sono sufficienti K<daun lato la politica delle quattro chiacchiere dal barbiere, dall'altro l'interpretazione giuridica»! (Sdss, p. 64). Lo Stato di diritto, contrariamente allo schema liberale che oggi recuperano nostalgicamente ( 5) i neo-garantisti e scoprono fatiscente gli operaisti - entrambi resuscitando il diritto di resistenza - è ormai soltanto una forma. la più sviluppata, dell'autodifferenziazione e dell'autoprogrammazione del sistema politico. Su questa base di legittimità l'autonomia del politico è resa perfettamente compatibile con la pluralità dei linguaggi, la partecipazione «frammentaria» dell'uomo ai sistemi essendo traducibile in molteplicità ed eventualmente contiguità e simiglianza di «giochi linguistici». L a repressione, nel modello di Luhmann, non ha nulla a che vedere (giustamente) con il venir meno di una base razionale, in termini di «valori» o di struttura economica, dello Stato di diritto; non si dà spazio al rimpianto della libera comunicazione connessa alla concorrenza degli individui e delle unità economiche né alla presunta obsolescenza della legge del valore scambiata per crollo della legittimità. Più elegantemente - e con promesse di futuri ripescamenti nel grande oceano della contingenza- tutta una serie di scelte è «messa in latenza» per ridurre la complessità e trasmetterla ai rassegnati utenti. La selettività delle strutture sostituisce l'incertezza dei singoli a prezzo del loro oscuramento, dell'instaurazione consapevole di un'illusione sul livello di complessità del mondo; la produzione di latenza è così repressione di spazi reali nel possibile e solo se la soglia di latenza è mantenuta costantemente alta (se cioè la repressione funziona estesamente) il sistema, che ha scarsità di consenso reale, riesce a creare le condizioni di produzione di consenso fittizio (con metodi riflessivi) indispensabile alla propria stabilizzazione. La repressione, osserva a questo punto pertinentemente De Giorgi (p. 245), non è un processo che si chiude, ma un meccanismo riflessivo che, applicato a se stesso, potenzia le capacità della selettività che struttura. Il diritto, «torre di controllo» del sistema proDouglas R. Hofstadter Godei, Escher, Bach: an Eternai Golden Braid Sussex, The Harvester Press, 1979 Julien Offroy de La Mettrie «L'homme machine» in Opere r.Josofiche, a cura di S. Moravia Bari, Laterza, 1978 pp. 367, lire 4.500 e he gli addetti a quel tipo di arredii computers -, dai quali sempre più il paesaggio della nostra vita sociale e produttiva è popolato,. sentano il bisogno di rassicurarci intorno alla superiorità della mente umana sui congegni dai quali essi ricavano status, prestigio e potere, è un dato che quan- ·tomeno induce al sospetto. Ci si attenderebbe infatti che i manipolatori dei codici inlprmatici - gruppo ristretto e sovranazionale di maftres à organiser - risalissero i cammini classici di ogni élite tecnico-intellettuale emergente. E trasmettessero al pubblico ignaro voci di «ve'rità» e debite esaltazioni dell'assolutezza dei propri linguaggi,Cosìnon sembraessere. se un esponente di quella corporazione. Douglas R. Hofstadter, si dà la pena di erigere un monstrum di più di settecento pagine. un'impresa. nei paesi anglosassoni peraltro singolarmente fortunata. il cui ardire è pari soltanto allo scoraggiamento che assale il malcapitato lettore. Allo scopo. giustappunto. di scoprire quante e quali somiglianze. quante e quali differenze intercorrano tra la condotta delduttivo della latenza e fattore decisivo nell'autostabilizzazione riflessiva del s,istema sociale. è «negazione di ciò che è escluso. di tutto ciò che non ha ottenuto il riconoscimento» (ib .. p. 254). Nel complesso il lavoro di Luhmann è un'accurata descrizione e sistemazione delle regole di stabilità delle organizzazioni in base ai rapporti capitalistici di produzione. con possibilità altamente astratte di estensione ad. altri modi di produzione immaginabili. Non ci sembra molto convincente. come fa Zolo nell'introduzione a Pcs. prendere inconsiderazione per società comuniste il lato filosofico del pensiero di L.. il momento fenomenologicoesistenzialista che si intreccia al metodo funzionalistico e alla teoria dei sistemi. Non è la «contingenza» che può interessare, caso mai il freddo realismo con cui si espongono ; modi di funzionamento della società borghese: la funzione repressiva del diritto di cui si diceva; il carattere mistificante (e funzionalmente tale) delle elezioni, «con cui si rilette tutto il potere a disposizione di coloro che non sono minimamente in grado di esercitarlo» procurandosene il consenso per qualsiasi decisione futura; il ruolo frustrante della «partecipazione», che serve soltanto a esonerare i dirigenti da responsabilità sgradite e a sottrarre ai dipendenti spazi reali di resistenza; la peculiarità del pur inevitabile uso della forza da parte del potere, come tipica «alternativa da evitare» la cui messa in opera rischia di screditare e indebolire il potere stesso, per interruzione delle concatenazioni simbolico-riflessive cui la minaccia dà vita e che l'effettuazione svuota ( 6); la tolleranza della pluralità sociale e la non-politicizzazione integrale delle sfere di vita agaranzia che il dissenso sociale non assuma forma politica antagonistica (Pcs, p. 45, 105, 109, 113 e 129). Pure assai importante, più ancora che gli accenni sulla disseminazione del potere che descrivono efficacemente ciò che avviene nella marxiana «sfera della circolazione», è l'accento posto sul carattere simbolico-comunicativo del potere. I fatti che abbiamo sotto gli occhi ce lo ricordano, puntualmente : decreti speciali, blitz, gambizzazioni, proclami, rituali funerari e rivt!ndicativi. Una diligente esemplificazione della dissimmetria della comunicazione di potere immersa nel pluralismo delle sfere di vita e dei dialetti. A partire di qui (ma solo a partire) si potrebbe sviluppare JJna riflessione sulle forme di connessione sociale dell'anarchia produttiva. sui nuovi livelli in cui si manifesta la funzione ideologica del potere. probabilmente nel senso di un recupero - a compensazione della positivizzazione del diritto - di funzioni simboliche un tempo esercitate dalla religione o dalla retorica del diritto naturale e della persona. che oggi sussistono solo marginalmente. Sul precoce logoramento di questo simbolismo ha detto cose molto giuste. in un coniesto peraltro fantasioso. Baudrillard. Delle cui tesi l'affare Moro risulta una fedele sceneggiatura. Q ual è l'ambito di validità della teoria sistemica di Luhmann? Il discorso potrebbe farsi molto lungo. rinviando alla possibilità stessa di onnivalenza di un modello astratto costruito su metafora biologica (informatico-genetica). La famosa trilogia fanta-scientifica di Asimov sull'Impero Galattico (1952, tr. it. per Urania nel 1964, varie ristampe negli Oscar Mondadori) fondata sulla sapiente contaminazione fra storia gibboniana della decadenza dell'Impero Romano, teoria delle «sfide» di Toynbee e teoria dei sistemi, ci offre eccellenti esemplificazioni dei pericoli e delle ristrutturazioni di un sistema «aperto» immerso in un ambiente . mutevole, di crisi di stabilità e di tendenze entropiche; è anche un'eccellente spiegazione del concetto di «confine». Luhmann serve molto per capire la società capitalistica (ma non per suggerire le sue strategie di sovversione!), per Asimov è addirittura una chiave. Ma solo in una prospettiva riformistica (e forse per questo a lui si volge l'interesse dei fautori dell'autonomia del politico e del wittgenstein-marxismo placidamente succeduto allo hegelomarxismo) lo si può credere un teorico della trasformazione della società «in generale». Il «sistema sociale» è un'astrazione rispetto alle discontinuità delle formazioni economico-sociali. La lotta di classe è spiegabile nel modell_o di Luhmann soltanto come movimento dell'opinione pubblica. per un verso. manifestazione del sottosistema economico per l'altro; non può apparire mai come agente di discontinuità. di rottura. di rivoluzione del sistema stesso. La più clamorosa «latenza» della sua costruziorte teorica è proprio questa. riproducendo. malgrado la superiore sofisticazione del nuovo modello. l'allergia al mutamento e alla conflittualità che già caratterizzava quello di Parsons. In che cosa consiste la forza di Luhman contro i suoi oppositori. Habermas e Naschold. per esempio. e ancor più contro i suoi interpreti di sinistra come Offe e Zolo? Non genericamente nel «realismo», ma in quella specifica capacità - che caratterizzava. già Weber nei confronti della II Internazionale e Schmitt nei confronti dell'austro-marxismo e del liberalismo di sinistra - di offrire vie di stabilizzazione di medio periodo per la crisi del potere borghese. Coscienza della crisi, dunque. e sua gestione «disincantata» contro ogni pretesa democratizzante. Se voi non volete fare una rivoluzione autentica, a che pro destabilizzare il sistema e frustrare il consenso con illusorie tattiche partecipative? (Sulla cui ambiguità già Neumann aveva scritto pagine memorabili negli anni '30). All'umanesimo neo-liberale e all'utopia del comunismo quale comunicazione emancipata - un tema che non è_ solo dei moderati Offe e Habermas, ma anche del rivoluzionario Krahl - Luhmann risponde facendo valere la crisi radicale del soggetto, l'improponibilità di una concezione antropocentrica del mondo, in termini assai più rigorosi e positivi dello stesso Foucault. Ogni progettualità comunista che si appelli alla soggettività liberata si impiglia nell'impotenza del moralismo, in un umanesimo derisorio. . La logica del sistema non è disgregabile da una contestazione interna e marginale, volta al passato o attenta soltanto alla temporalizzazione delle latenze. Né l'uomo comunicante né l'aggregato dei bisogni repressi hanno forza di uscire dalla subalternità al quadro dato, resuscitando una anacronistica centralità del soggetto e facendola valere per esigenza della parte verso il tutto in un vieto modello di contratto sociale. D'altra parte il nuoGideliana l'uomo e i caratteri funzionali delle macchine, tra l'intelligenza umana e l'intelligenza artificiale. Una chiave di lettura per un'opera tanto ridondante e sfuggente la offre, a saperla vedere, lo stesso autore, quando confessa di avervi incorporato uno statement of my religion. Se il libro è tale, se è cioè una dichiarazione di fede, postulati e asserzioni metafisiche vi si trovano a loro agio. Non stupisce, dunque, che Hofstadter annodi tutta quanta la sua scorreria attorno all'individuazione di una struttura stabile, di una costante che definirebbe, meglio di ogni altra, l'andamento specifico della mente umana. La quale si muoverebbe entro reti di aggrovigliate gerarchie, comunque riconducibili a quello che l'autore chiama strange loop. ad una circolarità che, percorsa in un senso o nell'altro, riapproda sempre al punto di partenza. Così. circolarmente, funziona il pensiero, secondo Hofstadter. Così il cervello confeziona i suoi prodotti. Ma come esserne sicuri? Chi o che cosa garantisce che la strana circolarità rappresentidavverolostilee l'effettodella cerebrazione umana? E qui viene il bello. o il brutto, a seconda delle opinioni. Qui sta il fascino, non importa se apparente o reale, che spiega il brillante successo del lavoro. La dimostrazione dell'assunto consiste nel tessere un'eterna treccia dorata (an eternai golden braid) con tre fili, Godei Escher Bach. tre «ombre» proiettate in svariate direzioni da qualche «solida essenza centrale». Claudio Pogliano Si, d'accordo, è lecito il disappunto, ma bisogna pur concedere qualcosa alle mode editoriali, non fosse altro che per comprenderne il contagio. Bisogna pur indugiare qualche po' sul teorema di Kurt Godei, matematico viennese, enunciò nel 1931 a smentire che un sistema formale fosse contemporaneamente completo e coerente. E, subito dopo, perché non pescare ancora una volta nella grafica visionaria e nei paradossi ottici di Escher, cercandovi simboli e significati trascendenti? Nulla vieta infine di cavar fuori dalla Musika/isches Opfer che Bach compose su un tema suggerito da Federico il Grande, un singolo canone, investendolo di valore paradigmatico. S u che cosa consenta di accomunare le tre «ombre» isolate, Hofstadter non ha dubbi. Ciascuna in modo diverso modulerel5be lo stesso tema della «circolarità». L'ombra di Bach articolando un crab canon capace di tornare, inavvertitamente per l'ascoltatore. alla chiave di partenza. L'ombra di Escher delineando decine di mondimezzo-miticie mezzo-reali, occupati da sistemi di livelli che evidenziano la loro ambiguità spaziale. Finito e infinito confliggono e generano paradosso, sia nel canone bachiano, sia nelle scale escheriane. Cos'altro fece, in fin dei conti, Godei, se non conficcare la medesima contraddittorietà in seno alla matematica? Il suo teorema di incompletezza intese riabilitare glistrange loops dopo che Russel e Whitehead avevano dedicato l'intero corpo dei Principia Mathematica ad esorcizzarne la presenza in logica, nella teoria degli insiemi e dei numeri. Senza volerci perdere troppo tempo, potremmo dire che dall'intuizione godeliana i sistemi formali uscivano debilitati e ridimensionati. Ed è attraverso la facile assimilazione di «sistema formale» e «macchina», che illazioni dal teorema di Godei vennero tratte sul terreno del rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Tutta quanta una letteratura, ormai decennale, precede il libro di Hofstadter, accapigliandosi a confermare o confutare, brandendo l'arma offerta dal matematico viennese, la superiorità del cervello umano sui servomeccanismi. Ma, ad essere sinceri, il povero Godei c'entra assai poco, essendosi a suo tempo limitato, con esemplare modestia, a circoscrivere il campo di dimostrabilità di un sistema formale. Hofstadter cade, buon ultimo, nel trabocchetto, e ci costruisce un castello di carte. A risollevarlo dal capitombolo non bastano i dialoghi alla Lewis Carroll - altra «comparsa» abituale sulla scena degli ultimi anni - che avrebbero dovuto pungolare l'ingegno del lettore, duplicando in forma arguta e amena l'addensarsi progressivo della materia. C'è tuttavia qualéosa da aggiungere. L'autore non pare accorgersi dell'antichità del genere scelto. Non sembra ammettere di avere, in buona sostanza. riesumato e rivisitato un ropos classico. Va detto allora che in molteplici e differenti gradazioni, l'anatomia comvo modello sistemico, forte nel rispondere a tale. tipo di critiche e in genere nel definire le regole di stabilizzazione in una situazione «normale» di crisi, lo è molto meno quando si riaffaccia l'elemento «naturalistico» del conflitto non-mediabile delle classi o delle nazioni: la guerra civile o la guerra esterna. Qui Luhmann può ricadere tanto sotto la critica di Karl Marx quanto sotto quella di Cari Schmitt, allorché l'antagonismo delle classi o l'opposizione amico/nemico spingono a drastiche ristrutturazioni del sistema sociale e alla radicale alterazione dei sottosistemi politico e giuridico. Note (1) d..e alternative del subalterno sono disponibili per il superiore ma non viceversa... I modelli asimmetrici garantiscono la possibilità di giungere in tempo limitato a risultati che il sistema stesso sceglie in date condizioni> (Sdss, p. 138). (2) Cfr. anche Sdss, pp. 208-9, che oppone la partecipazione «frammentaria> dell'uomo ai sistemi sociali allo schema weberiano mezzo/scopo e al correlato modello di comodo, dove invece si presume che l'uomo vivacon la sua intera personalità nel sistema sociale e si identifichi con i fondamenti d'azione dello stesso, conformemente allo scopo o a un valore. Razionalità globale= politicizzazione totale; razionalità sistemica = coinvolgimento paniale e strumentale. Malgrado una cena complicazione espressiva queste cose Luhmann le spiega mediamente meglio delle lettere a Lolla Continua. (3) Cfr. anche Sgdg, pp. 45-6, 50, 53, 80-3, 107-8, 140-1 (5) Osserva sarcasticamente il Luhmann (Habermas-Luhmann, Teoria della società o tecnologia sociale, tr. it. Milano 1973, p. 270) che la sinistra diventa conservatrice e che tende a «tramandare il quadro di una democrazia parlamentare che era già reminescenza romantica per un Cari Schmitt>. (6) ~ questa la basè per teorizzare la provocazione sistematica, la «sfida> ai poteri costituiti come strumento di destabilizzazione, costrizione effettuata sullo Stato per fargli mettere le carte in tavola e per innestare un circolo vizioso di repressione e rivolta. Ma - avverte opportunamente Luhmann, troppo spesso chiamato a sostegno in questi casi (Pc.s, p. 144-n.11 del cap. II)- se è vero che e La provocazione provoca il detentore del potere a esibire la sua alternativa da evitare o addirittura a realizzarla autodistruggendo cosi il proprio potere», tale comportamento «per tentativi> è «tipicamente infantile», anche «quando viene suggerito come strategia politica». parata dell'uomo, della macchina e dell'animale attraversa, nel mondo moderno, l'intera estensione del sapere. Ai primi del XVII secolo, William Harvey potè utilizzare il modello della pompa meccanica nella descrizione della circolazione del sangue. Qualche decennio più tardi, a Cartesio toccò di sistematizzare l'identità dei movimenti animali e dell'automatismo meccanico. Macchine semoventi, orologi, mulini, fontane artificiali stabilirono lo sfondo analogico sul quale innestare la conoscenza del vivente. L'universo di Newton saprà poi dilatare l'immagine dell'orologio a trascrizione generale della realtà. Non si sfugge all'impressionè che il triplice confronto tra il comportamento umano, quello animale e la struttura della macchina reciti, a partire dal '600, un ruolo insostituibile nellò sviluppo della trama scientifica. Contro Cartesio, che aveva riservato all'uomo la facoltà dell'anima, cogliendovi l'elemento differenziale rispetto all'animale-macchina, La Mettrie, a metà del XVIII secolo, ridisloca i rapporti fra le tre dramacispersonae, allequali è ora affidata una parte più mobile e più elastica. Quasi che sopraggiungesse una sorta di intercambiabilità, l'esortazioi:ie ad aprire le viscere dell'uomo e dell'animale risponde all'esigenza di riavvicinare la natura umana ad una corporeità_ che è meccanismo. Il corpo è macchina complessa, che carica da sé i propri ingranaggi. È orologio costruito con più maestria di quanta ne occorse
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