplicemente un sistema totalitario». Per quanto riguarda Kiing, la Congregazione ha risposto alla sua domanda lo scorso dicembre. L'infallibilità non è l'unico problema nel caso Kiing. Nel suo lavoro del 1974 On Being a Christian il teologo svizzero affermò- con l'appoggio della migliore cultura cattolica; e questo è da notare - che le parole «Tu sei Pietro. e su questa pietra costruirò la mia Chiesa» non vengono da Gesù ma dai suoi seguaci posteriori; che la resurrezione «non può essere un eventostorico in senso stretto»; che «le storie sul sepolcro vuoto sono elaborazioni leggendarie» del messaggio che Gesù è vivo con Dio; che la verginità di Maria è nel migliore dei casi «simbolica» e perfino «una leggenda». Nel suo libro del 1978 Existiert Gott? afferma di nuovo quello che aveva detto in On Being Christian: che si deve evitare accuratamente di «identificare tout court Gesù con Dio»; che Gesù emai si attribui alcun titolo messianico»; e che la divinità di Gesù significava semplicemente che «il vero uomo, Gesù di Nazareth, è. per i credenti, una rivelazione reale dell'unico e vero Dio, e, in questo senso. la parola di Dio, il suo Figlio». M entre le opere di Hans Kiing tendono recentemente ad una haute vulgarization, indirizzata meno agli studiosi che ad un lettore genericamente colto (On Being Christian, per esempio, giustamente afferma di essere «solo una introduzione») Jesus, An Experiment in Christology di Edward Schillebeeckx intraprende un cammino più alto. Grande compendio di studi eruditi, esso può essere per gli studi contemporanei sul Nuovo Testamento quello che The Quest of the Historical Jesus di Alberi Schweitzer fu per gli studi sul Nuovo Testamento agli inizi del secolo. Propriamente parlando, il libro non è teologico e neppure cristologico, quanto piuttosto storico. Va talmente a fondo nelle fonti occulte del Nuovo Testamento da rivelare come la fede in Gesù si sia sviluppata, dai tempi della cristianità palestinese primitiva fino a quando il Nuovo Testamento venne compilato. Quando Schillebeeckx scova nel passato quella che chiama la «storia embrionale» del Vangelo e delle Epistole, i suoi metodi sono analoghi a quelli di un filologo·che interpreta un palinsesto al suo secondo livello, oppure a quelli di un restauratore d'arte che rimuove un affresco al fine di trovare il disegno originale. Se questo è un processo delicato di per sé, lo è a maggior ragione alla luce dell'attuale modo di sentire del Vaticano a proposito dell'ortodossia. Ma Schillebeeckx è convinto che la scrittura erudita e la Cristianità in generale stiano passando per una rivoluzione copernicana che rende la cultura (se non il messaggio) del Nuovo Testamento ancora più sconosciuto all'uomo moderno di quanto gli studiosi cattolici abbiano generalmente ammesso. Se la cristianità non deve diventare «una reliquia storica», né dovrà appellarsi ad un «hocus-pocus» soprannaturale. il suomessaggiodeveesserescoperto dapprima storicamente con Io studio critico dei testi del Nuovo testamento, e poi stottoposto ad una profonda ermeneutica o ad una reinterpretazione che Schillebeeckx crede essere la possibilità di salvezza per la sostanza delle credenze cristiane. Egli si richiama all'opera di Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions e supplica di non essere considerato un eretico solo perché tenta di riaffermare il centro del messaggio cristiano in un nuovo insieme di categorie. «Siamo forse per questo non cristiani o meno cristiani». domanda l'autore, «se cerchiamo di preservare una fede viva che in quest'epoca... ha rilevanza per l'uomo. la sua comunità, la società ...?». Questo tipo di progetto è vecchio almeno quanto Io sforzo di RudoJph Bultmann per cdemitologizzare» il Nuovo Testamento grazie alle categorie esistenziali di Heidegger. Ma Schillebeeckx seguendo la cultura biblica più recente, ribalta la strategia di Bultmann. Mentre Bultmann teneva fermo il fatto che qualunque cosa di un qualche interesse per la fede potrebbe difficilmente essere conosciuta, per ciò che riguarda il Gesù della storia, e che invece tutto il fenomeno cristiano è da trovarsi nella proclamazione (Kerygma) da parte del Vangelo del Cristo di fede (Gesù sorse nel Kerygma, come dice lui). Schillebeeckx afferma che cii Nuovo Testamento ... ci informa sostanziosamente su Gesù di Nazareth», e che questa identificazione storica di Gesù «ci mostra ciò che veramente era quello che la prima cristianità comprendeva con l'affermazione: egli è il Cristo, il Figlio dell'uomo, il Figlio di Dio, il Signore». li archeologia testuale, con cui Schillebeeckxscopre i primi strati della vita e del significato di Gesù. è tanto complessa quanto compiuta, e qualunque riassunto corre il rischio di semplificare il suo sforzo. Tuttavia, nel tentativo di sintetizzare la sua tesi, commenterò su cinque livelli lo sviluppo storico del significato di Gesù cosl come Schillebeek Io presenta. 1) Gesù. «Abba experience». Tutti gli studiosi di scritture, a parte i fondamentalisti, concordano sul fatto che i Vangeli non sono documenti obiettivi di eventi cronologici, ma il risultato di una interazione fra avvenimenti storici e la loro interpretazione da parte dei primi credenti. I Vangeli si muovono in un «circolo ermeneutico»: i contemporanei di Gesù, da un lato attingono alla memoria che hanno della sua vita quando dopo Pasqua essi interpretano il significato della sua esaltazione e del suo atteso ritorno, mentre, dall'altro lato, la loro fede dopo Pasqua modellò la loro interpretazione della sua vita storica. «In altre parole», scrive Schillebeeckx «le storie di Gesù che si leggono nei Vangeli sono esse stesse una ermeneutica della suaparousia (o la imminente sua seconda venuta) e della sua resurrezione, mentre la credenza nella parousia o nella resurrezione era prodotta da ricordi del Gesù storico». Infatti, non c'è via d'uscita da questo circolo ermeneutico; il punto, piuttosto, è di porvisi nel modo giusto. La chiave di Schillebeeckx per spezzare il circolo ed estrarre il Gesù della storia dal Gesù della fede è ciò che egli chiama la «Abba experience» di Gesù, la «fonte e l'anima del suo messaggio e della sua condotta».'La forma storica eccezionale in cui Gesù si rivolge a Dio come «Abba» («Padre», ma nel senso dell'italiano «papà») rivela la sua fiducia profonda nella vicinanza benevola del Dio-Padre che presto manifesterà Se Stesso definitivamente nel mondo degli uomini e trionferà sul Male. Gesù identifica totalmente la sua propria vita con questo arrivo imminente del Padre suo, la «venuta del regno di Dio>. 2) La chiamata a raccolta da pane di Pietro dei discepoli dopo la mone di Gesù. Il problema centrale è ciò che successe fra la morte di Gesù e la nascita della fede cristiana nei suoi seguaci, qualche settimana o qualche mese dopo. La risposta cristiana. più frequente è, naturalmente, la resurrezione, sia essa intesa come un evento storico obiettivo, forse verificabile empiricamente (come nelle interpretazioni fondamentaliste) o semplicemente come una rinascita soggettiva della fede da parte dei discepoli (come sostenevano Bultmann e Willi Marxsen). Schillebeeckx sceglie un cammino intermedio che preserva e modifica entrambele interpretazioni.Localizzale esperienze originali della Pasqua in un processo di conversione (aspetto soggettivo) che ha condotto i discepoli a vedere che Gesù viveva con Dio (aspetto oggettivo). Lo scenario di questa esperienza, insiste, è stato creato dalla chiamata a raccolta da parte di Pietro dei discepoli, probabilmente in Galilea, dopo avere abbandonato Gesù dopo la passione e la morte. Il «punto storicamente centrale ri-

guardo al modo in cui essi si trovarono riuniti,. è, prestando fede a Schillebeeckx, il seguente: dapprima Pietro ebbe un'esperienza di perdono della propria codardia e mancanza di fede con la negazione di Gesù. Dopo riuni insieme i discepoli (è perciò che ottenne l'appellativo di eia Roccia» e, in un'atmosfera di dubbio e di dibattito, richiamò con essi la vita e la «Abba experience,. di Gesù. Allora: cessi tutt'a un tratto lo videro: Gesù, abbandonato e crocifisso, è stato definitivamente confermato per mano di Dio: egli vive con suo Padre. Questo - e nessuna scoperta di una qualche tomba vuota - è l'esperienza cristiana della presenza di Gesù in Pasqua,.. 3) La prima espressione della fede pasquale: il problema, naturalmente, è: cosa e videro,. i discepoli? E la risposta di Schillebeeck è che, in senso letterale, essi non hanno visto nulla. Essi semplicemente credettero che Gesù fosse «Colui che vive,._L'espressione più primitiva di questa fede da parte delle prime Comunità fu che Gesù era il profeta del secondo giorno e il giudice messianico che si elevò,. a Dio, senza nessuna menzione di una qualche resurrezione. Il linguaggio di un «risveglio dalla morte,. non è cii fattore di interpretazione più vecchio ed originale,., infatti è un «ragionamento e apita spesso di sentir domandare dai mezzo acculturati pieni di tutte le convenienti buone letture del momento, quotidiane e settimanali, quale sia la ragione e quali in aggiunta i motivi, i punti, le forze, che ancora riescono a tenere in piedi e unilo il Paese, «questa povera Italia». La domanda è compunta e appassionata, rivolta asé e agliastanti soprattutto come un patetico appello, giacché le analisi alle quali costoro possono attenersi non sono davvero in grado di dare le certezze per una risposta. E il patetismo dell'appello diventa sempre più carico proprio perché nasconde con cattiva coscienza il blocco dell'ana- 'lisi e la riduzione della stessa ai comodi del potere dominante, anche per non dovere seguirla nelle zone delle novità inconsulte e incompatibili, là dove ribolle il sociale estraneo, quasi oltre i confini della nostra buona democrazia e delle sue sacrosante istituzioni. Là ci sono i leoni, i crimini e le collusioni e da là viene l'attacco a tutto, alla lira come alla vitastessa dei cittadini responsabili e potenti. Orbene, continuando a cercare di qua, certamente questa classe dirigente e interrogante e più ancora quella più vasta,subalterna e compatibile, che lesi accostaper imilazione e con la speranza di potere presto farne parte, deve aver trovato una risposta, almeno una, la sera di mercoledì dodici marzo davanti alla TV ad uno degli appuntamenti sociali più attesi e frequentati, cioè al Caffé Grand'ltalia di Costanzo; con uso di spettacolo, si, ma istruttivo, perfino irriverente... insomma con quella giusta dose di pettegolezzo e di servilismo che rendono famose e universali le ricette nel nostro Paese. Cosa è apparso quella sera come un palese punto di forza unificante della cultura e della vila italiane? La testadel Prof Francesco Alberoni. Da questo insigne intelleuuale già molti avevano avuto tanto attraverso i suoi scrilti sul Corriere della Sera, perfino il brivido di essereprotagonisti di un nuovo Rinascimento; adesso quella testa esprimeva di più, molto di più. Anche perché, a differenza degli scrilti, poteva esserescalata in fretta e con piacere visivo e intellettuale, e poi assunta nel gergo corrente sotto e sopra la lingUJJ,usato per lo scambio di furbizfa, complicilà e diniego, rifiuto e consolazione (le barbierie ne sono sempre state grandi fucine) per il quale la testa, se non specificata da attribuzioni di contorno, quali: dolore, pensiero, rottura, è im~diatamente la capigliatura. Di sicuro venti milioni di italiani sono stati uniti dalla vista, dallo stupore epoi dall'analisi della capigliatura del Prof Alberoni come di un punto emblematisecondo,. e «solo una delle risorse disponibili,. per esprimere la vittoria di Gesù. Effettivamente, «la realtà denotata dalla 'esperienza pasquale' è indipendente da entrambe le tradizioni, quella centrata attorno alla tomba di" Gerusalemme, e quella delle apparizioni,.. 4) Come, allora, sorsero le storie della «resurrezione» di Gesù e delle sue «apparizioni»? Schillebeeckx segue studiosi come F. Ney Rink e altri, che postulano che i primi cristiani palestinesi che praticavano i costumi ebrei contemporanei compivano una pratica di venerazione della tomba di Gesù in Gerusalemme (che probabilmente conteneva ancora le sue ossa, anche se Schillebeeckx evita di esprimersi su questo punto). Oltre a questa pratica sorse la storia delle donne che trovarono la sua tomba vuota un paio di giorno dopo la sua morte. Ma, lontano da essere un evento storico, questa storia è semplicemente una «leggenda eziologica di culto ... intesa a gettare luce sulla visita almeno annuale della chiesa di Gerusalemme alla tomba allo scopo di onorare il Risorto». Il messaggio del Vangelo. «Egli non è qui: vedete il luogo dove l'hanno deposto» significa semplicemente che Gesù vive, e non deve essere cercato fra i morti. Da questa pratica, nelle «prime generazioni» della cristianità, il linguaggio di una resurrezione del corpo fra i morti cominciò a diventare più importante che il linguaggio della «elevazione» come «il miglior modo di rendere esplicita una prima esperienza spontanea», perché un tale linguaggio si rifletteva facilmente nell'ambito concettuale del Giudaismo contemporaneo. 5) Da una «teologia» di Gesù a una «crisrologia». Le prime interpretazioni del significato di Gesù come il Cristo • non erano «ontologiche» ma «funzionali»: esse non erano interessate a chi o che cosa Gesù fosse, ma a ciò che egli intendeva fare, cioè annunciare la definitiva presenza di Dio presso l'uomo. Perciò tutti i titoli attribuiti a Gesù dai suoi primi seguaci, sia Profeta del secondo giorno sia Messia davidico (non nel senso nazionalistico, comunque) o «Figlio dell'uomo», non spiegano l'identità di Gesù di per sé. ma soltanto la sua identificazione con l'opera di salvazione di Dio. Queste, dice Schillebeeckx. sono «asserzioni di primo grado» riguardo a Gesù». Man mano che la cristianità si sviluppò. essa dovette tuttavia domandarsi chi fosse Gesù in se stesso (la questione «ontologica») come Colui nel quale si compie la salvezza dell'uomo. Questo condusse alle relativamente meno importanti «asserzioni di secondo grado» sull'identità di Gesù, che svilupparono San Paolo e il secondo San Giovanni. Quest'argomento porta al delicato problema (per il quale Schillebeeckx fu chiamato a Roma) della divinità di Gesù. Insieme alla teologia cattolica ortodossa, egli si oppone all'idea «docetista» che Gesù fosse un «dio mondano, mascherato in forma umana», ma diversamente dai teologi tradizionali egli si rammarica del fatto che «la cristologia dall'alto» - Gesù. il Dio fatto uomo del Vangelo di San Giovanni - ha dominato il pensiero cristiano, dai primi Concilii di Nicea e di Efeso in avanti. Egli preferisce far rivivere «le possibilità contenute nel modello sinottico» di una «cristologia dal basso» (Gesù uomo, elevatosi allo stato di Figlio di Dio). S e la posizione di Schillebeeckx (e Kiing sostiene di fatto la stessa opinione) sia sufficiente a soddisfare la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede e Papa Giovanni Paolo II, resta da vedere. La forza intellettuale propria di Woytjla non consiste né nella esegesi delle scritture né nella teologia sistematica, per le quali egli pare dipendere da consiglieri conservatori, ma piuttosto nella filosofia Via col vento co e sacro, solenne e forte, una cosa da far meditare e da rassicurare, un esempio di bravura e di fermezza. Vedevano là l'onesta verità del rifluire, del costruire, del lavorare con affezione e pazienza, del coltivare, del tirar sù dal basso le forze rigogliose e del rinnovarle nell'elevazione culturale; ecco, era n lagiusta misura fra artificiale e naturale, un esempio di giusta distribuzione delle risorse, di applicazione attenta della tecnologia, l'equilibrio dinamico tra le forze parallele e convergenti, ecco la continuità e l'evoluzione, il progresso senza avventure ecc. ecc. Infatti il Prof Alberoni costruisce, non si sà se più con l'ispirazione di un grande artista appunto rinascimentale o con la bravura di un artigiano positivista, imprenditore puritano, un miracolo di rigogliosa e stabile capigliatura là dove di capelli non c'è più nemmeno l'ombra. E non diventa questo già di per sé un emblema lampante del meccanismo di equilibrio e di elevazione del nostro sistema economico-politico? Anche questo dualisticoe bicamerale,in due tronchi: la capigliaturae le basette. Ma veniamo, dopo questa prima af fermazione d'impeto quasi del tutto estetica, alla realtà dei falli, cioè al proge1to, ai metodi, ai materiali, alla realizzazione della testa del Prof Alberoni. li progetto è quello di una testa dirigenziale, austera e tradizionale, addirittura classica, e insieme nuova e rivolta al futuro. li metodo è quello del/'applicazione e della coltivazione quotidiana, con tempi di studio, ricerca e manipolazione pari a quelli che deve impiegare . un grande virtuoso del piano o del violino, un concertista mondiale (di quelli che si assicurano falange per falange e perfino contro i rumori d'albergo). I materiali sono capelli, pettini, pettinini, spazzole, spato/e e tutta la scala di prodotti delle più sofisticate industrie dell'intero mondo per la produzione di cosmetici e brillantine. Roba che a pubblicizzarli tutti la nostra RAI, che ha tante benemerenze al riguardo, impiegherebbe la metà delle sue ore annuali di trasmissione. Questi materiali sono coltivati in prossimità del luogo sul quale verranno edificati; lungo i parietali, la nuca e il collo, con cura e assiduità totali, quali nemmeno alle colture delle camelie e forse manco a quelle dei bacilli negli istituti di ricerca scientifico-sanitaria. Durante queste coltivazioni il professore studia e scrive, ma non esce e non riceve. Non rivela il suo segreto e la sua fatica. Quando i capelli sono cresciuti al punto giusto, lavati, spazzolati e nutriti di grassi e vitamine, vengono suddivisi in correnti o flussi secondo la destinaPaolo Volponi zione specifica all'interno delle strutture della capigliatura finita, portata, goduta ed esposta. A questo punto comincia la realizzazione: davanti a uno specchio tridimensionale e con alle spalle un altro specchio di dimensioni scope. Sul tavolo di lavoro una infinità di strumenti e attrezzi, alcuni del tutto originali, inventati dal nostro per la particolare bisogna. Per prima cosa il professore dispone sulla propria schiena quattro correnti di materiale e poi si divide la nuca e la calotta cranica fino alla fronte in un certo numero di zone, ciascuna delle quali viene inseminata di apposite lacche e colle. Indi la prima corrente o flusso a sinistra viene afferrata con ambo le mani e tirata su con garbo e affetto magistrali lungo la zona uno della nuca, passata sulla zona due sopra l'orecchio, applicata sulla zona tre tra parietale e volta cranica e poi tiratanetta, rigidamente e senza indulgenze, sulla zona quattro fino alla fronte. Unprocedimento analogo valeper la corrente due, una delle due centrali, quelle parallele ma convergenti, che però a differenza della prima viene ondeggiata al culmine e sfrangiata all'arrivo, sulla fronte. Qui le sue ardite e svolazzanti avanguardie vengono immediatamente laccate e sistemate in quell'ordine a sbalzi che cingerà, mischiandolo di correnti e di genio, la grande fronte. Quest'ordine risulterà cementato e inamovibile qualunque movimento il Professore sia costretto a fare con la propria testa, anche quello di inclinarsi. A tal fine occorre ripetere il gesto delle lacche, aspettare che si asciughino bene e poi vivificare ciascuna frangia con una spruzzata di brillantina. Dopodiché l'ordine dei lavori procede con un salto. La natura pare che non li faccia, ma la ricerca scientifica può permetterselo. Infatti il Professore non mette mano sulla terza corrente di capelli, ma sulla quarta, quella che dovrà chiudere la costruzione sulla destra. L'operazione relativa assomiglia a quella effettuata sulla prima corrente o flusso, ma se ne differenzia perché il progetto prevede un lato destro piuttosto mosso, scosso da ondulazioni e anche da qualche impennata; leprime per dare il senso di una possibile apertura di idee, dialogo e magari intesa e recupero, leseconde per stabilire una ferma cintura protettiva contro le nostalgie e le ventate dell'avventura. Quindi, il lavoro sulla quarta corrente, terzafase, che richiede ancora maggiori attenzioni; molta abilità nel maneggio dei materiali da trattarequasi uno per uno, e grande precisione nel dosaggio delle colle e in quello delle brillantine e delle lacche fissatrici. L'insieme deve risultare fermo ma mobile, pettinato in senso tradizionale, eppure percorso da stimoli di comprensione e di modernismo e punteggiato di luci sapienti. Lavorare la terza fascia, ultima fase, è più semplice e assomiglia ormai a un'azione di governo: buoni interventi e provvedimenti secondo un binario già predisposto in sede teorica. Alla fine, sulla fronte, la terza fascia non dovrà esseresfrangiata come la sua parallela ma piuuosto divisa e piegata in due riccioli di uguale consistenza e brillantezza, uno verso destra e uno verso sinistra. A seconda dell'umore del Professore, degli incontri previsti, delle adesioni o delle critiche ricevute, il ricciolo di sinistra potrà essere leggermente ridotto, di una ventina, massimo di venticinque capelli, ma non di più. Seguono un'accurata operazione di collaudo e un'altra più minuziosa, frazionata in successivi sondaggi spaziati nel tempo di circa un'ora, di controllo di qualità. Dopodiché è quasi un giuoco tirare e srirare le basette in quel brulicante e demoniaco serpentismo che alla fine contorna la faccia per esprimerne la densità e il magnetismo intellettuale. A questo punto, tu/lo tondo al centro degli specchi, il gra,:ideartefice stanco ma felice, ben ripagato del duro lavoro compiuto, non può ancora dar sfogo a un giusto sentimelllo di ammirazione e di autocompiacimento. Deve prima con spugnette e salviette ripulirsi la fronte, il naso, il labbro superiore e le orecchie e poi incremarli e incipriarli ciascuno per un suo particolare clima e ruolo. Dopodiché il Professore Francesco Alberoni è pronto per il mondo . L'articolo per il Corriere e le dispense per l'Università li ha già scritti prima, con i capelli ancora a metà della schiena o la sera precedente con la capigliatura in fase di smottamento. Magari può essereche durante la costruzione della testa,sia andato più volte con ilpensiero agli scritti e alle iniziative future; che magari abbia abbozzato con le boccette in mano, altri lustri di questo nostro attuale rinascimento. Ma noi non possiamo fermarci qui, ad aspettare le dovizie di tale momento e dobbiamo per forza critica,al di là dello stupore, considerare questa testa per quel che è: anche al di là delle lodi di Agnelli e di Carii che seguono il nostro sulla strada rinascimentale con piena solidarietà capillare, il primo anch'esso mosso da arieggiatee sapienti basette, e il secondo convinto sì, ma un poco inscurito d'invidia dentro la cupezza di quella spietata cafrizie, segno probante di santità, cui lo costringe il campo di lotta sopra la testafra il furore matematico delle cifre e il furor politico delle medesime, specie se riferite alla lira. morale. Sebbene egli sia il primo Papa ad essere notevolmente influenzato dai lavori del fenomenologo tedesco Max Scheler (1874-1928), le sue intuizioni riguardo ai problemi della moralità personale - ne è una prova la sua posizione sul controllo delle nascite - tendono ad essere decisamente ·tradizionali e tomistiche. È abbastanza chiaro in quale direzione Papa Giovanni Paolo II sta conducendo la Chiesa. ma rimane da vedere fino a dove (e in che numero) i fedeli lo seguiranno. I teologi possono finire per scegliere la strada della emigrazione interna in materia di fede e di morale, proprio come molti laici hanno fatto in materia di controllo delle nascite e di sessualità prematrimoniale. In ogni caso, i vecchi tempi di Roma· /ocuta est, causa finita est («Roma ha parlato, il caso è chiuso,.) possono considerarsi finiti. Il Papa farà bene a riflettere sugli scambi forse apocrifi fra Luigi XVI e il suo servitore il mattino dopo la presa della Bastiglia. Questa è una rivolta» disse il Re. «No, sire», rispose il servitore, «questa è una rivoluzione». 1raduzione di Francesco Marsciani Reprinted by permission from The New York Review of Books Copyright C 1980 NYREB Ordunque, che testa è e a chi assomiglia con la medesima il professor Francesco A I beron i? Si potrebbe subito dire, affidandoci alladeduzione, che una testadel genere una volta che s'immerga davvero nella corrente della realtà o che si esponga al vento onesto della cultura viva e della critica, verrebbe presto scoperchiata e ridotta una macchia opaca. Ma questa potrebbe essereuna deduzione maligna e partigiana. Affidiamoci allora al riconoscimento e al confronto, che sono elementi base di ogni buona analisi. li primo riferimento che prorompe e cheproprio per ilsuo impeto può essere ricevuto e condiviso dalle folle degli acculturati e dei televisivi, dentro la loro cultura di classe dirigente, è che la testa non è nuova: è bella sì, ma non attuale, e che sembra appartenere a un colonnello sudista tratto dallepagine di Via col Vento o dalle immagini di tanti film di genere. Bello, altero e sdegnoso con un fondo di umanità e tristezza, segnato dalle esperienze non sempre semplici e felici, reso discreto dal/'avventura e da rapporti poco èonfessabili, raffinato dal cinismo, appagato dal denaro: eppure ancora disponibile al- /' amore, pronto a nuovi richiami. Ma ahimè il Sud ha perso per sempre e i nuovi padroni si dilettano della sua compagnia, ascoltano i suoi discorsi, ma poi non lo chiamano cl'.lnloro al momento delle grandi decisioni. Può nutrirsi del rimpianto, il colonnello, per i buoni negri e per le opime piantagioni di una volta. Un altrò riferimento è con i protagonisti del secondo e terzo decennio dell'ottocento, quelli integrati ecorresponsabi/izzati come ambasciatori, ministri di polizia e artisti di complemento e illustrazione. Questi soli, perché il nostro non ha nemmeno le arditezze e i gomiti di un maresciallo napoleonico. È piuttosto un accademico ritrattoda un altro accademico. Guardate il ritratto appunto di Pierre-Narcisse Guérin, direttore a Roma della Accademia di Francia, che conduceva la sua brava colonizzazione culturale, dipinto nel 1829 da chi gli succedette in quell'incarico, Horace Vernet. • Si può aggiungere che questo Vernet conserva nelle nostre enciclopedie a dispense fama di pittore pompiere del napo/eonismo. Insomma, la testa di Alberoni è uguale a quella di sudditi fedeli di più di cento anni fa. Ah! ... nel corso dei colloqui al Caffé. Grand'ltalia il Professore ha citato e si è riferito più volte a Stendhal. La cosa mi • ha un poco sorpreso, fino a quando il giorno dopo non ho visto in un'insegna di profumeria, che Stendhal è il nome di una marca di cosmetici.

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