Alfabeta - anno II - n. 11 - marzo 1980

Herbert von Karajan, Sir Georg Solti, Ciao dio Abbado, Wilhelm Furtwangler, Bruno Walter, Arturo Toscanini, Carlo Maria Giu lini, Lorin Maazel, Zubin Metha, Rafael K ubelik, Riccardo Muti, Mstislav Rostropovi eh, Gennady Rozhdestvensky, Carlos Kleib er, Leonard Bernstein, Yehudi Menuhin, D avid Oistrakh, Salvatore Accardo, Pablo C asals, Andres Segovia, Herbert Tachezi, H elmut Walcha, Wanda Landowska, Quartet to Amadeus, Quartetto Italiano, Trio Beau x Arts, Trio di Milano, I Musici, Robert Cr aft, Walter Marchetti, Juan Hidalgo, Karlhe inz Stockhausen, Paolo Castaldi, John Cage Uto Ughi, Lu.cianoBerio, Igor Stravinski,R obert Ashley; Nikolaus Harnoncour~, Christ opher Hogwood, Collegium Aureum, David Munrow, Kart Richter, Maurizio Pollini, Wi lhelm Backhaus, Vladimir Horowitz, Gustav Leonhardt, A. Benedetti Michelangeli, Wilh elm Kempff, ALfred Cortot, Dino Ciani, Br uno Canino, Alexandre Rabinovitch, Svjato slav Richter, Edwin Fischer, Lazar Berman, Giancarlo Cardini, Antonio Ballista, Lucian o Pavarotti, Placido Domingo, Joan Sutherl and, Demetrio Stratos,Donella Del Monaco London Symphony,Wiener Philharmoniker, Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, P hiladelphia Orchestra, Accademy of st. Mar tin-in-the-Fields, Los Angeles Philharmonic, e molti altri in incisioni: Deutsche Grammophon, Decca, Philips, Ri cordi, CBS, EMI, Nonesuch, Supraphon, T elefunken, Harmonia Mundi, Archiv, L'Ois eau Lyre, Argo, EMI Melodya, Decca Bea dline, Nova Musicha, Cramps, Erato, Cetra Italia, Ars Nova, RCA Un esempio ; ™'ETRO STR410S c~~'OOCE Demetrio Stratos: Cantare la voce Investigazioni(diplofoniee triplofonie).Passaggi 1,2. Criptomelodieinfantili- Flautofonie ed altro - Le sirene Collana Nova Muslcha n. 19- Cramps 5206 119, L. 7.200 Ritagliate e spedite a: Disco Club - Disco Mail Casella Postale 602 20100 Milano Telefono 02/8053395 lo I 1 □ lo I -------- Desidero ricevere il Catalogo-Guida che pagherò in contrassegno e che mi verrà scontato al primo ordine. Desidero ricevere i dischi come da lettera allegata che pagherò in contrassegno. Desidero ricevere gratuitamente e senza alcun impegno la proposta Discoidea e il Vs. listino prezzi. I cognome ______________ _ I nome _______________ _ ria. c,tta ________________ _ N.B. Le spese postali sono a carico del destinata r importi fino a L. 65.000. oltre tale cifra son Luk1\cs.che sulle avanguardie p"rese una posizione già di per sé sufficientemente discutibile. nel caso di Musi! sbagliò proprio di tiro. succede, quando lo assimilò con troppo pochi distinguo alla sua idea di avanguardia. Musi! fu sempre critico delle alterità assolute, come attestano anche i suoi scritti estetici, finalmente presenti al gran completo nel secondo volume dell'ultima edizione tedesca (i978) delle sue opere (e·alcuni dei quali apparsi recentemente anche in italiano: La conoscenza del poeta, Sugarco, 1979, e Principi di una nuova estetica, uscito in'sieme a L'Europa derelitta ovvero viaggio di pala in frasca in Calibano 4, nov. 1979), nonché le-considerazioni su Proust, Joyce e sull'espressionismo sparse oltre che negli Essays, negli sterminati Tagebucher. Invece di disperdersi nel tessuto del mondo andando alla deriva dei suoi processi, Musi! tenta piuttosto, nel suo romanzo, di immergervisi proprio per illuminare questi processi e, lavorandoli dal di dentro, assumerli cercando di sottrarli ai giochi del caso o del potere. L'io narrante, che permane infatti onnipotente nonostante non si narri più, si inserisce in questo campo di energie che si combinano e si trasformano, a sua volta sperimentalmente e «utopicamente» combinando e trasformando. Restituite le parole a tutta la loro polivalente capacità di correlazioni e mutazioni, spinge al limite questa capacità per ribaltarla utopicamente inventando e ritessendo nuove correlazioni. Nella sua immaginaria topografia dell'epoca, forse la più vasta che sia mai stata tentata, Musi! iscrive tutti i percorsi delle parole-mondo, quelli dati e occultati, ma anche quelli possibili, sondando e verificando ogni possibilità, disaggregando e riaggregando senza sosta le combinazioni date e le sue stesse combinazioni sperimentali, che interpreta e reinterpreta incessantemente fino all'esaurimento- impossibile - di tutte le possibili combinazioni. Disperso in questa sterminata meccanica combinatoria c'è sempre uno strano spettrale soggetto che riesce a muoverla e a controllarla. A patto però di reinterpretare ogni volta assieme al mondo anche se stesso, di proiettarsi fuori di sé in miriadi di prospettive e luoghi diversi, espandendosi, rarefacendosi e fluidificandosi, a patto di essere un soggetto improbabile e inconsueto, più che reale «possibile». Di essere insomma un soggetto senza vita personale né storie da raccontare, ma piuttosto, come il protagonista, «senza qualità», un «punto d'incrocio dell'impersonale», sospeso in quel luogo precario posto «fra la generalità e la personalità», che rimanda allo spazio non narrativo e meno che mai teorico-sistematico, ma forse piuttosto «saggistico». Definire questo labile spazio in cui vivere e da cui scrivere è un problema che sempre ritorna. Nella scrittura dell'impossibile romanzo, che narra l'improbabilità del narrare, ma anche in quella degli improbabili diari, che parallelamente confessano l'impossibilità del confessare. Diari inusitati, coerentissimi diari del soggetto impersonale che vive la fine delle storie, dove infatti non si racconta quasi nulla e si confessa assai poco, diari di lavoro piuttosto che di vita, Musi! vi appuntava e commentava le sue vastissime letture, progettava e abbozzava opere, elaborava materiale per l'Uomo senza qualità e soprattutto analizzava, meditava e rifletteva su ogni cosa, anche, assai spesso, sul perché quei suoi diari non riuscissero in fondo ad essere degli usuali diari. Usciti in edizione completa nel 1976 in Germania a cura di A. Frisé, ora di prossima. attesissima pubblicazione in Italia. a cura di E. De Angelis (oltre che in Francia a cura di Ph. Jacottet), i Tagebucher di Musi! sembrano una sorta di scrittura parallela a quella che durò e in cui si esaurì tutta la sua vita: la scrittura interminabile del romanzo. Ci sono persino pagine e pagine di citazioni, talvolta le stesse che gli servivano per costruire i personaggi del romanzo.Personaggimontatiappunto con delle citazioni, che venivano creati per verificare delle parole e far parlare delle ideologie, affinché i «fili» di tutti i discorsi fossero ricondotti nel contesto-tessuto del loro farsi e disfarsi, o illuminati nell'ombra rimossa del loro fermarsi; come d'altra parte, in una «saggistica» relazione a doppio senso, l'analisi intellettuale incideva e sgretolava le monotone passioni e gli stereotipi sentimenti dei «fili» del racconto. Tornando all'Uomo senza. qualità, il suo principio compositivo della ricombinazione e reinterpretazione incessante si riversava concretamente in una scrittura inarginabile, di cui il gran torso di romanzo pubblicato sembra essere talvolta quasi una solidificazione provvisoria. Alla parte pubblicata si aggiungeva infatti un vastissimo materiale di innumerevoli aggiunte. varianti, tentativi, abbozzi o progetti alternativi, dove nulla era mai del tutto abbandonato (pare che Musi! non buttasse mai via niente), ma sempre ripreso e variato, visto da un'altra prospettiva, ancora reinterpretato, e dove le varianti erano spesso veramente varianti, non via abbandonate che meglio illuminano quella scelta, ma estensione del principio compositivo del romanzo della interpretazione e variazione perpetua. È questa consapevolezza che sembra avere guidato la nuova edizione dell'Uomo senza qualità, uscita in Germania nel 1978 a cura dello stesso Frisé, la quale riesce a dare un'idea esatta e affascinante di tale laboratorio di sterminate sperimentazioni intellettuali. Non edizione storico critica, eppure curata con metodi storico-critici, sufficientemente prolissa e sufficientemente maneggevole, questa edizione, con mille pagine di inediti oltre che alle mille della parte conclusa, dà un'ampia scelta degli studi, abbozzi, progetti e variazioni del romanzo, accompagnandoli con un apparato storico-critico sintetico e preciso. In una illuminante nota editoriale Frisé ricorda comé il torso del romanzo fatalmente definitivo perché dato alle stampe, venisse inevitabilmente a rappresentare per Musi! un principio di compiutezza in cui egli non riconosceva affatto la legge del suo operare e come questo gli rendesse assai problematica la continuazione del romanzo, paradossalmente proprio perché lo bloccava all'indietro, impedendogli ogni variazione nella parte pubblicata (p. 2047). Credo bene. Mi sono sempre chiesta come un testo costruito con una siffatta meccanica combinatoria potesse d'un tratto cessare in una parte di ricombinarsi e reinterpretarsi, o altrimenti detto come un testo-tessuto che rifiuta cosi programmaticamente la linearità da un certo punto in poi possa continuare a espandersi in una direzione soltanto, in avanti, e non anche indietro o ai lati, o sopra o sotto. Musi! lo continuò lo stesso, ma dopo quella prima esperienza non ne pubblicò più nulla, lasciando ai posteri un guazzabuglio di 5800 fogli, delizia e disperazione dei filologi da cui Frisé trae con gran maestria le mille pagine dell'ultima edizione. Quel che più affascina nell'avventurosa lettura di questa edizione sono non tanto le varianti di singoli capitoli o i nuovi capitoli quanto gli studi, piani e appunti relativi alla continuazione del romanzo in generale, che progettano in certo qual modo riscritture anamorfiche da un ulteriore piano prospettico dell'intero materiale, quello del Il volume incompiuto ma anche quello del I volume compiuto, come se la macina interpretativa non potesse continuare a girare se non risucchiando e reinterpretando ancora una volta tutto q\lanto. La nuova edizione Frisé restituisce finalmente a questo testo tutto il suo spessore di «tessuto», e conclude cosi una lunga e travagliata vicenda, che val la pena di ripercorrere in breve perché conta fra i suoi momenti anche la nascita dell'edizione italiana del- !' Uomo senza qualità. Tutto cominciò nel 1952 quando sull'onda della riscoperta post-bellica di Musi! lo stesso Frisé predispose in tutta fretta per il pubblico impaziente una prima edizione degli inediti musiliani. Edizione che suscitò accese polemiche per i criteri filologicamente discutibili seguiti dal Frisé, che accostava arbitrariamente inediti di assai diversa datazione. I critici più accaniti di Frisé furono allora E. Kaiser e E. Wilkins, due singolari e appassionati studiosi di Musi!, gli stessi che l'avevano tolto dall'oblio nel 1949 con un celebre articolo sul Times. In seguito gli equilibri della polemica si spostarono, risultarono chiare le ragioni delle inesattezze filologiche di Frisé (la fretta e il non disporre ancora di tutti i manoscriui) e col procedere degli studi critici risultò anche evidente come l'edizione Frisé del 1952, se non era fedele alla lettera del testo musiliano, lo fosse in fondo allo spirìto, procedendo ilcuratore da una posizione ermeneutica piuttosto serena e corretta. Più corretta di quella dalla quale i Kaiser-Wilkins gli lanciavano le loro accuse di scorrettezza filologica. Le tesi dei Kaiser-Wilkins su Musil in generale e sul romanzo in particolare risultarono essere opinioni forse suggestive ma certo assai parziali e personali, che inficiavano le loro pretese di neutralità filologica. Infatti in tale interpretazione, imbevuta di uno junghismo molto mitologico e misticheggiante, l'itinerario musiliano e del1' Uomo senza qualità a un certo punto in qualche modo si concluderebbe, e si acquieterebbe, in virtù di una svolta e arresto nella pacificazione della mistica. In questo senso viene allora interpretata l'affermazione di Musi! che «la storia che si doveva raccontare non viene raccontata»: nel senso dell'abbandono della storia o -dei racconti progettati, a causa di questa mistica svolta, da cui deriverebbe anche l'abbandono della storia con la esse maiuscola, della realtà e del sociale. Musi] cesserebbe insomma di sperimentare, trovando la soluzione «positiva» in una di quelle sue sperimentate alterità, la mistica-concava-femminile: la sua «idea di riserva» certo difficile da esaurire, eppure anch'essa esaurita o quanto meno reinterpretata, come tutte le altre alterità assolute 'saggiate' dal suo saggistico procedere. L e tes! dei ~ai~r~ Wilkins, espli<:itate m van scntt1 e soprattutto m un libro su Musi! del 1962, vennero sempre più attaccate dalla critica2 . Nel frattempo l'edizione Frisé del 1952, che nonostante le scorrettezze filologiche dava l'idea dell'inarrestabile procedere musiliano, venne invece sempre più rivalutata, tanto che le traduzioni del romanzo si fecero in quasi tutti i paesi sulla base di quella edizione, benché la casa editrice tedesca non avesse autorità alcuna sulle edizioni in altre lingue. Ma in Italia no. Perché successe che le tesi dei Kaiser-Wilkins, migrati a Roma per studiare i manoscritti musiliani li costoditi allora da un erede, venissero a incrociarsi con quel tale giudizio di Lukiics, quello cosi poco centrato, che come tutto il pensiero di Luk1\csgodeva in quegli anni in Italia larghi consensi, e con il quale le tesi dei Kaiser-Wilkins, nonostante l'opposta origine ideologica e quindi in un'opposta valutazione (la supposta musiliana liquidazione della realtà era positiva per gli uni, negativa per l'altro) paradossalmente coincidevano. Si venne allora a un singolare connubio fra opposti indirizzi, ambedue alquanto tendenziosi, dal quale, in nome della neutralità filologica - poiché erano gli anni della polemica sulla prima edizione Frisé - nacque l'edizione italianodell'Uomosenza qualità. Essa per la parte inedita fu curata infatti nel 1962 dai Kaiser-Wilkins, che scelsero, organizzarono e commentarono i manoscritti sulla base delle loro discutibili tesi. Questa edizione però finisce per inchiodare Musi! ad una delle sue tante sperimentazioni, riducendone di molto la vastissima prospettiva, che ci viene restituita oggi invece finalmente intatta dalla seconda edizione Frisé, e questa volta anche in modo filologicamente ineccepibile. Attraverso tali mediazioni piuttosto problematiche Musi! arrivava al lettore italiano confezionato e smussato: quest'ultima parte del romanzo con approdo conclusivo nella contemplazione agiva retroattivamente anche sulla prima parte, maggiormente consentendone un tipo di lettura (dissoluzione scettico-nichilistica di tutti i «fili», ordini e «qualità» del reale per meglio potersi poi abbandonare a un tessuto infinito di mistici rimandi), che molto gli toglievano della sua inquietante e problematica attualità. Se ne ebbe cosi per un certo tempo anche in ambito critico un'immagine sorprendentemente compatta di scrittore irrimediabilmente lontano dalla realtà e dalla storia, sognatoredi chimeriche utopie, nostalgico o conservatore. Immagine certamente assai riduttiva, come già dal 1963 denunciava la voce isolata di Ferruccio Masini, sottolineando, in una serie di articoli che confluirono in seguito negli esemplari saggi compresi nel suo Diale11icadell'avanguardia (Bari, De Donato, 1973), altri più vivi e dialettici aspetti di Musi!, fra i quali un senso dell'utopia critico-razionale, volto alla modifi-

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